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Autore: Nat_Matryoshka    04/08/2010    7 recensioni
"Cadono entrambi, come quando da ragazzini si rotolavano nei campi fuori dalla tenuta degli Edelstein, e ridono, proprio come due ragazzini. Le labbra morbide dell’uomo che ama (perché, lo ha deciso, ormai sarà con lui che condividerà la sua vita) si appoggiano su quelle di Elizavetha che ricambia il bacio con trasporto."
[Angary]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Indivisibiliter ac Inseparabiliter 

Le montagne toccano il cielo. Anzi, è più esatto dire che vi sprofondano. Con le loro cime bianco latte, soffici come la panna di quelle belle torte che vede spesso mangiare dalle signore ben vestite nei caffè di Vienna, invitano il cielo ad accoglierle, ad abbracciarle.. e lui non si fa certo pregare. È così alto, lassù, ma riesce comunque a far loro compagnia. Che cosa si racconteranno?
La bambina alza gli occhi al cielo, sorridendo. Le piace inventare storie che abbiano per protagoniste le nuvole, il cielo, o gli animali che incontra nel giardino. Ogni cosa possiede un po’ di magia, ed è giusto aiutarla a venire fuori, a suo parere.

E di certo ha anche la colonna sonora dalla sua parte…

Qualcuno, dall’interno della casa, sta suonando il pianoforte. La mano è sicura ma allo stesso tempo delicata, il suono che ne nasce puro e limpido come pochi altri: si sente che il pianista ci sta mettendo l’anima, che dedica gran parte della sua giornata ad esercitarsi con lo strumento e che quelle ore passate a suonarlo, lucidarlo, anche solo ad accarezzarlo con lo sguardo, sono per lui speciali. Roderich Edelstein, il ragazzo dal quale lavora come cameriera, è fatto così.. molto sulle sue, sempre accigliato, quasi snob nella sua raffinatezza nobile, nei suoi bellissimi e costosissimi vestiti. Ma ha un fascino impagabile, che la bravura nel suonare non fa che accrescere.
Si scrolla di dosso le foglioline e la terra che addobbano i suoi vestiti con noncuranza – d’altronde è sempre stata una ragazza dalle maniere spicce – e si dirige verso il palazzo, cogliendo al volo, con un sorrisetto furbo, l’occasione di fare qualche dispetto a Roddy.

 

Concentrato su un brano particolarmente complicato, il giovane austriaco non si accorge della manina sporca che si è appena infilata nella porta e l’ha leggermente socchiusa. Ma non può ignorare i gomiti che si appoggiano sulla superficie lucidata a piombo del suo adorato piano, che sicuramente si sporcherà un istante dopo, o peggio – rabbrividisce al solo pensiero – potrebbe graffiarsi.
Il viso sorridente di Elizavetha Hédérvàry fa capolino dall’altro lato del piano: i suoi occhioni verde smeraldo lo fissano affettuosamente, mostrando chiaramente l’intenzione di non volerlo mollare troppo presto…
D’altronde, c’è stata una volta in cui quella peste lo abbia lasciato in pace?

“Cosa vuoi, Elizavetho?”

 

Lei non perde occasione per fare la linguaccia, indispettita.

“Per una volta tanto riesco a capire che sei una ragazza! Cos’è, hai deciso di mettere ad Italia la tua uniforme? È strano vederti in gonna, una volta tanto..” soggiunge, con tono quasi teatralmente malinconico, per poi riprendere imperterrito a dedicarsi al piano. La sua buona dose di carinerie quotidiane non deve mancare mai.
“No, ho lavato apposta i vestiti per metterteli di notte, mentre dormi. Mi sono sempre chiesta come staresti in gonna, sai?” risponde lei, per ricambiare la sua cortesia.
Per un secondo, le dita di Roderich si fermano, quasi impercettibilmente, come per fermarsi a chiedersi se prendere sul serio o no le sue minacce. Ma si riprende quasi subito, riportando le note sul loro percorso originario e facendo comparire sul viso della piccola ungherese che lo osserva con tanta attenzione un sorrisetto sornione.

 
È sempre stata così, tra di voi.

Fin da quando eravate due bambini, sembrava che l’unico scopo di Ungheria fosse quello di farti i dispetti. Piccola e spettinata, così simile ad un maschiaccio nel comportamento e nel modo di vestirsi, è stata sempre diversissima da te e dalle tue maniere affettate, da “damerino”, come ti prendeva in giro Prussia. Nonostante questo, però, in lei esisteva – e ora si manifesta più chiaramente – una vena di femminilità sottile, adorabile: quella di una ragazzina che fa di tutto per mascherarla.
Tra una stagione e l’altra, siete cresciuti insieme. Avete sperimentato battaglie, ferite, problemi, rancori, altri litigi e riappacificazioni; qualcosa stava nascendo, ma timidamente, a bassa voce, lasciandovi il tempo di vivere ogni nuova situazione che si creava tra voi. E, cessate infine le guerre che vi hanno costretto a crescere troppo in fretta, è arrivato il tempo di vivere la vita di sempre: alle consuete lezioni di piano, passeggiate e cavalcate si sono aggiunti due spettatori, il piccolo Italia e Sacro Romano Impero, che formano quasi una famigliola unita insieme a voi (Nonostante lei ti rimproveri di maltrattare eccessivamente quella peste di Italia..).

Tutto sembrava andare per il meglio. Fino a nuove guerre, nuovi scontri, l’abbandono di Sacro Romano Impero, la crescita di Italia (quel piccoletto che Eliza si ostinava a vestire da femminuccia, trovandolo molto più carino coi suoi vecchi vestiti addosso piuttosto che con abiti maschili)… ma avete affrontato tutto. Ogni cosa è passata, spinta avanti dalla forza che scaturiva dal vostro essere uniti, prima ragazzini scatenati e litigiosi, poi amici e forse anche qualcosa di più.
E, trascorso il tempo dell’adolescenza, sconfitti una volta per tutti i vostri nemici (e ti secca ammetterlo, ma senza l’aiuto della tua guerriera sarebbe stato impossibile), una nuova fase della vostra esistenza si è sostituita a quella dei giochi e degli abbracci innocenti e affettuosi da compagni di gioco…

 

 

8 Giugno 1867

Il sole splende nel cielo di Vienna, ma questa volta non ci sono nuvole. Peccato, si ritrova a pensare Elizavetha, avrei voluto vedere che forma avrebbero preso oggi. Si sono mai sentiti oracoli che scrutino il futuro nella forma delle nubi?
Scrolla appena la testa, come per far prendere il volo a quei pensieri oziosi, e osserva la sua immagine riflessa nel grande specchio davanti a sé, sul guardaroba di legno intagliato della stanza in cui le cameriere di casa Edelstein l’hanno portata, per aiutarla ad indossare il vestito e pettinarla.
La sua prima sensazione è di disagio, per la lunghezza del vestito e la strettezza delle scarpe, che le fanno immediatamente rimpiangere i suoi comodi stivali e i pantaloni che indossava un tempo, quando ancora non conosceva Roderich e trascorreva le giornate rincorrendo farfalle e animali selvatici, spensierata come solo una bambina di campagna può esserlo. Guardandosi indietro e avanti, avanti e indietro, alzando un orlo e poi un altro, prova a prendere confidenza con l’immagine della splendida bruna vestita di bianco che lo specchio le rimanda, tentando di identificarsi totalmente in lei e nella sua bella figura.
Si risiede, sconsolata: non ci riesce. Deve essere l’ansia di ogni giovane sposa – così le ha detto la più anziana delle cameriere – la paura per qualcosa che ancora non conosce, ma che presto dovrà affrontare. O forse sarà la mia totale impossibilità di essere femminile, piuttosto, conclude pessimista la ragazza, tra se e sé.

Non può fare a meno di pensare al momento in cui Roderich le ha fatto la sua proposta, poche settimane prima.

Appena tornati da una cavalcata, tornano nel salone, stanchi e accaldati. Lei si siede su una poltroncina foderata, ancora ansante ma sorridente.

“Non pensavo che i campi qui intorno fossero così belli!”

“Mi fa piacere averteli mostrati. Ci tenevo a farteli vedere.. a piedi sfuggono tante cose che a cavallo passano così vicine! Dovrebbe essere il contrario, ma spesso è anche così” soggiunge Austria, e sorride, cosa alquanto rara per lui.

Elizavetha è così felice da alzarsi e buttargli le braccia al collo, d’impulso.

“Grazie mille, Roderich. È stato un bellissimo pomeriggio.. vorrei che ce ne fossero più spesso di simili” sussurra all’orecchio del ragazzo, senza riuscire a trattenersi.

Le dita morbide di Austria [ore ed ore passate ad accarezzare l’avorio di quei tasti bianchi e neri le hanno forgiate] la stringono lievemente, impedendole di spostarsi. Più audace, la mano destra si muove lungo il suo fianco e arriva a sfiorarle una guancia, catturando il viso arrossato ma terribilmente grazioso di Ungheria.

“Potrebbero essercene tanti altri. Li vorresti veramente?”

[Il cuore si ferma per un istante..]

“Sarebbe la nostra casa. La nostra piccola reggia.. il nostro regno, il nostro impero”.

[Silenzio.]

“Vuoi sposarmi, Elizavetha?”

[.. e riprende a battere, più forte di prima, poco dopo.]

Una piccola lacrima scivola giù da entrambi gli occhi, ma un gesto stizzosamente imbarazzato della ragazza la caccia via. Per l’emozione, non riesce a far altro che scostarsi con forza dalle braccia di Roderich, per poi afferrare le sue mani e trascinarlo a terra in un enorme abbraccio di gioia.
Cadono entrambi, come quando da ragazzini si rotolavano nei campi fuori dalla tenuta degli Edelstein, e ridono, proprio come due ragazzini. Le labbra morbide dell’uomo che ama (perché, lo ha deciso, ormai sarà con lui che condividerà la sua vita) si appoggiano su quelle di Elizavetha che ricambia il bacio con trasporto.

“Certo che voglio. Desidero diventare tua moglie, Roderich”.

 ° ° ° ° ° °

 
La chiesa è gremita di invitati. Alcuni, in punta di piedi, attendono l’arrivo degli sposi. Altri, meno curiosi, si limitano a guardarsi intorno, o a scambiare qualche parola con il vicino di panca. Sul giornale di uno di loro svetta la data del giorno, 8 giugno dell’anno 1867, ma a nessuno sembra importante: l’unico elemento che ricorda l’estate in arrivo è un raggio di sole ancora tiepido, che accarezza le vetrate colorate in alto.

[Tra molti anni questa data sarà ricordata da molti come il Concordato Austro-Ungarico. Ma per i due sposi è semplicemente un giorno molto importante].

La porta si spalanca, segnando l’ingresso di un uomo ed una donna, entrambi elegantissimi: coperta dal velo lei, alto e impettito nella sua uniforme militare lui.
Elizavetha sorride, rassicurata dalla presenza di Roderich. Con lui non è servito il solito avvertimento perentorio a non vedere la sposa prima delle nozze: la sua riservatezza l’ha portato a non invadere lo spazio della compagna, senza però impedirgli di gratificarla con un “Sei bellissima, Elizavetha” alla sua uscita dalla stanza.
La cerimonia inizia e prosegue, con la rapidità di tutte le cose aspettate per lungo tempo. Il sole, lassù in alto, cerca di partecipare alla gioia generale allungando di più i suoi raggi.

E, scambiandosi gli anelli, confermano tutto ciò che finora hanno portato dentro.

° ° ° ° ° °

Al ballo in onore dei giovani sposi non manca nessuno. Sulla pista si muovono già alcune coppie, più desiderose di farsi vedere rispetto ad altre, che conversano o si servono da mangiare. L’orchestra alterna i valzer a danze di carattere più folkloristico, accendendo una scintilla di felicità negli occhi di Elizavetha appena attacca con alcune canzoni popolari ungheresi.
Entrambi gli sposi aprono le danze più volte. Austria è stupito dalla grazia di Ungheria (la stessa ragazza che, fino a pochi anni prima, adorava pestargli i piedi e saltellare come una matta ogni volta che provava ad insegnargli il valzer), dal modo elegante in cui tiene il vestito, da come si fa strada tra i ballerini. È come se il maschiaccio Ungheria si fosse congedato da lei, lasciando il posto a quella bellissima dama in bianco, che lo attira ma, allo stesso tempo, un po’ lo spaventa.

“Sicura di riuscire a ballare un valzer intero, Elizavetho?”

“Secondo te? Mi sono esercitata per ore. Se avessi i pantaloni vedresti come sto muovendo bene le gambe! Piuttosto… che dici, la tua gente mi darà della contadinella zotica se chiedo all’orchestra di fare il bis su una danza ungherese? Vorrei tanto scatenarmi un po’. Voi austriaci amate balli così lenti!” termina, rivolgendo al marito una linguaccia che solo lui vede, e lo fa ridacchiare involontariamente.

Ungheria è sempre Ungheria. Per fortuna non cambierà mai.

° ° ° ° ° °

La cerimonia è ormai terminata. Stretta tra le braccia dell’uomo che ormai puoi considerare tuo marito ufficialmente, vi dirigete verso la vostra casa. Il palazzo che, d’ora in poi, sarà la residenza Edelstein – Hédérvàry.
Roderich ha insistito per portarti in braccio fino alla soglia di casa, come vuole la tradizione, ma non si ferma: con cautela praticamente inutile (quasi tutta la servitù sta dormendo) si dirige verso la vostra camera da letto, per depositarti sul letto morbido e pieno di cuscini, come lo hai sempre desiderato da quando eri piccola e facevi le pulizie in casa di quel ragazzo pallido e bruno, all’apparenza così scontroso ma in realtà gentile.
Sei felice. Così felice, che non ti viene in mente nessuna parola per descriverlo.
Lui si stende accanto a te, sfiorandoti le labbra col dito, sovrappensiero. Per tutta risposta gli sfili gli occhiali e, dopo averli posati sul comodino, ti dedichi a baciarlo sul viso, accarezzando i capelli soffici che non avevi mai osato toccare.
Come risvegliato da quelle attenzioni, anche lui comincia a fare la sua parte, spogliandoti piano piano di quell’abito da sposa che nasconde la tua vera forma, quella della piccola Ungheria che vuole ritrovare a tutti i costi; anche tu fai lo stesso, cercando di controllare la fretta e godendo di quel calore che emanano i vostri corpi semplicemente sfiorandosi, come se scandissero un ritmo preciso, alternandosi.
Così passa la vostra prima notte di nozze, ancora una volta più rapidamente di quanto vi sareste aspettati, nonostante cerchiate di trattenerla mentre scivola via, ricca di sussurri, baci, nomi mormorati così piano da essere uditi solo da voi due.

° ° ° ° ° °

Le palpebre di Austria si sollevano dai suoi occhi viola, mentre mettono a fuoco il mondo. La stanza è illuminata da una luce ancora debole, ma che consente di vedere con esattezza i mobili. È la stanza che condividerete per sempre.
Abbassa gli occhi e osserva, senza parlare, Elizavetha che ancora dorme.
La sua principessa è serena, coperta quasi del tutto dalle lenzuola: una ciocca di capelli castani pende dolcemente giù dal cuscino, mossa appena dal ritmo del suo respiro. Le dita si muovono impercettibilmente, le labbra sono chiuse ma non tirate.

Forse sta sognando. Forse è me che sta sognando.
Sempre evitando gesti bruschi, appoggia le labbra sulla sua spalla nuda e traccia il bordo morbidissimo della sua pelle, memorizzando quella sensazione dentro di sé. Lei mugola appena, ma non si sveglia.
È tutto così perfetto. Come potrebbe essere, altrimenti?

Tutto ad un tratto, ad Austria viene in mente il motto con il quale i documenti dell’unione dei loro due paesi sono stati siglati. Gli sembra così adatto a quel momento da non potersi trattenere.

“Indivisibiliter ac Inseparabiliter”.

Non sa se lei l’abbia udito o meno sussurrare quelle parole in latino nel suo orecchio, ma di una cosa è certo: se davvero esiste qualcosa di indivisibile e inseparabile, quelle saranno proprio le loro vite. Come lo sono state in passato, così lo sono ora, ora che lo scontroso Austria e la piccola Ungheria e sono finalmente marito e moglie.

 8 giugno 1867: Austria e Ungheria diventano un unico impero.

 

 

*******

 

Buonsalve, cari lettori!

Erano millenni che avrei voluto scrivere una fanfic dedicata al pairing etero in Hetalia che preferisco (assieme al FrSey e l’UsBelarus), ossia l’AusHun! L’avevo iniziata tempo fa, ma l’ispirazione mi è tornata ieri, nel vedere una splendida immagine che “riassume” i momenti di vita di Roderich ed Elizavetha. La parte del matrimonio e della “mattina dopo” sono nate dalla mia fantasia, così come l’infanzia dei due ragazzini. Spero di non aver fatto strafalcioni storici! 

Ho controllato la data del "matrimonio", che poi è quella riportata dai fan come compleanno di Ungheria e data ufficiale del concordato Austro-Ungarico. Il titolo significa "Indivisibili e Inseparabili", che è appunto il motto dell'Impero.
La parte di Roderich che punzecchia Eliza forse è un po’ OOC, ma non posso farci nulla, mi piaceva troppo l’idea di questi piccoli “litigi di coppia” XD
La dedico a tutte le fan AusHun che vorrebbero leggere qualcosa sulla coppia, e in particolare alla mia Alu (Tsunade_91) che la adora. Grazie anche a TsunadeHime (altra fan) per avermi mostrato l’immagine ispiratrice!

Grazie anche a  Micchan___ per la recensione alla storia precedente!

Insomma, come sempre spero che possa piacervi, e di non essere andata OOC.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, che siano critiche o complimenti :)

Ino

   
 
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