Le nostre mani…
Maya,
un anno compiuto da poco, non era molto interessata
alla pappa, quanto più che al luccichio di qualcosa proveniente dall’anulare
del padre, che tentava in tutti i modi d’imboccarlo in vano. E Jordan le aveva
provate davvero tutte.
Tentò un’ultima volta.
-Dai Maya, - pigolò – E’… - schioccò la lingua e fissò
con fare interrogativo il cucchiaino nella propria mano, con una faccia che
pareva dire; ma sarà commestibile questa poltiglia?, Sfoderò un sorriso, tutto
per la figlia, - Guarda, ora papà ti fa vedere come si fa, eh? – immerse la
posata nel piattino e poi se lo portò alla bocca – Mhhh
… che buono … - si bloccò, con le guancie piene come uno scoiattolo, diminuendo
il masticare. Storse la bocca, tentò di resistere. – Ma
che … Oh Cristo Santo che schifo! –la sputò nel tovagliolo, appallottolandolo e
posandolo sul tavolo da pranzo dietro di lui, - Ma come fanno a dare da
mangiare questa roba ai bambini? – fece una strana smorfia arricciando il naso.
Maya si mise a ridere; amava quando il suo papà era buffo … e il bello era che
non se ne accorgeva quando lo era.
Jordan mandò giù quasi mezza bottiglia d’acqua.
- Wow, - disse Molly, uscita dalla cucina – Ti conosco da sei anni ed è la
prima volta che ti vedo attaccato alla bottiglia. Quasi, quasi ti faccio una
foto e poi la incornicio per la gioia di Stan e Koji. –
- Non è colpa mia – lo fulminò – Ma di queste diavolerie – puntò il dito
accusatorio verso il piattino.
Molly sbatté due volte gli occhi – Del pasticcio di carne tritato? –
-Quello che è – agitò una mano – Non capisco come si possa dare da mangiare
quella roba ai bambini – ennesima smorfia – Che schifo! –
L’altra rise – Amore, - disse bonariamente – Sei così buffo. –
-Buffo? Buffo? Io tento di morire avvelenato e tu lo trovi buffo? –
Alzò le spalle – Mica solo io, sai? – e indicò la piccola, che esibiva a bocca
spalancata i piccoli dentini in fila, emettendo un suono dolce e un po’ acuto –
Visto? Anche tua figlia ti trova divertente.
-Lieto di farvi ridere – disse tetro, con l’unico risultato di udire la risata
di Molly sin dalla cucina.
Quando tornò, Molly tolse il bavagliolo a Maya e se la mise in braccio.
Bloccandosi di colpo – Mi sono dimenticata! – sistemò
la figlia sulla spalla – Jordan? –
- Eh? – abbassò la gazzetta.
- Potresti andare a prendere il biberon in cucina? E’ proprio affianco alla
piastra – si diresse in sala.
Jordan
sbuffò ma si alzò, andò in cucina e poi raggiunse Molly in salotto e, come
sempre, si bloccò sullo stipite della porta. Osservava. Che cosa osservava?
Forse il salotto arredato con dei mobili presi dall’ antiquario,
oppure quel dannato orologio regalo di Stan e kogi, che segnava sempre l’ ora
sbagliata – a che ne sapeva lui, nella Tana ne avevano uno uguale, ma non ci
aveva mai fatto caso – o ancora quel dannatissimo stereo – che la mora amava
tanto mettere ad alto volume, facendogli fondere i timpani -.
Oppure, forse, osservava solo una ragazza bellissima con una bambina bellissima in braccio, seduti sul divano. Era qualcosa di
strano e piacevole. Un caldo vuoto che gli riempiva le ossa. Ogni volta che
guardava le due persone che amava di più, provava una
sensazione così forte che tutto intorno svaniva. Rimanevano solo lui, sua
moglie e la loro figlia. Maya era dolce come lo zucchero a velo, la mora
premurosa e testarda come pochi e lui, nel suo cuore, era avidamente convinto di meritare tutto questo: anche il più piccolo
sorriso dei suoi tesori più preziosi.
La sua famiglia. Tutta sua. Per sempre.
Molly si accorse di essere osservata.
-Bhe? Che c’è? – sorrise – Ti serve qualcosa? –
Jordan scosse piano la testa, con un mezzo sorriso – No, non mi serve nulla –
Sedendosi con la sua famiglia, Jordan passò il biberon all’altra.
- Grazie –
- Nulla … senti: ma per quanto ancora hai intenzione di darglielo? –
- Perché? – domandò Molly confusa, mentre metteva delicatamente in bocca alla
figlia il biberon e lo teneva sollevato quel tanto che bastava per farla bere.
- Ha quasi due anni, sarebbe ora che la smettessi con la storia del ciuccio –
- Perché scusa? Io non ci trovo nulla di male –
Jordan sorse di nuovo il naso, ma non si espresse più sull’argomento, più che
altro per evitare di litigare per qualcosa di banale. Dopo un po’, rispuntò
quello strano sorrisino, che Molly aveva notato da qualche tempo. Possibile che
avesse un tic? Il biondo aveva quel sorriso quando erano nella stessa stanza,
ma solo quando aveva in braccio oppure era lui a far
mangiare Maya. Mentre quella mossa col nasino, suo marito la faceva spesso
quando non era in accordo con lui per il figlio, eppure acconsentiva; Molly
aveva deciso che quello era il segnale che aveva campo libero, che Jordan si
era arreso. Non aveva mai creduto di poter dire Jordan
e arreso nella stessa frase, ma da quando Maya era nata, a quanto pare tutto
era possibile. Quindi era sicura che quel sorriso
fosse per la figlia, e come non sorridere a quella meraviglia che grazie a Dio
poteva stringere tra le braccia. Lei stessa passava notti sane nella stanzetta
di Maya, a guardarla dormire, a stare attenta che non lo facesse a pancia in
giù; con un sorrisetto da scema in faccia. Lasciando Jordan solo nel letto. Nei
primi tempi un paio di volte aveva pensato che Jordan non vedesse di buon
occhio la piccola, perché passava troppo tempo con lei e aveva messo il biondo
… un po’ in disparte. Grosso errore.
E quando era confusa, stanca, sull’orlo del pianto, quando si lasciava andare
senza volerlo ai ricordi dei suoi anni passati in collegio, gli bastava
stringere Maya. Gli bastava stringere sua figlia, e il mondo diventava un luna
Park per lei e la sua famiglia; pieno di giostre, specie quelle con i cavalli
che girano – primo o poi ci sarebbero andati in un vero luna Park, tutti e tre
assieme – dove nessuno conosceva la parola solitudine
e i suoi derivati.
Si trattava di una sensazione quasi palpabile, di pura pace. Ogni volta che
teneva in braccio sua figlia, il suo profumo, il suo
visino tondetto … si chiedeva, sorridendo come un ebete, se anche lei in
passato aveva avuto un’espressione tanto innocente. Lei, che se l’era sempre dovuto cavare da sola, si era ripromessa di
esserci il più possibile per Maya.
Ogni volta che Molly aveva in braccio Maya, non solo Jordan aveva quel mezzo
sorriso bonario, ma notava che anche la mora s’isolava per conto suo. Un mondo
estraneo anche a se stesso.
Pazzi? Strani? No, solo sereni.
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No
comment!
E come
commentare Jordan nelle vesti di tenero papa e marito devoto??
Sarò l’ unica persona che si commuove da sola con quello che
scrive, però sto piangendo a dirotto!!!