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Autore: DazedAndConfused    07/08/2010    4 recensioni
26 drabble di 100 parole l’una, ispirate ad una nuova scoperta cartacea ma, soprattutto, alla serie tv che, per mia immensa fortuna e gioia, mi ha alleviato un’orribile estate che si preannunciava esclusivamente a base di matematica e chimica.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ABC

26 drabble di 100 parole l’una, ispirate ad una nuova scoperta cartacea ma, soprattutto, alla serie tv che, per mia immensa fortuna e gioia, mi ha alleviato un’orribile estate che si preannunciava esclusivamente a base di matematica e chimica.

 

 

Titolo: ABC

Fandom: La Compagnia dei Celestini

PG: Lucifero, Celeste, Gemelli Finezza, Memorino, Puzzo, Squalo, Baffetti (menzionato), Veronica (menzionata) e tanta altra bella gente :D

Avvertimenti: Demenziale, a tratti introspettiva e pure romantica (:

Conteggio parole: 100 l’una, siori e siore :D

Note (parte I): Trovare una parola per lettera e adattarla al fandom è stata una vera fatica: in certi casi mi sono dovuta ingegnare per trovarne una, in altri ho dovuto sceglierne una da una rosa abbastanza vasta… Poco importa: il lavoro è finalmente completo ed ora non attendo altro che i vostri commenti ^^

Disclaimer: Lucifero, Celeste, i Finezza, Memorino e tutti gli altri personaggi appartengono a quel drittone di Stefano Benni e a coloro che ne hanno acquistato i diritti per farne un cartone u___ù

 

 

 

In su buconi pretziu

s’angiulu si ddu i setzidi. **

Addestramento.

Altro che comune allenamento!

Quello era un vero e proprio soggiorno in una casa degli orrori, e Lucifero ne era l’artefice: arrampicate libere su strutture dall’aria non proprio solida, esercizi con funi pronte per marcire, palleggi con palle mediche dalla dubbia provenienza, anche se lui sosteneva che gliel’avesse procurate Squalo e fosse tutto legale.

Ovviamente nessuno ci credeva.

Fatto sta che sembrava non avvertire la fatica, anzi, scherniva gli altri perché non riuscivano a stargli dietro e intimava loro di darsi da fare.

Gli altri però incominciarono a preoccuparsi solo quando urlò: -Qui vige l’uguaglianza, non conta un cazzo nessuno!(1)-

 

Banessa.

Viuzze strette, vasi alle finestre grondanti di gerani, quell’odore dell’acqua salmastra che le provocava un leggero pizzicorio al naso: decisamente tutto diverso dalla grande città da cui arrivava. La bimba incominciò a girovagare allegra, ubriacandosi di quei colori vivaci che la circondavano.

D’un tratto il maestrale le rubò il cappellino di paglia, facendolo sparire in un vicoletto, e lei cominciò a rincorrerlo.

Cadde, accorgendosi di un pallone per terra e di una mano tesa verso di lei: l’afferrò e incrociò due splendidi occhi verdi.

-È tuo questo?-

-Sì, grazie! Io sono Celeste, e tu?-

-Chiamami Lucifero.- le sorrise il ragazzino.

 

Complotto. (2)

Non gli credevano. Nemmeno i Finezza, nemmeno Memorino, nemmeno…

Ostentò noncuranza, anche se in realtà si sentiva morire dentro.

Ecco che succedeva a fidarsi degli altri, la ricompensa per essersi lasciato addomesticare.(3)

Ma stavolta aveva deciso: avrebbe lasciato tutto e tutti, affidato il ruolo di capitano a Squalo, l’unico che, solo al mondo come lui, potesse capirlo veramente.

Se solo avesse potuto affidargli anche il suo cuore, un peso troppo grave per la traversata in mare!

Prendersi cura di lei, però, questo no: se aveva fallito in quel campo, non avrebbe permesso a nessun altro di trionfare al posto suo.

 

Due Docce. (4)

C’era un puzzo insopportabile.

Un puzzo che era un misto di pino silvestre e sandalo (-Purtroppo non la calzatura- si ritrovò a pensare.)

Semplicemente disgustoso.

Iniziò a girare intorno a Lucifero, che lo fissava stralunato e che, intimorito dal suo atteggiamento indagatore e dallo sguardo bieco, aveva ammesso un po’ tremante e con riluttanza di aver fatto due docce, -così, tanto per fare-.

Ma Puzzo lo sapeva bene: quelle armi di distruzione di massa non erano state adoperate così, tanto per fare, ma c’era qualcosa di ben più grosso sotto.

E ora sospirava gravemente: un altro passato al Lato Oscuro.

 

E il rispetto? (5)

-Tu non hai rispetto per me, è questa la verità!- te lo urla in faccia, quasi sputandotelo addosso.

Accettare di giocare con i Meninhos non è stata ‘sta genialata, e te ne stai rendendo conto a tue spese.

Dannati Finezza. Se non avessero fatto il circo, a quest’ora ci saresti tu lì, al loro posto, a guardarti la partita in sua compagnia.

Scuoti la testa con foga, quasi a volertela scrollare di dosso.

Rispetto o non rispetto, non ce la fai a segnarle.

Abbassi il capo e te ne torni indietro, mentre il suo sguardo gelido ti trafigge ogni vertebra.

 

Finezza.

-Un lavoro così delicato non poteva che essere affidato a voi-, continuavano a ripetersi mentalmente le lodi che Lucifero aveva intessuto per loro fino a dieci minuti prima.

Si era capito che il loro amico era un gran ruffiano e che tutti quei complimenti non erano proprio del tutto disinteressati, ma a loro aveva fatto piacere riceverli e avevano accettato l’incarico.

Certo, rubare la Nutella dalla dispensa della signorina Bifferi era come una missione in Vietnam, ma ormai non si potevano tirare indietro, avevano fatto una promessa.

D’altronde, erano Finezza di nome e di fatto, no?

Ops, pardon!, di cognome.

 

Gemelli Derrick.

Così li chiamava Lucifero, dopo la dannata prima volta in cui avevano visto quei due castori all’opera.

E più Memorino tentava di convincerlo a darci un taglio con le prese per il culo, più lui rincarava la dose; loro s’incazzavano come delle bestie e gli urlavano:

-Ma noi non abbiamo il dentone, stronzo!-

Per fortuna ci pensava Celeste a risollevar loro il morale:

-Infatti, voi siete decisamente più carini…- era solita lodarli con quelle parole, rivolgendo loro un vistoso occhiolino.

I Derrick avranno avuto la Catapulta Infernale, ma di certo non i complimenti da una ragazza carina come lei, tzé.

 

Holly & Benji.

Appuntamento alle 16, ogni giorno. Seppure si spingesse ai limiti della fisica, come Memorino faceva sempre notare, quel cartone era una droga: perfino lui vi si era appassionato e ammirava l’eleganza del Principe Ross, mentre l’amico, manco a dirlo, adorava la brutalità di Mark Schiacciasassi Lenders, come l’avevano soprannominato i Finezza.

Il loro beniamino era Callaghan, ma Lucifero era solito prenderli in giro dicendo che la loro era una copertura per non ammettere che i loro preferiti erano i gemelli Derrick.

In compenso ci pensava Celeste a farlo incazzare di brutto, sostenendo che i due goalkeepers erano -davvero niente male-.

 

Il Grande Bastardo. *

Sospirò, alzando gli occhi al cielo: la stavano facendo veramente ammattire.

-Il Grande Bastardo disse ai suoi discepoli Pantamelo e Algopedante(6)- Memorino incominciò una parabola che neanche Gesù Cristo.

Quando finì di leggere incrociò lo sguardo sognante dei gemelli, che dissero con voce mielosa: -Ah, il Grande Bastardo ci salverà!-

Ma da chee? pensò scocciata.

-Certo, egli ha un occhio nero e uno azzurro, e nel suo paese…- spiegò Lucifero.

-…ci sono alberi della cuccagna e fiumi di cioccolata!- ribatté sarcastica Celeste.

-Tu li hai visti?- le chiesero i Finezza, prima che lei si sbattesse vistosamente la mano sulla fronte.

 

Jealousy. (7) (8)

No, non era tachicardia o soffio al cuore, quello.

Era qualcosa di più fastidioso, più lancinante, più…

doloroso?

Scosse la testa: no, non era dolore, figuriamoci se uno come lui poteva provare dolore, dai!

Ma vederla raggiante, sentire la sua risata argentina tintinnargli allegra nei timpani lo faceva stare male.

Beh, proprio male male no, eh! Uno stupido fastidio, come un pizzico di zanzara, già.

Gli si strinse il cuore, lo sentì accartocciarsi.

E dovette ammetterlo a sé stesso: non era un semplice fastidio, stava male.

Scosse le spalle e se ne andò, ma ormai era fatta: Lucifero era geloso.

 

Kiwi. *

-Qua dice che tuo nonno è un milionario e che tu, in virtù di essere suo unico nipote, erediti tutto il suo patrimonio…- disse Memorino con aria saccente.

-Ah sì? E in che consisterebbe quest’eredità?- gli saltò addosso Lucifero, gli occhi ormai a forma di monetine, marcando volutamente l’ultima parola.

-Ehm… centomila piante di kiwi(9)- mormorò a bassa voce l’amico.

-Cheeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee?- urlò il ragazzo fuori di sé –Starai scherzando, spero?!-

Memorino scosse la testa, con fare serio.

Lucifero rimase immobile.

-Buona fortuna, Alessia Marcuzzi!- risero i Finezza, uscendo di corsa dalla stanza per non beccarsi una cuscinata in pieno volto.

 

Lucifero.

Se lo portava appresso da quand’era nato, o almeno, da quando aveva memoria per ricordarsene. Era stato un diavolaccio sin da piccolo, e le sue marachelle riempivano le giornate della signorina Bifferi, sempre impegnata a seppellirlo di sculaccioni e punizioni che, immancabilmente, subiva anche il povero Memorino, tirato sempre in ballo dall’“amico”.

Ma, a dispetto di tutto, anche i diavolacci avevano un cuore, e quello di Lucifero si era praticamente liquefatto la prima volta che Celeste, avvicinataglisi pericolosamente, gli sussurrò dolcemente all’orecchio un –Grazie, Sebastiano.(10)-

Era sì un angelo decaduto, ma la sua possibilità di redenzione l’aveva afferrata al volo.

 

Mamma Mettimi Giù. * (11)

Adrenalina nelle vene, sudore, fari colorati ovunque, decibel sparati a raffica: si trattava di un concerto coi fiocchi.

Lucifero non capiva come facesse a trovarsi lì, ma decise comunque di rimanervi, almeno per vedere chi doveva salire sul palco.

 

Si può comporre una canzone sulle strade miserabili(12)

 

Ed ecco Million Kiss, la leggendaria, apparire in uno sbuffo di fumo fucsia: cazzo, per avere solo otto anni se la cavava alla grande!

Così, in preda all’euforia, urlò: -Mamma Mettimi Giùùùùù!-

 

Lo trovò divincolante tra le lenzuola e, accarezzandogli i capelli, lo baciò sulla fronte e sorrise:

-Ah, il mio piccolo ribelle…-

 

Nessuno.

Stare tra i due pali non le dispiaceva, anche se a volte si sentiva un po’ sola. A pensarci bene, il suo ruolo implicava il non avere appoggio da nessuno: di difensori, centrocampisti e attaccanti potevano anche scenderne in campo tre o quattro, ma dove si erano mai visti due portieri giocare in coppia?

Ma tanto era abituata: nessuno era la risposta che riceveva quando, non appena varcata la porta di casa, chiedeva se c’era qualcuno, alla domanda: -Chi viene a vedere il mio saggio di danza?-, al dubbio più silenzioso e più atroce: -Chi mi vuole veramente bene?-

 

Nessuno.

 

Occhi.

Pipparolo, bitillo, manuturbatore(13): così lo definivano tutti i commercianti di Banessa, anche a distanza di tempo. Perfino le prodezze calcistiche non avevano compiuto il miracolo di cancellarne il passato da discolo con qualche leggera propensione alla cleptomania.

Oh, sia chiaro, rubava solo arance, mele e qualsiasi altro oggetto vagamente sferico per allenarsi strada facendo, mica collane, bracciali o gondole(14)!

Ecco, lo stava facendo di nuovo, lo stava nuovamente scusando! Ma si sentiva in dovere di farlo: d’altronde era l’unica ad essersi accorta dell’alone di malinconia che gli velava i grandi occhi verdi.

Ma lei li amava…

E…

E lo amava.

 

Porto.

Per alcuni, luogo da cui debellare tutta quella schifosa delinquenza che pullulava tra i moli; per altri, tanfo di lische, di scarichi non proprio ecologici, di schiumosa bava bianca che sfumava tra un’onda e l’altra.

Per lui, era tutto: era la sua casa, o qualcosa che perlomeno potesse assomigliarci vagamente.

Si era affezionato ai solchi che scorrevano sui visi rugosi ma sereni dei pescatori, cotti dal Sole e dal sale.

Si era affezionato perfino ai turni notturni dell’agente Baffetti, che più di una mattina si era ritrovato addosso coperte sconosciute: d’altronde era suo ospite, e lui il Re del Porto.

 

Quadro. *

Osservò intimorita il dipinto: quel quadro aveva sempre avuto il potere di farle gelare il sangue nelle vene.

Non riusciva a capire cosa potesse trovarci suo padre di così tanto affascinante in quella crosta; più si sforzava e più non ne veniva a capo, così girava i tacchi e si allontanava il più possibile.

Ma quel giorno le pupille dell’uomo con la doppietta sembrarono fissarla: quel quadro era vivo, ne era certa.

Quando sentì una mano posarsi sulla spalla, cacciò un urlo fortissimo, per poi stringersi convulsamente al ragazzo dietro di lei, che le diceva: -Che fifona che sei, tesoro…-

 

Regola Segreta numero 12. *

-Primo: niente battutacce cretine o doppi sensi;

secondo: è tassativamente vietato bestemmiare qualsiasi divinità, esistente o non;

terzo: sforzati di fare il carino e il gentile, almeno una volta.

Ti è tutto chiaro?-

Cazzo, era veramente inguaiato: stavolta quella furbastra di Celeste l’aveva incastrato per benino.

Ma forse non tutto era perduto.

-Mi appello alla regola segreta 12 che, se applicata, abolisce tutte le precedenti!(15)- recitò solenne, per poi darsela a gambe.

Non aveva però messo in conto la prontezza di riflessi che Celeste, in quanto portiere, possedeva; fu così che venne trascinato a Villa Riffler, a conoscere i suoceri.

 

Saluta la Signora! *

-“Saluta la signora!” gli gridò con voce rotta Celeste. Memorino fece un cenno con la mano e chiuse gli occhi.-

-Ebbastaaaa!- urlò infastidito Memorino, toccandosi e strappando in fretta e furia il libro dalle mani di Lucifero, scagliandolo lontano.

-Memorino, sei un deficiente! L’ho preso di nascosto dalla Bifferi: se si sgualcisce sono veramente cazzi amari!- imprecò Diotallevi(16), gettandosi sul letto vicino e afferrandolo al volo.

-‘Sto Stefano Benni ha seri problemi, eh!- gli bofonchiò di rimando.

-Ah, su questo non ti do torto: biondo con gli occhi verdi? Cazzo s’era fumato?- aggiunse l’altro, beccandosi un sonoro scappellotto sul coppino.

 

Telecomando (lotta per il).

Evento che si verificava ogni sera, puntualmente, alle 20; se alle 16 andavano tutti d’amore e d’accordo, dopo cena l’ascia da guerra veniva nuovamente dissotterrata.

I gemelli protestavano perché volevano vedere “Street Football”, mentre Lucifero era più interessato alla Gatta Nera de “Il Mercante in Fiera”.

In tutto quel casino, Memorino tentava di seguire “Chi Vuol Essere Milionario”.

Ad un certo punto Diotallevi s’incazzava di brutto e strappava l’oggetto del desiderio dalle mani del cervellone, tentando poi la fuga che, al solito, veniva interrotta da un placcaggio dei Finezza e dalla Bifferi che, attirata dal baccano, li rispediva in camera.

 

Ultimi del girone. (17)

Fanalino di coda.

Dio, quanto odiava quelle parole!

Memorino aveva appena fatto in tempo a finire di pronunciarle che lui si era lasciato sfuggire un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare i Finezza.

Aveva tossicchiato e si era versato un’altra porzione di cereali, bofonchiando qualcosa d’incomprensibile tra una cucchiaiata e l’altra.

Per fortuna ci pensarono i gemelli: ogni volta che si abbandonavano a pensieri filosofici il divertimento era assicurato.

-Su col morale! D’altronde lo diceva anche il Grande Bastardo, no? “Beati gli ultimi perché saranno i primi”…-

Memorino tentò di spiegar loro chi l’aveva detto, mentre Lucifero ridacchiava sotto i baffi.

 

Veronica.

-Aaaargh, quella fidipù(18) mi farà diventare pazza, vedrai!- strinse i pugni sbuffando, mentre lui la invitava a calmarsi e a sederglisi accanto sul divano.

-Eddai Celeste, non è il caso di scaldarsi così tanto, però!-

-Ah! Ha parlato mister “Io-sono-il-ritratto-della-calma”!- gli ringhiò dietro.

Lucifero capì che tirava una brutta aria e così ebbe un’idea:

-Vabbè, ho capito, meglio se vado a farti una tisana…- le sorrise e si avviò nel cucinino fischiettando, mentre la ragazza continuava a lamentarsi ad alta voce.

Ad un tratto la interruppe:

-Camomilla, Valeriana o… Veronica?-

Si abbassò giusto in tempo per evitare il cuscino volante.

 

Welcome to the Jungle! (19)

Dieci minuti ed ora il cartello stava lì, affisso alla porta, benvenuto per tutti.

Erano bastati dei pennarelli confiscati con banali scuse ai più piccini, un pezzo di cartone ricavato dallo scatolone della Barilla e il gioco era fatto.

I gemelli si scambiarono un’occhiata d’intesa e un batticinque, soddisfatti com’erano della loro opera d’arte.

Il capolavoro consisteva in un “Welcome to the Jungle!” scritto a caratteri cubitali e attorniato da liane, fogliame, bertucce, Tarzan e chi più ne ha più ne metta.

-Sicuri che non sia un po’, come dire, eccessivo?- titubò Memorino.

Bastò un’occhiata all’interno perché ogni incertezza svanisse.

 

Xabi Alonso.

-Rossooooo! Questo è da cartellino rosso, cazzarola!- esclamò Memorino, nella concitazione.

Era una sera di metà luglio e i nostri amici si stavano godendo la finale dei Mondiali di Calcio alla tv: un olandese aveva appena atterrato con una mossa degna di Jackie Chan uno dei centrocampisti spagnoli e i Celestini reclamarono a gran voce un’espulsione.

-Assurdo, solo un’ammonizione? Ma Webb ha le fette di salame sugli occhi?!- protestarono all’unisono i Finezza.

Lucifero, poco sorpreso, mugugnò: -Lasciatevelo dire, Xabi Alonso è una mezza sega: io ne ho subiti anche di peggiori, e guardatemi…-

Per tutta risposta ricevette quattro sopraccigli alzati.

 

Yoga.

-Sicuro che si faccia così?- chiese Celeste, piuttosto dubbiosa.

-Certo, ti ho detto di fidarti di me, no?- replicò Lucifero con un occhiolino alquanto losco.

In quel momento piombò Memorino che, alla vista dei suoi amici aggrovigliati in una strana posizione, non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo, sapendo benissimo chi ci fosse sotto tutto quanto.

-Lucifero!- lo rimproverò –Quante volte te lo devo dire che quel dannato volume non è sullo yoga, eh?!-

L’amico si rialzò e andò a nascondere un vecchio libro, asserendo che –K o Y, che differenza fa? Sempre lettere straniere sono!-

 

Zzzz. *

Russare era come una ninna nanna per lui.

I gemelli lo alternavano a fischi acuti, quasi dei sibili, mentre Diotallevi sembrava la sirena di una nave pronta a salpare.

Si avvicinò ai Finezza, i quali si erano addormentati in un solo letto, presumibilmente quello di Gianni, e che giacevano uno con la testa sul cuscino e l’altro con i piedi del fratello a tenergli compagnia.

Abbozzò un sorriso e andò verso il diavolaccio, che aveva un ghignetto malefico sulle labbra: un “Dai Celeste, vieni qua, non ti farò niente di male” biascicato con tono poco casto confermò i suoi sospetti.

 

 

 

Note (parte II): Non riesco a crederci, ce l’ho fatta! *majorettes, pon pon, stelle filanti, coriandoli, ricchi premi e cotillons*

Waaaah, che soddisfazione u.u

Beh, che dire?

Dopo un’estate atroce (per fortuna quasi finita), sono tornata per deliziarvi (spero) con ben 26 drabble, una per ciascuna lettera dell’alfabeto, di 100 parole esatte (non vi dico il c*** che mi sono dovuta fare, ma la soddisfazione è davvero impagabile ^_^)

Sebbene il libro mi sia piaciuto da matti, ho un debole per il pairing LuciferoxCeleste che lì è praticamente inesistente (ndA: sob!); a dirla tutta, nel libro Lucifero non ha un ruolo manco secondario, possiamo definirlo quasi una comparsa .-. E, soprattutto, non credo sia gnocco quanto nella serie tv xDDD (modalità pensieri poco casti ON :Q___)

Quindi mi sono più attenuta ai personaggi del cartone, principalmente della prima serie, perché poi i Finezza se ne vanno ç________ç (enorme lutto per la sottoscritta T____T)

Vi lascio alle note vere e proprie, e spero che possiate lasciarmi un commentino, magari facendomi sapere quali sono quelle che vi sono piaciute di più ;)

Un grazie in anticipo a chi si fermerà a recensirle, ma anche a chi si è limitato a leggerle ^^

 

Bacioni,

 

Dazed;

 

 

Note.

 

 

* Piccoli omaggi al libro di Stefano Benni, da cui è tratta l’omonima serie tv.

** Prefazione del libro sopra citato, è un proverbio sardo che significa “Nel cibo diviso si siede l’angelo”.

(1) Citazione del Sergente Maggiore Hartman, tratta dal film “Full Metal Jacket”, regia di Stanley Kubrick, uscito nel .

(2) Ispirata alla puntata 17 della prima serie, intitolata “Un ignobile complotto”.

(3) Frammento del discorso della volpe, tratto da “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry.

(4) Ispirata alla puntata 14 della prima serie, intitolata “Passione in Campo”.

(5) Ispirata alla puntata 13 della prima serie, intitolata “Gli Inseparabili”.

(6) Tratto dal “Libro del Grande Bastardo”, o meglio, dal libro “La Compagnia dei Celestini”.

(7) Anche questa drabble è ispirata alla puntata 14 della prima serie, intitolata “Passione in Campo”.

(8) Titolo di una canzone poco conosciuta dei Queen, presente nell’album del 1978 “Jazz”.

(9) Nel libro Lucifero era nipote del re dei famburger Barbablù, e le centomila piante di kiwi non erano altro che una minima parte della cospicua eredità che gli spettava.

(10) Se nel libro il vero nome di Lucifero è Luciano (poi Lucien), nel cartone diventa per l’appunto Sebastiano che, a mio parere, è più bello.

(11) Nel libro i Mamma Mettimi Giù sono un gruppo molto in voga a Banessa e nell’intero Stato di Gladonia. Lucifero ne è un fan sfegatato.

(12) Verso iniziale di “Strade Miserabili”, dall’LP “Ogni Passata Speme”.

(13) Insulti, tratti dal libro, che Don Biffero rivolge agli orfani che non si sono ancora addormentati, per motivi intuibili dall’etimologia di questi termini.

(14) Chi ha visto l’episodio 16 della prima serie, intitolato “Un losco passato”, sa bene perché tiro in ballo le gondole.

(15) Tratto dal “Regolamento Unico e Segreto del Campionato Mondiale di Pallastrada”, o meglio, dal libro “La Compagnia dei Celestini”.

(16) Nel libro è il cognome di Lucifero.

(17) Ispirato alla puntata 15 della prima serie, intitolata “Gli Angeli Custodi”.

(18) Termine usato dai Celestini nella versione cartacea, che nel loro gergo sta per “figli di puttana”, mentre fidipà corrisponde a “figli di papà”.

(19) Titolo del noto brano dei Guns’n’Roses, pezzo d’apertura dell’album “Appetite for Destruction”, datato 1991.

   
 
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