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Autore: Giorgiamar    07/08/2010    2 recensioni
nata in un pomeriggio di metà estate. descrive un dei miei ideali momenti Robsten.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, questa one-shot è nata realmente dal nulla: sognando un po’ prima di partire in vacanza. L’ho scritta fino a pochi momenti prima che l’aereo partisse e durante tutta la settimana non ho fatto altro che pensare a una degna conclusione.

Per chi seguiva l’altra mia ff, per il momento è in pausa, causa mancanze di ispirazione. Spero che con l’inizio della scuola, la mia mente torni ad essere quella di sempre e si rimetta in moto.

Fatemi sapere cosa ne pensate di questa. Anche se breve, credo che farà sognare le accanite fan Robsten come me! La situazione è un po’ irreale, perché sappiamo tutte che Rob non era a LA il giorno del suo compleanno e perlopiù non era con Kristen, però… RECENSITE!

 

 

HAPPY BIRTHDAY, MR PATTINSON!

 

 

Ero steso sul fianco destro. Mi voltai dall’altra parte.

Quella notte non riuscivo proprio a prendere sonno. Come sempre accadeva durante la notte antecedente al mio compleanno da ormai 24 anni.

Ventiquattro  anni…  ottomilasettecentosessanta giorni di vita.

Mi faceva una certa impressione pensare che erano passati così tanti giorni dal mio primo respiro. Mi sentivo un vecchio, ormai.

Ricordavo poco e niente dei miei primi anni di vita. La mia infanzia era quasi una buco nero nella mia memoria. Ricordavo soltanto qualche flash, dato soprattutto dalle milioni di fotografie che mia madre adorava scattare a me e alle mie sorelle. Sicuramente, non appena il sole sarebbe sorto nella piovosa Londra, avrei ricevuto le telefonate dei mie genitori e delle mie sorelle. e come al solito ci commuoveremo insieme, ricordando i miei vecchi compleanni.

Era sempre così, ogni anno… specialmente da quando ero via da casa.

Quel compleanno, però, era speciale.

Mi rivoltai verso destra e incontrai delle splendide guance un po’ colorite per il forte caldo di LA di maggio. Dormiva pacificamente. Avevo imparato a conoscere, in quelli ultimi mesi, il suo sonno: neanche un carro armato avrebbe potuto svegliarla!

I suoi capelli, ormai di nuovo castani, erano sparpagliati disordinatamente sul cuscino. Le mani unite sotto la testa, le gambe al petto.

Era splendida, anche quando dormiva. Anche quando quelle due splendide pozze verdi erano coperte dalle sottili palpebre. Anche quando si agitava nel sonno per un brutto sogno.

Lei era splendida, sempre.

Guardai l’orologio sul comodino.

3:43.

In quel momento compivo esattamente 24 anni. In quel momento, 24 anni prima, feci sentire a una mamma Claire stremata la mia voce, per la prima volta. In quel momento, 8760 giorni primi, nacqui.

Mi alzai dal materasso, cercando di non far rumore. Strisciavo i piedi per terra, per evitare di svegliarla. Mi sentivo come un fuggitivo!

Raggiunsi il balcone e mi accesi una sigaretta. Era l’unico modo per calmarmi, oltre le coccole di Kris.

Avevo acquistato quella villetta nella periferia di Los Angeles soltanto pochi mesi prima. Ormai gran parte della mia attuale vita era a Los Angeles e ritenevo inutile continuare a vivere per settimane di “vacanza” in una solitaria camera d’albergo. Spesso, prima di acquistare la villa, avevo trascorso la notte a casa dei genitori di Kristen, nella camera degli ospiti, ma non volevo continuare ad approfittare della bontà di Jules! Dunque, l’acquisto di quella piccola abitazione mi era sembrata la migliore soluzione ai miei problemi. Inutile dire che Kristen trascorreva la maggior parte delle notti nel mio letto… ma era una delle mie intenzione nel momento della firma del contratto!

La notte losangeliana era abbastanza fredda… il quartiere era silenzioso, si udivano soltanto motori di automobili in lontananza…

D’un tratto, delle sottili braccia mi abbracciarono da dietro. Il suo profumo mi inondò le narici. L’avrei riconosciuto tra mille!

Mi girai dolcemente, catturando le sue labbra tra le mie. Fu un bacio dolce, lento. Le sue labbra erano morbide come la seta, nonostante stesse in continuazione a mordicchiarli per il nervosismo.

L’abbracciai stretta a me, come per riscaldarci entrambi. Indossava una mia vecchia camicia: conoscevo la sua ossessione verso i miei vestiti, adorava indossarli, nonostante fossero di 3 taglie più grandi. Era un modo per conservare il mio profumo anche quando eravamo obbligati a trascorrere settimane e settimane lontani, diceva. Ma era anche un modo per far uscire la nostra relazione allo scoperto! Sapevo che all’occhio attentissimo di milioni di fans sparse in tutto il mondo, questo nostro scambio d’abiti non sfuggiva, ma non me ne importava. Se avessi potuto fare di testa mia, avrei gridato al mondo intero quanto amavo quella donna che avevo la fortuna di avere tra le braccia. Secondo la Summit e le nostre agenzie, però, rivelare la nostra storia avrebbe potuto avere un effetto negativo sul successo della Saga e di conseguenza sulla nostra carriera.

Ci staccammo, dopo un tempo indeterminato, per riprendere fiato. I nostri sguardi si incatenarono nuovamente: cielo contro smeraldo.

-Buon compleanno, signor Pattinson!- mi sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno, mentre un piccolissimo sorriso spuntò dalle sue labbra.

-Non riesci a dormire.- non era una domanda. Lei mi conosceva troppo bene e sapeva delle mie notti insonni. Non ebbi, perciò, bisogno di risponderle.

Mi prese per mano e mi fece sedere sul pavimento del balcone, sistemandosi tra le mie gambe, con la schiena appoggiata al mio petto totalmente scoperto. Il nostro sguardo si spostò automaticamente al cielo. Era un’abitudine che avevamo preso a Vancouver (per quanto il freddo clima canadese ce lo permettesse!), quella di passare le nottate a osservare le Stelle. Restavamo in silenzio anche per tutta la notte. Ciò, però, non ci disturbava affatto: non era uno di quei silenzi imbarazzanti. Era un silenzio di riflessione, carico comunque di significati. Ognuno era immerso nei proprio pensieri e nelle proprie preoccupazioni, a volte anche uguali.

Nonostante le milioni di luci di una stranamente buia Los Angeles, quella notte si riuscivano a distinguere varie Stelle. Il cielo era colmo di puntini bianchi e argento, alcuni più grandi e altri più piccoli. Ma nonostante il paesaggio al di sopra del mio capo fosse da togliere il fiato, la mia attenzione fu come al solito catturata dai caratteri del suo viso. Era completamente rilassato, ma sereno. Segno che probabilmente era felice, anche se aveva sonno.

D’un tratto rabbrividì, per poi sbadigliare, contagiando anche me. Mi sollevai e la presi in braccio, raggiungendo il letto. Eravamo entrambi piuttosto infreddoliti, dunque tirai la coperta su di noi e l’abbracciai stretta per trasmetterci il nostro calore corporeo reciprocamente. Voltò il viso verso di me e iniziò a baciarmi il petto. Partiva dalla gola per poi arrivare sino ai miei pochi e deboli addominali. I suoi baci e le sue carezze mi provocarono più brividi di quanti me ne avesse provocati il freddo pungente.

Le baciai la pelle scoperta del collo, attirandola verso di me. Scesi verso tutto il decolté, risalendo non appena toccai il bordo della sua/mia camicia. Mordicchiai la pelle dietro l’orecchio, sapendo che quel mio gesto le provocava un immenso piacere.

-Rob…-  sussurrò, non rovinando per niente l’atmosfera che si stava creando nella nostra bolla privata.

Percorsi la sua mascella con la mia bocca, fino ad arrivare alle tanto desiderate labbra. Quel bacio fu diverso da quello precedente: ci stavamo nuovamente facendo prendere dalla passione.

-Mmh, mmh… - emisi dei rumori che dovevano rappresentare la mia risposta al suo richiamo. Sapevo, però, che qualunque frase avessi pronunciato, sarebbe stata priva di senso compiuto, dato che la mia stessa logica era andata a farsi un giretto al Luna Park.

Il bacio continuava beato, acquistando sempre più passione. Era stata lei a iniziare quel  contatto e sarebbe stata lei a concluderlo. Io, per il momento, non avevo la intenzione di rinunciare a quelle così preziose labbra. Erano ormai fondamentali per la mia esistenza, per la mia salute mentale! Quando, al mattino, non la trovavo stesa al mio fianco, perché aveva dormito nel suo albergo o dai suoi genitori, ero sempre irritabile sinché le mie labbra non incontravano le sue, anche per pochi attimi. Quando, invece, io mi trovavo dall’altra parte del mondo rispetto a lei, avevo bisogno della mia dose mattutina di Kristen’s Voice per iniziare decentemente la giornata.

Le sue mani scendevano percorrendo la linea di quelli che sarebbero dovuti essere i miei addominali, fino ad arrivare al bordo dei boxer. La mia camicia che lei indossava era già finita sul pavimento e aveva rivelato una Kristen irrimediabilmente nuda.

Dopo aver giocato ripetutamente con l’elastico dei miei boxer, li abbassò completamente. Con quel suo gesto, ci immerse nel rosso tunnel senza uscita.

  
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