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Autore: Mary15389    06/08/2010    1 recensioni
Il primo incontro di Emily Prentiss con Mick Rawson era stato carico di flirt e sottotesti. Ma probabilmente, le emozioni non si erano esaurite in quella loro unica collaborazione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Emily Prentiss
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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You shot at my heart Spoiler: Episodio 5x18
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono di Jeff Davis. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Ho provato a immaginare l'evoluzione del flirt che si era istaurato tra Mick ed Emily nell'episodio di presentazione del cast dello spin-off di Criminal Minds.


You shot at my heart

Nella fresca serata di Washington Emily Prentiss passeggiava sul marciapiede. Indossava un abito semplice ma elegante e delle scarpe delicate con alti tacchi. Anche il trucco era più pronunciato di quando doveva semplicemente recarsi a lavoro. Si prospettava una notte diversa dalle altre.
Nell’attesa si mise a passeggiare avanti e indietro stringendo tra le mani la sua borsa, fin quando un SUV le si accostò abbassando il finestrino. L’uomo al volante le rivolse un sorriso. «Mi dispiace averti fatto aspettare.» si scusò con sincerità.
«Non so se potrò perdonarti agente Rawson...hai fatto aspettare una donna da sola per strada.» provocò lei avvicinandosi alla portiera.
«Non hai la tua pistola?» ammiccò lui a tono. Entrambi si guardarono in silenzio e si misero a ridere. «Su, Sali.» la invitò poi lui allungandosi sul sedile per aprire lo sportello.
«Grazie.» sussurrò lei prendendo posto dal lato passeggero.
«Non ci eravamo più sentiti dopo il caso di San Francisco...» cominciò lui.
«È stato tre giorni fa.» lo interruppe.
«Speravo avresti sentito subito la mia mancanza.»
«Effettivamente il tuo ego non mi alitava più sul collo da un po’.» ironizzò lei, mentre lui metteva in moto il veicolo.
«E allora a cosa devo questo appuntamento?» domandò rimanendo concentrato sulla strada.
«Chi ha parlato di appuntamento?» la donna trattenne a stento un sorriso.
Mick ruotò il capo appena per guardarla, poi tornò ad occuparsi della guida. Dopo qualche minuto l’agente Prentiss interruppe il silenzio. «Dove mi porti?»
«Agente Prentiss, non hai appena detto che questo non è un appuntamento? Avevo in mente un posto carino, ma a questo punto...»
«Voi inglesi siete abituati a trattare così le donne?»
L’uomo non rispose, ma sterzò posteggiando il SUV e togliendosi la cintura. Scesero entrambi dal veicolo e Emily non poté credere ai suoi occhi. «Il Ritz-Carlton?» domandò sbalordita.
«Lo conosci?»
«Sono cresciuta a Georgetown.» pronunciò con voce incrinata dai ricordi che erano accorsi alla sua mente.
Poi un movimento di Mick riportò la sua attenzione al presente. L’uomo si era portato accanto a lei e le stava porgendo il braccio da vero gentiluomo. Lei sorrise e introdusse delicatamente la mano fino ad appoggiarsi a lui. Solo ora aveva notato come fosse diverso anche lui. Si era sistemato per l’occasione, lasciando a casa il giubbotto di pelle e dedicandosi invece ad un paio di jeans e una camicia.
In breve varcarono la soglia del locale e raggiunsero una sala molto intima, circondata da finestre ampie corredate di tende e intervallate dalle pareti in mattoni visibili. La luce era soffusa e ogni tavolo aveva ai suoi piedi un tappeto. Dopo aver ricordato la prenotazione, il cameriere li condusse al loro tavolo, proprio sotto una delle grandi finestre.
Il ragazzo fece accomodare Emily prendendo poi posto a sua volta di fronte a lei. «Allora? Ti piace?»
La donna scosse il capo senza essere capace di dire altro, poi fecero le loro ordinazioni, tornando a concentrarsi l’uno sull’altra nell’attesa di ricevere i loro piatti.
«Mi dicevi che sei cresciuta a Georgetown...» esordì l’agente Rawson.
Emily si irrigidì un attimo, poi cominciò a spiegare. «Sono voluta andare presto a vivere da sola e ho preso un appartamento qui, mentre facevo dei lavori per mantenermi gli studi. Mia madre mi mandava dei soldi di nascosto, facevamo entrambe finta di non saperlo.»
«Non vai d’accordo con lei?»
«Odio i politicanti...ma parliamo anche un po’ di te. Cosa ti ha spinto a lasciare le forze speciali britanniche?»
Mick si schiarì la voce. «Come ti ho già detto, Cooper mi ha chiamato nella sua nuova squadra, tutto il resto è top secret.»
«Speravo che questa atmosfera ti avrebbe spinto ad aprirti.» sorrise ampiamente portandosi una mano sul retro del collo e poggiandosi al tavolo.
«Non ci tentare nemmeno agente Prentiss...» furono interrotti dal cameriere che consegnò loro le portate e augurò una buona cena. Cominciarono a mangiare, intervallando i bocconi con qualche altra domanda.
«Da quanto tempo sei nell’Unità Analisi Comportamentale?» chiese lui portandosi poi il bicchiere di vino alle labbra.
«Tre anni e mezzo, tu?»
«Molto meno...» liquidò deglutendo.
Emily si mese ritta poggiando le posate ai lati del piatto. «Ci sarà pur qualcosa di cui vorrai parlare.»
L’uomo imitò il gesto della donna e portò le mani intrecciate sotto il mento. «Di solito quando porto a cena una donna non parlo di lavoro.»
«Ne inviti tante?» provocò lei lanciandogli uno sguardo malizioso.
Lui si lasciò andare ad una risata e si portò la forchetta alla bocca e dopo aver mandato giù rispose, «Abbastanza, è un problema per te?»
«Non vedo perché dovrebbe esserlo.» riprese a mangiare anche lei, in silenzio. Tutta quella situazione era strana. Aveva deciso di chiamarlo nemmeno lei sapeva bene per quale ragione, ma si stava trovando bene. Troppo bene, come non le accadeva da molto tempo.
Quando finirono, pagarono il conto e si avviarono in strada, oltrepassando il SUV e optando invece per una passeggiata tranquilla nella bella serata che Washington aveva regalato loro. «Grazie per la cena.» disse lei, quando si fermarono in una strada tranquilla. Non stava passando nessuno e c’era un silenzio irreale.
«Figurati.» rispose Mick deglutendo mentre la vedeva voltarsi verso di lui. Occhi negli occhi, non aveva realizzato fino a che punto fosse affascinante quella donna. «Allora era un appuntamento?» ironizzò per cercare di calmare il battito accelerato che stava scalpitando dentro di lui.
Emily inclinò il capo verso destra e si avvicinò ancora di più a lui. «Ha tutta l’aria di esserlo.» sussurrò. «Non...non credevo di averti ringraziato abbastanza per avermi salvato la vita a San Francisco.» continuò mordendosi il labbro inferiore. La distanza tra di loro era diventata troppo pericolosa, quasi inesistente.
Senza che nessuno dei due potesse aggiungere altro, si ritrovarono labbra contro labbra, prima delicatamente, poi dirigendosi verso un bacio sempre più intenso, mentre le dita dell’agente Rawson si introducevano tra le morbide ciocche di capelli della donna, che si ritrovò ad afferrarlo per la vita. Inclinarono le loro teste per approfondire il contatto, assaporandosi per diversi minuti, al termine dei quali sciolsero lentamente quel bacio. «Penso che questo sia un ottimo modo per ringraziarmi.» scherzò lui spostando con un movimento dolce la frangetta dell’agente Prentiss che sorrise.
«Sono riuscita ad avere la meglio su di te, Mick?» domandò sollevando maliziosamente un sopracciglio, mente il ragazzo alzava lo sguardo al cielo con un un’espressione divertita.
«Non hai idea di cosa ti serva per farlo.» rispose riportando lo sguardo su Emily, che in uno scatto si spinse in avanti baciandolo ancora, più avidamente. «Però ti stai applicando molto bene.» sussurrò lui tra le loro labbra tra un bacio e il successivo.
Passò ancora del tempo prima che si incamminassero verso il SUV per fare ritorno alle loro case. Come in un gesto spontaneo intrecciarono le loro dita per tutto il tragitto e una volta saliti sul veicolo uno sguardo dubbioso velò il volto di Prentiss.
«Che succede?» domandò lui apprestandosi a fare la manovra per uscire dal posteggio.
La donna posò lo sguardo su Rawson, «Tecnicamente abbiamo infranto una delle regole dell’FBI. Forse la più importante.»
«Non ti seguo.»
«La fraternizzazione tra colleghi è vietata dal protocollo.» spiegò lei spostando lo sguardo oltre il finestrino vedendo le luci sfrecciare nella notte.
Mick sospirò accostando il veicolo. «Tecnicamente non siamo colleghi. Tu hai la tua squadra, io la mia.»
«Ma abbiamo lavorato insieme e nulla esclude che capiterà di nuovo.» fissò i suoi occhi in quelli del ragazzo.
«E non saresti in grado di sopportare la situazione?»
«Mi sottovaluti agente Rawson.» rispose lei fintamente offesa. Il sorriso che le regalò l’uomo la colpì facendole accelerare il battito cardiaco.
Si rimisero in marcia, senza dire altro. Solamente pensando entrambi che non sapevano bene dove tutto ciò li avrebbe portati, ma al momento non interessava. Emily sapeva solo che quella notte era stata speciale e che Mick aveva fatto pieno centro nel suo cuore sin dal loro primo incontro.

  
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