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Autore: Sy_92    05/08/2010    2 recensioni
Sharon è una bibliotecaria che una notte si ritrova nel posto giusto, ma nel momento sbagliato.
Dopo quella notte la sua vita non sarà più la stessa.
Lui era infuriato, con un balzo si avvicinò alla ragazza e con le braccia la bloccò al muro.
Inclinò la testa fino a sfiorarle con le labbra fredde l'incavo sotto il mento.
Lei sentendo il fiatto fresco di lui sul collo, rabbrividì.
Chiuse gli occhi, pronta a morire...
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5. Surprise

Capitolo 5. Incident?..

Prima di scendere dall'auto venne fermata dal vampiro.
«Se dirai a qualcuno ciò che sono Sharon, ti troverò e credimi non sarà per niente una visita piacevole. Neanche immagini ciò che ti farò» disse lui con voce agghiacciante.
Sharon afferrò al volo il concetto. «Non ne farò parola con nessuno»
Un po' era dispiaciuta di dover lasciare quel vampiro, infondo si era comportato bene con lei.
Uscì tremante dalla macchina e si avviò alla porta di sua zia.
Suonò il campanello per due volte prima che la donna andasse ad aprirla.
«Sharon? Che fai qui?» domandò sorpresa la zia.
La ragazza si voltò e vide la macchina nera andare via.
«Ciao zia!»
Le due si abbracciarono ed entrano in casa.
La sorellina era seduta in soggiorno a fare i compiti e non appena vide Sharon varcare la porta le andò incontro e le saltò in braccio.
«Shay!! Che bello vederti!» disse la piccola tra le lacrime.
«Sono felice anch'io di vederti Maya!». Sharon la strinse a sé. Era contenta di vedere la sua adorata sorellina.
Non la vedeva da circa quattro mesi se non di più.
Maya assomigliava molto alla sorella. Aveva un viso tondo e paffuto, con due occhi grigi come i suoi, i capelli le ricadevano sulle spalle in morbidi boccoli dello stesso colore castano della sorella.
Per avere sei anni era una bambina abbastanza sveglia, ma anche molto sensibile.
«Allora sorellina che facevi prima del mio arrivo?».
Maya scese dal grembo della sorella per guidarla al tavolo. Le mostrò un disegno che aveva fatto lei.
«E' bellissimo». Nel foglio vi era disegnata lei con tutta la sua famiglia, tutti e quattro si tenevano la mano e sembravano felici.
«Shay mi mancano tanto» disse la sorellina, rattristandosi.
Sapeva quando quella piccola creatura soffriva per la lontananza dei genitori ed era dispiaciuta.
I genitori facevano un lavoro che li costringeva a stare sempre in giro per il mondo, a causa di questo motivo potevano vedersi solo una volta all'anno.
Così la zia Dafne accettò di prendersi cura lei di loro e all'età di 17 anni Sharon si trasferì in un'altra città, ma di tanto in tanto andava a far visita alla zia e a Maya.
«Lo so piccola, ma non preoccuparti ci siamo qui io e la zia» rispose accarezzandole i capelli.
«Rimarrai qui con me e la zia?».
«Si Maya».
La sorellina sorrise contenta e tornò a fare i suoi compiti. 
La zia entrò nel soggiorno con due tazze fumanti di the. 
«Tesoro come mai sei qui?» chiese dando una tazza alla nipote.
La ragazza iniziò a raccontare la spiegazione che aveva ideato in motel. 
La zia rimase ad ascoltarla in silenzio.
«Va bene Shay. Se è così potrai stare qui per tutto il tempo che desideri» disse la zia quando la ragazza terminò il suo racconto.
«Grazie zia Dafne».
Sharon guardò sua zia. Lei era così diversa da sua madre, non sembrano nemmeno sorelle. Avevano due caratteri completamente diversi, l'una l'opposto dell'altra.
Eppure si volevano bene e nonostante non approvasse il fatto che sua sorella stesse così distante dalle figlie, aveva accettato di prendersi cura di loro.
Durante la cena Maya raccontò dei bei voti che aveva preso a scuola, delle maestre che le erano simpatiche o antipatiche e di tutto ciò che faceva a scuola.
Sharon era contenta di vedere sua sorella felice.
Finito di cenare aiutò alla zia a sparecchiare la tavola.
«Tesoro va a riposarti, finisco io qui». La zia prese il piatto che stava lavando la nipote e continuò lei.
Sharon diede la buonanotte alla zia e andò in camera sua.
Erano passati quasi tre anni da quando aveva lasciato quella casa, eppure la piccola camera era rimasta come la ricordava. Trovò la sua vecchia camicia da notte nella cassettone in legno.
Era un po' corta forse, ma per dormire sarebbe andata bene.
Quando si mise a letto qualcuno bussò alla sua porta.
«Avanti».
Maya entrò nella stanza con un grande libro azzurro.
«Mi leggi una storia della buonanotte?» domandò la piccola, facendo gli occhioni teneri.
«Ma certo. Vieni qui» rispose Sharon, battendo la mano sul letto.
La bambina si distese accanto alla sorella e quest'ultima iniziò a leggere una favola finché entrambe non si addormentarono.
La mattina Sharon fu svegliata dalla luce del sole, si alzò e scese sbadigliando al piano di sotto.
La casa era silenziosa e nel tavolo della cucina vi trovò un biglietto scritto con una calligrafia accurata. Era la scrittura di sua zia che le augurava il buongiorno e avvisava che sarebbe tornata per l'ora di pranzo con Maya.
Dopo aver sgranocchiato delle fette biscottate con la marmellata, tornò di sopra in camera sua.
Riportare in ordine l'armadio fu un lavoro che la tenne impegnata per tutta la mattina. A mezzogiorno inoltrato aveva ormai finito di catalogare i suoi vestiti. Non ricordava nemmeno di averne lasciati così tanti in quella casa.
Sorrise, soddisfatta del lavoro che aveva fatto.
Magliette, gonne e jeans ora erano messi in ordine su diversi ripiani e i vestiti che non le stavano più giacevano in ordine nel suo letto.
La zia e la sorellina tornarono a casa non appena Sharon ebbe finito di farsi un bagno caldo.
«Sharon siamo tornate». La voce giungeva dal piano di sotto.
Si vestì e scese al piano di sotto, dove trovò sua sorellina intenta ad aiutare la zia ad apparecchiare la tavola.
Per non starsene con le mani in mano, anche Sharon aiutò la zia e iniziò a tagliare l'insalata.
Quando il pranzo fu pronto, si sedettero a tavola e nel mentre che mangiavano chiacchierarono su ciò che ognuna aveva fatto quella mattina. 
Dopo finito di mangiare Sharon aiutò la sorellina con i compiti.
La sera nel mentre che Sharon era stravaccata nel letto a fissare il soffitto, il suo cellulare squillò.
Guardò il display e vide che era Josh a chiamarla, premette il tasto verde e rispose.
«Hey Josh..»
«Shay! Allora sei ancora viva..!! Mi hai fatto stare in pensiero» rispose l'amico, preoccupato.
«Si scusami ieri volevo chiamarti..»
«Tranquilla! Se hai bisogno di stare ancora a riposo va bene. Magari stasera passo da te». Silenzio.
«Shay tutto bene?» domandò Josh, non sentendo una risposta da parte dell'amica.
La ragazza chiuse la porta di camera sua per non farsi sentire.
«Josh ora sono da mia zia Dafne a Saint Louis, ma tornerò presto!» spiegò.
«Che ci fai a Saint Louis?»
E ora che doveva rispondergli?
«Sharon la cena è pronta» urlò la zia dal piano di sotto.
Tirò un sospiro di sollievo. Era stata salvata dalla zia.
«Ti spiegherò tutto quando torno. Ora devo andare» 
«Shay aspetta..»
«'Notte Josh, ti voglio bene» lo interruppe lei.
Prima di chiudere la chiamata fece in tempo a sentire la risposta di Josh.
«'Notte anche a te Shay. Torna presto».
Le dispiaceva mentire anche a Josh. Odiava le menzogne, come odiava dirle.
Era già troppo mentire alla zia e ora l'avrebbe dovuto fare anche con Josh.
Dopo cena giocarono tutte e tre a monopoli e poi andarono a dormire.
Sharon dalla sua camera aveva un'ottima visuale delle stelle e tra quei miliardi di punti bianchi riconobbe Alcyone. Sorrise e andò a coricarsi pensando a Matt.
Passarono quattro giorni e Sharon iniziò ad abituarsi alla sua routine.
Aiutava sua zia con le faccende domestiche e a volte anche con il lavoro, quando se lo portava da sbrigare in casa.
La zia era la titolare di un negozio di abbigliamento e Sharon l'aiutava a riorganizzare l'inventario dell'ordine del magazzino. 
«Zia se vuoi oggi posso venire a lavoro con te!» propose entrando in cucina. Quella mattina si era svegliata presto e non sapendo cosa fare sarebbe andata in negozio se la zia avesse avuto bisogno di lei..
Maya era seduta a tavola a mangiare i suoi cereali, mentre zia Dafne bruciava qualcosa sui fornelli.
Un odore di bacon invase tutta la cucina.
«No cara, tranquilla. Però potresti andare tu a prendere Maya oggi?». La zia servì il bacon e le uova strapazzate a Sharon. 
«Certo» rispose la ragazza, guardando la sorellina che le sorrise.
Quando la zia e Maya uscirono Sharon rimase sola, non avendo nulla da fare decise di chiamare Josh, era da un po' che non si sentivano.
Il cellulare squillava, ma nessuno rispondeva, così gli lasciò un messaggio nella segreteria telefonica.
Nella scrivania della sua stanza vi era un vecchio computer lo accese ed entrò su internet, la connessione era lenta.
Quando finalmente ebbe accesso alla pagina di google, iniziò la sua ricerca.
Provò a cercare qualche informazione sui cacciatori - o qualunque alta cosa fossero - di Matt. Digitare i loro nomi, ma non trovò niente.
Alla fine senza sapere come, si ritrovò a leggere leggende sui vampiri.
La descrizione era la classica: pelle bianca, canini aguzzi, forza sovrumana e bla bla bla.. Le solite cose che leggeva anche sui libri.
Ricordava però che la pelle di Matt non era fredda, si chiese il perché..
La sua ricerca vanne interrotta dal suono del campanello, così si precipitò al piano di sotto per rispondere.
Aprì la porta e sulla soglia vi erano due poliziotti del luogo.
«Buongiorno. Lei è la figlia della signora Frears?» chiese il poliziotto dalla carnagione olivastra, con voce calma.
«No sono sua nipote. Che succede?» domandò esitante.
Che volevano i poliziotti dalla zia?
Non le piacque per niente l'aria con cui la guardava il poliziotto che aveva parlato, era preoccupazione e disaggio ciò che vide nel volto dell'uomo.
«Possiamo entrare?»
«Si, prego». Sharon si scostò dalla porta per permettere ai poliziotti di entrare in casa e gli condusse gentilmente in soggiorno.
«Signorina si sieda. Ciò che sto per dirgli non sarà una cosa piacevole».
Sharon sentì le lacrime agli occhi. Iniziava a preoccuparsi, perché i poliziotti avevano detto così? Cos'era successo alla zia?
«Preferisco stare in piedi» rispose con voce calma. Non sapeva per quanto ancora potesse trattenere le lacrime.
«Signorina sua zia..» esordì lentamente il poliziotto e lei lasciò che continuasse. Ciò che disse dopo fu come una doccia fredda in pieno inverno.
«E' morta in un incidente stradale».
Fu allora che le lacrime iniziarono a scorrere lungo il volto della ragazza. Il suo corpo era percorso da fremiti.
Le sue gambe cedettero e con un forte suono cadde a terra.
E sussurrò appena un "No" che udì solo lei!
«Signorina...». Le parole del poliziotto parvero lontane da lei, ciò che disse dopo non lo sentì nemmeno.
La testa iniziava a girare, le lacrime non smettevano, sentiva l'aria mancarle e il cuore batteva talmente forte da farle male.
Per un momento parve che anche la sua vita stava finendo. 
Qualcuno l'aiutò a rialzarsi e farla sedere nel divano.
Gli occhi ero offuscati dalle lacrime. Si asciugò la faccia con la manica del maglione e mise a fuoco le due figura davanti a lei.
Il poliziotto che per tutto il tempo era rimasto zitto le porse un bicchiere d'acqua. Doveva essere andato a prenderlo nel momento in cui lei era caduta nel suo stato di shock.
Prese il bicchiere e bevette un sorso d'acqua per rinfrescarsi la gola.
«Signorina ci dispiace» detto ciò i poliziotti lasciarono la ragazza sola.
Sharon era in preda alla disperazione.
Solo quando guardò la sveglia appesa sul muro, si ricordò di dover andare a prendere la sorella.
Si sciacquò velocemente la faccia. I suoi occhi erano ancora gonfi e arrossati.
Prima di uscire si mise gli occhiali da sole, almeno così avrebbe nascosto i suoi occhi a Maya, non voleva allarmarla.
Avrebbe pensato più tardi cosa dirle.
Prese la vecchia macchina della zia, una Punto nera e si diresse alla scuola di Maya.
Ormai tutti i bambini dovevano essere già usciti e non vedendo sua sorellina arrivare entrò nel grande edificio.
Percorse un lungo corridoio finché non vide una maestra.
La fermò e dicendo che era la sorella di Maya chiese dove poteva trovarla.
«Maya è già uscita. Un ragazzo che ha detto di essere suo amico l'ha presa dieci minuti fa». La donna si sistemò gli occhiali da vista, che continuavano a scivolarle sul naso.
Era una donna non molto giovane, con qualche ruga in viso e aveva la classica figura di un'insegnante. 
«Un mio amico?» chiese Sharon, credendo di aver capito male.
«Si ha detto di essere un caro amico di famiglia. Era un bel giovanotto, alto, muscoloso e con un bel sorriso». La donna sorrise al ricordo di quel ragazzo.
Sharon annuì ringraziando la donna e tornò alla sua macchina.
Pensò a chi potesse essere quest'amico e subito le venne in mente Josh. Di sicuro era lui, perché lei non aveva altri amici. 
E poi a parte Josh nessuno sapeva che lei era li. 
Pensò anche a Matt, ma lui aveva capelli rossi e poi i vampiri uscivano solo di notte, o almeno questo era ciò che dicevano le leggende.
Arrivata a casa, trovò una magra figura ad attenderla in soggiorno. 
«Ciao Sharon»





Chi è che la sta attendendo in soggiorno??
Mistero..
   
 
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