-
Don’t
Ask Why
-
-
-
In
Canada fa freddo. Davvero tanto freddo.
-
Questa
era l’unica cosa a cui riusciva a pensare Matthew seduto sul sedile del
tourbus in movimento, con gli anfibi appoggiati al tavolo.
-
Zack
quando era passato per dirigersi alla zona notte gli aveva detto di togliergli
perché: “Lì sopra ci mangiamo, noi!” ma lui non lo aveva fatto perché stare
rannicchiato con le gambe contro il petto gli dava la sensazione di
proteggersi dal freddo.
-
Distolse
lo sguardo dalla strada che correva veloce sotto il bus e guardò in avanti,
sul tavolo.
-
No,
il freddo non era l’unica cosa a cui riusciva a pensare, perché loro stavano
andando a Vancouver per il Taste Of Chaos.
-
E
li, dopo un anno e mezzo, avrebbe rivisto Alex
Varkatzas.
-
Era
facile fingere che niente fosse successo quando era così lontano da lui:
quando per smettere di pensarci
bastava chiudere una pagina di Internet oppure uscire dalla stanza quando
Brian era andato a comprare il nuovo cd degli Atreyu e ne parlava esponendo il
suo giudizio positivo.
-
Ma
ora sarebbe stato difficile…impossibile.
-
Ora
avrebbe dovuto rivederlo, rivedere i suoi occhi e tutto sarebbe tornato alla
mente, come se fosse successo solo il giorno prima, e non avrebbe potuto far
nulla per evitarlo.
-
-
Ragazzi…siamo quasi arrivati. – disse Jimmy, che era stato a distrarre il loro
autista per le ultime due ore e mezza, anche se il cartellino attaccato
proprio davanti al posto del passeggero ordinava esattamente il contrario.
-
Brian
che era stravaccato sul divano a dormicchiare alzò la testa e tirò fuori un
“finalmente” con tono saturo di sonno.
-
Jimmy
passò accanto a lui e non gli risparmiò uno schiaffetto sulla testa, mentre
passava oltre per andare ad avvertire anche Johnny e Zack nella loro
cuccette.
-
Matthew
tornò a guardare fuori dal finestrino, e come detto, dopo una decina di minuti
vide il grande palco in lontananza e un po’ più vicino l’ampio parcheggio
verso il cui si stavano dirigendo.
-
Improvvisamente
Matt vide Brian sedersi davanti a lui, dall’altra parte del tavolo, e guardare
come lui fuori dal finestrino.
-
-
Ehi Gas! – urlò poi, all’autista – Se puoi prendi posto vicino al bus degli
Atreyu! – continuò poi e Matthew sgranò gli
occhi.
-
-
Cazzo, è davvero un bel po’ che non vediamo i ragazzi, vero? – fece poi verso
di lui Brian, dopo che ebbe ottenuto risposta positiva da
Gas.
-
-
Già…è un casino di tempo. – fece, a bassa voce, dopo essersi ripreso e
abbassando gli occhi sul volantino del Taste Of Chaos poggiato sul
tavolo.
-
-
Oh guarda! Ci sono Alex e Brandon fuori dal bus! – esclamò poi, mentre il bus
iniziava a rallentare.
-
Matthew
si voltò di scatto verso il vetro e lo vide, li accanto al suo bus con il suo
batterista, e stava guardando lui.
-
-
-
Alex
stava ascoltando Brandon parlare quando improvvisamente si fermò, lasciando a
metà il suo racconto, guardando qualcosa alle sue
spalle.
-
-
Guarda un po’ chi è arrivato. Beh, meglio tardi che mai. – commentò il
batterista.
-
Alex si voltò giusto per vedere il bus
con la scritta “Avenged Sevenfold” e il DeathBat, disegnato sulla fiancata,
entrare nel parcheggio e avvicinarsi, facendosi spazio tra gli altri
bus.
-
Quella
volta Matthew non aveva potuto far nulla per evitarlo e ora lo avrebbe dovuto
rivedere dopo un anno e mezzo circa di silenzio.
-
Riconobbe
il suo profilo del suo viso al finestrino, quando fu abbastanza vicino da
poterlo fare. Poi Matt girò la testa ed incontrò i suoi occhi, e vedendo
subito dopo la sua espressione di sorpresa.
-
Quello
sguardo fu abbastanza per fargli capire che, dopotutto, per lui, niente era
cambiato.
-
Deglutì
e distolse lo sguardo, incrociando le braccia al petto e guardando per
terra.
-
Il
bus nel frattempo parcheggiò nel posto apposito a qualche metro da quello
degli Atreyu e un po’ di più da quello dei Bullet For My
Valentine.
-
Brian,
ormai completamente sveglio, fu il primo ad infilarsi il giaccone e
precipitarsi fuori dal bus per andare a parlare con i
colleghi.
-
Gli
altri ci misero qualche minuto di più, ma l’ultimo a decidersi di scendere dal
bus, fu Matthew.
-
Quando
scese, stringendosi nella giacca di pelle, vide i suoi compagni di band
salutare Alex e Brandon, con pacche e grandi abbracci, mentre chiedevano loro
anche degli altri mancanti all’appello.
-
Per
quanto Alex stesse cercando di comportarsi normalmente non poté non dedicare a
lui la sua attenzione, quando lo vide avvicinarsi lentamente al gruppetto che
si era venuto a formare.
-
-
Ehi ragazzi…- disse poi,
allungando una mano verso Brandon per salutarlo.
-
-
Ehi amico! – salutò l’altro.
-
In
realtà lui non voleva abbracciarlo, perché se avesse abbracciato Brandon
avrebbe dovuto farlo anche con Alex, ma non poté certo porre resistenza quando
il batterista lo tirò verso di se per un veloce abbraccio fraterno, così come
aveva fatto anche con gli altri componenti degli
Avenged.
-
Quando
poi toccò ad Alex lui alzò gli occhi per posarli nei suoi, solo per capire
cosa sarebbe stato meglio fare. Alex voleva salutarlo con una stretta di mano
virile e amichevole? O voleva abbracciarlo anche lui,
forse?
-
Vide
che Alex aveva tirato su l’angolo della bocca in un mezzo
sorriso.
-
-
Ehi Matt…da quanto tempo. – disse, sottovoce, guardandolo attentamente negli
occhi.
-
Gli
altri erano impegnati a chiacchierare, e probabilmente nessuno stava facendo
caso a loro, ma Matt voleva togliersi subito da quella situazione e così gli
strinse forte una mano e lo attirò a se, come Brandon aveva fatto
precedentemente con lui, dandogli una pacca sulla spalla con l’altra mano.
– Ciao
Alex. -
-
Detto
questo si allontanò immediatamente, quasi si fosse bruciato, lasciando Alex al
suo posto, un po’ sorpreso e anche disorientato.
-
L’odore
di Matt lo aveva investito senza pietà e sentiva come se gli fosse rimasto
impregnato addosso quando l’altro cantante si era
ritirato.
-
-
Voi che siete qui da qualche giorno…- stava dicendo Johnny nel
frattempo.
-
-
Non è che c’è un posto per fare una cena decente? Eravamo in ritardo, quindi
non ci siamo fermati neanche una volta per mettere sotto i denti qualcosa che
non fossero snack e merendine. – disse.
-
Alex
rise, riprendendosi un po’, e annuì – Si, certo. C’è un posto carino poco
lontano da qui. È anche abbastanza tranquillo, ma sai com’è, con il festival
qui c’è ovunque qualche fan o fotografo. Comunque non penso sia un problema. –
-
Brian
fece spallucce – Con la fame che ho potrei potrebbero fotografarmi anche in
bocca e non mi importerebbe! –
-
-
-
°°°
-
-
Un’ora
dopo erano tutti seduti ad un grande tavolo nel ristorante di cui Alex aveva
parlato.
-
I
ragazzi degli Avenged avevano ordinato tanta roba che gli altri erano rimasti
sbalorditi per qualche secondo, poi avevano preso a
ridere.
-
Matt
ed Alex erano uno davanti all’altro, negli ultimi due posti sulla destra.
-
Alex
aveva cercato di mettersi accanto a Brandon, ma Jimmy lo aveva battuto sul
tempo, prendendo posto accanto a lui, e non aveva potuto far altro che sedersi
sull’ultima sedia rimasta libera, lanciando un’occhiata a Matt che abbassò lo
sguardo appena i loro occhi si incontrarono.
-
Quella
era proprio una situazione di merda.
-
Cosa
si aspettava, comunque? Che tutto sarebbe stato normale?
-
Ma
doveva dire la verità. Era quasi sollevato dal fatto che Matt, evidentemente, non aveva dimenticato cosa era successo
tra di loro. Ma poi…come avrebbe potuto?
-
Se
ci fosse riuscito magari avrebbe potuto chiedergli come aveva
fatto.
-
Matt
era silenzioso, e parecchio sulle sue, come tutte le volte che aveva altro per
la testa, quindi Alex tentò di non pensarci facendosi coinvolgere nella
conversazione che stavano portando avanti gli altri ragazzi, molto
rumorosamente, dando un po’ fastidio agli altri clienti.
-
Ad
un certo punto però, mentre stava ridendo ad una battuta, allungò le gambe
sotto il tavolo e non calcolò bene le distanze, perché urtò con il piede lo
stinco di Matt.
-
Si
bloccò immediatamente e si voltò verso di lui. Matthew lo stava
guardando.
-
-
Scusa. – bisbigliò.
-
Il
cantante degli Avenged borbottò un “Fa nulla” e poi riabbassò lo sguardo sul
suo piatto, tornando a mangiare.
-
Cercò
di non far più caso a lui, ma sposto la sua attenzione nuovamente sul resto
della tavolata, poi però, improvvisamente, Matt si alzò dal tavolo senza dire
nulla e si allontanò verso i bagni.
-
Alex
lo seguì con lo sguardo chiedendosi cosa diavolo gli
prendesse.
-
Sembrava
un animale braccato, sempre serio, sulle sue, quasi apatico ma vagamente
scontroso.
-
Decise
che era tempo di parlare, scoprire se il motivo di quel suo comportamento era
quello che era successo tra di loro tempo prima, e mettere subito a tacere la
cosa.
-
Si
alzò anche lui, questa volta attirando l’attenzione di Jimmy al suo
fianco.
-
-
Dove vai? – gli chiese infatti il batterista.
-
-
Vado un attimo in bagno. Torno subito. – rispose, e vide il ragazzo annuire,
prima di seguire anche lui il percorso compiuto prima dall’altro
cantante.
-
Quando
entrò in bagno vide che Matt era davanti allo specchio e aveva il viso umido
di acqua.
-
-
Stai bene Matt? – gli chiese, chiudendosi la porta alle
spalle.
-
Matt
si voltò verso di lui – Perché sei qui? – ribatté,
scontroso.
-
Alex
fece spallucce e si appoggiò con la schiena alla porta
chiusa.
-
-
Volevo sapere cosa c’è che non va. Ti comporti in modo strano. –
-
-
Mi comporto in modo strano, eh Alex?! – esplose a quel punto Matt, voltandosi
con tutto il corpo verso di lui ed avanzando di qualche
passo.
-
L’altro
ragazzo non poté fermarsi dallo spalancare gli occhi, sorpreso da quello
scatto improvviso.
-
-
Si, ti comporti in modo strano Matt! E perché abbiamo scopato? Certo, non mi
aspettavo che sarebbe tornato tutto come prima, ma la stai facendo davvero
troppo lunga! – lo ribeccò poi,
ripresosi.
-
-
Dio, abbassa la voce! – lo riproverò immediatamente il biondo. – Non è una
cosa di cui vado particolarmente fiero, sai? –
-
Alex
sollevò le sopracciglia, scuotendo la testa – Sei davvero assurdo. Come se
fossi stato io quello a dire “Dio, ho voglia di baciarti Alex!” – disse,
facendogli il verso.
-
-
Vaffanculo Alex! Come se tu non mi avessi chiesto di scoparti subito dopo! –
-
Il
greco sospirò. Stavano praticamente giocando a rinfacciarsi quello che era
successo, come se non fosse stata una cosa che avevano fatto insieme. Era una
cosa che odiava, e di cui era già stanco.
-
Se
da quelle belle sensazioni che c’erano state quella notte, si era passato
all’orgoglio, al senso di colpa e al rancore, beh, non aveva voglia di
partecipare oltre a quel gioco autodistruttivo.
-
-
Il tuo problema è la mia presenza, non è vero? Il fatto che i nostri gruppi
siano amici? Bene…farò qualcosa in proposito perché, sinceramente Matt, odio
le persone che non sanno prendersi le proprie responsabilità. Si, è
vero…quella notte ti ho chiesto di scoparmi e io lo ammetto. Ma tu l’hai
fatto…e continui a dare a me la colpa per questo. Quindi non ho più niente da
dirti. – detto questo si voltò ed uscì dal bagno, consapevole del fatto che
no, Matthew non aveva dimenticato quello che era successo tra di loro, ma dopo
quello che si erano detti, avrebbe tanto voluto che l’avesse fatto.
-
-
-
°°°
-
-
-
Ehi ragazzi, dov’è Alex? Non viene a vedere il concerto? – chiese Brian,
seduto su una cassa spenta, accordando la sua
chitarra.
-
Brandon,
era seduto poco più in la con i suoi compagni, aspettando il momento in cui
gli Avenged sarebbero saliti sul palco. A loro sarebbe toccato solo il giorno
successivo, in un’altra località.
-
-
Credo che sia ancora con Padge. Ha detto che andava a mangiare qualcosa con
lui. Anche ieri sera è sparito sul bus dei Bullet. L’ho visto solo di sfuggita
questa mattina. – rispose Brandon.
-
Matt,
che stava chiacchierando con Jimmy e Johnny dando le spalle a loro, smise di
prestare attenzione a quello che si diceva tra di loro, spostandola invece su
quello che si diceva dietro di lui.
-
Così
era questo quello che intendeva Alex quando aveva detto che avrebbe fatto
qualcosa in proposito?
-
-
Non credo che abbia dormito sul nostro bus stanotte, sai Brandon? – fece ad un
certo punto Marc, seduto a gambe penzoloni.
-
Brandon
si girò verso di lui, dubbioso – Come sarebbe a dire? L’ho visto questa
mattina presto, prima che uscisse di nuovo. –
-
-
Si, lo so. Ma questa notte mi sono svegliato per andarmi a prendere un
bicchiere d’acqua, e lui non era nella sua cuccetta. Anche se ero più di là
che di qua, ne sono abbastanza sicuro. – spiegò
l’altro.
-
Brandon
annuì – Beh, allora avrà dormito dai Bullet. Comunque si sta comportando in
modo strano…- disse poi, lanciando un’occhiata alla schiena di
Matt.
-
Vide
che era ancora girato, ma aveva la testa lievemente voltata verso di loro,
tanto che poteva vederne appena il profilo, e stava in silenzio mentre Johnny
e Jimmy continuavano a parlare di non si sa cosa.
-
Matt
stava ascoltando, ne era sicuro, ed era anche sicuro che la causa del
comportamento strano che Alex aveva assunto dal pranzo del giorno precedente,
era lui.
-
E
Brandon aveva ragione. Matt aveva ascoltato
tutto.
-
Alex
non aveva dormito nel loro bus quella notte. Aveva dormito dai Bullet? Ma che
cosa poteva avere a che fare quello con lui?
-
Certamente
Matt e gli altri non stavano con il suo gruppo anche la notte! O almeno non tutta la
notte!
-
Qualcos’altro
l’aveva tenuto fuori un’intera notte.
-
Si
mosse immediatamente, istintivamente, senza neanche pensarci, verso il
corridoio che portava fuori da dietro le quinte del grande
palco.
-
-
Matt, dove vai? – chiese Zack, che stava arrivando proprio dalla parte
opposta, con una cassa di birre fresche in mano.
-
-
Torno subito. – gli disse soltanto.
-
-
Matt! Tra pochissimo dobbiamo salire sul palco! – esclamò immediatamente
Brian, sorpreso.
-
-
Torno subito, ho detto! – ruggì allora lui, continuando a camminare lontano da
loro.
-
Brian
si voltò verso gli occhi, ad occhi aperti – Ma che gli prende? –
chiese.
-
Brandon
seppe che tra poco avrebbero saputo dove si trovava
Alex.
-
-
-
Matt
si avviò senza esitazione al parcheggio, con gli occhi socchiusi e le labbra
strette in un broncio nervoso.
-
Dove
diavolo era?
-
Nel
parcheggio non c’era nessuno e i bus avevano le luci tutte spente. Ovviamente
tutti i gruppi erano intorno al palco, sia chi avrebbe dovuto suonare quella
sera come loro, sia a chi invece sarebbe toccato il giorno
successivo.
-
Passò
velocemente tra i bus, arrivando al proprio e dando un’occhiata a quello degli
Atreyu poco lontano. Tutto buio. Non era li.
-
E
allora cercò quello dei Bullet, camminando velocemente. Doveva fare presto.
Brian aveva ragione, tra poco sarebbero dovuti salire sul palco e lui non
doveva far aspettare il pubblico.
-
E
poi lo vide. O meglio…li
vide.
-
C’era
Matt, vicino al bus dei Bullet For My Valentine, e accanto a lui un ragazzo
con i capelli lunghi e un pizzetto strano.
-
Era
uno dei chitarristi quel tipo, vero? Padge?
-
Alex
scoppiò a ridere, improvvisamente, rompendo lo strano silenzio che c’era nel
parcheggio. Si sentivano solo in lontananza il chiasso della folla e la musica
che avevano messo per intrattenerli in attesa del
gruppo.
-
Indietreggiò,
sentendosi completamente scoperto. Se Alex avesse voltato di pochissimo la
testa lo avrebbe visto.
-
Aveva
le mani nelle tasche del giubbetto ed ascoltava il ragazzo davanti a se che
sembrava stesse parlando di qualcosa di
divertente.
-
Poi
la porta del bus si aprì e ne uscirono gli altri componenti del gruppo.
-
Ora
probabilmente si sarebbero mossi e avrebbero raggiunto il palco, quindi li
precedette, girando le spalle e tornando indietro, cercando di ignorare il
fastidio profondo che aveva sentito nello stomaco, quando aveva visto Alex
ridere con quel ragazzo.
-
Padge.
-
Era
lui il motivo per il quale Alex non
era tornato al bus, quella notte.
-
Ne
era maledettamente sicuro.
-
-
°°°
-
-
La
mattina successiva la passarono in viaggio verso la meta successiva e Matt
trascorse il tempo steso nella sua cuccetta con l’I-Pod nelle orecchie a
pensare a quello che era successo, o meglio non successo, la sera
precedente.
-
Dopo
che erano scesi dal palco erano andati a festeggiare, come succedeva sempre, e
quando gli Avenged ed il resto degli Atreyu erano entrati in un locale,
avevano visto che c’erano anche Alex e i componenti di altri gruppi, oltre a
Padge ed il resto dei Bullet.
-
Matt
aveva voltato la testa per nessun motivo in particolare ed aveva visto lo
sguardo leggermente ferito di Brandon e quello stranito di Marc, Travis e Dan,
i suoi compagni di band.
-
Alex
gli aveva visti e si era fermato a salutarli, proponendo poi di unire i vari
gruppi.
-
Sembrava
allegro, forse aveva anche bevuto un po’, ma non lo avrebbe potuto dire con
sicurezza, dato che il ragazzo si era impegnato per non incontrare neanche per
sbaglio i suoi occhi.
-
Avevano
unito parecchi tavoli, facendo impazzire alcuni camerieri con le migliaia di
ordinazioni, ma erano entrambi quasi ai due estremi.
-
Seduto
li aveva pensato che Alex non aveva capito
niente.
-
Per
non farlo sentire in quel modo Alex sarebbe dovuto sparire completamente dalla
sua vita. Ma allora perché, per tutta la serata, non era riuscito a togliergli
gli occhi di dosso?
-
Perché
non aveva potuto fare a meno di mettersi in modo di poterlo guardare senza che
qualcuno si potesse mettere tra di loro?
-
Ma
quello che aveva potuto appurare era che qualcuno era già tra di
loro.
-
Padge
era stato per tutta la serata accanto a lui ed insieme avevano portato avanti
una specie di spettacolino molto brillo, facendo ridere l’intera tavolata.
-
Ripensandoci
ora, nella sua cuccetta, si sentiva esattamente come si era sentito la sera
precedente con quella scena davanti agli occhi. Si sentiva impotente,
arrabbiato, nervoso e soprattutto autolesionista. Perché aveva continuato a
guardare quella scenetta anche se lo faceva star
male.
-
Vedere
Alex ridere, gli faceva sentire una rabbia tale che avrebbe voluto sfogarla
tirando pugni contro il muro della cuccetta, distruggendosi le nocche.
-
Oppure
prendere Alex per la gola e sfogarla su di lui.
-
Ma
quando ci pensò non gli venne in mente di, magari, dargli un pugno o chissà
cos’altro.
-
No,
immaginò di poterlo prendere e sbattere su un letto, e poi prenderlo, come lo
aveva preso quella notte. Si chiese se Alex sarebbe stato consenziente questa
volta.
-
-
Quando
arrivarono a destinazione si mossero in massa verso il ristorante più vicino,
e ancora una volta Alex non era con loro.
-
Matthew
allora capì che doveva fare qualcosa. Da quando avevano avuto quella
discussione nel bagno di quel ristorante, non aveva fatto altro che pensare a
lui.
-
Se
aveva voluto monopolizzare la sua testa con questo comportamento, ci era
riuscito alla grande. In un modo che lo faceva arrabbiare ancora di
più.
-
Quindi
li lasciò davanti al ristorante e tornò indietro, intenzionato a far qualcosa
per mettere fine a quella sensazione terrificante che sentiva nello
stomaco.
-
Tornò
al parcheggio e questa volta non perse neanche tempo a passare dal proprio bus
o da quello degli Atreyu, andando direttamente verso quello dei Bullet For My
Valentine, sapendo ormai che lo avrebbe trovato
li.
-
Non
si chiese neanche con che faccia sarebbe andato a bussare alla porta del bus,
ma andrò dritto dicendosi che ci avrebbe pensato sul
momento.
-
Ma
non ce ne fu bisogno perché improvvisamente lo vide poco più avanti a lui che
camminava tranquillamente, con le mani affondante nelle tasche dei
jeans.
-
Seguì
semplicemente l’istinto e gli andò dietro, prendendolo in modo molto brusco
per un braccio.
-
Alex
si voltò, spaventato da quel tocco improvviso, e strattonò il braccio per
liberarsi ancor prima di vedere che si trattava di
Matt.
-
-
Dio Matt, mi hai spaventato! – fece, passandosi una mano sul
viso.
-
Matthew
non rispose, lo riprese semplicemente per il polso e se lo tirò
dietro.
-
Lo
portò dietro un bus, mentre Alex continuava a chiedergli dove lo stesse
portando, e ce lo sbatté contro, poggiando entrambe le mani ai lati della sua
testa.
-
Alex
si zittì, vedendo il viso di Matt così vicino a lui.
-
Per
un attimo fece in modo di aderire completamente al bus, per poter stare quanto
più possibile lontano da lui.
-
Ma
poi lo guardò negli occhi.
-
Matt
era visibilmente nervoso, era vero, ma lo guardava fisso e per un attimo
credette di essere tornato ad un anno e mezzo prima, quando lo aveva messo con
le spalle al muro e aveva detto di aver voglia di
baciarlo.
-
Non
poté fare a meno di abbozzare un sorriso e poi alzò lentamente un braccio per
avvicinare la mano alla guancia di Matt.
-
Ma
il ragazzo si allontanò ancor prima che riuscisse a toccarlo davvero, dando un
colpo alla sua mano, spostandola bruscamente.
-
Alex
perse immediatamente il sorriso e strinse la mano a pugno, sentendosi
completamente rifiutato ed umiliato.
-
-
Che vuoi Matt, si può sapere? – chiese allora, incrociando le braccia al
petto
-
-
Questo sarebbe secondo te il modo per risolvere le cose? – gli chiese a quel
punto Matt, velenoso – Lasciare i tuoi compagni come se non facessi parte del
gruppo e non farti vedere? –
-
Alex
sbuffò sonoramente e alzò gli occhi al cielo.
-
-
Ma cosa ti aspettavi? Che dicessi ai ragazzi di non frequentarvi più così che
io non ti stessi in mezzo alle palle, Matt? – fece, alzando un po’ la
voce.
-
-
E poi, Dio Matt, voi davvero farmi credere che il problema è il tempo che
passo con la mia cazzo di band?! Cosa vuoi ancora da me? Prima mi dici di
starti lontano, poi mi cerchi e mi fai una scenata. Cosa vuoi!? –
-
Matt
rimase in silenzio e voltò un attimo la testa verso il bus dei Bullet poco
lontano da loro.
-
-
Ci vai a letto con quel tipo? Padge? – disse poi, guardandolo di
sottecchi.
-
Alex
si prese un attimo, guardandolo spiazzato.
-
Non
si aspettava una domanda simile.
-
-
Con Padge? Dio, no. Siamo amici da tempo! – esclamò, scuotendo la
testa.
-
-
Non hai dormito con gli altri l’altra notte Alex, non prendermi in giro! –
ribatté Matt, visibilmente nervoso.
-
Cercava
comunque di tenere la voce bassa per non attirare l’attenzione di
nessuno.
-
Il
biondo rimase in silenzio, scrutandolo a lungo.
-
-
Matt…mi stai facendo una scenata di gelosia, ne sei consapevole vero? – gli
chiese poi, sottovoce, guardandolo dritto negli
occhi.
-
Matthew
interruppe immediatamente il contatto visivo.
-
-
Non dire cazzate, ora. Volevo solo sapere se ti trovi qualcuno da scopare ogni
volta che vai a qualche concerto! –
-
Alex
aveva sentito il cuore aumentare i battiti quando l’altro gli aveva chiesto se
era andato a letto con Padge, ma ormai aveva fatto l’abitudine al fatto che
ogni volta che Matt apriva la bocca…lo faceva per
ferirlo.
-
Si passò una mano sul viso, sospirando.
Era stanco.
-
-
Sai Matt…quando ti ho fatto quella promessa, sul fatto di non rimanerci
impigliati e cazzate varie, io l’ho fatto anche per cercare di tutelarmi. Ma
pensandoci…ti sto concedendo anche troppo. Avrei dovuto mandarti a fanculo
dopo essere stati a letto insieme. Anzi…non ci sarei proprio dovuto venire a
letto con te. Non ne è valsa davvero la pena, per tutto quello che continui a
dirmi ora. –
-
Allungò
un braccio verso la sua spalla e lo spintonò un po’, per farlo spostare di
lato e poter passare oltre.
-
Matthew
rimase a guardargli le spalle, senza avere il coraggio di fare quello che
avrebbe dovuto fare. Cioè andargli dietro e chiedergli scusa, perché era
un’idiota e non pensava quello che aveva detto.
-
E
che aveva ragione: era geloso. Geloso marcio di quel
Padge!
-
-
-
°°°
-
-
Alex
tornò al proprio bus invece di andare da Padge come aveva programmato prima
dell’attacco a sorpresa di Matt.
-
Si
stese sul suo letto e non poté fare a meno di pensare a quello che si erano
detti.
-
Matt
era geloso, su questo non ci pioveva, e quando lui glielo aveva detto si era
difeso tirando fuori una cattiveria. Perché era vero, Alex aveva già avuto
qualche amante, ma Matt era il primo e anche l’ultimo del “mondo della musica”
con cui aveva fatto sesso.
-
Ma
a quanto pare Matthew Sanders era la scelta peggiore che avrebbe mai potuto
fare.
-
Padge
sicuramente sarebbe stato più sincero con se stesso e non avrebbe mai detto
quelle cose.
-
Se
Brandon non fosse stato quasi come un fratello per lui, si sarebbe innamorato
istantaneamente di lui.
-
Ma
Matthew. Matthew era stata una gran cazzata.
-
Forse
la meno brutta tra le cazzate, ma era stata pur sempre una cazzata innamorarsi
di Matthew Sanders.
-
-
Non
ebbe neanche il tempo di rendersi pienamente conto del pensiero che gli aveva
appena attraversato la mente, perché sentì la porta del bus aprirsi e delle
voci riempire la zona giorno.
-
Lui
rimase al suo posto, ma poco dopo la porta della zona notte si aprì e qualcuno
avanzò nel piccolo corridoio e sobbalzò quando lo vide nella sua
cuccetta.
-
-
Dio Alex, mi hai spaventato. Che ci fai qui al buio? – gli chiese Brandon,
guardandolo dall’alto.
-
-
Volevo riposarmi un po’…- rispose semplicemente il cantante, tirandosi su sui
gomiti.
-
Il
ragazzo sembrò studiarlo per un secondo, poi si sedette accanto a lui sul
piccolo letto.
-
-
Non abbiamo avuto la possibilità di parlare in questi ultimi giorni ma…ti vedo
strano. Cosa succede? C’entra Shadows, non è vero? –
-
Alex
alzò la testa di scatto quando sentì quel nome.
-
Si,
Matt c’entra sempre a quanto pare…
-
-
Poco fa mi ha praticamente sbattuto con le spalle al muro e mi ha chiesto se
ero andato a letto con Padge. Mi ha praticamente dato della puttana e io
gliel’ho lasciato fare. Ogni volta che c’è lui di mezzo…non ci capisco più un
cazzo. E so…so di essere preso da lui e ammetto di aver consumato il pensiero
di quella notte a forza di ricordarlo e far finta di riviverlo. Ma perché mi
sono dovuto andare a mettere in questo casino? Avevi ragione tu, come al
solito. Avrei dovuto darti retta invece di seguire solo il mio uccello…- fece,
con tono frustrato, prendendosi la testa fra le mani e affondando le dita tra
i suoi capelli scomposti.
-
Brandon
sospirò sonoramente – Credo che sia geloso. Credo che anche lui sia preso da
te. Ma…lui è Matt Shadows, Alex. Non puoi aspettarti da lui nulla di più di
quello che già ti ha dato. È fidanzato da tantissimo. Non metterebbe mai in
pericolo quello che ha…devi cercare di accettarlo ed andare avanti.
–
-
Alex
si ritrovò ad annuire meccanicamente.
-
Si,
Brandon aveva evidentemente ragione anche quella volta e capì che dopotutto
non era tutto perduro. Insomma…sarebbe benissimo potuto andare avanti se
faceva quello che l’amico gli aveva consigliato.
-
Se,
invece di sperarci ancora, se ne faceva una ragione, superarlo non sarebbe
dovuto essere troppo difficile. Ma si…infondo tra poco sarebbero potuti
tornare a casa, in California, dove le temperature erano più alte, e avrebbe
potuto dimenticarlo completamente.
-
Mancavano
pochi giorni alla fine delle loro date nel Taste Of Chaos. Doveva solo
adottare il miglior comportamento per riuscire a superare quei pochi
giorni.
-
Prima
di tutto: non sarebbe scappato da lui. Avrebbe affrontato la sua presenza, e
gli avrebbe fatto capire così che le sue improvvisate e i suoi insulti non
erano più accettabili.
-
Secondo:
non sarebbe stato costretto a star lontano dai componenti del suo stesso
gruppo per cercare di non dare fastidio a Matt. Non gliene importava niente di
dare fastidio a Matt!
-
Gli
sarebbe bastato ignorarlo, e tutto sarebbe andato nel verso giusto.
-
-
Con
questo pensiero in testa, quella sera, dopo il loro concerto, trovò la forza
di uscire con i suoi compagni. Erano giorni che non dormiva decentemente, e la
stanchezza iniziava a farsi sentire, per questo avrebbe tanto voluto andare a
farsi una lunga dormita risanatrice nel suo letto, piccolo ma comodo.
-
Ma
alla fine si era detto che doveva rendere subito chiare le cose, e inoltre non
voleva che Matt pensasse che lui fosse scappato
ancora.
-
Voleva
fargli capire che era lui l’unico
che stava scappando.
-
-
Quando
entrarono in un piccolo bar, Alex si sedette più lontano possibile da lui,
dato che l’aver sentito gli occhi di Matthew addosso per tutto il tragitto lo
aveva innervosito.
-
Aveva
cercato di partecipare attivamente alla conversazione, perché della sua
tattica faceva anche parte il fargli vedere che lui stava benissimo, che non
ci pensava già più a tutto quello che era successo, e che i suoi occhi costantemente
attaccati addosso non gli facevano alcun effetto.
-
Ma
non ci stava riuscendo molto ad essere socievole perché gli sbadigli erano
sempre più frequenti, e gli occhi iniziavano a chiudersi come se fossero
dotati di vita propria.
-
Ad
un certo punto Brandon si alzò dal suo posto accanto ad Alex ed andò al
bancone con Jimmy e Zack, per prendere altro da bere e Matthew ne approfittò
immediatamente, alzandosi dal suo posto accanto a Brian e sedendosi alla sedia
prima occupata dal batterista degli Atreyu.
-
-
Ehi…- lo sentì dire Alex.
-
Lui
prese un sorso della sua birra senza neanche degnarlo di uno
sguardo.
-
Matt
non si lasciò intimidire dalla mancata risposta, bensì
insistette.
-
-
Dovresti andare a dormire. Sei distrutto. – gli disse poi, sussurrando un po’
per non farsi sentire da nessuno.
-
-
Tranquillo. – ribatté Alex con gli occhi fissi davanti a se – Non rischio di
addormentarmi su questo tavolo, io. – continuò poi, un po’ acido e Matt
riconobbe subito il voluto riferimento a quanto successo un anno e mezzo
prima.
-
-
Ti va di venire con me, dopo? Voglio parlarti seriamente. Giuro che non farò
il coglione questa volta. Mi dispiace per oggi pomeriggio. – rispose Matt,
lasciando cadere nel vuoto la risposta acida di
Alex.
-
-
Ho un appuntamento con Padge dopo. Proprio qui. – fu la sua risposta
telegrafica e priva di esitazione, ma nella sua testa si diede dell’idiota,
perché la prima risposta che avrebbe voluto dare era stato un Si.
-
Matthew
allora rimase senza parole e non poté far altro che alzarsi e lasciare
nuovamente il posto a Brandon che stava tornando con le mani
piene.
-
Il
suo tempo era scaduto.
-
Aveva
avuto la sua possibilità, anzi più di una, e le aveva perse
tutte.
-
Padge,
invece, a quanto pare aveva saputo bene quali punti toccare e l’idea che
invece lui non aveva fatto altro che sputare veleno addosso ad Alex, lo faceva
sentire una merda.
-
Tornò
al suo posto, ma i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da Alex. Nel corso
della serata era riuscito ad incontrare il suo sguardo solo una volta e gli
era parso di leggere rammarico, ed imbarazzo e nervosismo in quegli
occhi.
-
Solo
quel piccolo particolare gli diede il coraggio di dirsi che, forse, non tutto
era perduto.
-
-
°°°
-
-
-
Allora si va? – fece Travis – Sto crollando. – aggiunse poi, con un grande
sbadiglio subito dopo per sottolineare il
concetto.
-
Tutti
concordarono e si alzarono dalle proprie sedie, facendole strisciare
rumorosamente sul pavimento.
-
Alex
però era stato l’unico a non muoversi dal suo
posto.
-
-
Alex, andiamo, avanti…- gli disse Brandon, posandogli una mano sulla
spalla.
-
-
No, ragazzi, io resto qui. Sto aspettando Padge e gli altri per una birra.
Avevano il concerto questa sera. – rispose lui, alzando la testa per abbozzare
un sorriso.
-
Brandon
notò i suoi occhi stanchi e le occhiaie sotto di
essi.
-
-
Io credo invece che dovremmo andare tutti a dormire. – gli disse infatti, ma
il suo cantante scosse ancora la testa.
-
-
No, tu vai, non preoccuparti. Ci facciamo una birra e poi torniamo ai bus. Vai
tranquillo. – ribatté e il batterista capì che qualsiasi cosa gli avesse
detto, Alex non si sarebbe alzato da quella
sedia.
-
Avrebbe
voluto avere la possibilità di costringerlo, perché aveva semplicemente paura
che l’amico facesse qualcosa di cui avrebbe potuto
pentirsi.
-
Si
chinò su di lui- Per favore Alex, non fare cazzate, okay? –
-
Il
cantante alzò lo sguardo su di lui e annuì – Sta tranquillo, ho detto. Non
devi stare sempre a preoccuparti per me. –
-
Vorrei
riuscire a non preoccuparmi,
pensò Brandon.
-
-
°°°
-
-
Dopo
poco che tutti se ne erano andati, Alex si spostò al bancone e prese
qualcos’altro da bere. Il bar pian piano si andava svuotando e di Padge e gli
altri componenti dei Bullet ancora nessuna
traccia.
-
Si
voltava ogni volta che sentiva la porta aprirsi, lo aveva fatto una paio di
volte negli ultimi dieci minuti, ma quando lo fece quella volta, non poté
credere ai suoi occhi.
-
Matt
era tornato indietro e ora lo cercava nel locale.
-
Quando
i loro occhi si incontrarono, prese a camminare tranquillamente verso il
bancone e poi si sedette accanto a lui.
-
-
Che ci fai qui? – gli chiese subito Alex, sorpreso per
quell’improvvisata.
-
-
Dov’è Padge? – fece Matt, ignorando la sua domanda, voltandosi solo con la
testa verso di lui.
-
Alex
aveva abbandonato il suo bicchiere ancora mezzo pieno sul bancone ed aveva
raddrizzato la schiena, con gli occhi fissi su di
lui.
-
-
Non è ancora arrivato. Ma tu non hai risposto alla mia domanda. Cosa. Ci. Fai.
Qui? – scandì.
-
-
Non sono un tipo che si arrende facilmente. – rispose a quel
punto.
-
-
E questo cosa dovrebbe significare? – esclamò lui, infervorandosi un
po’.
-
-
Significa che voglio che lasci perdere Padge e i suoi amichetti, e ti decidi a
venire con me. – fu la risposta che ottenne,
finalmente.
-
Aggrottò
le sopracciglia – E dove, esattamente? –
-
-
Ho preso una camera in un albergo, qui vicino. – fisse Matt, guardandolo di
sottecchi.
-
Alex
rimase sorpreso da quella risposta e poi scoppiò a ridere di
gusto.
-
-
Non esiste che io accetti di venire in una camera d’albergo con te, Matt! –
fece, ridendo ancora, poi si avvicinò di più al suo
viso.
-
-
Non verrei mai e poi mai di nuovo a letto con te. Credevo di averti detto che
mi sono largamente pentito di averlo fatto. – sussurrò vicino il suo orecchio,
prima di allontanarsi nuovamente.
-
Matthew
sospirò e alzò gli occhi al cielo. – Non era quello il mio invito. Se fosse
stato quello te lo avrei detto chiaramente. Io…ho voluto solo trovare un posto
tranquillo in cui potremmo riuscire a parlare senza attaccarci. –
-
Appena
ebbe finito di parlare vide che Alex aveva immediatamente aperto la bocca per
discutere, ma lui lo interruppe con un gesto della
mano.
-
- Lo so. Lo so che sono stato l’unico
ad attaccarti. Quindi vorrei che tu mi dessi la possibilità di recuperare. Di
scusarmi. – fece, senza guardarlo negli occhi.
-
Alex
non rispose subito, anzi si mosse sullo sgabello per girarsi verso il bancone
e prendere un sorso della sua birra.
-
-
Non c’è bisogno di andare in una camera d’albergo per chiarire Matt. Possiamo
farlo anche qui, ora. – fece allora.
-
La
realtà è che aveva davvero paura di stare chiuso in una camera con lui, come
si erano ritrovati ad essere un anno e mezzo
prima.
-
Proprio
in quel momento il rumore della porta che si apriva attirò nuovamente la sua
attenzione, ma anche quella di Matt, che si girò per vedere Padge, quello che
riconobbe come il cantante, Matt Tuck, e il chitarrista, Jay, entrare nel locale e guardarsi intorno
alla sua ricerca.
-
-
No, a quanto pare non possiamo. – sussurrò allora, tornando a guardarlo, poi
fece velocemente segno al barista che si avvicinò
velocemente.
-
-
Scusa…puoi darmi un pezzo di carta ed una penna? – gli chiese,
cortesemente.
-
Il
ragazzo annuì e strappò un foglio dal suo stesso blocco delle ordinazioni, per
poi allungargli anche la propria penna.
-
Matthew
allora scrisse velocemente sul foglio, prima di farlo scivolare verso
Alex.
-
-
Se dovessi cambiare idea, io dormirò li questa notte. – fece poi, alzandosi
dallo sgabello.
-
Alex,
istintivamente, allungò una mano e prese il biglietto, leggendoci sopra il
nome dell’albergo e anche il numero della stanza.
-
Era
ancora con gli occhi bassi sul foglio, quando sentì Matthew posare una mano
sulla sua coscia e poi il suo fiato contro
l’orecchio.
-
-
Non farti toccare da lui, Alex. Non ci andare a letto. – disse, prima di
allontanarsi da lui bruscamente, facendolo sentire per un attimo come se gli
fosse mancato un sostegno.
-
Poi
se ne andò, passando oltre ai ragazzi che ormai lo avevano individuato
all’interno del locale e si stavano avviando verso di
lui.
-
-
Ehi…ma quello non era Shadz, degli Avenged? – gli chiese Matt Tuck, con il
volto ancora voltato verso la porta che si era appena chiusa dietro le spalle
dell’altro cantante.
-
Alex,
come lui, guardava ancora il punto in cui Matt era scomparso dalla sua
visuale, ma si trovò ad annuire automaticamente.
-
-
Si...era lui. –
-
-
Perché non si è fermato con noi? – chiese allora Padge, prendendo posto
accanto a lui, mentre Jay faceva lo stesso dall’altro
lato.
-
Fece
spallucce, tornando a dare attenzione alla sua
birra.
-
-
Non lo so. Io non riesco a capirlo. – fu il commento che si lasciò
sfuggire.
-
-
I
ragazzi che lo circondavano erano ancora reduci dell’adrenalina scatenata dal
concerto, invece lui si sentiva sempre più stanco e soprattutto, non riusciva
a pensare ad altro che a Matt e a quella camera
d’albergo.
-
Lo odiava, perché con un semplice mossa
aveva mandato all’aria tutti i suoi piani, e i suoi buoni propositi per
riuscire a passare oltre e dimenticarselo.
-
Matthew
lo voleva, ma allo stesso tempo lo respingeva.
-
Diceva
qualcosa per ferirlo volontariamente, e se ne pentiva un attimo
dopo.
-
Ed
era vero, non riusciva a capirlo.
-
Riusciva
solo a capire che aveva paura. Ed era geloso.
-
In
quella frase che aveva detto prima di andarsene, Alex sapeva che Matt si
riferiva a Padge.
-
Non
farti toccare. Non andare a letto con lui.
-
Avrebbe
voluto tanto avere le palle per farlo. Per andare a letto con Padge e
vendicarsi per quello che gli stava facendo
passare.
-
Ma
non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Usare Padge per una mera
vendetta non sarebbe stato da lui.
-
Quindi
capì che doveva escogitare un altro piano, per liberarsi di
lui.
-
Ci
pensò, e ci ripensò, estraniandosi dal mondo chiassoso che lo circondava, ma
alla fine, l’unica soluzione che gli venne in mente, era quella che Matthew
gli aveva offerto su un piatto d’argento.
-
Sarebbe
andato in quella stanza d’albergo.
-
L’avrebbe
affrontato, e avrebbe ascoltato le sue scuse.
-
Sarebbe
stato ad almeno dieci metri da lui, non si sarebbe avvicinato, non lo avrebbe
toccato, anche se ne avesse sentito il bisogno.
-
Avrebbe
ascoltato e poi se ne sarebbe andato, dimenticando tutto come si dimentica un
brutto sogno al sorgere del sole.
-
-
°°°
-
-
Aveva
piantato in asso Padge, Matt e Jay e se ne era andato.
Padge aveva tentato
di chiedergli dove stava andando così di fretta, dato che dopo aver preso
quella decisione, si era alzato velocemente dalla sedia, lasciando sul bancone
una banconota.
-
Lui
aveva semplicemente risposto che era stanco e che tornava ai bus e prima che i
ragazzi potessero offrirsi di accompagnarlo, era scappato via, uscendo dal
locale.
-
Una
volta fuori, di nuovo al freddo, si rese conto che non aveva la più pallida
idea di dove si trovasse l’hotel in cui Matt aveva preso la
camera.
-
Aveva
solo detto “Qui vicino”
-
Quindi
fermò la prima persona che trovò in mezzo alla strada e cercò indicazioni,
fece così per un paio di volte fino a quando finalmente non si trovò davanti
all’albergo.
-
Non
si lasciò il tempo materiale per ripensarci ed entrò immediatamente nella
Hall, avviandosi verso la reception.
-
-
Scusi, dov’è la stanza 502? – chiese alla ragazza la
bancone.
-
-
Terzo piano. Vuole che faccia sapere all’ospite che sta salendo? – chiese poi
la ragazza, cortesemente.
-
-
No, la ringrazio. Lasci stare. – fu l’unica risposta veloce che diede Alex,
prima di precipitarsi verso gli ascensori.
-
Non
sapeva neanche lui perché stesse correndo in quel
modo.
-
Forse
non si voleva dare la possibilità di pensarci meglio, e quindi darsela a gambe
levate.
-
Arrivato
al terzo piano camminò lungo il corridoio, fermandosi solo quando vide scritto
su una targhetta dorata il numero che stava
cercando.
-
Oramai
era fatta. Avrebbe solo dovuto bussare e poi cercare di parlare con Matt come persone
civili.
-
Ce
la poteva fare, si disse.
-
Quindi
bussò.
-
-
All’interno
della stanza, nel frattempo, Matt era steso sul letto con solo jeans e t-shirt
addosso, a piedi nudi. Aveva alzato il riscaldamento della camera, come se
avesse sentito il bisogno di sentirsi a casa, in California. E stava facendo
zapping alla tv quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua
camera.
-
Spense
immediatamente la tv, facendo scattare il pollice verso il tasto rosso, e poi
fissò lo sguardo sulla porta chiusa.
-
Era
lui?
-
Doveva
necessariamente essere lui, dato che aveva dato esplicita richiesta di non
essere disturbato, attraverso il cartellino appeso alla maniglia della
porta.
-
Allora
era venuto…
-
In
quel momento si rese conto di quanto avesse davvero riflettuto poco su quello
che aveva fatto.
-
Aveva
semplicemente seguito quello che il suo istinto gli diceva, cioè di prendere
una camera, come per ricordare quello che era successo tra di loro tempo
prima, e chiedere scusa.
-
Ma
non aveva davvero riflettuto su come sarebbe stato essere nuovamente chiuso in
una stanza d’albergo con Alex.
-
La
volta precedente, poi, c’era stato relativamente poco spazio per le parole,
mentre ora, avrebbe dovuto spiegarsi in modo che Alex capisse e comprendesse
la sua situazione.
-
Ma
ci sarebbe riuscito?
-
La
persona fuori dalla porta bussò ancora una volta.
-
Allora
si decise a schiarirsi la voce.
-
-
Chi è? – chiese allora, alzandosi dal letto ed avanzando verso la
porta.
-
-
Matt…sono io. Alex. – rispose il ragazzo, a bassa
voce.
-
Matt,
nonostante tutto, non poté non fare un sospiro di
sollievo.
-
Era
venuto.
-
Decise
di non perdere ulteriore tempo e fece gli ultimi passi che lo dividevano dalla
porta, tirando già poi la maniglia.
-
Si
mise di lato e l’aprì quel che bastava per farlo entrare, infatti Alex entrò
immediatamente senza dire una parola.
-
-
Sei venuto, allora…- iniziò allora Matthew, senza sapere cosa dire, chiudendo
la porta.
-
Alex
aveva le mani affondate nelle tasche e, a testa bassa,
annuì.
-
-
A quanto pare…-
-
-
Ne sono contento. – commentò lui.
-
-
Forse lo sei solo tu. –
-
Detto
questo Alex alzò lo sguardo su di lui e vide una cosa che lo sorprese non
poco.
-
Matthew
aveva gli occhi…spaventati.
-
Come
un detenuto che si avviava alla sedia elettrica.
-
Lo
guardò confuso.
-
-
Perché sei così spaventato? – non poté fare a meno di
chiedere.
-
-
Spaventato? Io non sono spaventato! – fece subito Matt, sulla
difensiva.
-
Il
greco non riuscì ad evitare una mezza risata.
-
-
Si che lo sei! Manca solo che ti metti a tremare! –
esclamò.
-
-
Io non sono spaventato! – ribatté ancora l’altro
cantate.
-
Poi
cadde il silenzio per un attimo, in cui rimasero a guardarsi negli occhi,
prima di scoppiare entrambi a ridere.
-
-
Ti senti bene? – chiese allora Alex, quando si furono
calmati.
-
Matthew
annuì, mesto – Si. Sono solo un po’ nervoso, perché…- non completò la frase
perché capì che stare a spiegare il perché del suo nervosismo era solo una
perdita di tempo e un modo per girare intorno alle cose e tirarle per le
lunghe.
-
-
…non importa. Quello che volevo fare, facendoti venire qui, era scusarmi per
il modo immaturo in cui mi sono comportato in questi giorni. So benissimo che
la responsabilità di quanto successo è tua quanto mia. Non avevo il diritto di
trattarti in quel modo. – gli disse, abbassando un po’ lo
sguardo.
-
Alex
fu felice del fatto che la situazione precedente aveva rotto un po’ il
ghiaccio, e ora si sentiva più tranquillo e pronto ad una conversazione
civile.
-
Sospirò
e si fece indietro, andando ad appoggiarsi al muro con le spalle, lasciando
Matt ancora in piedi in mezzo alla stanza.
-
-
Lasciamo stare. La realtà, Matt…è che mi sono illuso. Quella cosa della
promessa, è stata una cosa stupida. Infondo sapevo che niente sarebbe più
stato come prima, se fossi venuto a letto con te. Ma l’ho fatto lo stesso.
Forse avrei fatto meglio ad allontanarti e dirti: “Non so perché tu voglia
baciarmi, Matt, ma qualsiasi sia la motivazione, non ne vale la pena. Lascia
stare”. Ma non l’ho fatto, perché io volevo venire a letto con te. Perché
mi piaci davvero. – disse, con lo sguardo fisso sul pavimento e le mani unite
dietro la schiena, contro il muro.
-
Matthew
ascoltò le sue parole con attenzione e ci mise qualche altro secondo prima di
rispondere a sua volta.
-
-
Anche tu mi piaci Alex. –
-
In
realtà la risposta che gli era venuta in mente era qualcosa di più lungo,
articolato, prolisso. Ma quello che gli era venuto fuori quando aveva aperto
la bocca era stato solo quello.
-
Anche
tu mi piaci, Alex.
-
Il
cantante degli Atreyu alzò lo sguardo su di lui,
sorpreso.
-
Non
avrebbe mai immaginato che Matt l’avrebbe mai detto ad alta
voce.
-
Lo
studiò, senza trovare nulla di intelligente e pertinente da dire, e Matthew
ricambiò il suo sguardo in silenzio.
-
Il
suo viso era serio e stava evidentemente aspettando che il primo a parlare
fosse lui.
-
-
Tu sei fidanzato Matt…- fu l’unica cosa sensata che Alex riuscì a tirar
fuori.
-
L’altro
cantante, di conseguenza, abbassò lo sguardo.
-
-
Lo so. Dio, so che sono fidanzato Alex. Ma tu…quando ti ho visto con Padge,
io… - si interruppe, senza riuscire a completare la frase e passandosi una
mano tra i capelli, frustrato.
-
Alex
lo osservò, capendo perfettamente quello che voleva dire.
-
-
Perché continuiamo a dare importanza a quella stramaledetta promessa, se
nessuno di noi due è in grado di mantenerla? – chiese allora,
sottovoce.
-
-
È l’unico ostacolo che ci divide dal punto di non ritorno Alex. – fu la
risposta sospirata di Matt.
-
-
E allora tutto quello che devi fare è capire se ne vale la pena. Se lo vuoi
davvero. – fece il biondo, capendo che quello era l’unico modo per uscirne una
volta per tutti.
-
-
Ne ho parlato con Brandon, Matt. Lui sa tutto e mi ha detto che tu non puoi
darmi più di quello che mi hai già dato. Che hai la tua vita e che non saresti
mai disposto a rischiare. È quello che devi capire, e sei solo tu che puoi
deciderlo.- disse, con voce bassa, staccandosi dal muro per andare verso il
letto che iniziava ad avere un certo fascino per
lui.
-
Ci
si sedette sopra, saltandoci un po’ su per testarne la
morbidezza.
-
Ma
no, non era quello il momento di essere fiscali, aveva semplicemente bisogno
di sdraiarsi e riposare un po’ gli occhi.
-
Sapeva
di dover dare attenzione a Matt, che sembrava stare ancora li, in silenzio, in
mezzo alla stanza, pensando a quello che gli aveva appena detto, ma aveva
pensato di poter aspettare li, steso, per rilassarsi e non farsi prendere
dall’ansia della risposta.
-
-
Oddio, non è così facile Alex. Prendi una decisione, mi dici tu. Ed hai
completamente ragione. Solo che non è facile. Tu mi piaci, è vero, ed è una
cosa completamente destabilizzante. Con Val…sto con lei da così tanto tempo.
Io…io dovevo sposarla, ma tu…tu hai cambiato tutto. – disse Matt, dopo pochi
secondi ancora di silenzio. E allora si aspettò di ricevere una risposta, ma
fissò lo sguardo su Alex, che era steso sul letto con la testa appoggiata sul
cuscino, ma non ne ricevette.
-
-
Alex? – chiamò allora, avvicinandosi al letto.
-
Ancora
nessuna risposta.
-
-
Alex! –
-
Ancora
niente.
-
Allora
si avvicinò al letto e si sporse in avanti.
-
Non
ci poteva credere! Alex…si era addormentato!
-
-
Alex…non puoi addormentarti proprio ora! – esclamò, scuotendolo per la spalla,
ma il ragazzo si lamentò nel sonno e gli voltò le spalle, mettendosi su un
fianco.
-
Allora
sospirò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, poi però si ritrovò a
sorridere, poi a ridere piano.
-
Fece
il giro per poter arrivare dall’altra parte del letto e si stese a sua volta,
lentamente, per non svegliare Alex, anche se sembrava che neanche lo scoppio
della terza guerra mondiale avrebbe potuto
svegliarlo.
-
Posò
la testa sul cuscino, per poi voltarla ed avere la possibilità di guardare il
viso dormiente del ragazzo steso accanto a lui.
-
Lì,
mentre lo guardava, capì che non c’era bisogno che Alex dicesse null’altro in
più di quello che aveva già detto.
-
Lo
prese, mettendogli un braccio sotto il costato, non preoccupandosi
dell’eventualità di svegliarlo, e se lo tirò addosso, prendendolo tra le
braccia.
-
Per
quel movimento forse un po’ brusco Alex aprì gli occhi assonnati, un po’
spaventato.
-
-
Matt! – esclamò, cercando istintivamente di allontanarsi da
lui.
-
-
Ehi, calmati! – ribatté subito Matthew, sorpreso dalla sua reazione,
trattenendolo tra le braccia.
-
-
Dio, mi sono addormentato! – fece Alex, resosi conto della
situazione.
-
-
Che fai? Ti ho detto che non voglio venire di nuovo a letto con te! –
-
L’altro
cantante lo guardò con le sopracciglia sollevate.
-
-
Ma vuoi calmarti? Non stavo facendo nulla. Ti stavo solo abbracciando. –
rispose, a voce bassa.
-
-
Perché? Perché mi stavi abbracciando? – chiese Alex, abbassando finalmente la
voce e rilassando un po’ i muscoli.
-
Matthew
distolse lo sguardo – Non lo so. Mi andava e basta. –
-
Ci
fu un attimo di silenzio, prima che il greco
rispondesse.
-
-
Domani sarà tutto dimenticato, ancora una volta? –
-
Matt
allora cercò di liberare le braccia, di cui una era ancora incastrata tra il
fianco di Alex e il materasso, e si mise supino, guardando il
soffitto.
-
-
Beh, pensavo, perché portare avanti una promessa falsa che nessuno di noi
vuole mantenere? E poi…in fondo noi non viviamo molto lontano uno dall’altro.
Potrei, sai, venirti a trovare, quando entrambi finiremo i nostri tour.
Potremo darci un po’ di tempo per capire quello che vogliamo. Cosa ne pensi? –
chiese poi, voltandosi solo un attimo per incontrare gli occhi di Alex, prima
di distogliere nuovamente lo sguardo.
-
Alex
aggrottò immediatamente le sopracciglia e punto un gomito sul materasso per
tirarsi su.
-
-
Mi stai chiedendo…di continuare a vederci? – gli chiese poi, temendo di aver
sentito male.
-
Matthew
fece spallucce – Beh…si. –
-
Altri
lunghi secondi di silenzio.
-
Avrebbe
voluto voltarsi e vedere l’espressione che aveva allora il viso di Alex, ma
non ne aveva il coraggio.
-
Improvvisamente
però sentì le mani del ragazzo sulle spalle e poi lo vide seduto sul proprio
bacino.
-
Sorrideva,
Alex.
-
Poi
si abbassò a baciarlo, non dando la possibilità a Matthew di capire cosa stava
succedendo.
-
-
Aspetta, aspetta! – lo fermò allora,
respingendolo.
-
-
Non avevi detto che non saresti venuto più a letto con me? – gli
chiese.
-
Alex
lo guardò un po’ scocciato – Beh, la promessa è spezzata ora, no? Possiamo
fare l’amore per la seconda volta, sono nel giusto? –
-
Matthew
sollevò le sopracciglia e poi…si trovò completamente
d’accordo.
-
Quindi
portò la mano alla nuca del ragazzo e se lo tirò contro, ricominciando il
bacio che aveva così bruscamente e stupidamente
interrotto.
-
Ed
era così che doveva essere. Perché in un secondo, quando le labbra di Alex si
erano ricongiunte con le sue, tutte le sensazioni, tutto quello che aveva
provato quella notte di un anno e mezzo prima, era tornato alla mente come se
fosse successo solo il giorno prima.
-
Solo
quello doveva fargli capire che doveva essere necessariamente la cosa giusta
da fare. Dare una chance a quello che potevano essere, senza farsi domande,
per una volta. Doveva solamente vivere quello che sentiva, fare quello che
doveva fare.
-
Senza
chiedere perché.
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