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Autore: Alessiuccia    10/10/2005    0 recensioni
Barbara, toglimi dalla cronaca mondana! Per pietà, puoi anche mandarmi in giro per il mondo alla ricerca della torta più lunga o della campana più grande… decidi tu, per quanto mi riguarda, tutto è meglio di questo strazio…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

Capitolo Due

 

-   Taxi!- gridò Chiara con il braccio alzato.

 

Era uscita dalla villa ormai da cinque minuti e non aveva trovato ancora una vettura libera. Prese il cellulare dalla borsa e compose un numero, quello del suo capo.

 

-   Barbara! Ciao sono io… sì, ho appena finito…Come penso che sia?!… Beh, sinceramente me lo aspettavo più arrogante, invece, sembra un bravo ragazzo… sì, sì, è carino… forse anche meglio che in televisione…Mmmm, se riesco a trovare un taxi adesso, penso di poterlo scrivere prima di cena…

 

Erano le sei e un quarto, aveva tutto il tempo per tornare in hotel e finire l’articolo in tutta calma… se solo fosse riuscita a fermare un’auto!

 

-   Vabbé, ho capito: senti, ci sentiamo domani, ora però vedo di fare quattro passi, magari questa zona non è molto frequentata… Sì, ti chiamo io prima d’imbarcarmi. Ciao bella!

 

Posò il cellulare, poi si accorse di un’auto nera che sembrava libera- Taxi! TAAXIII!!!- Niente: l’auto le sfrecciò accanto, ma, di fermarsi, neanche a parlarne. Chiara era rassegnata.

 

-   Le serve un passaggio?- la ragazza si girò alla sua sinistra, aveva riconosciuto quella voce, quella voce così sensuale: Orlando!

 

-   Io… no, grazie, credo che andrò a piedi- balbettò, cercando di non guardarlo negli occhi.

 

-   Guardi che non la mangio mica! Non si preoccupi. E, comunque, qui non riuscirà a trovare un taxi, almeno, non nelle prossime due ore!- l’attore le sorrise: aveva ritrovato la sua sicurezza.

 

Certo che, durante l’intervista, lei lo aveva proprio spiazzato con il suo savoir-faire, con la sua calma e la sua parlantina…

 

-   Beh, vorrà dire me ne farò mandare uno- aveva già preso il telefonino e stava per comporre il numero, ma Orlando glielo impedì, mettendo una sua mano sulla tastiera, sfiorando le dita di lei.

 

Chiara lo guardò- Ok, in fondo non c’è niente di male in un semplice passaggio, no?- gli disse, sorridendo- Ma sappia che io so come difendermi!- aggiunse, mostrando un eloquente pugno chiuso.

 

Il ragazzo le aprì la portiera, da vero gentleman, e l’aiutò a salire sulla sua jeep. Poi, anch’egli prese posto e accese il motore.

 

-   Ma lei non aveva un servizio fotografico?- chiese la ragazza.

 

-   Veramente… io… l’ho disdetto… non avevo voglia di farmi fotografare in pose “costruite ad arte”- le rispose, facendole l’occhiolino.

 

Chiara sorrise, “Mi sono proprio sbagliata sul suo conto”, pensò, “è simpatico. Ed è anche gentile”.

 

-   Il mio albergo si trova dall’altra parte della città…- gli disse, quasi avvertendolo.

 

-   Bene, così posso farle vedere Hyde Park… a quest’ora è fantastico… non credo che l’abbia già visto…

 

-   No, non ne ho avuto l’occasione…

 

-   Non ha visitato neanche un po’ la città?- le chiese, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada.

 

-   Sì, ieri pomeriggio… ho fatto un giro, ma non ho avuto il tempo di vedere il parco, di entrarci, almeno…

 

Passarono un paio di minuti in silenzio, stranamente senza imbarazzi. Era come se si stessero studiando a vicenda.

 

-   Resterà qui per molto… o dovrà andare via presto?- chiese all’improvviso Orlando, era da un po’ che questa domanda gli balenava in testa.

 

-   No- rispose calma Chiara, anche se no se l’aspettava- Tornerò a Roma domattina.

 

-   Roma!- disse con l’aria sognante il ragazzo- Come vorrei visitarla! Sa, ci sono stato parecchie volte, per presentare I miei film, ma non sono ancora riuscito a girarla tutta. Non mi accontento di aver visto I luoghi più famosi: la Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, il Colosseo… credo che Roma sia una di quelle poche città che, per essere veramente conosciute, devono essere percorse in lungo e in largo. Non mi dispiacerebbe perdermi in qualche antico vicolo del suo centro storico!

 

Chiara lo guardava sempre più interessata a ciò che diceva. “Non è un ragazzino viziato, non è quello che mostra in televisione”, pensava, sempre più piacevolmente stupita dal comportamento dell’attore.

 

-   Eccoci arrivati- avevano posteggiato vicino all’entrata principale del parco e Chiara stava per aprire la portiera, ma…- Aspetti, l’aiuto io.

 

E, così, le diede una mano a scendere, mentre lei lo ringraziava divertita.

Si addentrarono fra I viali più riparati: gli alberi, ormai quasi del tutto spogli, facevano da cornice ad un tappeto di foglie gialle e rosse, ogni tanto smosse da una gelida brezza.

Intorno a loro, bambini che giocavano tra loro, coppiette che si tenevano mano nella mano, stringendosi, gente che correva o che, semplicemente, passeggiava.

Era un’atmosfera quasi surreale.

 

-   Mi ha “tartassato” di domande per più di un’ora: adesso è il mio turno- disse Orlando, fermandosi per un momento e costringendo Chiara a fare altrettanto.

 

-   … D’accordo- fece lei, poi ripresero a camminare, mentre il ragazzo cominciava con il suo interrogatorio. 

 

-   Quindi, vive a Roma?!- le chiese.

 

-   Sì, da più di tre anni ormai, ma sono siciliana…

 

-   E cosa le manca della sua città natale?

 

-   Il sole, il mare, le palme e la sabbia dorata!

 

-   Si direbbe un paradiso… da dove viene?

 

-   Da Palermo…- rispose Chiara, sospirando.

 

-   Come mai è andata via?- domandò il ragazzo, sempre più incuriosito.

 

-   Mi sono trasferita dopo la laurea. Ho frequentato un corso di giornalismo di due anni e poi ho iniziato a lavorare per la rivista… anche se non era proprio quello che speravo… Ma a Roma mi sento come a casa.

 

-   Fidanzata?- le chiese, senza quasi farle finire la frase.

 

-   - rispose Chiara, sorridendo per il modo in cui lui reagì.

 

“Era ovvio”, pensò tra sé Orlando.

-   E come si chiama? Se non sono indiscreto…

“Certo che lo sono, che imbecille!”

 

- Si chiama Marco ed ha 32 anni- gli rispose tranquilla.

 

- Ma è molto più grande di lei!- esclamò l’attore- E che lavoro fa?

 

- È uno degli avvocati più famosi della capitale.

 

“Ah, un avvocato; già me lo immagino: ricco, bello… e con la puzza sotto il naso”.

- Come vi siete conosciuti?

 

- Mamma mia, quante domande!- sbottò lei, divertita- Ma io non ho niente da nascondere…- continuò-  È stato un caso: ci siamo conosciuti in un bar a metà strada tra il suo studio legale e la sede della rivista… gli ho semplicemente versato addosso il mio caffè!

 

- No, non ci credo!- fece lui, immaginando la scena.                                                 

 

- E invece sì: non l’avevo visto!                                              

 

- Davvero??- disse Orlando, malizioso.        

 

- Proprio così- rispose Chiara indispettita- Era così arrabbiato… doveva andare in tribunale ed era già in ritardo…                                                          

 

- Ma scommetto che il battibecco è durato meno di cinque minuti…- rispose l’attore, dolcemente.       

 

- - disse arrossendo la ragazza- E adesso sono due mesi che ci frequentiamo.

                                                                                                                                      

- Avete già dei progetti per il futuro?- le chiese titubante.

 

- No! È ancora troppo presto, non ci conosciamo poi così tanto! E qualsiasi progetto sarebbe troppo importante, troppo impegnativo… almeno per ora. Lasciamo che le cose vadano come devono andare… non abbiamo fretta!- aggiunse.                                                                          

 

- Ha detto che non le piace questo lavoro- disse Orlando, cercando di cambiare argomento- Cosa sarebbe il “massimo” per lei?- le chiese, guardandola.

 

- Il MASSIMO sarebbe lavorare in tv fianco a fianco con Enrico Mentana, il migliore giornalista italiano, a mio modesto parere- rispose Chiara, mentre gli occhi le si illuminavano- Ma non mi dispiacerebbe diventare giornalista sportiva; di sicuro, però, la cronaca mondana non fa per me!

 

- Giornalista sportiva- ripetè- Però…! Quale sport le piace seguire?- domandò.

 

- Adoro il calcio, la formula1 e il motomondiale- rispose la ragazza- tutti sport cosiddetti “maschili”- aggiunse, alzando le spalle- Ma che ci posso fare? Sono cresciuta a pane, Juventus e Ferrari!  

 

- Che strano!- commentò Orlando- una palermitana che vive a Roma e tifa Juve! Proprio un bel mix! Ce la vedo come inviata nei campi di calcio!- disse, facendola sorridere.      

 

Continuarono a passeggiare, mentre tutt’attorno si faceva sempre più buio. Chiacchieravano come due vecchi amici, ridendo, scherzando. Di tanto in tanto, Chiara scattava qualche foto, al paesaggio…, ad Orlando…, dicendogli che, se queste fossero venute bene, le avrebbe fatte pubblicare.

Ad un certo punto, il ragazzo le prese la macchina fotografica dalle mani e la diede ad un passante, chiedendogli se poteva scattarne una a loro due insieme.

Si misero in posa, l’uno accanto all’altra, vicini, ridendo, poi lui le mise un braccio intorno alla vita e… - CHEESE- … la foto era stata fatta.

 

“Che matto!”, pensò Chiara.

 

Si stava facendo sempre più tardi, finchè la ragazza non guardò l’orologio e non se ne accorse.

 

- Io… io devo tornare in albergo- gli disse, un po’ triste: aveva passato dei bei momenti con lui, fatti di risate, di parole o di silenzi.

 

Orlando fermò l’auto davanti al portone dell’hotel. Lei no scese subito, prima gli voleva dire – grazie- per quella passeggiata.                        

 

- Sono stato bene con te- l’anticipò lui- mi sono davvero divertito, è piacevole parlarti e starti ad ascoltare…- Stranamente, non era imbarazzato, gli sembrò di dire la cosa più naturale possibile; ed era vero: lei lo faceva stare bene.

 

Chiara non sapeva cosa rispondergli, così… gli schioccò un bacio sulla guancia, lo ringraziò e scese dalla jeep, voltandosi per salutarlo con la mano prima di entrare nella hall.

Orlando ricambiò il gesto sorridendo, la guardò entrare e ripartì.

 

     

          

 

 

 

Dopo aver preso un panino al bar dell’hotel, salì in camera, decisa a finire il suo lavoro; ma, più si concentrava per mettere in ordine la marea di appunti che aveva preso durante l’intervista, più non riusciva a scrivere una frase di senso compiuto che potesse fare colpo sulle sue lettrici.

Aveva la testa altrove: pensava al suo cambiamento di umore ne giro delle ultime cinque ore, o, forse, degli ultimi due giorni.

Era partita per Londra convinta di dover intervistare un divo del cinema arrogante e consapevole della propria bellezza e si era trovata davanti non l’attore sempre perfetto e sorridente che stringe le mani e firma autografi alle sue fan, ma un ragazzo come tanti, bello, sì, ma nella sua fragilità.

E, poi, quelle due ore passate nel parco insieme a lui le avevano fatto scoprire quanto, in realtà, fosse intelligente e simpatico.

Pensando a tutto ciò, Chiara si sorprese a guardare fuori dalla finestra, sorridendo, seduta, con un gomito appoggiato sulla scrivania piena di fogli sparsi qua e là e la penna fra le labbra.

“Basta!”, pensò, “Così non combinerò niente!”; e si decise a lasciar perdere per il momento l’articolo (tanto non avrebbe potuto fare di meglio) e a fare finalmente quel bagno caldo a cui pensava prima d’incontrare Orlando.

Riempì la vasca fino all’orlo, vi versò dentro una delle boccettine di bagnoschiuma dell’albergo, si spogliò e vi si immerse, dopo aver raccolto i capelli.

Stette una buona mezz’ora così, con gli occhi chiusi, rilassata, ma non potendo togliersi dalla mente lo sguardo magnetico dell’attore.

Prima di poterci fantasticare su, però, aprì gli occhi e si disse che doveva essere proprio una stupida a pensare a lui. “Non è da me! Non mi era mai successo di confondere così i sogni con la realtà! E, poi, chissà quante ragazze conosce almeno diecimila volte migliori di me!”

Così, uscì dalla vasca, si asciugò, si rivestì e si mise finalmente a scrivere l’articolo. Era ritornata in sé: la Chiara che tutti conoscevano, che metteva il lavoro prima di tutto, che non ritardava a consegnare un articolo neanche di cinque minuti.

E l’indomani, tornata a Roma, sarebbe andata subito nell’ufficio di Barbara, senza perdere altro tempo prezioso.

 

 

           

 

 

La sveglia suonò presto, quel giovedì mattina, Chiara si alzò quasi subito: doveva ancora fare la valigia; aveva terminato l’articolo verso l’una di notte e non aveva dormito un granchè.

Controllò e ricontrollò la camera: aveva preso tutto. “Eppure, c’è qualcosa che mi dimentico”, pensò, “ma cosa? Vabbé, non sarà poi così importante… e, se non mi sbrigo, perderò l’aereo”.

Mangiò una cosa al volo e corse in aeroporto: l’aereo aveva mezz’ora di ritardo. “Meno male”.

Aspettando d’imbarcarsi, non poté far altro che rifletterer su cosa poteva essersi scordata, ma, nel momento in cui stava per ricordarlo, le appariva in mente lui, Orlando, sulla sua jeep.

 

- I passeggeri del volo AZ 7180, diretto a Roma, sono pregati di recarsi all’imbarco, ripeto…

 

Ormai era ora di tornare a casa; mentre era in fila con il biglietto in mano, guardando fuori dall’aerostazione, verso la pista “Non mi sorprenderei se arrivasse qui e mi facesse una sorpresa”, pensò, ma subito dopo cancellò quell’idea dalla mente.

Ecco, prese posto sull’aereo- Vi auguriamo un buon viaggio- disse l’hostess.

E, in un attimo, Londra era lì, ai suoi piedi, sempre più distante, sempre più piccola…

Dall’alto, riconobbe Hyde Park… e, sorridendo, ripensò al pomeriggio precedente… sembrava già così lontano… sembrava passata un’eternità, sembrava quasi fosse stato solo un sogno…

  
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