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Autore: Meli_mao    05/08/2010    3 recensioni
[Makino/Garp/Shank]
"Garp tornò a ridere spensierato, tossendo per lo sforzo.
“Quanti anni sono passati? Dieci?” insistette sicuro lui.
“Credo…”
“Sono tanti…”
“Già”
“Chissà quante donne ha avuto in tutto questo tempo!”
Makino lo fulminò con un’occhiata, stringendo il manico dell’arma con vigore."
Una One-Shot che ritrae un momento di quotidianità alla locanda di Foosha. Niente triangolo amoroso, sia chiaro. Semplicemente i pensieri di un uomo vecchio quale è Garp, di fronte al vero valore che L'umanità dovrebbe seguire: quello del proprio cuore!
Buona Lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Shanks il rosso
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un uomo solo

Teneva tra le mani un cestino in vimini, pieno di verdure e frutta fresca. Faticava a portarlo, sostenendolo per il manico con entrambe le mani.
Gli stivali di gomma che indossa erano alti fino a sotto il ginocchio, e le permettevano di aggirarsi per le strade più diroccate, ma più veloci del villaggio.
Persino la salopette leggermente scollata con la gonna a palloncino e il lungo e pesante scialle sulle spalle però risentivano del vento freddo del nord.
Così, allungando i passi e affrettando l’andatura, si concentrò sul sentiero di fronte a lei.
Non aveva una storia da raccontare, Makino.
Era solo una barista, una ragazza sola in un villaggio sperduto.
Era forte e risoluta, fronteggiava anche pirati famosi all’occorrenza. Ma non era nulla.
Eppure la sua vita era stata segnata da un incontro. Un semplice e isolato scambio di sorrisi e sguardi, di frasi e di Rum.
E così, dalla più insignificante vita sperduta nell’East Blue, la sua era diventata vagamente ispiratrice per giovani ragazze che aspettavano di vedersi piombare nel bar un valoroso pirata dalle capacità incredibili.
Il problema restava che lei non si rendeva ancora conto della questione.
Avvolta da quei suoi abiti pratici e semplici, soppesando i pensieri con attenzione attorno alle attività da fare quel giorno, lei non prestava più molta attenzione al tempo che era stato.
Passato.
Un passato non destinato a ripiombare su di lei.
Il passato che accade solo una volta e che lei aveva lasciato andare.
Un passato così passato da non essere più nemmeno considerato.
E Makino ormai aveva smesso di ricordare.
Perché certe volte diventa insopportabile riesumare le mille sfaccettature legate ad un singolo avvenimento.
Non ci si ricorda solo dei sorrisi o degli sguardi, o delle risate e del Rum. Si riportano in superficie così tante altre cose… gli addio, le parole non dette, il dolore del dopo.
Ferite aperte e ricucite in malo modo, pronte a riaprirsi al primo movimento azzardato.
E quando si riaprono, ogni singola volta, diventa ancora più difficile trovare il filo giusto per rimetterle insieme.
Sbuffò, facendo scivolare sulle braccia il pesante scialle di lana verde non  appena si barricò all’interno della sua locanda.
Con un ultimo sforzo poggiò il cesto sopra al bancone in legno scuro e sorrise in direzione di un uomo stravaccato su una sedia vicino alla finestra.
“Finalmente, dove eri finita?” bofonchiò scontroso quello, indicandole il bicchiere vuoto tra le mani callose.
“Al mercato… il cartello diceva che era chiuso!” intimò fintamente irritata, afferrando però di slanciò una bottiglia aperta e portandola sul
tavolino al quale era seduto l’uomo.
Quello in risposta rise, riservandosi una buona dose di alcool da tracannare.
“Come è entrato?” chiese lei ad un certo punto, dubbiosa.
“Il vecchio sindaco ha le chiavi…” fu la risposta laconica.
Makino boccheggiò un attimo, incerta. Infine comprese fosse meglio lasciar stare. Ritornò al suo cestino dopo aver elargito l’ordine categorica di “restituirle”.
“Makino-san?”
Fu quel richiamo, basso e quasi rassegnato, a fermarla dal suo lavoro.
La voce così insolita persino per un ubriaco l’aveva fatta tremare.
Abbassò lo sguardo fino alle sue mani strette attorno ad un pomodoro di stagione.
Non avrebbe voluto rispondere, si sentiva in trappola. Ma sapeva che anche con il suo silenzio lui avrebbe parlato.
“Cosa c’è?” disse infine, calibrando il tono in modo da sembrare indifferente.
“Ti manca?”
Letale. Un colpo perfetto. Bersaglio centrato.
“Chi dovrebbe mancarmi?”
Stupida. Le bugie non le erano mai piaciute, forse proprio perché non era  mai stata brava a raccontarle.
Tre nomi avrebbero potuto rientrare in quella risposta.
L’ambiguità piaceva molto a Garp e Makino non riusciva mai a fronteggiarla.
“Quell’uomo…”
Ovvietà nella sua voce.
“Dovrebbe?”
E lei si decise a voltarsi, mantenendo un sorriso gentile.
“Ho sentito molte cose da quando sono tornato!” buttò li calmo, rilassandosi sullo schienale troppo piccolo per la sua corporatura.
“Non dovrebbe prestare attenzione a tutte quelle voci che circolano. Nemmeno la metà sono vere!” osservò asciutta, incastrandosi da sola con un accenno di nervosismo mal celato.
“Andiamo Makino-san… ascoltare un po’ di pettegolezzi mi aiuta a non pensare troppo!”
Lei strinse le labbra, borbottando qualcosa, consapevole che in quel momento tra i due era lui il più provato dalla situazione.
Fu la curiosità ad accendersi in lei e a vibrare così forte da non poter essere taciuta.
“In tal caso… che tipo di discorsi fanno?” chiese, dando di nuovo le spalle all’altro.
“In sintesi si parla di quello che la marina definirebbe alla larga un reato, mi cara!” Garp era quasi divertito da quel discorso e il sorriso smagliante che sfoggiò lo mostrava apertamente.
“Vuole arrestarmi dunque?” Makino si mantenne sul calmo.
“A quel tempo non era ancora così pericoloso… però certo, se i vostri rapporti fossero continuati…”
“Non lo sono!” esclamò asciutta afferrando da un cassetto un coltello e affettando con enfasi il povero pomodoro appena lavato.
Garp tornò a ridere spensierato, tossendo per lo sforzo.
“Quanti anni sono passati? Dieci?” insistette sicuro lui.
“Credo…”
“Sono tanti…”
“Già”
“Chissà quante donne ha avuto in tutto questo tempo!”
Makino lo fulminò con un’occhiata, stringendo il manico dell’arma con vigore.
“E questo cosa ha a che fare con me?”
Ma non ottenne risposta.
Garp si alzò, sistemandosi il maglione bianco e borbottando qualcosa riguardo al tempo pessimo nonostante la stagione.
Riportò il bicchiere e la bottiglia vuota al bancone, accompagnando il gesto a un grazie, ed infine si diresse verso la porta a due battenti.
“Sai Makino-san, forse dovresti fare un vacanza… una di quelle rilassanti su qualche isola deserta”
Lei lo osservò scettica per un momento, senza fermarlo.
“Se vuoi un consiglio, io sceglierei…”  Ma lei lo interruppe.           
“C’è un motivo particolare per cui mi sta dicendo questo, signor Garp?”
Lui scrollò le spalle, spingendo con un mano la porta.
“Forse è la vecchiaia che mi rende sentimentale. O forse sono solo questi tempi così cupi a farmi pensare che ci sia qualcos’altro in cui sperare!”
Si incupì in volto, scrutando per qualche secondo il pavimento sotto i suoi piedi.
“Makino-san?” la richiamò un’ultima volta, pentendosi quasi per aver detto quelle cose.
“Cosa c’è?” richiese lei, tristemente desolata da una nuova sensazione di paura.
“Non c’è mai una grande differenza tra gli uomini, che questi siano Marine o pirati intendo. Sono solo uomini e la giustizia che perseguono non è giusta o sbagliata a prescindere dalla loro posizione. Quel Shank non è un cattivo uomo nonostante tutto, mentre…” e il volto di Akainu gli apparve di fronte, così nitido da essere palpabile.
“… Non ha molta importanza ciò che dicono gli altri, lo sai vero?” concluse frettoloso.
“Lo so”
“Bene, allora va bene così…” e senza aggiungere altro uscì svelto trattenendo improvvisamente il forte desiderio di colpire qualcuno.

 

“Mi sorprende sempre, quel Garp!” disse una voce ironica dietro alle spalle di Makino.
“E mi ha sorpreso persino il tuo autocontrollo…” mormorò infine.
Lei non rispose, incantata ancora verso quella porta richiusa con forza dal vecchio Vice-ammiraglio.
“Sbaglio o ti stava per mandare da me su un’isola chissà dove?” insistette quella voce ed infine riuscì a schiodarla dalla sua posizione.
Makino voltò appena il capo, tanto per vedere un uomo poggiato contro lo stipite della porta sul retro.
“E perché piangi ora?” chiese improvvisamente allarmato quello, avvicinandosi lento a lei, mantenendo un sorriso dolce sulle labbra.
Le guance rosa di lei brillarono sotto le gocce salate inarrestabili che i suoi occhi continuarono a produrre.
“Shank…” singhiozzò, poggiandosi contro il bancone e tappandosi la bocca con una mano.
“Cosa c’è?” le chiese cortese, come una sorte di ritornello già sentito troppe volte in pochi minuti.
Ma sapeva esattamente i suoi pensieri.
Erano rivolti a quel vecchio stanco e deluso, a quel ragazzino sperduto e stremato, ed infine a quel corpo freddo e seppellito nell’oscurità.
“E’ così solo…” riuscì a dire appena prima che lui le offrisse il suo petto su cui lasciarsi andare.
“Vieni qui!” disse solo come un ordine educato.
“Lui non voleva che io fossi sola come lui…” continuò agitata.
“Allora cosa fai ancora qui?”  e lei lo osservò senza saper cosa dire.
“Seguilo e dirgli che può tenere quelle chiavi, no?” disse categorico.
“Si, capitano!” fu la sola esclamazione che le uscì in risposta.
Con uno scatto leggero gli lasciò un bacio sulle labbra e corse fuori.
“Ti aspetto qui!” urlò appena lui, non del tutto certo che lei lo avesse sentito, ma poco importava.
Aprì svogliato un armadietto in basso e ne estrasse una bella bottiglia invecchiata. Sorrise entusiasta della scoperta, prima di aprirla e iniziare a gustarsela. Poi, improvvisamente, sbiancò.
Se quel vecchio ora aveva le chiavi, avrebbe potuto entrare in ogni momento…
E un’immagine insolita gli balenò in testa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

finale moooolto aperto direi!
Shank è sempre Shank dopotutto.
Che dire, non so perché ma Garp mi ispira in questo periodo.
Sarà che è un personaggio intrigante. O, meglio, il suo vissuto lo è.
Un figlio come Dragon, due nipoti come Rufy ed Ace, un Amico/nemico come Roger e addirittura il fatto di essere stato lui il prescelto per salvare Ace appunto.
Diciamolo, un grande uomo come lui merita molto. Ce ne sono pochi di personaggi in One Piece ad essere così poco presenti eppure così grandiosi.
E poi beh, ci sono loro, la mia seconda coppia preferita: Makino e Shank.
Non voglio sprecare parole per loro perché non sarebbero mai abbastanza.

Un ringraziamento speciale a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa.
Alla prossima, baci!

 

   
 
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