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Autore: Leonhard    05/08/2010    7 recensioni
Non so quanti di voi abbiano mai avuto a che fare con i SeeD; molto probabilmente, alcuni non li hanno mai visto in azione, altri sanno a malapena che esistono, altri invece, potrebbero persino averne uno come amico. Ma vi posso garantire che nessuno di voi, dico nessuno, ha avuto a che fare con loro come me.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEED'S EYES

 

 

 

Non so quanti di voi abbiano mai avuto a che fare con i SeeD; molto probabilmente, alcuni non li hanno mai visto in azione, altri sanno a malapena che esistono, altri invece, potrebbero persino averne uno come amico. Ma vi posso garantire che nessuno di voi, dico nessuno, ha avuto a che fare con loro come me.

Piacere, mi chiamo Rinoa Heartilly, una ragazza normale, con progetti, sogni, amici e speranze. Beh, normale non più molto, dal momento che sono una Strega. Sì, esatto: una Strega, proprio come quelle nelle favole, solo che io non vivo in una casetta di marzapane, non regalo mele avvelenate, non faccio addormentare la gente con un fuso e non mi sognerei mai di trasformare un principe in una bestia. Non sono forte, anzi: ho molta paura dei miei poteri e quando posso, evito le battaglie.

Ma torniamo a noi; ho scoperto che la SeeD esiste grazie al mio ex ragazzo, un tipo biondo e strafottente. Lui studiava per diventarlo: diceva che loro non erano l'elite dell'esercito, ma l'unico esercito in grado di fronteggiare una Strega. Come potevano fare e come facessero a riconoscerle, furono domande a cui non seppe rispondermi.

Quando entrai in contatto con quattro SeeD, rimasi sbalordita: stando a quello che mi avva detto Seifer, il mio ex-ragazzo, mi ero fatta l'immagine del soldato muscoloso, ligio al dovere, che stava sempre muto, tranne per dire il solito "Informazione riservata" con tono militare. Per questo rimasi leggermente sorpresa quando li incontrai: erano ragazzi normali, miei coetanei, anche loro con sogni ed amicizie, esattamente come me.

Ricordo ancora adesso che sono una SeeD anche io la prima missione che feci con loro: mi stupirono. Lo considerai un successo dentro un fallimento, dal momento he mi permise di avvicinarmi di più a loro. A quel tempo, io e Squall non andavamo d'accordo: insomma, chi avrebbe mai potuto sopportare un ragazzo come lui? Anche se adesso ricordo quei tempi con un sorriso, allora era stato difficile accettare e, soprattutto, farsi accettare da lui. Perchè mi sono ostinata con lui? Onestamente non saprei dirlo. Forse perchè era così diverso dai suoi compagni, forse perchè era più forte dei suoi compagni, forse perchè, a conoscerlo meglio, era più profondo dei suoi compagni. Oppure per gli occhi.

Gli occhi dei SeeD.

Avete mai visto gli occhi di un SeeD? Non sono i loro veri occhi: gli occhi di una persona ne rispecchiano l'animo, ma alcune persone sanno ingannare anche i propri occhi. Squall era uno di questi. A differenza dei suoi compagni, lui aveva tre tipi diversi di occhi: quelli gelidi, quelli innamorati e quelli da lavoro. Gli occhi da lavoro: pazzesco. Lo so, state ridendo, oppure avete riso quando avete letto, ma vi garantisco che non c'è proprio nulla da ridere.

A me, per esempio, fanno paura.

La prima volta che li vidi, non fui in grado di fare più nulla. Zell, Selphie, Quistis ed Irvine: i loro occhi erano così diversi quando combattevano. Arrivai a pensare che non erano umani: arrivai a pensare che avevano subito qualche operazione, qualche modifica genetica: non era possibile che persone così aperte, sincere, spontanee e sorridenti, potessero trasformarsi in assassini da un momento all'altro. Squall era il più inquietante di tutti: i suoi occhi normali erano gelidi, ma i suoi occhi da lavoro erano terrificanti.

Già, giusto: voi probabilmente non avete mai visto un SeeD oppure non avete fatto caso ai suoi occhi. Credo che la maestria che dimostrano sul campo di battaglia serva proprio a questo: a distogliere l'attenzione da ciò che spiega perfettamente cosa sono i SeeD.

I SeeD sono persone. Persone che hanno perso tutto o che non hanno mai avuto null'altro che la loro stessa vita. Gli occhi di un SeeD sono freddi, vuoti, spenti. Adesso sono felicemente fidanzata con Squall, l'inquietante caposquadra dagli occhi di ghiaccio, ma quegli occhi spaventosi li vedo ogni volta che vibra il suo Gunblade contro qualcosa che si muove, umano o mostro. Una volta, Squall mi ha spiegato che saper uccidere non è un arte: è una qualunque abilità di cui una persona dispone, come saper cucinare, stirare, andare in bicicletta o nuotare. Cosa differenzia tutte le cose che ho appena elencato? Il tempo necessario per imparare. Alcune cose, poche ore, altre anni. Ecco, imparare ad uccidere non è niente altro che una scommessa. Per imparare ad uccidere bisogna provare.

La prima volta, mi ha spiegato, è sempre difficile: ci si sente nervosi, si ha la sensazione di non riuscire a farcela, paura di non farlo bene. Ma poi, come ogni cosa nuova, una volta fatta si scopre che era una cosa semplice. Tuttavia, la particolarità del requisito fondamentale di un SeeD, uccidere, entra in gioco a carte in tavola. È il dopo, la scommessa: la reazione che una persona più avere guardando un cadavere e sentendosi le mani sporche di sangue.

Tanti sentimenti, tante reazioni, e solo quelli che non le sentono, o fingono di non sentirle, hanno le carte per diventare SeeD. Ma gli occhi non mentono mai. Uccidere lascia sempre il segno.

Ne erano una prova gli occhi folli di Seifer, quelli concentrati di Zell, quelli fissi di Irvine, quelli spenti di Selphie, quelli vuoti di Quistis.

E quelli di Squall, che raggruppavano tutti gli occhi dei suoi compagni, condendoli con un bel paio di occhiaie nere e con una spruzzata di gelo. Macchine. Ecco, questo è il termine adatto per descriverli: macchine.

Macchine che, premendo un pulsante, vivono...ridono...scherzano...amano...ma premendo l'altro pulsante, improvvisamente risate, scherzi, amore, la vita stessa, vengono messi in un cantuccio, in castigo, mentre la personalità del soldato viene fuori. Tutti credono che un buon soldato si riconosce dalla sua maestria con le armi o dal sangue freddo che dimostra nelle situazioni disperate. In quel caso, sarei fidanzata con il soldato perfetto, o almeno con ciò che più gli si avvicina.

Io dico che per vedere il grado di esperienza di un soldato basta guardarlo negli occhi mentre uccide.

Le cose, con il passare del tempo, sono cambiate: io sono diventata una Strega, mi sono innamorata di Squall e, con il tempo, anche lui si è innamorato di me. La cosa mi ha resa talmente felice che i suoi occhi da lavoro non mi fanno più paura. Adesso viviamo a Balamb, in una casetta pagata con fatica e sudore. E sangue. Sangue di mostri, di umani, di altri soldati e di altri SeeD. Mi giro nel letto e lo guardo. Sta dormendo: i suoi occhi sono chiusi ed il suo torace di alza e si abbassa ad intervalli regolari. So perfettamente che se lo chiamo, anche solo sussurrando il suo nome, lui aprirà gli occhi e mi donerà un sorriso; non si sognerebbe mai di guardarmi nel modo in cui guarda le sue vittime pochi secondi prima di finirle. E lo faccio: ho bisogno di sapere che lui mi ama e che non mi guardarebbe mai con quegli occhi. Lui si sveglia, mi guarda con lo sguardo che voglio vedere e mi sorride. Con voce assonnata, ma dolce, mi saluta, mi chiama per nome. Dio, non mi sono mai resa conto che il suono del mio nome potesse essere così bello, se lo pronunciava lui.

Rinoa: inizia bruscamente, ma le ultime tre lettere formano un suono che rilassa anche chi lo pronuncia. Io non sono mai riuscita a rendere il mio nome così dolce e, come mi ha appena detto, anche io riesco in qualche modo a rendere melodico il suono del suo nome.

Lo guardo negli occhi, rendendomi conto di esserne incantata e non gli rispondo subito. Quegli occhi. Freddi, misteriosi, pensierosi, assenti, dolci. Spietati, vuoti. I suoi occhi.

"Volevo solo guardare i tuoi occhi, Squall" sussurro, sentendo di amarli. Quegli occhi. Mi hanno spaventato, incuriosito, emozionato, fino a farmi innamorare. Si: sono innamorata di lui e so che anche lui lo è di me. Lui sorride. Diamine, chiunque altro si sarebbe girato dall'altra parte, con un grugnito poco soddisfatto e si sarebbe messo a dormire, ma lui no. Ecco, adesso mi passa una mano sul viso, delicatamente, poi mi attira a sè e mi bacia, cingendomi alla vita. Si separa e mi guarda negli occhi, amorevole e premuroso, non come una balia verso una bambina, ma come un uomo verso una donna.

"Su, dormiamo" sussurra. "Sono le tre del mattino: domani sarò qui, promesso". Io mi premo contro di lui e chiudo gli occhi. Per nulla al mondo lo lascerei: un assassino che vuole la mia felicità, un soldato il cui unico desiderio è stare con me.

Un SeeD che l'ultima cosa che vuole è farmi del male.

Ed io sono sua, sono persa senza di lui. I suoi occhi hanno paralizzato anche me, come hanno fatto con tutti gli altri. Sento i suoi muscoli sotto le mie dita, le sue mani contro la mia schiena, il suo cuore contro il mio orecchio: sto bene. Sto maledettamente bene al suo fianco. I suoi occhi, che una volta mi davano l'istinto di allontanarmi, ora sono ciò che più mi rassicura. So che nessuno può farmi del male, perchè finchè ci sarà lui, finchè ci saranno i suoi occhi, io sarò salva. Invulnerabile. Sua.

Sì: io sono sua. Sono la donna di un soldato.

Sono la Strega di un SeeD.

 

 

 

 

RAGAZZI, NON SO COSA MI SIA PRESO A FARE UNA COSA DEL GENERE. FORSE UN ATTIMO DI DEPRESSIONE DOVUTO AL FATTO CHE HO FINITO LA FANFIC PRECEDENTE. COMUNQUE, SPERO DI AVER FATTO UN BUON LAVORO.

CIAO A TUTTI!

   
 
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