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Autore: AstoriaGreengrassMalfoy    05/08/2010    1 recensioni
Una brava ragazza dovrà fare i conti con un doloroso passato, ma ancora non lo sa.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni sera Maria finì il libro, si alzò dalla poltrona e andò a letto.

Non sapeva quello che l’indomani le sarebbe accaduto.

La mattina, come tutte le domeniche andò in chiesa; era una ragazza molto religiosa e non mancava mai alle funzioni. Tornando a casa i suoi pensieri furono interrotti da un latrato. Subito le ricordò attimi della sua infanzia che da tempo cercava di dimenticare.

Un immagine si stagliò nella sua mente, limpida come il giorno in cui le si fissò nella testa: suo padre, o per meglio dire ciò  che ne restava, giaceva inespressivo sul letto, le coperte zuppe di sangue vivo e fluido,un occhio fisso nel vuoto l’altro dimenticato sul pavimento.

Era stata lei a scoprire lo scempio che, si rivelò, essere stato causato da un cane selvatico, che era entrato affamato dalla finestra della camera, nella casa di campagna in cui Maria e la sua famiglia trascorrevano spesso i finesettimana.

Ricordava di aver corso per il lungo corridoio con dei fiori in mano, urlando: "PAPà GUARDA CHE COSA HO RACCOLTO!..." poi aveva aperto la porta e i fiori, cadendo sul pavimento, si erano macchiati di sangue.

Cercando di scacciare quei dolorosi pensieri, Maria si mise a correre fino a casa. Là, davanti al suo uscio, trovò qualcosa che mai si sarebbe aspettata di trovare, o forse, più probabilmente, non voleva trovare:  un cucciolo di beagle, infreddolito e affamato che la guardava con occhi imploranti. Subito nella sua mente balenò un idea e, con gentilezza fece entrare il cagnolino nella sua dimora.

Si chiuse la porta alle spalle e condusse il cucciolo nel soggiorno dove prese il libro che aveva terminato di leggere la sera prima e lo scagliò con violenza, ira e vendetta contro il cucciolo che, emettendo un guaito appena udibile, poggiò la testa sul tappeto orientale, finemente lavorato, ed esalò l’ultimo respiro.

Maria si sedette sulla poltrona e osservò gli occhi sbarrati dell’animale, si accorse che la morte del cane non l’aveva toccata anzi l’aveva sollevata e portò le spoglia del quadrupede in giardino per “darlo in pasto” alla terra dove mille specie di fiori crescevano sotto il suo controllo.

Tornata in casa si rese conto del senso di libertà che l’aveva abbracciata e pensò di essersi liberata per sempre di quell'immagine che la perseguitava da anni.

La mattina dopo uscì per fare jogging e nel tragitto incontrò il cane della vicina, una cagnolina di razza, scodinzolante che incominciò a rincorrerla per giocare. Maria si accorse che l’istinto omicida scoperto il giorno prima cercava di sopraffare la sua calma e, come se fosse un gesto automatico, prese la cagnolina, la portò in casa e ripeté l’esecuzione avvenuta il giorno precedente; poi prese il corpo e lo seppellì in giardino, non si accorse che dal giorno precedente qualcosa stava cambiando: i suoi bellissimi fiori cominciavano ad appassire.

Ma lei era così presa da quella furia che non buttò nemmeno l’occhio sul frutto dell’impegno di anni.

E così cominciarono una lunga sfilza di sparizioni di cani nel quartiere. Nessuno sospettava che la ragazza casa e chiesa potesse celare un segreto così inconfessabile.

Maria andò avanti in questo modo per quasi un anno. Ma lei esteriormente non denotava cambiamenti, solo il suo giardino risultava non essere più fiorito come una volta.

Una domenica, Maria si apprestava a tornare a casa dopo la funzione religiosa, quando un cane, un terranova con il pelo morbido e nero, le cominciò a camminare a fianco senza produrre il minimo suono,sembrava quasi che le sue zampe non sfiorassero nemmeno l'asfalto, quasi fosse un illusione. Invece era vero e Maria lo sapeva, non disse nulla e, arrivata a casa lo fece accomodare in salotto, prese il libro e lo alzò all’altezza della testa per infliggere un colpo deciso al animale che, pur  avendo capito quale sarebbe stata la sua sorte non si mosse ne abbaiò.

A quel punto la ragazza sentì un dolore acuto che le attraversò prima la spalla poi l'avambraccio e, passando per il polso arrivò alla mano e lasciò cadere il libro.

Li vicino c’era un candelabro acceso che il libro urtò, le pagine coperte da chiazze di sangue ormai asciutto cominciarono a prendere fuoco e Maria nello stesso istante scoppiò a piangere.

Il cane le si avvicinò come per consolarla.

Dopo che si fu ripresa decise che non avrebbe mai più ucciso degli innocenti per un episodio che ormai non sarebbe potuto cambiare; capì che nulla poteva essere fatto per riavere indietro suo padre.

Andò in giardino, vide come aveva trascurato una delle cose più belle che le sue mani erano riuscite a creare con l’aiuto della natura. Vide che una sola cosa era sopravvissuta all’incuria della padrona di casa: un albero era li, sembrava che l’avesse aspettata come se avesse sempre saputo che Maria sarebbe tornata per prendersi cura di lui. 

   
 
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