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Autore: Ciribiricoccola    05/08/2010    3 recensioni
Non c'è niente di meglio di una serata con il proprio migliore amico. Specialmente se si chiama Tom Fletcher.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Fletcher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'McClaire- She's the young, she's not alright'
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spinoff

... Ok, lo ammetto, il mio istinto materno (innato) mi spinge a non lasciarvi abbandonati a voi stessi qui, su questo sito!

Fate tutti quanti i bravi mentre sono via!

Spero gradiate il piccolo regalino! Ero così ben ispirata che l'ho scritto tutto d'un fiato in 3 ore e mezza (da mezzanotte alle tre e trenta del mattino, sono un pipistrello) con l'ausilio di una canzone che, seppur vagamente tamarra per i miei gusti, ha funzionato! "Somebody to love"
Non chiedetemi perché è stata proprio lei la soundtrack di questa shot, neanche io lo so 0_o!

ANNUNCIO AI LETTORI: QUESTO E' UNO SPIN OFF! Chi ancora non conosce la storia di Clarissa e Tom, può leggerla nella mia storia precedente "Point of view", ma vi assicuro che questo racconto è comprensibile anche da isolato.
Per chi già conoscesse i personaggi, invece, sappiate che il contesto li vede collocati esattamente tra "Point of view" e "Falling in love"!

Alla prossima settimana!

Ciry

***

THE WAY YOU LOOK TONIGHT


Ormai certa dell’appuntamento fissato, Clarissa cancellò dal cellulare l’ultimo messaggino da parte di Tom.

Prendo la metro e ti aspetto per le sei!

Aspettando che la metropolitana arrivasse anche per lei, sorrise tra sé e sé, la musica nelle orecchie, mentre si aggiustava distrattamente il vestito…

Sia Giovanna che Danny sapevano di quella loro uscita, e di certo non avevano fatto scenate di gelosia al telefono…
Lei, sposina novella e ottima amica, al momento impegnata in Galles con alcune rappresentazioni teatrali, aveva detto con entusiasmo al marito: “Salutamela tanto, dille che appena torno ceniamo insieme!”
E lui, il fidanzato a lungo desiderato, nonché fratello non di sangue del suo collega, l’aveva incoraggiata tranquillo: “Vai pure, me lo chiedi anche?! Divertiti e salutami quell’altro scemo!”. Poi era tornato in giro per le varie trasmissioni TV insieme a Dougie.
C’erano delle volte in cui due di loro bastavano per le interviste o le conferenze stampa, così in quell’occasione erano stati Tom e Harry a prendersi una meritata pausa.

Ok, via libera per entrambi.

Non dovevano neanche preoccuparsi della stampa, perché in quel periodo i media inglesi erano tutti con gli sguardi rivolti al principe William, forse prossimo al matrimonio, forse prossimo a fare notizia perché respirava…
Era stato proprio Tom a tranquillizzarla, sotto quel punto di vista, perché se fosse dipeso da lei… difficilmente avrebbero finito per darsi appuntamento in pieno centro a Londra per fare shopping e cenare insieme.
Nonostante conoscesse bene i modi e le mosse dei paparazzi, da amica dei McFly e da fidanzata di Danny, doveva ammettere di non esserci proprio abituata, a tutta quell’attenzione non richiesta nei confronti del suo universo placido, ordinario e riservato.

Ma in ogni caso, niente avrebbe rovinato quella serata: era troppo di buonumore.
Si era truccata, aveva scelto di mettere un vestitino al posto dei soliti jeans, aveva ravvivato le onde dei suoi capelli con un po’ di gel e si era lambiccata il cervello per diversi minuti, alla ricerca dell’abbinamento cromatico più azzeccato tra borsa e scarpe.

Erano secoli che non uscivano insieme, da soli.

Quell’appuntamento era SPECIALE, quasi quanto uno di quelli veri e propri, uno di quelli in cui erano due futuri fidanzatini ad incontrarsi, per conoscersi meglio e per passare dall’infatuazione all’innamoramento.

Clarissa sapeva benissimo che ad attenderla alla metro ci sarebbe stato solo lui, solo Tom, solo un amico, un grande amico, ma niente di più.
Ma Tom era speciale.
Era automatico per lei pensare che fosse speciale.
Perciò era altrettanto automatico trattarlo come tale, specie se non usciva con lui da un’eternità e mezzo.

 

 

Scesa dalla metropolitana, ad Oxford Circus, si ritrovò ad arrossire imbarazzata per via di alcuni ragazzini che l’avevano adocchiata a bordo del vagone su cui viaggiava e che non si erano sprecati in apprezzamenti, fortunatamente non volgari, ma molto allusivi.

Accelerò il passo verso l’uscita, sentendosi una scheggia svolazzante in mezzo alla folla di uomini e donne d’ufficio, di vagabondi e di turisti, con le sue ballerine ai piedi e la gonna a fiori lunga fino al ginocchio, frusciante come un gonnellone da ballo.
Si aggrappò al corrimano per salire meglio le scale, evitò ogni scontro con persone o bagagli con notevole abilità- frutto dell’esperienza – e, dopo aver superato lo sportello d’uscita dalla stazione, si fermò in disparte nel corridoio per gli ultimi ritocchi: i capelli erano a posto, il trucco anche, a giudicare dal suo specchietto.
Sbatté le palme sul vestito per essere sicura di essere veramente pronta, poi uscì alla luce del sole.

 

Romantica com’era, le batté forte il cuore quando lo scorse tra la folla, dopo qualche istante di disorientamento in cui non aveva saputo riconoscerlo.
Portava solo un paio di Ray- Ban per cercare di restare anonimo in mezzo alla gente.
Quando la vide, le sorrise e si avvicinò, non senza guardarsi intorno con aria circospetta, come faceva sempre del resto, da celebrità.

 

 
Yes, you're lovely  with your smile so warm
And your cheeks so soft…
There is nothing for me but to love you
And the way you look tonight.

 

“Thompson, sei pronta a patire le pene dell’inferno?” esordì con un finto tono minaccioso.
“Da parte di un uomo, è buffa questa domanda…!” esclamò la ragazza in risposta, ridacchiando.
Tom scosse la testa, si abbassò leggermente gli occhiali e, fissandola, affermò: “Hai di fronte a te un fashionista. Non verrei mai approvato da nessuna rivista di moda, né da nessuno stilista, ma solo Gi, Carrie e tu sapete quanto mi piaccia perder tempo in queste stronzate…”
“E’ vero, e infatti non mi preoccupo più all’idea di dover svernare nel reparto maschile di un qualsiasi negozio… Che facciamo, andiamo?”
Vamos!” concluse l’altro, porgendole il gomito per far sì che lei vi agganciasse il suo braccio.

Non avevano fatto neanche cinquecento metri, che Tom ruppe quell’usuale silenzio iniziale tra di loro, fatto apposta per permettere alle menti di elaborare gli argomenti più o meno seri di cui chiacchierare lungo la strada…

“Claire?” fece, voltandosi verso di lei mentre continuava a camminare.
Clarissa gli rispose con un “Mh?”, mantenendo lo sguardo sereno davanti a sé.
“Perché io sono vestito come un deficiente e tu stai così bene con questo vestito? A proposito, è nuovo? Non credo di avertelo mai visto addosso!”
L’amica fece uno sforzo tremendo per non arrossire e rispose con un sorriso contenuto: “Grazie! L’ho preso un anno fa, forse da Zara, era in saldo… E non stai male!”
Gli rivolse un’occhiata sorridente, osservando i suoi soliti pantaloni a sigaretta, neri come la sua T- Shirt, semplice, di cotone, con le cuciture gialle, in tono con le sue All Star.
“No, ormai ho deciso: mi compro qualcosa di decente per stasera, o mi farai sfigurare…” confermò risoluto il chitarrista, prima di sorriderle divertito.
Clarissa scosse la testa, lasciandosi contagiare dalla sua allegria, e si strinse impercettibilmente più forte al suo braccio.

 

 

Seduta su una comoda poltrona, un paio di camicie in grembo, attese.
Un commesso le si fermò accanto, domandando con discrezione: “Se avete qualche problema con la taglia, posso controllare in magazzino e…”
“Oh, no no, grazie…” lo interruppe lei, sorridendogli “E’ soltanto indeciso, ci mette sempre un sacco per comprarsi un vestito…”
Il ragazzo ribatté con una risatina e prima di andarsene la pregò di chiamarlo, nel caso avessero avuto bisogno.

“Claire, verresti qui un momento?” la chiamò, facendo capolino con la testa da dietro la tenda del camerino.
“Pensavo a questa… che ne dici? È la più versatile di tutte!” le spiegò quando gli fu davanti, una semplice camicia a maniche corte addosso, piuttosto attillata e lasciata fuori dai pantaloni.
Gialla come un limone.
La sua amica sollevò le sopracciglia, stupita, e lo avvertì: “Se sei convinto tu…! Ti ricordo che un colore così non è così facile da abbinare…”
Tom sospirò, inquieto, e disse, riferendosi alle camicie già provate: “Quella nera a righe bianche non mi piace, mi sembra troppo… rigida… Il verde mi fa sembrare un malato, e poi quel colletto sembrava troppo esagerato… E poi a me il giallo piace!”
“Per carità, allora prendi questa, prima che cambi di nuovo idea!” sbottò la ragazza, ridacchiando.
“Vuoi che ti cerchi una giacca da abbinarci?”
“Sai che non è affatto una cattiva idea…?”

 

“Questa è molto… easy da portare…” confermò il commesso, cercando un cenno di assenso nello sguardo di Clarissa, che annuì dicendo dalla solita poltrona: “Per questa stagione, poi, è perfetta… Mi sembra comoda!”
“Voi dite?” domandò Tom, fermandosi davanti a loro con aria un po’ perplessa.
“Perché, cosa c’è che non ti piace?” fece la ragazza, osservandolo dal basso.
“Non lo so, forse è troppo… larga… Voglio dire, forse veste in modo un po’ strano, perché mi sento un po’ come… Oliver Twist!”
La ragazza socchiuse gli occhi, assumendo un’espressione interrogativa.
“Oliver Twist?”
“Sì, sai, quando nei film porta quelle giacche troppo grandi e lui ci si perde dentro mentre gironzola per le strade… Ma non hai mai visto un film su Oliver Twist?!”
Il commesso sorrise conciliante e gli porse la solita giacca, di una taglia più piccola, affermando con sicurezza: “Credo che in una M ti sentirai meglio!”
“Ah, grazie! Claire, reggeresti un attimo questa?”
Prendendo la taglia rifiutata tra le mani, la ragazza si voltò verso il commesso e bisbigliò: “Oliver Twist, questo paragone non l’avevo mai sentito…”
Il ragazzo fece spallucce, soffocando una risatina.

 

 

Uscirono dal negozio un’ora e un quarto più tardi.
Il portafoglio di Tom conteneva circa duecento sterline in meno.
A Clarissa borbottava rumorosamente lo stomaco per la fame.
Ma almeno entrambi avevano conservato il buonumore.

“Grazie per i consigli, Thompson!” esclamò il ragazzo, nuovamente a braccetto con la sua compagna di shopping, che sbottò: “Ma se non mi hai dato retta neanche una volta!”
“Non è vero! Per la camicia ti ho ascoltato!”
“No! Io preferivo quella nera, poi tu mi hai detto Ma Claire, mi sta meglio quella gialla, quella gialla è meglio di quella nera, e dài, Claire! e io ho detto Ok, come ti pare!”
“Alla fine, comunque, ho speso bene i miei soldi, no?”
Annuì, dandogli pienamente ragione.

Aveva indossato i vestiti nuovi ed imbustato i propri subito dopo l’acquisto.
Ora portava i suoi pantaloni e le sue scarpe, ma aveva la camicia gialla con sopra la giacca nera, lunga fino alla cintura, informale eppure elegante, indossata aperta.
Sotto il cotone della camicia, sbottonata per tre asole, Clarissa riusciva ad intravedergli il torace, non più mingherlino come un tempo, bensì tonico, un buon riempitivo di quel capo, a giudicare anche dal bicipite a cui si stava appoggiando.

In passato non lo avrebbe mai e poi mai guardato in quel modo, ne era certa.
Ma, diamine, lui era un uomo e lei una donna.
Prima o poi qualcuno doveva pur accorgersene.
E lei lo aveva notato seriamente solo quel pomeriggio.
Anche se al di là di quel fisico asciutto e di quella bella mascella virile, riusciva sempre a scovare il solito bambinone che aveva conosciuto al supermercato, con il sorriso buffo e la vocetta nasale.

“Adesso siamo perfettamente abbinati!”

Tom la distolse dai suoi pensieri con quella sua affermazione soddisfatta.
Lei abbassò gli occhi per confrontare le mise di entrambi e sentenziò: “Io col vestito marrone e celeste, tu in giallo e nero… Un po’ azzardato, non trovi?”
“Certo, altrimenti non saremmo noi!”
La ragazza sorrise, orgogliosa.
“Hai ragione!”
“Come sempre…”
“Andiamo, vanesio, accelera il passo, perché sto morendo di fame!”

 

 

 

“Per me un filetto, grazie, con salsa ai funghi…”
“Invece io vorrei la bistecca a T, al sangue…”
“Sì, signori… Cosa posso portarvi da bere?”
“Mmmhh…” esitarono entrambi.

Poi Clarissa ammiccò ad una riga nel menù e Tom capì.

“Del vino rosso, grazie, il Port!”
“Molto bene, vi ringrazio…”

Il giovane cameriere portò via i menù dal tavolo e se ne andò verso la cucina.
Clarissa gli fissò il sedere con non chalance, facendo apprezzamenti a voce bassa.

“Ha proprio un bel culo, il tipo…” commentò, tornando a concentrarsi sul suo coperto.
“Povero Jones… Il gatto va via e i topi ballano!” scherzò Tom, sistemandosi il tovagliolo sulle gambe.
“Ma io guardo anche il culo di Jones!” si giustificò la ragazza sorridendo, due pomelli rossi sulle guance.
L’amico sghignazzò: “Tutte uguali, voi donne! Ogni tanto anche Gi mi indica qualche culo qua e là, dicendo Guarda che chiappe!... Sai che gioia, ritrovarsi ad incrociare deretani sconosciuti, per di più maschili!”
“Ci siamo emancipate, ora anche noi guardiamo il culo agli uomini, quindi rassegnatevi…” gli spiegò lei, ironica.
“Un giorno finiremo tutti per subire le vostre volgarità mentre passeggiamo ignari per la strada, che bello, personalmente non vedo l’ora! Ho sempre sognato di essere oggetto di apprezzamenti da camionista da parte di una ragazza, sai? È proprio una delle mie fantasie erotiche preferite!”
Clarissa si mise il tovagliolo davanti alla bocca per non ridere sonoramente in faccia al chitarrista, che continuò imperterrito a parlare, con il preciso scopo di farla scoppiare dall’ilarità.
“Dico davvero, sai! Ci sono delle notti in cui mi sento particolarmente in forma, così chiedo a Gi di trattarmi un po’ male, un po’ come un oggetto, di chiamarmi puttanella, di abbandonarmi subito dopo che mi ha violato! E d’inverno, a volte, le chiedo di essere ancora più… più mascolina! Così scoreggia sotto le coperte e non abbiamo bisogno del riscaldamento!!!”

Vide il tovagliolo della ragazza arrivargli in faccia, poi la scorse mentre si alzava, balbettando tra una risata trattenuta e l’altra…

“Vado… vado in bagno a lavarmi… le mani, razza di scemo! Torno subito!”
“Torna presto, caro!” cantilenò a voce alta, sventolando la salvietta alla schiena dell’amica, di cui vide sussultare le spalle, segno che stava di nuovo per mettersi a ridere.

 
Caro.

In diverse occasioni, per gioco, l’aveva chiamata così: lui fingeva di essere la donnina vittoriana scandalizzata davanti a lei, il maschiaccio mancato che si faceva scappare un rutto dopo la birra o che andava in giro con i jeans più consumati del mondo, strappati sulle ginocchia e non sul fondoschiena, come quelli di molte altre ragazze, che contrariamente a lei, non usavano una parolaccia ogni venti secondi, ma che neanche sapevano far divertire la gente come lei…

Ultimamente, appariva sempre meno come la ragazzotta goliardica che aveva conosciuto.
Forse perché si era messa con Danny, o magari perché un giorno, guardandosi allo specchio, aveva capito di essere una donna a tutti gli effetti.
In ogni caso, era migliorata.

Era sempre la solita piccoletta con poco seno che aveva avuto la fortuna di conoscere tanti anni prima, sì.
Però le gambe si erano affinate, avevano assunto una forma più sinuosa, così come la curva dei fianchi.
Il viso, anche quello era cambiato, diventando più affinato, ma senza mai perdere quel non so che di tenero che gli aveva sempre dato da pensare, come amico, forse anche un po’ come “fratellastro maggiore”.
Spesso aveva temuto che quel faccino così pulito si sarebbe fatto incorniciare dalle mani sbagliate.
Ma lei era intelligente, e accanto a sé aveva un ragazzo di cui lui si fidava al cento per cento.

Con lieve imbarazzo, ripensò alle volte in cui aveva creduto di essere innamorato di lei, mentre invece era solo un ragazzino alle prese con una solida amicizia femminile, quindi diversa da tutte quelle che aveva sperimentato durante l’infanzia.

Era felice di essere in sua compagnia quella sera, come ai vecchi tempi: stavano sempre troppo poco tempo insieme.
Ma ogni volta era sempre bello, nonostante i cambiamenti.
Anche se lui ora era un uomo sposato e lei una bella ragazza, fatta e finita.
Per lui sarebbe sempre stata quell’adorabile piccoletta di Claire.

 

Lovely ... Never, ever change.
Keep that breathless charm.
Won't you please arrange it ?
'Cause I love you ... Just the way you look tonight…


 

Dopo la cena, presero la metro per tornare a Baker Street, dove abitava Clarissa: non molto lontano dalla fermata, Tom aveva lasciato la sua Mini in un parcheggio nel primo pomeriggio.

“Ho avuto un paio di robe burocratiche da sbrigare da queste parti con gli scagnozzi di Fletch, così l’ho lasciata qui…” spiegò alla ragazza, mentre finivano di sorseggiare birra in un pub che lei conosceva bene.
“Ah, qualcosa bolle in pentola?” chiese l’amica, incuriosendosi.
Il chitarrista sorrise e rispose: “Un nuovo singolo, con tutta probabilità in Autunno… ma per ora aspettiamo…”
“Gli altri lo sanno?”
“No, non ancora… Glielo dirò domani in studio…”
“Oh, bene, almeno Jones lavorerà di più e si toglierà da sotto il mio stesso tetto!”
Tom ridacchiò e chiese: “Che cosa fa? Ti suona le serenate fino allo sfinimento?”
“No, ci mancherebbe solo questo!!!” esclamò l’altra, poggiando sul tavolo il boccale vuoto “E’ solo che ultimamente sta facendo lo spettro che non trova pace e che girovaga per casa, gli mancano solo le catene alle braccia per risultare credibile! Si annoia a stare in casa, ed è stufo di strimpellare la chitarra in casa, è chiaro!”
“Troverò un bel po’ di lavoro per il povero musicista disoccupato, promesso!” la rassicurò divertito lui, prima di alzarsi per andare a pagare le birre.

 

 


Davanti alla porta di casa di Clarissa, la ragazza propose all’amico di entrare per un caffè.
Tom finse di scandalizzarsi e con voce stridula dichiarò: “Non mi sento ancora pronta!”
Lei si mise a ridere e lui si ricompose, declinando comunque l’invito…
“Devo dirti di no, davvero, domani devo alzarmi presto… Gi torna domattina alle otto e devo andare a prenderla all’aeroporto!”
“Dormirò anche per te allora… Domani ho il turno nel pomeriggio in libreria!” lo canzonò l’altra, beccandosi così un lieve pizzicotto sul braccio.
“Sentiamoci presto comunque!” la esortò il chitarrista “Dobbiamo cenare di nuovo insieme, magari la prossima settimana, con Danny e Gi, che ne dici? Facciamo a casa nostra?”
Clarissa annuì: “Volentieri! Grazie per la birra, a proposito… e per la serata in generale…”
“Non dirlo neanche, Thompson… Grazie a te per la compagnia…”

Allungò le braccia verso di lei, sorridendogli dolcemente, e lei si rifugiò nella sua stretta affettuosa, chiudendo gli occhi mentre si aggrappava morbidamente alle sue spalle, leggermente ricurve per adattarsi alla sua altezza limitata.

Stettero in silenzio per qualche secondo, senza nessun imbarazzo, semplicemente godendosi quel momento che li vedeva uniti nella loro affiatata fratellanza.

Fu Tom il primo a sentire il bisogno di parlare.

“Claire?” la chiamò, sollevando il mento dalla sua spalla.
“Sì?” gli chiese lei, immobile la voce vagamente ovattata, con la bocca vicina alla stoffa della sua giacca.
“Stasera stavi davvero bene, senza scherzi…”

Arrossì violentemente nel dirlo e se ne sorprese, sorridendo di se stesso.
Clarissa si distaccò leggermente dall’abbraccio, lo guardò con gli occhi che brillavano e disse, spalancandogli un sorriso in faccia: “Grazie! Stavi bene anche tu! E sei diventato tutto rosso!”
Mentre Tom ridacchiava nervosamente a causa di quella sua osservazione, lei ringraziò la penombra in cui era posizionata, sotto il portico di casa, che aveva impedito al suo viso di venire illuminato in tutto il suo rossore imbarazzato, al contrario di Tom, irradiato dalla luce del lampione.

“E non prendermi per il culo!” sbottò divertito il chitarrista, vedendola ghignare.
La sua amica gli prese il capo tra le mani, gli stampò un bacio in fronte e lo salutò.
“Buonanotte, Fletcher… Ci vediamo la prossima settimana! Ti chiamo io!”
“’Notte, Thompson…”

Si chiuse la porta alle spalle, lasciandolo con quel solito sorriso.
Un misto di ironia, felicità e, stavolta, anche qualcos’altro.
Forse malizia.
Ma che importava.

Si mise le mani in tasca e s’incamminò verso la sua Mini, ignorando totalmente il marchio appiccicaticcio e rossastro del lucidalabbra di Clarissa stampato sulla sua fronte.

THE END

 ***

I versi utilizzati nella shot, nonché il suo titolo, provengono da "The way you look tonight" di Frank Sinatra; non c'è nessuno scopo di lucro, così come con "Somebody to love" di Thicke e Leighton Meester, menzionata in cima alla pagina.

Con questo mio scritto non intendo offendere nessuno; i McFly e Tom Fletcher non mi appartengono, e il personaggio di Clarissa è fittizio, come già sapete.
L'intero racconto è frutto della mia fantasia.

 

   
 
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