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Autore: lilyblack    06/08/2010    10 recensioni
Non vi è nulla di più intuitivamente semplice della frase:
''L'unico modo per non mostrare mai i propri limiti è non oltrepassarli mai'
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'La Notte del buio.'
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Angolo dell'Autrice:
Questa One shot ha partecipato al contest 'One day...' indetto sul forum di EFP da Fabi_Fabi.
La storia nel contest è arrivata Nona,principalmente per un mio stupidissimo errore: ho mandato il file sbagliato, quello con la prima stesura, non corretta, della storia XD
Si, lo so, sono stata stupida :p
Spero comunque che la storia vi piaccia :*
Partivo dal personaggio di Minerva McGranitt e dalla citazione che troverete in calcio alla fiction.

p.s. edit: la storia partecipa al secondo turno dell'Harry Potter final Contest.

lilyblack.

*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*

Fanny sta cantando.

Sento la sua voce scendermi fino allo stomaco, e so che gli altri stanno provando quello che provo io.
E' il suono del nostro lutto, è il suono del nostro dolore che anche nell'ora più buia è portato avanti da un vessillo di bellezza e armonia, come lui aveva sempre voluto.
Le note del canto della fenice sono come lacrime di cristallo.
Qualcosa di bellissimo e dilaniante: l'unico modo degno di salutare la rottura di qualcosa di immenso.
Non riuscirei a immaginare colonna sonora migliore per accompagnare le mie lacrime qualora riuscissero a cadere.
Guardo le persone che stanno nell'infermeria attorno a me e ho un'impietosa fotografia di questa guerra che oramai è alle porte; il dolore e l'amore che riesce nonostante tutto a superare pregiudizi, problemi e cambiamenti.
Sembriamo quasi uno spot del ministero che inneggia alla bontà, alla fiducia e alla speranza.
Ma in cosa si deve riporre la speranza, quando l'unica persona in cui si aveva fiducia muore?
In cosa si deve riporre la speranza quando scopri che il maggiore atto di fiducia che quella stessa persona aveva fatto era sbagliato, mal riposto, erroneo?
Guardo Potter in volto e vedo odio e delusione, assoluti, come solo un ragazzo di appena sedici anni è capace di provare.
Posso vedergli le mani tremare, mosse da quella forza distruttrice che sente tremare dentro di se.
Severus Piton ha tradito l'Ordine, ha tradito e ucciso Silente.
E' qualcosa di inconcepibile, come se all'improvviso Voldemort si convertisse alla bontà e donasse tutti i suoi averi al reparto pediatria del San Mungo.
Fantascienza.
Pura fantascienza, direbbero i Babbani.
Mi sento cadere nel vuoto, anche se oggettivamente stasera scegliere queste parole è una strana ironia.
Vorrei avere qualcosa a cui aggrapparmi, vorrei credere che tutto questo è un brutto sogno che finirà e che l'unica persona che in questo castello potrebbe capire come mi sento in realtà non ha ammazzato il mio maestro di sempre.
Vorrei, vorrei fino in fondo e disperatamente, ma credere nelle favole è sempre stato un mio limite.

Sento Hagrid che mi parla, e sento la mia granitica voce rispondere, non mi rendo conto di quello che dico fino a che non guardo colui che chiamano il Prescelto e gli chiedo di seguirmi.
Lo sento alle mie spalle, ma non mi giro.
Saliamo scale su scale e sorpassiamo la statua della strega orba, dietro la quale si nasconde un passaggio che sicuramente al degno figlio dei malandrini non sarà sconosciuto.
Non ho mai realmente capito questo ragazzo e i suoi amici anche se li ho spesso difesi come una leonessa, soprattutto l'anno scorso.
Non sopporto che si tocchi qualcuno che è sotto la mia protezione e non sopporto che venga leso il senso dell'onore e della giustizia ma, nonostante tutto ciò, non ho mai realmente capito nessuno dei miei studenti, non solamente colui che è alle mie spalle e i suoi amici.
Ho sempre avuto parecchie difficoltà a compenetrarmi nelle persone, nei loro problemi e nei loro pensieri.
Forte, testarda, con un discreto potere magico; lo so che non sono una strega da nulla, sono fiera ed orgogliosa di quello che sono, ma questo è uno di quei rari momenti in cui mi scopro così introspettiva da ammettere con me stessa cose che solitamente tengo ben nascoste.

L'ingresso nel suo ufficio è il primo attacco realmente potente di questa sera.
E' come se ora, nella mia mente, una voce urlasse 'è morto sul serio, Minerva' e io non possa far niente per evitarlo.
Non riesco a guardare il suo ritratto, abbasso la testa sconfitta dalla sua morte più di quanto lui si aspettasse.
Avrebbe riso della morte, come rideva di tutto.
Prendo un respiro profondo, scrollo il capo e alzo il mento fissando gli occhi in quelli del giovane che ho davanti.
La forza del suo sguardo è talmente forte, talmente diversa a quella di quando l'ho visto la prima volta, che mi sembra di non averlo mai realmente guardato in questi anni.
Dov'ero mentre diventava un uomo risoluto?
Improvvisamente sento un' invidia bruciante all'altezza dello stomaco: lui aveva accesso ai pensieri di Albus più di quanto a me non sia mai stato concesso, lui era il suo prediletto.
Sento la mia voce chiedergli spiegazioni, chiedergli segreti che non ho mai avuto il diritto di sapere.
Mi sento sporca, ma la mia testardaggine, il mio più grande difetto e limite, mi fa andare avanti.

'Potter, alla luce della morte del professor Silente, credo che tu debba capire che la situazione è cambiata..'

Mi sento la Umbridge. Mi sento simile all'essere più lontano dalla mia idea di persona che abbia mai varcato la soglia del castello.
Stringo le dita sulla stoffa del mio stesso vestito e sento il ritratto di Albus ronfare alle mie spalle.
Deglutisco a fatica.

'Penso che lei Professoressa, con tutto il rispetto, stia sbagliando: il professor Silente non mi ha mai detto di smettere di seguire i suoi ordini se lui fosse morto'

Si stringe nella spalle Harry Potter e capisco che è finita l'era in cui aveva paura di me.
Capisco ora che non tornerà più ad Hogwarts, che passerà il prossimo anno a rincorrere chi sa quale mostro in giro per il mondo, per il bene di tutti noi.

---------------------------------------------
E' il giorno del funerale.
E' il giorno in cui lo seppelliremo e io vi sono arrivata dopo una notte insonne passata a dare istruzioni a destra e a manca.
Ho un vuoto di memoria talmente grande che mi sembra di essere stata posseduta; sono fuori dalla sala grande e non mi ricordo nemmeno come ci sono arrivata.
I quadri bisbigliano attorno a me, ma basta una mia occhiata per farli zittire.
Ho sempre avuto il potere di incutere timore e ne ho fatto la mia roccaforte.
Stiro la mia veste nera con le mani, e poi spingo gli occhi verso il basso per controllare che sia tutto perfetto in questo giorno per definizione imperfetto.
Respiro a fondo e poi varco la soglia, sorprendendomi di quanto salti il mio cuore al vedere quel trono vuoto e al pensiero che lui non sarà più qui.
Scorto i miei studenti verso l'ultimo saluto al preside più grande che Hogwarts abbia mai avuto, secondo forse solo ai suoi stessi fondatori.
Per pochi istanti chiudo gli occhi e lascio che i piedi vaghino soli verso una meta che non voglio raggiungere.
Miracolosamente raggiungo il mio posto e vedo i miei studenti posizionarsi attorno a me, anche Harry Potter, nonostante la piccola discussione di ieri sera, segno che la sua lealtà è veramente forte come decantava continuamente colui che ora Hagrid sta portando tra le braccia.
Da questo momento il mio funerale diventa privato: oggi non dico addio solamente ad un grande uomo, al mio mentore, ma anche a quella parte di me che solamente lui aveva saputo ascoltare e tirare fuori.
Non ascolto quello che stanno dicendo e probabilmente fra cinque minuti non saprei neanche ripetere il nome del 'brillante' retore; sono chiusa in me stessa e mi regalo un raro momento chiarificatore.
Alcuni direbbero che nel mio silenzio e nella mia introspezione non vi è nulla di nuovo, ma non mi conoscono: oggi sono pronta a mettermi a nudo ed ammettere i miei limiti, ed è decisamente una realtà più unica che rara.
Sento i sirenidi cantare e vorrei essere capace di urlare,cantare, o fare qualsiasi cosa per poter veder esplodere il mio dolore.
Oggi più che mai mi sento a metà con questa mia sordida incapacità nell'ammettere i sentimenti.
Non ricordo di aver mai detto 'ti voglio bene' a nessuno.
Non ricordo di aver mai lasciato che nessuno si avvicinasse tanto a me da poter capire dove finisse il personaggio McGranitt e dove iniziasse la persona Minerva.
Ho passato l'infanzia in posti dove ammettere di avere interessi diversi dalla massa significava essere debole, e ho imparato che non bisogna mai esporsi troppo.
Negli anni mi sono costruita un mondo tutto mio e ho lasciato gli altri fuori; è per scelta che non ho una famiglia, dei figli o qualsiasi cosa di vagamente simile.
Sono un blocco di ghiaccio al cui interno i sentimenti si sono lentamente sopiti, trasformandosi da lava fusa a tiepida acqua calda.
Sono stata l'alunna perfetta di me stessa in questa lenta trasformazione: non ho sbagliato un colpo fino a quando non ho incontrato per la prima volta da collega, non da studentessa, Albus Silente.
Gli è bastato uno sguardo per capire la maggior parte delle cose che avevo impiegato anni a sotterrare e nel tempo mi ha tirato fuori, uno dopo l'altro, tutti i miei problemi, le mie ansie e i miei dubbi.
Non mi ha mai obbligata a fare qualcosa che andasse contro i miei dogmi e le mie regole, ma mi mancheranno terribilmente le sue bonarie prese in giro sulla mia rigidità, sul mio a volte non saper vedere al di la del mio naso, nonostante l'immensa fantasia necessaria per essere una brava trasfiguratrice.

Nel frattempo, al posto delle fiamme, è comparsa la tomba e tutti vanno via.
Mi avvicino e mi fermo accanto alla lastra bianca, spalle al pubblico di questa grande rappresentazione funebre, restando immobile ad accarezzare la superficie tombale solo con lo sguardo.

'un giorno ti incontrerò e ti racconterò quanto mi manchi...'

Le parole sono un mormorio nella mia testa, ma una strana e stupida consapevolezza mi dice che lui mi sta sentendo, che lui può.
Mi mancherà.
Mi mancherà il suo tirar fuori il meglio dalle persone, il suo fidarsi sempre di tutti, il suo credere irriducibilmente all'amore ed essere perennemente un passo avanti agli altri.
Non si può dire addio ad una persona del genere senza rimpianto e senza rimorso.
Il rimpianto dei giorni che non potremo più passare assieme, il rimorso di non avergli chiesto tutto quello che volevo, compreso dove diamine avesse imparato il Marino e perché, invece, avesse sempre rifiutato di apprendere il Serpentese.
Il rimorso più grande rimarrà costantemente quello di non aver mai seguito i suoi consigli: nonostante tutto, nonostante l'immensa ammirazione che provavo per lui, ho sempre sviato l'argomento 'vita e sentimenti privati di Minerva McGranitt', anche se sono sicura che ha qualche boccettina dedicata anche a me nel mobile del suo pensatoio.
Gli ho sempre detto che io stavo benissimo così, che non avevo bisogno d'altro che tutto ciò che avevo già : i miei alunni, i miei colleghi e i miei studi sulla trasfigurazione; erano quelli i momenti in cui la vigliaccheria, seppur in me poco presente, si risvegliava.
Io non volevo rischi, non volevo imprevisti, tutto doveva essere strettamente sotto il mio controllo, e per far si che questo accadesse dovevo stare ben attenta a non mostrare emozioni.
Albus mi aveva riso in faccia ogni volta che avevo rifiutato un incarico per l'Ordine diverso dagli altri non, si badi bene, per vile mancanza di coraggio ma perché una volta oltrepassato il tuo limite non puoi più tornare indietro, ti trovi in una terra di nessuno in cui gli unici appigli sono gli istinti e le emozioni, e queste erano delle cose con le quali non sapevo raffrontarmi, la mia più grande rinuncia e il mio più grande tarlo.

Sento tutti assieparsi attorno a me, vedono nella mia persona una guida.
Mi viene da ridere, ho la sensazione che mi abbia buggerata un'ennesima volta.
Mi risuona nella testa la frase che ho ripetuto più spesso negli ultimi anni:

'Io resto qui, Hogwarts è la mia casa, qui sono al sicuro. Nessuno oserebbe attaccare Silente.'

Non posso fare a meno di pensare che, alla fine, mi ha fregata alla grande morendo e lasciandomi Hogwarts fra le mani in piena guerra.
L'ho deluso, probabilmente: ho seriamente pensato di chiudere la scuola ieri, ma avrebbe dovuto aspettarselo da me, non sono una donna da emergenza.
Vorrei ancora chiudere tutto e scappare via, diretta al piccolo paesino scozzese nel quale sono nata.
Vorrei sicuramente far finta di non aver sentito Potter proclamare eterna fedeltà a Silente qui, poco lontano dalle mie orecchie, ai danni del nuovo Stupido Ministeriale.

Mi giro, e guardo tutti con il mio sguardo freddo e assente che, stranamente, da loro sicurezza.
Questo mio impedirmi regolarmente di provare qualsiasi emozione mi ha resa la persona che tutti temono e rispettano; rabbrividisco al pensiero di cosa penserebbero se scoprissero le mie debolezze, le mie amatissime debolezze.

Mi volto e guardo la folla per metà dispersa e per metà ferma attorno a me.

Sono davanti ad un bivio e scelgo senza rimorso la strada che stavo già percorrendo, dicendomi che non è codardia quella che mi spinge, ma il grande coraggio di chi mette da parte se stesso per aiutare gli altri e deve solo preoccuparsi che questi altri non scoprano mai le sue bugie.
Nel mio caso non è difficile, basta attenermi alle mie regole, ai miei limiti.
Non vi è nulla di più intuitivamente semplice della frase:

''L'unico modo per non mostrare mai i propri limiti è non oltrepassarli mai'

E io in questo, sono bravissima.

   
 
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