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Autore: candidalametta    11/08/2010    18 recensioni
“Non hai visto nessuna cometa ammettilo!” ti rimbotto immediatamente, incapace di reggere lo scherzo, troppo assuefatta alla verità nuda del tuo sguardo.
“E anche se fosse?” Sorridi con sfida,
“Non ho certo bisogno di trovarle in cielo, la mia stella è già qui accanto a me”.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi dispiace, mi dispiace mi dispiace.

Avrei dovuto regalarvi qualcos’altro.

Ma non posso darvi che questo.

Perché il mio cuore non sa amare che così

 

La sabbia sottile e fresca sotto la pianta dei piedi scalzi, davanti uno sterminato mare che non vedo nel buio, ma posso intuire, dal respiro profondo che scandisce le onde mentre lambiscono la riva.

Il cielo sopra di me ha il colore di un velluto antico e le costellazioni sembrano più dense ad ogni ora trascorsa, che avvicina all’alba.

Una bottiglia di vodka alla fragola, la mia borsa li accanto da cui esce solo un angolo del quaderno troppo usato che mi porto dietro.

Ed è un attimo, prima che tutto si capovolga.

 

Ti avvicini, uscendo lentamente dall’acqua, con quelle gocce che non ne vogliono sapere di abbandonarti, incastrate sulla tua pelle di seta, appena gocciolanti dai capelli lunghi, scuri sale.

Sorridendomi dolcemente, nelle ombre della notte.

Ti siedi con leggerezza stanca sull’asciugamano che ho steso sulla battigia per proteggermi dalla troppa umidità, ed è un momento, prima che mi sporga a coprirti con un telo di spugna asciutto, nell’impossibile istinto di proteggerti.

Mi ringrazi, con una piega di quelle labbra per cui saprei dare i miei giorni migliori, lasciando che gocce prepotenti di mare si allontanino dal tuo sorriso, scivolando sul mento, il collo sottile …

Il bagliore del falò morente mi distrae abbastanza da guardare verso le braci, quello che basta perché le guance smettano di assecondare il colore del fuoco e tornare normalmente abbronzate.

Ridacchi tra te, perché sai a cosa stavo pensando, poggiandoti alla mia spalla, cingendomi con un braccio, stretta alla spugna umida che ti ricopre.

E passo involontariamente una mano tra i tuoi capelli, usurati dai troppi viaggi, dalla troppa voglia di cambiare.

Risultare sempre nuovo al mondo.

Le stelle sopra di noi ammiccano speranzose mentre alziamo gli occhi al firmamento.

“Stella, mia bella stella … desidero che …” * sussurri con voce grave.

Sorridi appena, stringendomi più forte.

“Non hai visto nessuna cometa ammettilo!” ti rimbotto immediatamente, incapace di reggere lo scherzo, troppo assuefatta alla verità nuda del tuo sguardo.

“E anche se fosse?” Sorridi con sfida, “Non ho certo bisogno di trovarle in cielo, la mia stella è già qui accanto a me”.

Un bacio che, sa di acqua di mare, di giochi, di fate *… sa di abbandono sui teli che ho steso sotto di noi, per restare intatti dalla spiaggia invadente, eppure, la cosa più affascinante di questo momento è sfiorarti la pelle e trovare granelli inesistenti sulle braccia immacolate.

“Cosa le chiederesti?” mi trovo ad implorare, così ridicola, nel chiederti qualcosa che desidero pazzamente di sentire uscire dalle tue labbra, persino più di una tua canzone.

Più della tua risata, che ora mi invade, come bassa marea sulle dita stanche.

“Non voglio nulla che non abbia già, non desidero altro che te”.

 Improvvisamente il telo ti scivola di dosso, ed è difficile non trattenere il respiro, come se andassi in apnea.

Le mie braccia ti accolgono come se ti avessero aspettato da sempre, mentre ti stringi al mio petto e sciogli con mani leggere i nodi di un costume che sembra decisamente di troppo tra di noi, nonostante il poco spessore.

Scendi con una mano ad accarezzarmi, come se qualcosa ti fosse sfuggito, ed improvvisamente il mio corpo ti fosse sconosciuto, come se non avessi imparato a memoria ogni centimetro di pelle in notti anguste che non riesco più a contare.

Mentre non posso fare altro che emularti, stringerti e al contempo allontanarti, per vederti e sentirti, ammirarti e toccarti. Come se improvvisamente i minuti fossero troppo corti per avere rilevanza, e un eternità non mi basterebbe per questo.

Per prepararmi all’emozione di sentirti dentro di me, leggero e carezzevole come il sospirare leggero del mare calmo.

Impetuoso e incostante con impeto forte dell'oceano in tempesta.

Come il sale che un po’ graffia tutto ciò che c’era prima, per lasciarmi nuova sotto il tuo peso, nel respiro che torna gradualmente calmo, in una corsa verso una meta facile se tu mi accompagni.

Mi strigi ancora un po’, abbandonandoti al respiro del mio cuore, fissando le stelle immense del cielo

Non hai bisogno di fare niente, solo abbandonare per un attimo i bagliori di mondi lontani e guardarmi negli occhi perché sappia esattamente cosa pensi.

Perché tutto improvvisamente diventi vero.

Tu

Io

Questa piaggia.

Una notte inventata.

Sale un nodo alla gola, che si mischia alla colpa.

Perché è solo colpa mia se sei così.

Solo mia, se ti amo in questo modo.

 Senza le barriere che dovrebbero esserci a impedirmi di fare una sciocchezza così grande che sentirmi in qualche modo tua.

A te cui ho donato il mio cuore d’inchiostro e neanche lo sai.

“Certo che lo so” sussurri con dolcezza.

E una lacrima mi solca il viso con lentezza estrema, e scivola lungo la guancia per cadere sulla tua fronte come un’ennesima parte di me che mi abbandona per tornare a te.

“Non …”, la parola rimane sospesa sulla tua bocca, come se non avessi il coraggio di pronunciarla.

 “E'la serata perfetta per piangere Jared”.

Silenzioso mi osservi, mentre alzo gli occhi al cielo, perché guardarti mi fa stare male.

Sentire il tuo profumo mi uccide.

Ascoltare il tuo respiro contro la mia pelle annienta ogni barriera tra me e il mondo.

E mi rende incredibilmente fragile sotto questo cielo, pieno di schegge di luce che feriscono mortalmente se riflesse nei tuoi occhi.

“Sai cosa sono le stelle stanotte Jare? Sono lacrime * … Lacrime di qualcuno che soffre, condannato a subire una punizione troppo grande per un amore immenso, impossibile da dimostrare. Le stelle stanotte sono il pianto inconsolabile di chi non riesce a smettere di amare. Nonostante tutto. Contro tutti.

Come me”

C’è un improvviso silenzio.

E poi il mormorare lieve che non sa più di spiaggia isolata, ma di calca lontana.

Di falò abbandonato lontano dal bar che promuove musica veloce e alcolici.

 

Le tue iridi si fanno immense, allargate di dolore, che so essere profondo come il mio. Perché è il mio stesso.

Il mio pianto d’amore.

Mi guardi, come per scusarti.
Del mio pianto che non sarà mai santo.
Ma solo maledetto di notti come questa.
Come se improvvisamente qualcosa ti spaventasse tanto da non riuscirgli a dare nome.

Ma è solo un attimo.

Perché improvvisamente ti dissolvi.

Nel buio della notte.

Nell’impietoso riverbero delle stelle sulla mia pelle nuda, accanto un corpo che non è il tuo.

 

Chiudo il quaderno pieno di parole non sono mai riuscita a pronunciare, in grafia incerta per la poca luce di nebulose in esplosione.

Stelle testimoni di un amore solo.

Privo di te.


  
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