Inoltre, ho eliminato praticamente ogni riferimento ai prompts che avrei dovuto seguire (cucine e sacrificio), eccezion fatta per l’ultima frase.
Suppongo che, leggendo, capirete perché mi vergognassi come una ladra a presentarla per un concorso. (Cosa che stavo per dimenticare, la questione timeline: la fanfiction ha luogo poco prima che Artù abbia Excalibur, quindi il ragazzo è piuttosto giovane.) Vergogna a parte, questa roba inusitatamente oscena mi piacerà dedicarla a qualcuno a cui piace Kay, a qualcuno a cui piace Artù, e a qualcuno a cui piacciono Kay e Artù insieme. E anche a qualcuno a cui piacciono tutte e tre le cose, perché no. <3 Suvvia, facciamoci quattro risate! (spargendo cuoricini) E... azione!
[Uno]
Nelle nebbie della notte, suo fratello lo bacia.
Ma forse è stato un sogno, perché - tempo un istante - riecco apparire il suo viso, scarsamente illuminato, privo di rossori e ad una distanza accettabile, morale, quantomeno sicura.
L’ipotesi di un’allucinazione è talmente allettante che, in un primo momento, Kay non sa se credere alla propria testa o al solletico che prova giusto sul labbro inferiore.
In un secondo momento, poi, si ferma a guardare Artù e si chiede, con disappunto, se quegli occhi non lo stiano sfidando. Nel terzo momento ricorda che quello, per contrappunto, è Artù, che Artù non sfida mai nessuno - tanto meno lui - e che è solamente deciso, sicuro di quel che ha fatto, e non intende vacillare.
Il quarto momento gli fa capire che in realtà suo fratello sta vacillando, e che se se ne sta fermo a fissarlo è solo perché tutto il coraggio che aveva l’ha già usato e non gliene resta per poter scappar via.
Il quinto momento gli serve a vedere che Artù respira a malapena e che sta per scattare, muoversi e dileguarsi nel buio, pronto a parare qualsiasi suo colpo con uno scudo di inutili scuse.
Il sesto momento è... buio e qualcosa di frenetico.
Il settimo momento è una scossa, un battito perso e lui che si tira suo fratello addosso.
Un momento è quanto basta a sollevarlo, mani sotto le cosce, e fare delle cucine un unico e profano sospiro.