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Autore: ignorance    07/08/2010    4 recensioni
Oh, che amor perverso,
quello pieno d'ossessione che ti lambisce il cuore,
i cui battiti son cadenzati al suo respiro.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Commenti dell'autrice: Non so come mi è uscita questa cosa °A° Un Angst senza pretese, spero che vi piaccia almeno quanto è piaciuto a me scriverla. In cambio di recensioni oggi una bella granita XD
Credits: Ovviamente i personaggi non mi appartengono, ma la cosa mi deprime tanto che è meglio lasciar perdere D:
P.S. L'ultima parte è parzialmente modificata -scusate se ho deturpato così la sua meravigliosa opera, non voletemene-, ma presa dal settimo libro della Rowling °°

***

Il respiro affannoso, lo sguardo un po’ stralunato e le spalle cadenti.
Severus urlò con quanto fiato aveva in gola, le parole scivolando fuori come un esplosione incapace di contenersi.
« Aspetta! »
Lily si voltò, i capelli color cremisi svolazzanti nella lieve brezza primaverile che si era appena levata, in una posa assurdamente composta, con il petto in fuori e una piccola smorfia di disprezzo ad increspargli le labbra.
« Cosa? » soffiò piano, in un sussurro appena udibile.
Severus la raggiunse, e il pallido volto malaticcio s’illuminò appena al suono della sua voce.
« Lily » mormorò, beandosi di quelle due sole sillabe che languide gli si posavano sulla punta della lingua, dolci come il miele e fresche come la rugiada appena colta.

Oh, che amor perverso,
quello pieno d'ossessione che ti lambisce il cuore,
i cui battiti son cadenzati al suo respiro.


« Cosa? » ripeté più forte, in un inflessione di disprezzo perfettamente udibile che, oh, stonava così tanto sulle sue labbra piene « Vuoi insultarmi in qualche altro modo, Severus? O forse questa sporca Mezzosangue non è nemmeno degna di rivolgerti la parola e vuoi avvertirmi di non farlo mai più? » Adesso era il suo, il respiro affannoso, le labbra socchiuse nella perenne ricerca d'aria, e le ciglia frementi di rabbia, forse, di disprezzo.
Lo stomaco si arrotolò e strizzò ancora, più forte, mentre come vittima di una stilettata in pieno petto Severus si ritraeva appena, le guance già terree che perdevano colore.
« N-no, Lily..Io.. » ma erano solo scuse vane che gli salivano alle labbra, scuse patetiche dettate forse dalla disperazione « Non era mia intenzione…Non volevo… »
Lily s'irrigidì, guardandolo come si guarda qualcosa di disgustoso sotto la suola di una scarpa, la tua preferita.
E Severus si fece coraggio, perché null'altro poteva dimostrare ciò che provava se non i fatti.
Premette con irruenza le labbra sulle sue, mentre un singulto che si decise ad ignorare proveniva dalla gola di Lily. Ma lei era fredda, fredda come il ghiaccio, le palpebre spalancate come una persiana incapace di chiudersi, le labbra socchiuse e le guance rigide; un cruccio, un cruccio immenso calò sulle sue spalle, mentre si staccava partecipe della non collaborazione, e si voltava verso la ragione della sorpresa di Lily.
Ed era Potter, quello schifoso rifiuto, immobile. Ed era odio, solo odio, che ribolliva nelle sue vene. Perché no, non poteva essere. Non poteva osare, allungare quelle sue lunghe dita sulla sua Lily, su quell'amore covato come una pianta nell'asfalto.
E Lily lo guardava, immobile, con un espressione quasi di scuse, così orribile del suo sentimento.
Non era così che doveva andare.
Un urlo di rifiuto, un ruggito esplose dentro le sue membra, consumando tutto il resto. Il cuore; il cuore, solo un buco inutile nel petto, solo sangue caldo che pulsava dalle sue ferite lacerate.
« Severus...Io... »
Si voltò, e stavolta era lei che implorava il suo perdono, lei che vane scuse lambivano le labbra.
Se piovesse sarebbe perfetto.
Oh, ma è come se piovesse, piovesse acido su di loro, come se il sole si fosse improvvisamente oscurato.
Con un ultimo svolazzo del nero mantello Sevrus si voltò, mentre la sua voce gli lambiva le spalle, rigirando lo stiletto nel suo petto, reclamando le lacrime che si sarebbero liberate non appena avesse raggiunto le sue stanze.

***

« Mi spiace » commentò Voldemort, gelido.
Si voltò; non c'era tristezza in lui, nessun rimorso. Era tempo di lasciare quella stamberga e prendere in mano la situazione, con una bacchetta che ora avrebbe eseguito ogni suo ordine. La puntò verso la gabbia luminosa che teneva il serpente, facendola fluttuare in alto, via da Piton, che cadde disteso su un fianco, il sangue che gli sgorgava dal collo. Voldemort uscì dalla stanza senza guardarsi indietro e l'enorme serpente lo seguì galleggiando nella sua sfera protettiva.
[...]
Più piano che poté, Harry entrò nella stanza.
Non sapeva perchè lo faceva, perchè si stava avvicinando a Piton morente: non sapeva cosa provava quando guardò il suo volto bianco e le dita che cercavano di tamponare la ferita insanguinata nel collo. Harry si tolse il Mantello dell'Invisibilità e guardò l'uomo che odiava: gli occhi neri dilatati si posarono su di lui e Piton cercò di parlare. Harry si chinò. Piton lo afferrò per il bavero e lo tirò a sé.
Un terribile gorgoglio, un rantolo uscì dalla sua gola.
« Prendi... Prendi... »
Qualcosa di diverso dal sangue colava da Piton. Era azzurro-argento, né liquido né gassoso, e usciva dalla bocca, dalle orecchie, dagli occhi; Harry capì che cos'era, ma non sapeva che fare...
Hermione gli ficcò tra le mani una fiala, apparsa dal nulla.
Con la bacchetta, Harry vi spinse dentro la sostanza argentea.
Quando la fiala fu piena fino all'orlo, e in Piton sembrava che non ci fosse più sangue, la presa sui vestiti di Harry si allentò.
« L'ho...sempre...amata » sussurrò.
Gli occhi verdi incontrarono i neri, ma dopo un attimo qualcosa nel profondo di questi ultimi svanì, lasciandoli fissi e vuoti. La mano che stringeva Harry crollò a terra e Piton non si mosse più.
   
 
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