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Autore: Tali    05/08/2010    6 recensioni
Odore di sangue, la testa che ti scoppia di dolore.
Polvere, silenzio, lampi di luce che esplodono nella tua mente, come ricordi vecchi, recenti, in fondo cosa cambia?
Un ricordo è vecchio dal momento in cui diventa tale.
Ma un ricordo può bruciare in un modo così dilaniante?
Un ricordo può lasciarsi dietro una scia di infuocato dolore?
Ti alzi in piedi, cercando di mettere a fuoco i pensieri confusi che ti riempiono la testa.
Sei circondato da polvere, respiri affannati, e anche se nessuno grida, senti come uno strillo lacerante dentro il tuo cuore.
Eppure ancora non riesci a capire cosa sei, dove sei, chi sei, qual è la causa di tanto dolore.
Ti lasci crollare su un masso, la testa fra le mani, chiudi gli occhi, cerchi di capire.
Ricordi i sentimenti che hai provato di recente ma non ne ricordi il motivo.
Ti stringi la testa, ti strappi quasi i capelli, eppure niente, riesci solo a ricordare la stessa sequenza di emozioni: sorpresa, sollievo, felicità pura, improvvisa paura, rabbia, terrore, straziante dolore.
Poi, improvvisi, ti esplodono nella mente un paio di occhi verdi pieni di lacrime, ti appare come se l’avessi davanti una chioma castana che frusta l’aria, un urlo maschile, il corpo minuto di una ragazza che crolla davanti a te lasciandosi dietro una scia di profumo all’arancia.
E improvvisamente ricordi.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitoloprimo4

 

Capitolo Primo

 

Era buio pesto, e faceva un freddo da gelare l’anima.

Sembrava di essere in un covo di Dissenatori, ma Rose sapeva che non era così.

C’era profumo di foresta , e di montagne.

Nell’oscurità si sentì il rumore di un ramoscello che si spazzava sotto i piedi di qualcuno.

Poi ci fu un urlo agghiacciante, e il brillìo di un’improvvisa luce illuminò una radura con al centro una torre diroccata, da cui uscì una ragazza sottile coperta di stracci.

I lunghi capelli biondo miele un tempo dovevano essere stati belli, degni di una Veela , ma ora erano sporchi e aggrovigliati.

Senza preavviso, la ragazza afferrò le mani di Rose, gli occhi verdi che supplicavano aiuto.

< Rose… > sussurrò con voce spezzata.

Tutto tornò improvvisamente buio, si sentì qualcuno urlare < Crucio! > e altre urla agghiaccianti riempirono l’aria.

E poi una luce abbagliante illuminò la stessa ragazza di prima, ma con i capelli puliti e alzati sul capo come una ballerina.

Sulla nuca esile era tatuata una rosa, dalla quale cominciarono a cadere gocce di sangue rosso cupo…

< Rose… ROSE! >

Si ritrovò seduta nel letto, sudata come se avesse la febbre.

Le coperte erano un groviglio color avorio.

Sulla soglia della camera c’era Al, i capelli corvini spettinati, la bacchetta tesa davanti a sé.

Rose si prese la testa tra le mani, poi cercò di sorridere al cugino che ora aveva acceso la luce e si stava avvicinando al letto.

< Sto… sto bene Al, era solo un incubo. Va’ pure a dormire. >

Albus si sedette sul letto della cugina e le posò una mano sulla fronte.

< E’ successo di nuovo, Al. > sussurrò lei dopo un paio di minuti di silenzio, con voce spezzata,

< Succede tutte le notti da un anno, ormai… sto impazzendo…>

Albus la strinse forte a sé, lasciandola sfogare.

< Mi manca tanto. > mormorò Rose debolmente.

< Anche a me Rosie. Mi manca da morire. >

 

*

 

Scorpius Malfoy non pensava mai.

Lavorava tutto il giorno, dalle sei di mattino alle dieci di sera.

Quando rientrava nel suo squallido appartamento, era troppo stanco per fare qualcos’altro che  non fosse bere whisky e fumare sigarette davanti alla televisione Babbana.

Scorpius Malfoy non pensava mai, e faceva di tutto per non averne il tempo, perché sapeva che se lo avesse fatto sarebbe rimasto talmente intrappolato nel suo dolore da giungere a conclusioni estreme.,

Lo scorso agosto, per esempio, a furia di pensare si erta trovato sul cornicione della finestra, a un passo dal saltare giù, i capelli biondo scuro frustati dal vento.

Cosa lo aveva salvato quel giorno, cosa gli aveva impedito il suicidio, Scorpius non lo sapeva con certezza. Ma aveva deciso di non correre più rischi.

Semplicemente, aveva smesso di pensare.

Aveva smesso di esistere.

Le uniche volte in cui si lasciava andare erano quando il suo sguardo indugiava sulla bianca, brillante Luna nel cielo.

Quelle volte, apriva il cassetto di un vecchio scrittorio di legno di cattiva qualità e ne cacciava un album di foto rilegato in pelle.

Le foto ingiallite mostravano quasi sempre due bambini, a volte con i genitori.

Si lanciavano palle di neve, si schizzavano nell’acqua, giocavano a scacchi, facevano merenda.

E sotto ogni foto, in un elegante grafia femminile, c’era scritto: Sel e Scorp a Natale, Sel e Scorp al mare, Sel e Scorp in salotto.

Selene.

Selene in greco significa Luna.

< Mi manchi, sorellina. >

 

*

Anche Albus Potter aveva un album di fotografie rilegato in pelle.

Prima di quel maledetto 3 luglio di un anno prima, Al non lo cacciava quasi mai.

Giusto il tempo, di tanto in tanto, di infilare qualche nuova fotografia.

Ma le cose erano cambiate, da quasi un anno a quella parte, e Al ormai era s0lito cacciare quell’album tutte le sere prima di andare a dormire.

L0 sfogliava quasi come se pagine fossero state ali di fata, troppo delicate persino per un Cercatore esperto come lui.

Quell’album era la loro storia.

C’era una foto, la prima dell’album, sull’Espresso di Hogwarts.

Seduti in uno scompartimento, tre ragazzi di undici anni salutavano allegri verso l’obiettivo, la campagna inglese che sfilava fuori dal finestrino.

Albus se lo ricordava bene, quel giorno.

Tutti gli scompartimenti erano pieni, quel giorno, e lui e Rose cercavano un po’ di pace dai parenti. Così si erano infilati in uno che pareva vuoto; e invece c’era Scorpius.

Mentre si presentavano, nessuno di loro tre immaginava che sarebbero stati legati, da quel giorno, per sempre.

Le altre foto mostravano sempre gli stessi tre ragazzi di prima, sempre più grandi…

E in più, c’era  un’aggiunta.

Selene. Dal secondo anno, la sorella di Scorpius era entrata a far parte del loro terzetto, trasformandolo così in un quartetto.

Non c’era sera in cui una lacrima solitaria non scendesse lungo una guancia di Al, quando i suoi occhi si posavano sulla loro ultima foto insieme, nel giardino di casa Malfoy.

Era estate. Albus ricordava il sollievo per la fine degli esami, Rose che aspettava ansiosa i risultati, Scorpius che la prendeva in giro come sempre…

E ricordava benissimo persino il preciso istante in cui quella foto era stata scattata.

 

L’erba appena tagliata profumava. Il sole stava tramontando e una leggera brezza smuoveva i capelli delle ragazze.

< Andiamo, svelti, facciamo questa foto e torniamo dentro! Ho un brutto presentimento, oh, lo so! Stanno per arrivare le lettere con i risultati e io sono sicura di aver fatto un disastro a Trasfigurazio… AAAAARGH! Scorpius Malfoy, mettimi immediatamente giù! >

Ma lui non l’ascoltava. L’aveva presa in braccio come uno sposo fa alla sua sposa e aveva subito provveduto a zittirla con un bacio.

< Sta’ zitta, Weasley. > sussurrò contro le sue labbra.

< Mmmpf. > fu la risposta rassegnata della ragazza.

Tzé. Provateci voi a resistere ad un bacio di Scorpius Malfoy.

< Quando voi due piccioncini avrete smesso di sbaciucchiarvi, ci sarebbe una foto che ci attende! >

Selene lanciò uno sguardo divertito al fratello e alla migliore amica, poi sobbalzò: qualcuno le aveva sfiorato i fianchi, abbracciandola da dietro.

< Ehi, piccola. > sussurrò Al, la guancia contro quella di Selene.

< Ehi. > ribatté lei, girando appena la faccia per baciarlo.

< E poi eravamo noi i piccioncini! > disse Scorpius alzando un sopracciglio.

< Si, ma facciamo in fretta, dobbiamo tornare dentro, nel caso arrivassero le lettere con i risult…>

< Va bene, Rosie, va bene! Abbiamo capito! >

 

Si erano messi in posa tanto in fretta che Al era venuto con lo sguardo verso Selene, mentre l’abbracciava da dietro, e accanto a loro Rose e Scorpius si guardavano, l’una in braccio all’altro, lei in cagnesco, le braccia incrociate al petto, lui esasperato, mentre però la stringeva a sé con tenerezza.

Selene era l’unica a guardare l’obbiettivo, e rideva, rideva…

Che bel sorriso che aveva.

Era il 2 luglio.

Ciack.

< Mi manchi, piccola. >


Spazio autrice :D

Salve gente! Allora, questa è la mia prima Fic e farà pena, lo so u.u

Sarà mooolto lunga, quindi se vi imbarcate in quest'avventura, è bene che sappiate a cosa andate in contro: non sono per niente puntuale o costante, ma poichè ho già scritto parecchi capitoli, spero di non farvi mai aspettare molto...

Insomma, che dire? Leggete, e fatemi sapere che ve ne pare, per favore, perchè così so se continuare o no!

Bacioni,

Bea.

   
 
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