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Autore: e l l i e    07/08/2010    0 recensioni
-Vorrei metterti il mio nastro verde Leo - mi persi in quella meravigliosa armonia scaturita dalle sua labbra, il cuore mi batte forte e il suo suono si espandeva attraverso la camera da letto accompagnando le sue parole. -sei un regalo piovuto dal cielo- "Grun.."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Georg Listing, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Mi deve perdonare signore, stavo disegnando la sua villa senza permesso!-

Era una bellissima mattina di metà estate e il vento sospirava tiepido su Berlino, dispettoso fece volare via ogni schizzo creato durante le prime ore del giorno. Mi chinai giocando con gli spiragli d'aria che continuavano a far danzare i pezzi di carta lungo il ciglio della strada trafficata della città tedesca. Un ragazzo bellissimo si fece largo lungo il viale che sopraggiungeva l'edificio, si avvicinò aiutandomi a raccogliere i disegni. Ha un'aspetto meraviglioso, un portamento elegante e un delizioso accento degno di paese natio. Portava i capelli lungi e lisci legati in un codino e di tanto in tanto qualche filo nocciola faceva capolino lungo il suo viso animato animato da qualche fiato di vento. Rimasi seduta sul muretto che fronteggiava la villa, timorosa dello sconosciuto tanto gentile.

-Sei brava, studi disegno?- chiese bonamente lui

-Eh già- il cuore sussultava e tremava ad ogni sguardo o piccolo gesto. Batteva forte e non dava alcun segno di resa rispondendo come impazzito a ogni sua parola e il suono che egli emetteva mi riecheggiava nel petto e nella gola. "Wow il vero maschio tedesco" pensavo tra me e me.

-Se vuoi fare qualche schizzo anche dell'interno ti faccio entrare- disse sorridendomi. -da bambino vivevo in questa casa- aggiunse -sono contento di avere qualcuno che condivida con me questa sensazione di nostalgia.-

Tese le mani verso di me, guizzavano morbide tra i raggi del sole. Mi prese per i fianchi, aiutandomi a scendere dal muretto, ritrovandomi i suoi occhi color smeraldo scavarmi nell'anima. Mi sollevò dolcemente facendo attenzione a non cingere troppo le mani sul mio corpo. Le sue iridi verdi sono velate da un sottile velluto di tristezza e solitudine ma sono incredibilmente belle sotto il riflesso niveo della luce, così profonde da riuscire a leggerle in maniera nitida.

 

 

Germania, Berlino, Villa Listing

"Io e un conte tedesco...non mi sembra vero"

Stringo la stoffa del cuscino attorno alle dita osservando la pioggia che cade incessante fuori dalla finestra. Resto ammaliata dal suo costante scrosciare, è così bello il rumore che fa quando infrange il vetro.

-Piove ancora- mormora lui con o sguardo perso nel vuoto.-volevo farti restare finchè non avesse smesso ma...mi sono innamorato di te e non ti lascio-

Quelle parole appena sussurrate mi provocarono un profondo senso di felicità e al contempo di sorpresa. Mi girai istintivamente con un'espressione confusa in volto per raffigurare il mio stupore. Riuscivo a vedere i suoi occhi riflettere la soffusa luce proveniente dalla stanza. Le sue ciglia tendenti all'oro catturavano ogni piccolo scintillio facendolo proprio.

-Sono un sentimentale Leo, mi perdoni?- disse voltandosi verso di me in cerca di assenso, che tardò ad arrivare. Avevo ancora le idee scosse per quella inaspettata dichiarazione. Le mie iridi brillavano e tremavano all'avvicinarsi delle lacrime che me le riempirono. Non capisco ancora bene la sua lingua, sono in Germania solo da un anno ma compresi quello che disse. "Perdonarlo? Che domanda stupida è? Di cosa poi? Di essersi innamorato di me, di avermi reso così felice, di aver fatto l'amore con me?". Avvampai velocemente non sapendo che cosa rispondergli e cercando di mettere insieme una stupida frase di senso compiuto. Il suo viso era così perfetto, pulito con una singolare incavatura dalla forma tonda, magro quanto basta ad accentuare quei bellissimi occhi verdi.

-Sono felice come e avessi ricevuto un regalo inaspettato, mi capisci Grun?- "Grun Listing". In tedesco Grun significa verde, verde come i tuoi occhi.

-Anche a me sembra di avere ricevuto un regalo di natale- dice lui poggiando la testa sulla propria mano facendo leva con il gomito. Il letto a baldacchino in cui ci giacevamo ora era la cornice per un momento come questo che oserei definire sopra al divino.

-Sì è così- aggiunse. Sulla sua fronte si estendeva una voglia a forma di mezza luna che attirò immediatamente il mio interesse e curiosità, in effetti era abbastanza singolare.

-Cos'è questa falce di luna sulla tua fronte- domandai

-Una voglia ereditaria, è la cosiddetta falce dei Listing, quasi la metà dei miei familiari ce l'ha .- incrociai le mani portandomele sotto il mento ascoltando affascinata dai racconti di Grun come una dolce, dolcissima favola che assumeva quel tocco magico se uscita dal suo sorriso.

-Ogni natale la mia famiglia si riunisce in questa villa. Quando ero piccolo la mattina di natale scendevo nell'ingresso e trovavo tanti pacchi colorati sotto l'albero, riuscivo sempre a indovinare quali erano per me perchè...-

-Te lo dico io!- lo interruppi entusiasta -i regali per te avevano il nastro verde, come i tuoi occhi!- mi avvicinai lentamente a lui increspando le labbra in un'espressione di felicità ricambiata prontamente da lui.

-Bravissima!- esclamò -dimmi qualcosa di te-

-Qualcosa di me?- balzai seduta accavallando le gambe nude sotto il lenzuolo -sto visitando le stupende città tedesche con mia mamma, Berlino, Monaco, Oberhausen, viviamo un po' alla giornata, mia madre è una pittrice squattrinata, ADORO LA GERMANIA!-

"Strano! pensai "ho come l'impressione di conoscerlo da tanto tempo" -vorrei diventare una scenografa!- "gli sto raccontando tutto di me" -mio padre era un attore di teatro...-

Non ebbi finito di parlare che Grun mi prese il viso tra le mani sussurrandomi

-Vorrei metterti il mio nastro verde Eleonora - mi persi in quella meravigliosa armonia scaturita dalle sua labbra, il cuore mi batte forte e il suo suono si espandeva attraverso la camera da letto accompagnando le sue parole.

-sei un regalo piovuto dal cielo- "Grun.." - sei MIA!- le sue labbra si schiusero sulle mie in quella possessione così bella, le sue mani forti si fecero morbide lungo le mie guance carezzandole fragilmente. Quelle tre lettere sospirate sulla mia bocca erano la cosa più splendida che potesse dirmi, in quel bacio accettai la sua affermazione, in quel fugace tocco, anche lui divenne mio.

"Vorrei che non smettesse mai di piovere, e rimanere qui per sempre"

Le gocce di rugiada cadevano silenziose dalle foglie morendo inesorabilmente sulla terra a loro appartenutagli. I raggi mattutini filtravano fiebili dalla finestra di fronte, ha cessato di piovere.

-Hmmm- mormorai ancora assonnata tentando di svegliarmi. Avevo la bocca impastata per il poco sonno e cercai di riprendermi come potevo.

-Grun?- allungai la mano dall'altra parte del letto alla ricerca del suo corpo dormiente ma a mia sorpresa essa era vuota e fredda, lui non c'era. Spalancai gli occhi e una sensazione simile alla paura mi invase lo stomaco dandogli tormento. La solitudine, un'altra volte quell'orribile espressione mi riecheggiava in testa, non avrei mai voluto lasciarlo, allora perchè l'ha fatto lui? Forse mi sbagliavo, pregavo di sbagliarmi. Mi girai per scorgere un suo segno o qualsiasi cosa che mi desse una risposta a questo suo gesto. Una figura mi si parò davanti, immobile seduta comodamente su un divanetto che fronteggiava il letto. Mi spaventò a morte questa presenza inaspettata dallo sguardo severo e tagliente. Un uomo di mezza età vestito elegantemente con la stessa divisa di un pinguino, le mani giunge sulla ginocchia in una postura statuaria mi osservava austero.

-Buon giorno signorina, sono il maggiordomo- proferì l'uomo

-Dov'è Grun?- chiesi avvilita

-Ha avuto un impegno urgente, è partito stanotte- "E' andato via!?" Mille pensieri mi entrarono prepotentemente in testa non lasciando nemmeno tranquillità al mio cuore.

-Il signorino mi ha ordinato di stare con lei sino al suo risveglio, mi ha pregato di accompagnarla a casa sua.-

"Perchè mi ha lasciato sola?!" Le mie ciglia ben presto s'imperlarono di lacrime amare, il petto mi doleva tremendamente e una sensazione di abbandono prese il sopravvento sul mio essere.

-Preferisce tornare da sola? come desidera dunque...per le spese di trasporto ho un assegno da 6.OOO euro, in cambio lei deve dimenticare quanto è accaduto la notte passata, vede, questa è una famiglia illustre- disse avverso il maggiordomo. A quelle parole intrise di astio il cuore mi si fermò, gli occhi diventarono liquidi e l'uomo assunse una curiosa forma opaca e poco chiara. Inghiottivo l'insistente magone che mi si ingroppava in gola con la speranza che tutto questo fosse solo un brutto sogno. Soldi, come una delle più volgari sgualdrine, che umiliazione.

-Io...soldi...- biascicai

-Capisco...8OOO?- ribattè. Strinsi nervosamente i pugni, ogni sua offerta era come una coltellata e un insulto alla mia dignità.

-Non le bastano 1O.OOO?-

Digrignai i denti nello sforzo al quanto immane di non piangere, cosa che invece mi venne facilmente istintiva. Le vene mi pulsavano impazzite, le pulsazioni diventarono a mano a mano sempre più frenetiche mi mandarono presto nel panico lasciandomi solo un senso di vuoto e assenza totale.

"Quello stronzo mi ha solo presa in giro"

 

-Leo? Ehi Leo!-

Smisi di asciugarmi i capelli ancora un po' umidi, una bella doccia era l'ideale per dimenticare momentaneamente i proprio problemi e riuscirà a scappare da questa vita che sa offrire solo delusioni e disgustose verità servite su un piatto di solitudine argentea. Mia madre mi chiama a gran voce dalla camera da letto dell'hotel in cui alloggiamo, ovviamente vorrà sapere in quale a lei oscuro luogo ho passato tutte queste ore senza dirglielo, ma solo ripensare all'accaduto il respiro mi diminuisce radicalmente e il magone mi sale in gola togliendomi l'aria.

-Si può sapere dove sei stata tutta la notte?- Questo era il mio timore. Le lacrime cominciano a solcarmi il viso copiosamente, le corro incontro cercando conforto e gettandomi sulle sue ginocchia nascondendo il viso bagnato di sale.

-Cos'è successo? Perchè piangi?- dice lei preoccupata

-Mamma andiamo subito via non voglio stare qui! ODIO BERLINO! E anche i nobili tedeschi! E tutti gli uomini, quelli di questo paese di più!!- le urlai senza assumere cenno di calmarmi.

-Capisco, te lo dicevo di stare attenta- rispose comprensiva.

-NON MI INNAMORERO' MAI PIU' LO GIURO! NON AMERO' PIU' GLI UOMINI SONO TUTTI DEI BASTARDI!-

Quella era stata la notte più bella e allo stesso tempo orribile della mia vita, ma ora devi impormi di lasciarla custodita come un ricordo, di sigillare la bocca e il cuore riguardo a lui, quella pioggia così fresca che dolcemente lavò via il suo nome dal mio cammino.

"Vivrò solo per il mio lavoro"

 

Quattro anni dopo...

Italia, Milano

"Studio scenografico Tekno Art"

-Leo! Ehi Leo! il capo ti ha chiesto un tè!- il solito idiota si divertiva a darsi arie di superiorità e ordinare come una piccolo boss che crede si imbrigliare al suo volere i colleghi soltanto perchè fa qualche lavoretto poco pulito per il proprio titolare. Ovviamente non ascoltai quella stridula voce che rimbombava lungo il corridoio rispondendogli a tono.

- Non sono la sua segretaria, io faccio la scenografa!- sbuffai seccata sistemando la pila di libri che trasportavo e accingendomi ad accontentare il capo portandogli la bevanda da lui richieste e privilegiata. Mi diedi una sistemata agli occhiali, odio avere le lenti appannate o sporche. Raccolsi i capelli in una riccioluta coda di cavallo, voglio essere ben presentabile al mio superiore. Portando il vassoio con le tazze traboccanti del tè da offrire a un possibile futuro cliente. Passando tra le varie scrivanie dell'ufficio si sentono di ogni pettegolezzo che le annoiate zitelle si raccontano preferendo queste dicenze al proprio lavoro.

-E' uno degli organizzatori del teatro nazionale tedesco, è giovane e bello- disse una

-Beata te Leo, conosci il tedesco e potrai parlarci!- seguì un'altra

-Ma dai, la conosci Leo...- quest'ultima fece esaurire la mia ben nota pazienza

-Spostatevi basta chiacchiere!- ordinai. "Io con un tedesco? Per carità!"

Aprì la porta con un colpo d'anca entrando cortesemente mentre reggevo il vassoio con il servizio.

-Permesso- domandai gentilmente. All'interno della stanza, una figura si stagliava in controluce di fronte alla finestra, rimanendo pazientemente in attesa. La postura morbida sul davanzale, lo sguardo perso lungo la periferia milanese. Percepì un lieve fremito al cuore che ben presto aumentò diventando sempre più forte e scossa dopo scossa riconobbi quel corpo, le spalle larghe che precedevano una schiena strettasi poi in vita sulla quale correvano delle braccia muscolose e sode con mani grandi ma delicate. Sgranai gli occhi ricolmi di sorpresa, mi brucavano e li sentivo velarsi velocemente e le lenti della montatura che indossavano li rispecchiavano mostrandomi che istintivamente stavo incominciando a piangere.

"Ma quello...?!"

Lui si voltò lentamente, il viso chiaroscurato dalla luce, i capelli lasciati sciolti abbandonati intorno al viso e busto. Lo sguardo rivoltomi severamente e scrutatore di qualsiasi emozione si manifestasse su di me. Il capo posò una mano indicando il ragazzo in segno di un'imminente presentazione.

-Lui è il conte Grun Listing, vorrebbe parlare con te-

"Grun...?"

Il mio corpo perse totalmente il controllo su se stesso, le dita tremanti mi cedettero lasciando andare il vassoio. Ma esso non si schiantò a terra. In uno scatto, la mano di Grun scese sotto di esse a pochi centimentri dal contatto con il pavimento, estendendola lungo il perno dell'oggetto e prendendolo prontamente. Mi coprì la bocca consapevole del pasticcio evitato e dell'appena realizzata idea del fatto che lui era qui, in Italia, davanti a me, ora chino sotto i miei occhi.

"Cosa ci fa qui!!?"

-Si tratta dello spettacolo natalizio, avevamo ricevuto un ordine per le scene del secondo atto della "Signora delle Camelie"...- Il mio titolare continuava a illustrarmi verbalmente il lavoro da compiere e spiegarmi ciò che c'era da fare, ma il mio unico pensiero era quel ragazzo comodamente seduto di fronte a lui che continuava a fissarmi saccente. "Mi avrà riconosciuta?" pensavo tra me e me, se fosse così ho fatto proprio una bella figuraccia, meglio che taccio e resto in ascolto.

-...e avevamo spedito il progetto di una villa francese, ma lui preferisce quello che avevamo mandato come seconda opzione, la villa tedesca disegnata da te. Non capisco perchè preferisca quella l'opera è francese no? Parlaci tu, ti affidiamo il lavoro- proferì l'uomo prima che una squillante voce lo chiamasse per un impegno urgente.

-Con permesso vi lascio soli- Egli uscì dalla porta raccomandandomi di trattare bene il cliente e soddisfare il suo progetto.

Le mie mani sono sudaticce e si contorcono l'una sull'altra tentando di alleviare minimamente la tensione che avevo, segno di nervosismo molto evidente anche agli occhi di Grun. Che situazione sgradevole e imbarazzante.

"Però questa è la mia grande occasione! Non posso certo rovinarla per quella vecchia storia, devo dedicarmi al lavoro e poi...si sarà dimenticato di me, ma sì di sicuro"

-Leo...quanto tempo- pronunciò lui con sguardo assente.

"Parla italiano?"

-In questi anni ho studiato la mia lingua, come me la cavo?- si sporse sulla testata del divanetto su cui sedeva ammiccando un espressione compiaciuta e incredibilmente...meravigliosa.

-Grun...- biascicai portandomi due dita alla bocca.

"Allora si ricorda tutto!"

-P-parli benissimo, bravo!!- balbettai. Innumerevoli sono gli sforzi che in questo momento la mia mente e il mio cuore stanno compiendo per mantenere una tranquillità e una calma alquanto difficili da ristabilire. Semplicemente la sua presenza mi impanicava e cercai di restare sul suo gioco e pensare al lavoro. Si alzò fulmineo avvicinandosi come se nulla fosse. Avanzava passo dopo passo come un cacciatore con la propria preda e a ogni suo movimento io indietreggiavo di parecchi centimetri in più, fino a quando non mi mise con le spalle al muro, ero in trappola con quegli splendidi occhi verdi a far da padroni nella mia anima. Posò un braccio lungo la parete accanto al mio viso per farsi leva e diminuendo la distanza tra i nostri volti.

-Dopo quella notte ti ho cercata a lungo senza ritrovarti, ma ora finalmente sono qui e tu sei ancora più bella...- sussurrò lui

"Che idiota! E' bravo a parole! Mi dice che sono bella conciata in questo modo?"

-Sono venuto qui per fare quello che avrei dovuto fare quattro anni fa-

"Quella voglia a forma di luna, quegli intensi occhi verdi, Grun...NO, NON VOGLIO SOFFRIRE UN'ALTRA VOLTA!"

-GRUN! MI DISPIACE MA, IO ORA AMO UN'ALTRA PERSONA!- urlai stringendo i senti e serrando gli occhi. Le lacrime mi bagnarono involontariamente il viso lasciando un po' di sollievo alle guance rosse e incredibilmente calde. Vidi le sue iridi farsi sempre più grandi e vicine in un'espressione scioccata e dannatamente triste. Tutto questo mi spezza il cuore, ma non accetto di essere presa in giro di nuovo, ed è inutile che fai questa faccia.

-non m'interessa lo scopo della tua visita in Italia! Intendo soltanto portare a termine questo lavoro!-

Per pochi interminabili seconde tacque per poi schiudere le labbra in una resa

-d'accordo non ti infastidirò- disse. Si allontanò buttandosi con nonchalance sul divanetto assumendo un aria aristocrata e professionale.

-Sediamoci, il lavoro è lavoro- prese in mano uno dei fogli di carta illustranti il progetto posti sopra il tavolino di fronte a noi e cominciando a esprimere le proprie idee e conclusioni riguardante esso.

"Accidenti, ha cambiato decisamente atteggiamento"

-Dunque...- proferì lui -la villa della messinscena è proprio uguale alla mia, alla fine era piena di ricordi e non l'ho venduta- I suoi occhi divennero malinconici mentre fissava i vari disegni, i miei invece si velarono di nuovo alle sue parole cos' dolorose. "Grun..."

 

La sala è già piena di gente tra la quale ospiti illustri e famosi produttori. I bicchieri traboccano di champagne d'orato dalla luce che proveniva dalle moltitudini di scintille al neon sopra al soffitto. L'enorme stanza scintillava come leggermente infuocata da piccole fiammelle di metallo prezioso e ogni coppa di cristallo, ogni posata d'argento s'accendeva di bagliore proprio, e i sfarzosi vestiti delle dame brillavano se sfiorati da quei raggi sfalsati. E' un ballo meraviglioso, perfetto per la presentazione dello spettacolo. Anche io mi sono abbigliata elegantemente per la serata con un vestito semplice di velluto scollato lungo la schiena e i capelli rigorosamente raccolti in un fiocco avorio. Sinceramente mi sento a disagio con tutti questi grandi nomi riuniti qui, non è il mio ambiente ma ambisco a frequentarlo di conseguenza devo sapere come comportarmi. Sorseggio il mio champagne mentre gran parte degli ospiti sono impegnati a ballare sulla pista.

-L'ambasciatore tedesco, i giornalisti, la società operistica, persino l'orchestra, è grandioso!- dico sorridente

-Non sarò di troppo qui capo?- aggiungo

-E' il tuo debutto come scenografa! Non avere fifa- proferì l'uomo a incoraggiarmi

-Mio marito apprezza molto il tuo lavoro!- continuò l'affascinante signora al suo fianco.

-Ehmm è davvero così bello?- chiesi arrossendo vistosamente

-Tranquilla domani te ne renderai conto anche tu!-

-Wow ecco il conte. è così affascinante!- lo interruppe la moglie esuberante.

"Grun..."

Sembrava più un principe di una nobilissima famiglia che un semplice ma altrettanto rispettato conte. Il portamento raffinato ed estremamente elegante che portava la più alta qualità di stoffa messa a punto in un bellissimo smoking nero. I capelli accuratamente lisci raccolti in un nastro anch'esso nero come si esigeva dagli antichi aristocratici. Si avvicina sinuosamente, il passo dolce ma forte, le spalle dritte e scultoree, lo sguardo scrutatore e così maledettamente bello e intenso.

- Ha solo ventisei anni ma già produce opere teatrali e si occupa di beni culturali!-

-Deve essere molto corteggiato-

-Grun!-

-Ben arrivato!-

-Dalle formose cantanti liriche alle filiformi top model, tutte lo vogliono!-

-Sapete che sta per sposarsi con una giovane ereditiera?-

-E' il rampollo di una delle famiglie più nobili di Berlino non avrebbe potuto scegliere altrimenti!-

"Quante chiacchiere che fanno queste galline" pensavo tra me e me. I soliti pettegolezzi e complimenti sgraditi e gratuiti di corridoio. Tutti questi apprezzamenti mi fanno ribollire il sangue dalla rabbia e scalpitare il cuore dall'imbarazzo. Perchè devi essere così inumano nella tua bellezza, così dolorosamente perfetto, alla merce di queste stupide senza amor proprio. Sento gli occhi lustrarsi forse per il troppo alcool o semplicemente per la tua imposta presenza. L'angoscia mi assale, mi sembro così piccola e fragile accanto a te, così stupidamente senza senso, avevo sempre sospettato di non essere alla tua altezza.

"Io non avrei dovuto aspettarmi nulla da lui, non poteva essersi innamorato veramente di me, che stupida sono stata. Lui indossa abiti costosissimi, è elegante e aristocratico, i nostri mondi sono troppo distanti, l'ho capito solo adesso." Lo sguardo attento, l'atteggiamento sicuro che evidenzia il fatto che ti senti totalmente a tuo agio tra persone del tuo stesso rango che ti sorridono e ti stringono la mano lusingati dal tuo interesse. Grun... La sala si stringe intorno a te ed è cose se ora esistessimo solo noi due, così vicini al punto che i nostri occhi riescono a incrociarsi, ma così lontani da non poterci parlare. Resto ammalliata dal tuo essere così affascinante, dolce nei movimenti e sicuro nel portamento, somigli a un felino pronto a ghermire la preda senza che essa se ne accorga. Un uomo ti si para alle spalle posandoti la mano su una di esse. ma quello..!

-Signorino...- "Lo stesso maggiordomo!" Deglutì sonoramente, quella figura tanto misteriosa non mi è mai piaciuta, non un'emozione non un piccolo cruccio si strasfiguravano mai sul suo viso. Metteva quasi timore e la sua presenza mi stupì, ma avrei dovuto prevedere che ci fosse anche lui d’altronde fa parte della sua servitù. Vorrei non trovarmi qui e una vocina mi sussurra nelle orecchie di andare via di scappare lontano, lontano da lui. Si gira ripetutamente in torno, mi fissa, mi parla con quei occhi smeraldo. Con un gesto irruente congeda il maggiordomo facendosi spazio tra le persone presenti. "Sta venendo qui" E' veloce, troppo veloce, devo pensare a qualcosa per non avere un contatto con lui, per tirarmi fuori da questa situazione che a poco a poco mi sta logorando.

-S-signora, posso rubarle suo marito per un po'!? Vorrei ballare- dico impanicata. La signora consente di buon grado tanto è presa a consumare Grun con lo sguardo nella speranza che il giovane si avvicinasse per fare la stessa proposta a lei.

-Fa pure cara! Parlerò meglio col conte senza marito tra i piedi!- squittì lei. Prontamente afferrai tra le dita la mano del capo cominciando a oscillare appena sfiorata dal suo petto in un tranquillo lento da sala.

"Devo stargli lontana" pensavo

-Ti vedo un po' a disagio, la causa del tuo astio verso gli uomini è forse lui?- sussurrò l'uomo. Il cuore prese a battermi all'impazzata come se questo fosse possibile dato che era già a livelli massimali poco fa, ma quelle parole mi aprirono gli occhi verso la realtà che tenevo accuratamente sbarrata agli altri. Il capo è un uomo tanto buono e gentile vede tutto nell'animo della gente specialmente dei suoi protetti, non mi stupisce che si sia accorto di una cosa che persino me stessa negava.

-Capo non dica sciocchezze! hahaha- risposi

-Prima che venisse in Italia ci ha commissionato il lavoro solo dopo aver saputo il nome di chi aveva disegnato quella villa tedesca. Se veramente vivi solo per il lavoro qualsiasi cosa sia successa dovresti ringraziarlo per questa chance.- disse lui. Forse ha ragione, ma una cosa simile va contro qualsiasi cellula del mio corpo. Vorrei riconquistare la sua fiducia, riprendermi il suo amore e ritrovare il mio, ma il mio orgoglio me lo impedisce e insieme ad esso un'immensa paura di soffrire di nuovo, di cadere e non rialzarmi più. La mia testa non percepiva nulla sono un grande senso di colpa accompagnato alle veritiere parole del capo, non capivo nemmeno il luogo in cui mi trovavo avevo solo un pensiero, lo stesso da quattro anni. Improvvisamente sentì una mano estranea cingere la mia. Mi girai di scatto trovando i verdi occhi di Grun che mi fissavano imperterriti. Diede una piccolo spinta alla moglie del capo riportandogliela tra le coniuge braccia anche se contro la sua volontà e molto sorpresa.

-Capo!- urlai cercando di ritornare a danzare con lui, ma mi fu impedito. Grun strinse la presa tra le nostre mani come un silenzioso ordine a rimanere.

-Perchè mi stai evitando?- le sue labbra si schiusero in quella che prevedevo essere la domanda più dolorosa e senza una sensata risposta.

-Ti ho detto che ho un altro!- dissi scocciata

-Hai mentito...- "No" le mani mi sudano e tremano come foglie scosse dal vento, gli occhi mi si spensero e il mio viso assunse una curiosa colorazione violacea, il mio corpo gridò la resa facendomi uscire con forza allo scoperto. Nei suoi occhi traspariva chiaramente la certezza di avere già impugno quella verità che io tardavo a dire ma era proprio questo a cui lui mirava, sentirla uscire dalle mia labbra.

-Mi sono informato, dicono che detesti gli uomini, specialmente i tedeschi, è colpa mia?-

L'aria mi mancava e il cuore pompava a ritmi estremi. Quelle iridi smeraldo bruciano, è una tortura e non so come sopravvivere, non ho armi ne astuzia sufficiente per riuscire e liberarmi, sento solo un fastidioso prurito alla gola, volevo dirgli tutto ma con quale coraggio?

- E potrei sapere il motivo di tanto astio?-

- TU NON MI PIACI E BASTA!- urlai

Ci fu un imbarazzante silenzio che con il passare dei secondi divenne sempre più pesante, entrambi abbassammo lo sguardo delusi di ciò che appena dissi, enrambi non volevamo vedere la profonda tristezza che si specchiava nelle nostre iridi.. Il cuore minacciava di scoppiare e la vergogna mi assalì velocemente senza lasciarmi via di scampo a cioò che ebbi fatto poco fa, ora il mio unico pensiero è andarmene via di qui. Poggiai le mani sul suo petto provocando inizialmente una lieve spinta nel tentativo di districarmi dalla sua presa ma lui opponeva resistenza.

-E lasciami!- ordinai

- NO! Tu mi nascondi qualcosa, se non mi dici la verità ti bacio qui davanti a tutti...- minacciò. Questa è la pretesa più orribile che potesse pormi e ora non ho altra scelta. Mi lancia uno sguardo accusatorio e tagliente che fa irrigidire ogni mio muscolo comprese le mie pupille che rivelano un'intensa paura e un'enorme senso di smarrimento. La collera sale ed essa nasconde il panico che si cela dietro a ogni mio gesto, la mia maschera così minuziosamente costruita crolla lasciando spazio ai miei veri sentimenti. Devo poter ricostruirla in fretta prima che lui ne approfitti. Il mio viso avvampa in fretta, mi sento le guance molto calde e la testa mi scoppia. Uno strano ritmo mi martella nel petto, mi percorre la schiena, diventa sempre più forte, insopportabile.

-Guarda che mi arrabbio sul serio!-

Mi guarda malinconicamente ancora per poco, si avvicina stringendomi a se, le sue labbra sono così tiepide e il suo respiro mi solletica la bocca profumandola di buono, un sapore fruttato. No, devo impedirglielo, Grun non puoi farmi questo, sento la sua pelle sfiorarmi e quasi incastrarsi con la mia, non ce la faccio. Raccolgo tutta la forza che trovo concentrandola sul braccio e facendola fluire nella mano. Con la maggior enfasi di cui sono capace gli tiro uno schiaffo e il suono della sua guancia bruciata sul mio palmo riecheggia per tutta la sala. Un boato di sorpresa si alza dalla gente circostante

-PERCHE' NON TI RICORDI DI AVER DETTO AL TUO MAGGIORDOMO DI OFFRIRMI DEI SOLDI PERCHE' MI DIMENTICASSI DI TE!?!?- gridai a per di fiato.

Grun mi guardava stupito sgranando quei bellissimi occhi verdi e rimanendo immobile sulla sua attuale posizione. Mi guardava stranito e offeso come se non capisse di che cosa stessi parlando. Una piccola lacrima gli rigò il viso

-Offrirti dei soldi?- mormorò. Gli occhi mi diventarono liquidi, ora volevo solo fuggire via, non volevo vederlo mai più, iniziai disperatamente a piangere afferrando il mio cappotto e correndo fino a che le mie gambe non me lo permisero.

"L'ho umiliato davanti a tutti, non mi perdonerà mai, meglio così...finalmente riuscirò a dimenticarlo"

-ELEONORA! LEO!- Queste furono le ultime parole che sentì prima di dileguarmi da quella sala. Urlava nel tentativo di fermarmi, di riportarmi da lui, urlava il mio nome, ma ormai è troppo tardi.

 

 

Fuori tempesta, il cielo è furioso e sconvolto tanto quanto me, la pioggia cade incessantemente e i fulmini si stagliano mettendo paura, provocano un rumore assordante, straziano le orecchie. Sono sconvolta per ciò che ho appena fatto, la rabbia aveva preso il sopravvento, non riesco nemmeno a realizzare di averlo percosso in quella maniera, e questo tempo di certoo non mi aiuta a stare meglio, mi afferra mi costringe a voltarmi indietro a quattro anni fa, anche quella notte pioveva. Chiamai immediatamente mia madre appena scorsi il primo telefono disponibile

-Mamma l'ho picchiato, no...non gliel'ho detto non posso, non sto piangendo, vado a controllare se è tutto apposto ci vediamo alla prima- dissi con voce rotta mentre le lacrime mi bagnano il viso già umido.

-A dopo...-posai la cornetta salutando mia madre che contraccambiò preoccupata. Mi do un'altra occhiata intorno, voglio che sia tutto perfetto al debutto. Il teatro è splendido e la mia scenografia fa da padrona sul palco ed è incredibilmente meravigliosa.

-Ciao...- sentì una voce calda e gentile che proveniva dal palco. Mi girai di scatto spaventata per vedere chi mi aveva rivolto la parola. Un groppone mi si fermò in gola e ricominciai a piangere singhiozzando come una bimba ferita. Grun si avvicinò completamente fradicio, lo sguardo triste e velato, i vestiti bagnati ma sempre bellissimi, illuminato dalla luce nivea dei fulmini.

-Il mio maggiordomo mi ha raccontato ogni cosa, potresti accettare le mie scuse poi non ti darò più fastidio- sussurrò mesto.

I capelli bagnati si estrendevano accolati al suo viso come a formare un disegno d'edera. Cominciò a percorrere il palco guardandosi attorno affranto, la bocca arricciata in un'infelice espressione.

-Non hai nostalgia? E' identica alla mia villa, mi sembra...di essere tornato a quella notte-

Abbassai gli occhi lucidi dall'emozione e annuendo con un silenzioso segno di capo.

"Il cuore mi batte forte"

-Non è la stessa di quattro anni fa- continuò - e nemmeno io...-

"Quando ascolto la sua voce, quando siamo soli"

-...anche allora pioveva- disse chiudendo le pelpebre, le sue lunghe ciglia castane erano imperlate da piccole gocce di rugiada che scintillavano ad ogni tocco della flebile luce che penetrava dalle finestre.

-proprio qui c'era il talamo, tu dormivi come un angelo, chiusi gli occhi ascoltando il rumore della pioggia, ma non riuscii ad assopirmi...-

"E allora vuoi raccontarmi altre fesserie?" pensai roteando gli occhi mentre arrossivo lievemente per il paragone a cui lui mi aveva pensata.

-non volevo svegliarti e scesi al piano di sotto per telefonare all'ospedale...-

"All'ospedale?!" che cosa significa? Sgranai gli occhi al suono di quella parole, avevo le idee molto confuse non riuscendo a comprendere che cosa fosse successo quella notte. La curiosità e la voglia di sapere mi affliggeva invitando con lo sguardo Grun a proseguire. Si voltò di spalle afferrando una delle sedie antiche che componevano il set, la sua presa era forte e i suoi muscoli si irrigidirono chiaramente il nervosismo prese parte del suo corpo. Volevo baciarlo, lo volevo con tutto il cuore.

-Mi rispose il maggiordomo in lacrime, mi aveva cercato disperatamente, non pensava che io fossi alla villa. "Le sue condizioni sono peggiorate improvvisamente, il conte è deceduto un'ora fa vengo subito a prendervi" mi disse..-

"Quella notte!?"

-non me la sentii di lasciarti sola quindi pregai il maggiordomo di occuparsi di te non si sarebbe mai comportato così se tu non fossi stata con me proprio mentre mio padre stava esalando l'ultimo respiro- sospirò lui. Mi portai una mano alla bocca totalmente scioccata. Non avrei mai immaginato una cosa simile, ora mi sento così dannatamente in colpa, l’angoscia mi divora e il mio cuore suggerisce alla gola di non incanalare aria, così inutile, così idiota.

"Io... non sapevo niente! Grun! Ti ho odiato perchè pensavo mi avessi abbandonata...perdonami"

- era l'unico parente stretto che mi restava, ero davvero sconvolto scusami. Non volevo dirtelo ma, dovevo chiarire l'accaduto.- disse

Gli occhi mi bruciano e cominciarono a riempirsi di lacrime che presto scesero sul mio viso bollente. Lui se ne accorse sentendomi ansimare avvicinandosi con quello sguardo così dolce e buono. Mi posò una mano sulla guancia accarezzandola fragilmente.

-Leo...?-

-Come ti sei sentito, in colpa vero?- domandai con voce tremante.

-Esattamente stavo facendo l'amore mentre lui moriva per un po' non ebbi nemmeno voglia di cercarti ma adesso...- mi prese il viso tra le mani asciugandomi le lacrime che scendevano copiose dai miei occhi rigorosamente serrati per non guardare i suoi colmi di dolore. Mi sfiorò le labbra con le sue fermandosi poco prima di baciarmi per sussurrarmi su di esse.

-..proprio perchè eravamo insieme quel giorno credo che tu sia la donna della mia vita-

Strinsi con forza le dita attorno alla stoffa del suo cappotto per sopprimere la sofferenza che in quel momento provavo per tutti gli anni di astio e rabbia che ho dedicato pensando a lui. Voglio baciarlo, lo voglio con tutto il cuore, ma il sentimento di pena è più forte dell'amore che ho sempre conservato per Grun anche se non volevo ammetterlo.

-Invece io provo un enorme senso di colpa!- gli urlai scostandolo con irruenza.

-LEO!- i suoi occhi tremavano impauriti scintillando sotto la luce di una triste solitudine.

-Mi dispiace ma non posso!- corsi via, fuggì di nuovo da lui, lasciandolo solo più di quanto giù non lo fosse, ma quegli occhi puntati su di me mi stavano uccidendo insieme al senso di colpa che mi attanagliava, non potevo sopportare oltre.

"Non me lo perdonerò mai, quella notte ti ho portato la più grande sventura! Altro che regalo di natale!"

 

 

Oggi è la sera della prima. Il teatro è colmo di gente, c'è il tutto esaurito, è la soddisfazione più grande che potessi ricevere. Un chiacchiericcio di gente estasiata di eleva sino dall'entrata all'edificio. Un incantevole albero di natale troneggiava nella sala d'ingresso, era come se brillasse di luce propria da quanto era bello, addobbato da palle di cristallo rifinite a mano e da ogni decorazione dal materiale pregiato e colorato. Sotto di esso vi erano dei pacchetti natalizi che formavano un meraviglioso quadro natalizio e abbagliavano per le loro moltitudini sfumature. Ogni persona, specialmente le donne faceva apprezzamenti sul bellissimo albero non avendo mai visto una cosa tanto sfarzosa.

-Leo, signora!- proferì il capo appena ci vide -finalmente la prima! il lavoro di sua figlia sarà un successo!-

-la ringrazio tutto merito suo- disse mia madre accennando un inchino

- io non ho fatto nulla, dovrebbe ringraziare un'altra persona- proferì l'uomo -Leo...poco fa ho incontrato Listing, non assisterà allo spettacolo deve prendere un aereo per la Germania...-

"Torna in Germania?"

-ora devo salutarla, buona visione signore- si congedò l'uomo prima che iniziasse lo spettacolo.

Cosa devo fare? Il dubbio prende possesso della mia mente, non lasciandomi via di fuga, il mio cuore spinge contro il petto come se volesse guidarmi da lui. So che me ne pentirei se ora non lo vedessi per l'ultima volta, io in fondo... lo amo

-Non vai a salutarlo? Potresti non rivederlo mai più...- disse mia madre. Come se non bastasse le sue parole mi tagliarono il cuore in due pezzi come se esso non fosse già abbastanza lacerato. I miei pensieri erano totalmenti rivolti alla scelta da compiere e infretta anche.

"Mai più" quelle due semplici parole mi riecheggiavano nella testa come impazzite, non mi davano pace spingendomi maggiormente ad andarlo a cercare e dirgli che lo amo e non voglia che parta. Gli occhi lucidi mi fecero vedere a malapena mia mamma che si rigirava frenetica per la sala.

-Oh no- mormorò portandosi due dita alla bocca preoccupata.

-Che c'è?- risposi impensierita

-Stava bevendo un succo su quella panchina, dove sarà andato? Va sempre in giro da solo!- pronunciò lei.

 

Dall'altra parte della sala Grun diede un'ultima occhiata a quell'albero creatura di un vero maestro della decorazione, lo stesso che avrebbe voluto vedere con la persona amata.

-Signorino è ora di andare- disse il maggiordomo

-Lo so...- concluse lui ma prima che andasse qualcosa colpì la sua attenzione. Un frogoletto di pochi anni stava rovistando tra i pacchi posti sotto l'albero in cerca di chissà che cosa

-Scatola verde, nastro verde...- ripeteva il bimbo.

-Ehi piccolo, quei pacchi sono vuoti servono per l'allestimento, non sono per te!- disse il ragazzo

Non appena il bimbo capì ciò che Grun gli aveva appena imposto smise di stracciare tutti le scatola da regalo che poco prima aveva aperto. Posò quella che aveva nelle sue manine a terra sorridendo al conte e domandandogli scusa.

-Mi scusi signore- disse il piccolo mostrando gli occhioni lucidi da un'infantile gioia e le guanciotte rosse sovrastanti le fossette attorno al sorriso. Grun si tolse gli occhiali da sole notando una cosa molto strana sulla pelle del bimbo. Rimase scioccato dall'incredibile scoperta che fece, si poteva udire il suo cuore aumentare di battito appena scorse quella curiosa stranezza. Gli posò una mano tra le onde castane e mosse dei capelli del piccolo scoprendo la fronte e ritrovando una voglia a lui conosciuta.

-Signorino presto!- urlò il maggiordomo

-Una voglia a forma di mezza luna- sussurrò Grun -no, impossibile....-

-Come si chiama tua madre!-

-SEIJI!- gridai.

-Mamma!- rispose il bimbo. Entrambi si voltarono fulminei verso di me. Seiji felice di aver ritrovato la sua mamma, i suoi occhi da bambino brillavano come il firmamento, verdi come lo smeraldo. Ma in quelli di Grun si leggeva solo delusione e collera, uno sguardo accusatorio che bruciava sulla pelle e massacrava il cuore. Era chino su mio figlio, le mani strette intorno alle sue piccole spalle e il volto verso di me non staccando mai quel contatto. Le gambe mi tremano e le pupille si riempiono di lacrime, non avrei mai voluto che scoprisse la verità, o almeno non in questo orribile modo.

-Quella notte...- disse Grun -Questo bambino è mio figlio! PERCHE' NON ME L'HAI MAI DETTO!-

Abbassai lo sguardo colmo di lacrime rimanendo in un silenzio assordante. Nessun muscolo del mio corpo rispondeva ai miei comandi impedendomi in qualsiasi modo di reagire, di aiutarmi a dargli una logica spiegazione, di riportare a casa mio figlio e l'uomo che amo.

-RISPONDIMI LEO!- urlò lui

-Ma signorino cosa...?-

-Silenzio- ordinò Grun allungando il braccio verso il maggiordomo -se non mi rispondi...- egli si chinò verso Seiji afferrandolo per la vita e prendendolo in braccio stringendolo a se -lo porterò via con me- pronunciò. Sgranai gli occhi alla minaccia appena fattami, come può dirmi una cosa simile, Seiji è mio figlio! E' come se mi stesse ordinando di puntarmi una pistola alla tempia e sparare a meno che non gli avessi raccontato i motivi per cui non gli rivelai la nascita del bambino. Mi trovavo in trappola e come se non bastasse nessuno, nemmeno me stessa, poteva aiutarmi. Cominciai a correre più che potevo verso loro due per fermare Grun, non avrei mai lasciato che portasse via il mio bambino.

-Grun! GRUN!- urlai

-La notte della morte di mio padre abbiamo concepito questo bambino come se fosse la sua reincarnazione, lo educherò in Germania, sarà il mio erede!- pronunciò lui

-GRUN TI PREGO!-

-MI ODI A TAL PUNTO CHE NON VUOI NEANCHE DIRGLI CHE SONO SUO PADRE! FORSE PER TE E' STATO SOLO UN BRUTTO RICORDO DA DIMENTICARE MA DOPO QUELLA NOTTE IO TI HO CERCATA OVUNQUE! HO IMPARATO LA TUA LINGUA! ANCHE PER QUESTO LAVORO QUANDO HO VISTO IL DISEGNO HO CAPITO SUBITO CHE ERA IL TUO E PER QUESTO SONO VENUTO QUI TI VOLEVO RIVEDERE E INVECE...-

"Grun..."cominciai disperatamente a piangere, continuo a farlo soffrire ancora come già ho fatto in questi quattro anni, come già feci quella notte che rimpiansi per tutte quelle seguenti. Ma ora, ora ho l'occasione di dirgli tutto la stessa che avrei dovuto prendere quando lui me la servì insieme al rinnovo del suo amore

-Il suo nome, Seiji, in giapponese significa "amare il verde"- dissì con voce rotta dal pianto. -quando ho scoperto di essere incinta, ho pensato di dirtelo ma avevo paura della tua reazione non volevo che pensassi che miravo al tuo denaro, non volevo rinunciare a questo bambino, il ricordo di quella notte è un tesoro anche per me, ero così contenta che Seiji ti somigliasse, ma la realtà è che tu sei di un altro mondo e io non sono alla tua altezza- singhiozzai. Vidi ofiscamente Grun che allentava la presa sul piccolo Seiji posandolo lentamente a terra osservato curiosamente da quest ultimo che non riusciva a comprendere la situazione, ne perchè la propria mamma piangesse tentando di capire nella sua ingenuità. Grun diede un piccolo buffetto al bimbo cominciando ad avanzare un po' intimorito verso di me, gli occhi gli si velarono e si abbassarono in un'espressione dispiciuta e amareggiata. Mi prese il viso tra le mani poggiando una guancia sopra di esso stringendomi dolcemente a se. Il suo cuore batteva forte, il contatto con la sua pelle calda contrastata dalla mia fredda e umida mi fece rabbrividire, il suo respiro si fece tiepido e irregolare, lo sentivo mio da quanto era vicino e soffocante.

-E poi?- sussurrò lui

- Mi sento in colpa per tuo padre...-

-E poi? sfogati, tira fuori tutto...- continuò

-Grun...Grun..- dissi sconnessamente

-Sapevo che ri un meraviglioso regalo di natale, ho aspettato quattro anni per aprirlo, gurdami...- diede una piccola spinta verso l'alto con i pollici che scivolarono lungo le mie gote fino a far specchiare i suoi occhi verdi nei miei immersi d'acqua l'impidi come la superficie di un fiume. Intravedevo in lui la mia metà, ciò che mi serviva per essere completa e ciò che ho dovuto aspettare fino ad ora. La sua voce infinitamente rassicurante, bassa e ammaliante come una ninna nanna che ha come strofa la parola amore, qualsiasi cosa la sua bocca narrava era sempre meraviglioso perchè insieme ad essa cantava anche il cuore.

-...non desidero altro che te, non esiste altra felicità.-

"Grun..."

Avvicinò le sua labbra rosee e carnose dandomi un bacio, lo stesso atteso da quattro anni. Fragile nelle movenze e forte nell'emozione esattamente come lui, perfetto come questo momento soffuso dalle luci natalizie. "Non desideravo altro che te" questa frase riecheggiava nell'aria dolcemente abbellita da quegli stessi nastri verdi con cui lui mi ha fatto questo bellissimo regalo. Un contatto così profondo che avrei voluto non finisse mai, che il sole non sorgesse e la pioggia ricominciasse a scendere per rivivere quel ricordo di una notte la quale portava il suo nome.

-Ti amo, non ti lascerò mai più- sussurrò stringendomi a sè

"Finalmente è arrivato anche per noi il vero natale"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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