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Autore: Cassandra caligaria    07/08/2010    4 recensioni
Campi, estate del 1944. Una giovane fanciulla, figlia di un ricco proprietario di una masseria, passeggiando in un campo di grano nella tenuta di famiglia si imbatte in un giovane sconosciuto dall'accento americano. Seppur provenendo da mondi lontani e diversi, i due giovani scopriranno presto di essere spiriti affini.
La guerra, però, bussa anche alle porte della pacifica masseria e il giovane straniero cela nel suo cuore un doloroso segreto...
Tutti umani.
N.B. L'ultimo capitolo pubblicato è un extra che può essere letto anche senza conoscere tutta la storia.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Buongiorno a tutti e buon sabato! Ecco a voi il terzo capitolo di questa nuova storia ... Spero vi piaccia! Buona lettura!

Ricordo come sempre l'altra storia che sto pubblicando sempre in questa categoria : I WANT TO KNOW WHAT LOVE IS .

Ringrazio le persone che hanno aggiunto questa storia tra le seguite, le preferite e quelle da ricordare. Un grazie molto speciale a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo. Spero che continuerete a seguirmi!

 

 

CAPITOLO TERZO

 

Bella raccontò al padre di aver incontrato Edward solo e sperduto in quell’immenso campo di grano. Aggiunse e precisò che non ricordava nulla di sé, all’infuori del suo nome ed utilizzando tutta la sua abile dialettica gli chiese di poterlo ospitare alla masseria.

Charlie, che amava sua figlia e teneva conto dei suoi consigli e dei suoi desideri come pochi uomini a quel tempo lontano, in cui le donne erano considerate solo madri, mogli e casalinghe, prive di volontà ed intelletto, si fidò del consiglio di sua figlia ed accettò di buon grado il nuovo arrivato alla tenuta.

“Resterai qui da noi fino a che lo vorrai. Ovviamente avrai un incarico anche tu, in cambio della nostra ospitalità ci aiuterai nella tenuta. Cosa sai fare ragazzo?”

“In verità, nulla in particolare, signore. Però imparo in fretta.”

“Bene. Allora seguirai mio figlio Emmet che ti insegnerà tutto quello che devi sapere. Ti occuperai dell’uliveto e del vigneto insieme a lui e a Jasper. Ora vieni dentro, sarai sicuramente stanco ed affamato. Non ricordi proprio nulla? Neanche da dove vieni?”. Charlie era molto incuriosito dal forte accento americano del ragazzo.

Il giovane Edward, lusingato da tanta cordialità e gentilezza, stava quasi per gettare la maschera e raccontare tutto a quell’uomo dai baffi strani e con gli stessi occhi della fanciulla più bella che avesse mai visto.

Ma non poteva. Non ancora per lo meno. Così, continuò a mentire, facendo finta di aver perso la memoria.

“No, signore. Non ricordo nulla al di fuori del mio nome. Mi dispiace.”

“Non ti preoccupare, figliolo. E una cosa …”

“Mi dica.”

“Chiamami Charlie e dammi del tu! Mi fai sentire vecchio, altrimenti!!”

“Oh, va bene. Va bene, Charlie.”

A quelle parole seguì una forte stretta di mano, simbolo di una nuova amicizia e di un bel rapporto di reciproca fedeltà. Edward non sapeva fino a che punto sarebbe riuscito ad ingannare quelle brave persone, e soprattutto non sapeva fino a che punto avrebbe retto la sua coscienza. La sua indole pura ed incline alla sincerità stava mettendo a dura prova la maschera che indossava.

 

 

In pochi minuti raggiunsero l’ingresso secondario della masseria. Edward non aveva mai visto una struttura così imponente in tutta la sua vita. E come capitava a molti, anche lui chinò il capo di fronte a quel simbolo di potenza e di ricchezza.

Una volta entrati nel piano riservato alla famiglia Swan, una bella signora, dai capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo, accolse i due uomini.

“Renee, lui è Edward. Bella lo ha trovato disteso nel campo di grano, privo di memoria. Resterà con noi. Ci darà una mano in cambio della nostra ospitalità.”

“Ma certo, Edward sono felice di conoscerti. Hai fame? Ti faccio preparare qualcosa … o preferisci prima fare un bel bagno caldo?”

“Io … non so davvero come ringraziarvi! Sono lusingato … non dovete preoccuparvi di nulla!”

“Approfittane Edward! Mio padre è un vero negriero quando si tratta delle sue olive e del suo vino!!!”

Un ragazzone dalla forte muscolatura apparve dal corridoio che stava di fronte a loro. Edward suppose che fosse il fratello di Bella.

Già … Bella … ma dov’era finita? Non l’aveva più vista da quando erano ancora nel campo di grano. Era sicuro che non fosse con loro quando erano arrivati alla masseria.

“Comunque, io sono Emmet. Piacere di conoscerti! Sento che andremo molto d’accordo!”

La sua supposizione fu confermata. Si trattava proprio di Emmet. Strinse la grande mano di quel ragazzo, che subito dopo gli diede una pacca sulla spalla.

Era davvero simpatico. Un gigante buono.

“Anch’io sono felice di conoscerti, Emmet.”

“Allora … vuoi prima rinfrescarti un po’? Ti faccio preparare un bel bagno rilassante con fiori di lavanda.”

“Grazie signora. Grazie di cuore!”

“Oh, figurati! Chiamami Renee, però!”

 

 

 

Bella, intanto, piena di quella elettricità e quella gioia che porta un nuovo evento, era corsa a raccontare l’accaduto a sua nonna Isabella.

Quest’ultima, che conosceva sua nipote meglio di chiunque altro, vide brillare i suoi occhi come non era mai accaduto mentre le raccontava dell’incontro con lo sconosciuto. Era ancora più bella e solare del solito.

Non omise dal suo racconto nessun particolare, dalla caduta sul corpo dello straniero, alle molteplici sensazioni che aveva provato.

Nonostante fosse la più anziana lì alla masseria, era l’unica a cui la giovane Bella apriva, ogni volta che ne sentiva il bisogno, il suo cuore. La nonna non conosceva il significato della parola pregiudizio, non giudicava se non con le regole del cuore e dei sentimenti. Lei, che al suo tempo, aveva sposato l’uomo che amava, nonostante le intenzioni di suo padre fossero ben diverse, capiva i moti dell’animo di sua nipote e condivideva i suoi tormenti e le sue emozioni.

“Oh, nonna! Avresti dovuto sentirlo mentre recitava i versi di Baudelaire! Ha un accento francese quasi migliore della mamma! E poi ha una voce così soave … Nonna, è qualcosa di indescrivibile!”, al solo ricordo le guance di Bella si imporporarono nuovamente.

All’occhio attento di nonna Isabella non sfuggì quel cambiamento sul viso di sua nipote. In quel momento le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, molto indietro. Quando aveva più o meno l’età di sua nipote e il giovane Emmet le recitava ogni sera, sotto la finestra della sua stanza, i versi di Shakespeare. Era incredibile come nonostante gli anni, le epoche e tutti i cambiamenti che c’erano stati i sentimenti delle persone fossero sempre gli stessi. Quei versi che avevano preso vita qualche secolo prima erano ancora in grado di parlare ai cuori innamorati. Attuali come non mai.

La nonna aveva ben inteso che quell’affascinante straniero avesse fatto breccia nel giovane e puro cuore della nipote. Ma doveva capirlo da sola.

E, conoscendo Bella, immaginava fosse un giovane molto speciale.

“Vieni qui, tesoro. Sono molto felice per te. Stai brillando, forse non te ne accorgi, ma se ti potessi guardare come ti sto vedendo io in questo momento, ti renderesti conto della luce che emani.”, Bella corse ad abbracciare la nonna. Si rifugiò tra le sue braccia profumate di mandorle dolci come quando era bambina. Quel calore così materno la rassicurava e le trasmetteva una tale fiducia in se stessa che sentiva di poter realizzare tutto quel che desiderava.

“Ricordi quando da bambina correvi tra le mie braccia e mi chiedevi di raccontarti una storia? Hai sempre preferito i miei racconti alle bambole e al ricamo.”, Bella sorrise ricordando quando fuggiva dalle grinfie di sua cugina Alice e di Rosalie che volevano a tutti i costi farla giocare con le bambole.

O quando, un po’ più grande, fuggiva da sua madre che cercava di trasmetterle la sua passione per gli abiti e per il ricamo. Per fortuna, c’era Alice, che amava quanto Renee gli abiti e tutto quello che riguardava la sartoria, e si era rivelata una degna discepola.

“Nonna, le tue storie accompagnano ogni istante della mia vita, lo sai. Ho viaggiato, pianto e riso, ho partecipato a duelli e visto nascere gli amori più belli tra le tue braccia, cullata dalle tue storie. Come potrei dimenticarle? Quello che ho vissuto poc’anzi, sembrava così fiabesco … quasi irreale. Ma è tutto vero, nonna. Dovresti vederlo e sentirlo parlare. E’ così, così … così bello.”

La nonna, commossa dalle parole della nipote, sognò un po’ anche lei di quel magico incontro e sperò con tutto il suo cuore che anche la fiaba destinata a sua nipote prima o poi si realizzasse.

“Ma ora dov’è andato Edward?”

“Papà lo ha portato in casa. Credo sia con la mamma e con Emmet. Io, però, dovevo venire prima a raccontartelo!”, la nonna accarezzò i dolci boccoli di sua nipote ed avvertendo la voglia che aveva di andare in casa e rivedere Edward, le disse : “Tesoro, perché non vai a vedere cosa sta facendo? Poi verrai a raccontarmi tutto.”

“Oh, nonna!”, Bella abbracciò di nuovo sua nonna, prima di allontanarsi da lei ed entrare in casa.

Salì la scala esterna che portava alla grande terrazza ed entrò direttamente nella sua stanza. Si guardò allo specchio.

Era davvero lei quella fanciulla con gli occhi lucidi, le guance arrossate e quel sorriso così bello e spontaneo ad illuminarle il volto?

Non si era mai vista così. Era il ritratto del benessere e della gioia.

Si diede una sistemata ai capelli, pettinando dolcemente i suoi boccoli, e cercò di sistemare, invano, il vestito.

Insolenti, i chicchi di grano si erano infilati nella complicata trama della gonna, così decise di cambiarlo. Ne scelse uno bianco, stile impero, con una fascia azzurra in vita, che disegnava e valorizzava le sue morbide curve, mettendo in risalto anche il seno.

Dopo averlo indossato, si specchiò. Fece una mezza giravolta su se stessa cercando di analizzare la sua figura in cerca di qualche nota stonante. Dovette ammettere che in fondo lo straniero avesse ragione, era davvero molto bella.

Dopo un ultimo sguardo allo specchio uscì dalla sua stanza per recarsi in bagno a darsi una rinfrescata.

Nell’antibagno l’odore forte e pungente della lavanda le solleticò, indisponente, le narici.

Forse sua madre aveva lasciato un po’ di fiori di lavanda in giro per il bagno per deodorare l’ambiente, pensò.

Senza prestare molta attenzione allo sciabordio dell’acqua e al vapore molle che saturava l’aria del bagno, Bella entrò e si trovo di fronte quello che mai avrebbe potuto immaginare.

 

 

  
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