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Autore: cupidina 4ever    11/08/2010    3 recensioni
“Esprimi un desiderio.” Un desiderio? Sorrise scuotendo il capo. Che desiderio poteva mai esprimere se tutto ciò che voleva era accanto a lei? “Non c’è ne bisogno. Ho già tutto ciò che desidero.” affermò radiosa accoccolandosi meglio tra le braccia dell’uomo. La notte più bella dell'anno vista coi gli occhi di due innamorati pronti a giurarsi amore eterno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sotto le Stelle

 

“È il cuore che sente Dio, non la ragione. Ecco cos’è la fede: Dio sensibile al cuore, non alla ragione.”

 (Blaise Pascal)

 

Se qualcuno glielo avesse detto un anno prima, o anche un solo mese precedente all’evento, lei non gli avrebbe mai creduto. Mai. E perché avrebbe dovuto?  Nessuno avrebbe mai dato retta ad una cosa simile, tanto meno se erano loro i protagonisti dell’episodio. Impensabile. Forse. Eppure le cose cambiano e loro lo avevano dimostrato alla grande,andando contro ad ogni sorta di previsione in merito, spezzando le catene che li dividevano e vivendo la loro vita, decidendo con la loro testa ciò che era meglio per loro.

Sorrise appena, spostando una ciocca di capelli castani dietro all’orecchio mentre rileggeva con accurata minuzia quelle poche frasi scarabocchiate velocemente su un pezzetto di carta strappato e spiegazzato arrivatole durante la cena da un gufo sconosciuto per gli altri ma ben noto alla giovane.

“ Questa sera, alle 11.00, vicino al laghetto. Da sola.

Se vedo Potty o Lenticchia li schianto. Non scherzo.”

Non era firmato ma non aveva bisogno di altri “indizi” per capire chi fosse l’autore del messaggio. E come non capirlo? Il tono, la scrittura, elegante, precisa, curata nei dettagli anche più insignificanti come il ricciolo della s oppure la stanghetta della t.. tutto urlava chiaramente chi lo avesse scritto, anche senza quelle due iniziali. Inutili,  in un certo senso, per lei.  

<<: “Cosa stai leggendo?”>> la voce squillante della rossa Weasley la distrasse dai suoi pensieri mirati ad un'unica persona e sobbalzò, arrossendo vistosamente come se fosse stata beccante in flagrante di reato. Si diede mentalmente della stupida, appuntandosi di chiudere sempre la porta a chiave della stanza quando nei paraggi c’era la rossa, ossia in qualunque occasione. Non era cambiata di una virgola dalla fine della scuola, tanto meno la sua curiosità morbosa nel sapere, soprattutto se c’entrava lei o un uomo vicino a loro ed entrato prepotentemente nelle loro vite parecchi anni prima. Nascose velocemente il pezzo di carta in tasca, sperando con tutto il cuore che l’amica se ne dimenticasse ma era una vera e propria impresa distogliere l’attenzione della rossa quando ormai si era messa in testa di scoprire cosa nascondesse l’amica. Ginny l’avrebbe costretta a parlare con la forza, le avrebbe fatto giurare di non dire nulla ad Harry e Ron ma, conoscendola,  non avrebbe aspettato tre ore per spifferare tutto, sarebbe andata all’appuntamento seguita da quei due, Lui si sarebbe incazzato da morire, li avrebbe schiantati e lei avrebbe dovuto curarli come il suo lavoro le imponeva, accantonando l’idea di lasciarli agonizzanti per terra come giusto castigo. Sospirò rassegnata all’idea.  

<<: “Nulla,Ginny. Sono solo degli appunti.. sai..medicina..”>>   mormorò con voce incerta la moretta, passandosi una mano tra i folti capelli castani. Odiava mentire all’amica ma era per una buona causa. Perché lo era,vero?

Da quando era terminata la scuola, Harry, Ron e Ginny avevano preso parte ad una delle squadre degli Auror sotto il vigile controllo del Ministro della Magia, lavorando a stretto contatto con ex-Mangiamorte pentiti, tra cui figuravano la Parkinson, le sorelle Greengrass, Zabini e l’illustre famiglia dei Malfoy, privata del loro capofamiglia finito ad Azkaban per aver ucciso Mezzosangue e babbani. Lei,invece, aveva preferito non diventare Auror ma dedicarsi alla studio della medicina, desiderosa di poter aiutare tutti coloro che soffrivano di malattie e di curare gli infermi avuti dalla Grande Guerra. E poi.. i suoi genitori erano morti a causa di uno sbaglio di nomi, colpiti dall’Anatema che Uccide dal Lord Oscuro in persona, e lei non aveva potuto far nulla per salvarli, neanche utilizzando le più avanzate ed oscure tecniche magiche esistenti.   

Scacciò con violenza quegli assurdi pensieri del passato, concentrandosi sul presente e sul pericolo Ginny. Se incominciava il suo tipico interrogatorio non sarebbe riuscita a smentire nulla ed avrebbe finito col confessarle tutto, l’ultima cosa che avrebbe mai voluto fare, soprattutto se non si vedevano più da tanto,troppo tempo e la distanza iniziava a farsi sentire con prepotenza. Un vero strazio per loro, abituati a stare a stretto contatto ogni giorno per i corridoi del Sant Mungo essendo la prima un medico affermato e l’altro un famoso pozionista, ingaggiato per creare nuovi rimedi per malattie non ancora debellate completamente.

La rossa si sedette sul letto dell’amica, incrociando le gambe ed appoggiando il capo ad una mano inclinando un poco il capo verso destra mentre la fissava con insistenza, cercando di capire cosa passasse per la mente della giovane strega. Doveva essere una cosa davvero importante per non dirglielo e se non lo diceva a lei non lo avrebbe detto a nessun altro, di sicuro! Neppure sotto tortura o con la pinza. Oh no!

<<: “Sicura? Perché io, invece, ho visto un bigliettino tutto scribacchiato.. e la scrittura mi è parsa famigliare..”>> buttò lì con nonchalance la rossa ghignando maliziosa all’amica, pronta a farsi due risate alla reazione della moretta. Questa, per l’appunto e con somma gioia della rossa Weasley, non tardò ad arrivare: la moretta arrossì furiosamente, portandosi alla bocca un dito, mangiucchiando invisibili unghie con stizza, così tanto da farle quasi sanguinare. Non si trattenne un secondo di più: scoppiò a ridere sotto lo sguardo confuso ed accigliato della moretta,ancora in imbarazzo per esser stata beccata con così tanta facilità e in così poco tempo.

<<: “Cosa ridi? Non c’è nulla da ridere!”>> sbottò rossa in viso la giovane alzandosi con un scatto in piedi e puntando le mani sui fianchi, assumendo un cipiglio così tremendamente simile a quello della loro ex insegnante di Trasfigurazione a scuola. Brutti ricordi per la rossa.

Questa,intanto, si teneva lo stomaco ridendo come una pazza, rischiando di soffocare per le risate. Era troppo divertente incastrare Hermione, e faceva tutto con le sue mani. Bè.. in effetti se l’avesse sentita entrare magari non le faceva leggere il biglietto ma lo avrebbe fatto sparire in un nano secondo. Piccoli dettagli, si disse smettendo di ridere ed assumendo un contegno che non era da lei, propensa più a ridere piuttosto che rimanere seria. Chissà perché era finita più e più volte con Zabini.. mah! I misteri della vita.

<<: “Oh si,invece. Te lo si legge in faccia, Herm: devi vederti con Malferret, vero?” >> domandò senza peli sulla lingua la rossa mentre si aggiustava la maglietta fin troppo corta, sistemando una ciocca ramata sfuggita alla severa coda fatta ore prima. La moretta abbassò lo sguardo sulle mani, in particolare sulla mano sinistra su cui spiccava un anello d’oro, finemente intarsiato, decorato da un serpente avvolto tutto attorno ad un filo spinato. Un piccolo gioellino, costato si e no qualche centinaia di galeoni, proveniente dal mittente del biglietto. Un pegno d’amore, si poteva definire seppur la loro “unione” non fosse mai stata resa ufficiale o si fossero mai dichiarati i loro sentimenti. Stavano bene così, almeno fino a quando uno dei due non avrebbe preteso qualcosa in più dall’altro oltre a del sano e puro sesso. A quel punto sarebbero parsi i primi problemi di coppia, una vera grana da sistemare per chiunque.

La moretta si sedette con slancio sul letto accanto alla rossa che le fece spazio, rigirandosi tra le dita l’anello, giocandoci come una bambina con la sua bambola preferita.

<<: “Oh. Va bene. Devo vedermi con lui.. però..”>> iniziò la moretta con decisione ma andando avanti con le parole la voce si affievolì fino a divenire un flebile sussurro appena udibile alle orecchie della rossa. C’erano così tante cose da sistemare, troppi mesi lontani, una lontananza quasi forzata, un’agonia che entrambi avevano dovuto sopportare e tutto, per un stupido errore ed una immensa distrazione da parte sua, poteva svanire. Non stava incriminando la sua amica, per favore, ma doveva rimanere tra loro, doveva essere segreto e speciale, il loro primo incontro dopo tanto tempo e lei lo aveva rovinato. Non avrebbe mai potuto dire quelle cose alla rosa, tanto meno rivelarle i suoi timori, ciò che più era riuscita ad affligerla in soli pochi minuti per non ferirla ma tenerle nascosta la verità era quasi peggio che mentire. Cosa fare? Mentire od esser sinceri?

Ginny parve essersene accorta poiché si alzò dal letto fino ad andare davanti alla porta-finestra della camera dell’amica, fissando il tramonto fuori,incredibilmente bello e romantico. Un vero e proprio spettacolo della natura. Per quelle piccole sottigliezze si scioglieva come burro al sole.

<<: “Non dirò nulla, se è questo ciò che ti preoccupa. So benissimo di aver detto molte volte questa frase in passato ma in questo momento sono sincera. Dovete stare insieme. Sono troppi mesi che non vi vedete ed ora ve lo meritate. Non ne farò parola con Harry e Ron. Tranquilla.”>> mormorò atona la rossa prima di uscire dalla stanza e lasciare l’amica con un groppo in gola, dispiaciuta per aver in qualche modo offeso l’amica. Era stata una stupida, una vera stupida a parlarle. Avrebbe dovuto far pace con lei. Doveva.

Si alzò con un scatto dal letto e le corse dietro, afferrandole il polso, girandola verso di lei e abbracciandola di slancio, sorprendendola non poco. Erano rare le volte in cui la moretta si lasciava andare a gesti d’amicizia o di affetto in pubblico ed in quel momento lo stava facendo. Perché? Se lo chiese anche lei ma non riuscì a trovare una risposta degna per quella domanda. Voleva semplicemente farlo. Ne aveva bisogno. Era un modo per far pace. Uno dei loro modi. Strano ma efficace.

Si staccarono dopo qualche minuto, entrambe con gli occhi inumiditi dalle lacrime, si guardarono e scoppiarono a ridere senza un motivo valido, almeno per gli altri. Ginny si asciugò gli occhi, sporcandosi le dita di trucco mentre la moretta tirò su il naso come una bambina.

<<: “Hai già deciso cosa mettere?” >> domandò maliziosa la rossa assumendo il suo tipico ghigno malefico quando si parlava di vestiti. Era tremenda. Un minuto prima era offesa per parole che non aveva detto, quello dopo piangeva con lei e poi si metteva a farle da consulente di moda, proprio come una vera amica che si rispetti. Era incredibile. Non c’erano altre parole per descriverla. Veramente.

Hermione scoppiò a ridere divertita, scuotendo la testa. Se ne pentì subito quando si sentì tirare per un braccio dentro alla sua camera, sentire la porta richiudersi con un tonfo e vedere la rossa fiondarsi all’armadio, devastandolo come al suo solito alla ricerca di qualcosa di adatto da mettere per quella sera. Scosse la testa rassegnata, sedendosi sul letto, pronta a fare da modella all’amica. Aveva proprio bisogno di una buona risata per smorzare la tensione palpabile che le cresceva in corpo al solo pensiero della serata che l’attendava.

Lui.

Dopo mesi e mesi interi in un cui non si vedevano, giorni passati a sperare che fosse l’ultimo, attimi in cui aveva desiderato con ardore di averlo al suo fianco, l’attesa era terminata. Era pronta? Quella era tutta un’altra questione.

 

 

Quattro anni.

Erano passati quattro anni da quel giorno, precisamente il 12 Agosto.

Quattro anni.

Si spiegava il perché di quel biglietto, il motivo per cui dovesse essere sola, senza Harry e Ron, perché a quell’ora. Molte domande avevano trovato la loro risposta. Lei avrebbe trovato il suo Lui? Lo sperava ardentemente.

Uscì in silenzio dalla casa, facendo attenzione a non svegliare Harry, Ron, Blaise e gli altri, intenti a darci dentro dopo aver fatto baldoria per tutta la serata. Controllò appena che non ci fosse nessuno nei paraggi, prese un lungo respiro e si smaterializzò nel luogo in cui le aveva detto di recarsi.  Tempo qualche secondo e si ritrovò davanti ad un’aperta raduna illuminata dalla luna piena, creando magici giochi di luce sul pelo dell’acqua. Trattenne in fiato per qualche secondo, sbattendo le lunghe ciglia nere più volte,incredula di ciò che vedeva. Molte volte era andata lì, durante quei lunghi quattro anni, per stare sola, per pensare o solo per ascoltare il singolare suono degli uccellini della foresta e veder danzare le rane e libellule sull’acqua, ma mai una volta aveva potuto ammirare un tale spettacolo. Era quello ciò che doveva vedere per cui Harry e Ron non dovevano esserci? E Lui dov’era?

Guardò attorno, speranzosa di intravedere il suo elegante profilo spuntare tra le fronde degli alberi ma senza alcun successo. Sospirando con teatralità si sedette per terra, sui fili d’erba appena bagnata dall’ultima pioggia, raccolse le lunghe gambe fino ad appoggiarle al seno, tenendo le mani ben salde sulle ginocchia mentre guardava quel piccolo pezzo di Paradiso. Un leggero venticello le scompigliò i capelli fino a farli andare sul suo volto. Staccò una mano dalla gamba e sistemò una ciocca dietro l’orecchio, socchiudendo gli occhi a quel tocco gentile ed inaspettato del vento.

Adorava stare sotto al cielo stellato, perdersi a contemplare la volta celeste, magari rintracciando qualche stella, ricordando qualche lezione di Divinazione della scuola, ridendo e scherzando al ricordo di quei giorni felici. Ammirare il cielo, anche in una brutta giornata, le permetteva di staccare la spina dai suoi impegni, prendersi un momento per lei e pensare solo a se stessa, a ciò che più la faceva star male o la rendeva insicura o tremendamente agitata. L’aiutava a riflettere, a metter ordine nella sua vita già fin troppo scombussolata ed incasinata. Era un modo per stare da sola senza la presenza costante di Harry, Ron, Ginny o tutti gli altri, curiosi di sapere cosa pensasse o cosa la rendesse così mogia, chiusa e scostante. La ragione la sapevano tutti, ed anche bene, ma avere una conferma alle loro ipotesi era qualcosa di.. irragionevole.  Si perché cavarle qualcosa si un argomento tanto tabù come quello che c’era, o non c’era, con il più famoso biondo della scuola era impossibile, tanto meno se il suo umore era già nero di prima mattina.

Fissò una piccola stella luminosa in cielo, stringendosi nelle spalle immaginandosi di essere lei quel puntino brillante, tanto piccolo ma infinitamente importante.  Un sogno. Un desiderio irrealizzabile.    

<<: “Sei bellissima”. >> un flebile sussurrò arrivò al suo orecchio facendola sussultare mentre due mani si andavano a posare con forza, ma senza farle male, ai suoi fianchi stretti, stringendola con possessione al suo corpo.

Era Lui. Era arrivato.

Non aveva bisogno di girarsi per avere una conferma alla sua ipotesi. Era proprio Lui. Il suo Draco era arrivato.

Sorrise con gioia, appoggiandosi alla sua schiena quando lo sentì posizionarsi alle sue spalle ed abbracciarla da dietro, avvolgendola in un calore a lei lontano per troppo tempo, un calore che voleva aver vicino troppe volte ma che il destino, il tempo, la distanza non lo permettevano. Ed ora era lì, con lei, dietro di lei, insieme a lei. Un sogno? Forse.

Appoggiò il capo nell’incavo della sua spalla, sentendo il suo fiato caldo contro la pelle, arrossarsi appena a quel contatto così tanto voluto e negato per troppo tempo per esser ignorato. Sentì le sue labbra, calde, morbide e dannatamente sensuali ed invitanti, poggiarsi alla base del suo collo, tracciando una scia invisibile di baci, carezze, morsi. Mugugnò qualcosa di sconnesso, abbandonandosi alle sue dolci carezze ed alle sue delicate attenzioni, dimenticando con un solo battito di ciglia le preoccupazioni, i pensieri negativi e tutto ciò che la distraeva da lui. Per una volta voleva staccare il cervello senza pensare alle conseguenze. Voleva vivere dopo tanto tempo, e tutto insieme a lui.

<<: “Dio.. mi sei mancata da impazzire..”>> sussurrò con voce roca dal desiderio il biondo, mordicchiandole un lobo facendola gemere di piacere. Quanto le era mancato a lei? Così tanto? Quanto aveva pianto quando non lo aveva al suo fianco, sentendolo lontano, distante perfino nelle sue lettere?  Quanto aveva desiderato di vederlo, anche solo per un minuto, e dirgli quanto lo amava? Quante notti aveva passato insonne nel sognarlo, nel desiderarlo, per ricordare il suo tocco sul suo corpo, le sue dolci carezze riservate solo a lei? Quante volte aveva pensato di gettare la spugna e ritornare da lui, mandare al diavolo tutto e passare il resto della sua vita tra le sue braccia? Sogni infantili, è vero per certi versi, ma era ciò di cui aveva più bisogno in quel momento.

Sospirò senza ritegno quando sentì la sua mano poggiarsi su un suo seno e stringerlo appena. S’inarcò contro di lui, scontrando il suo fondoschiena col bacino, evidentemente rigido, di lui. Sgranò gli occhi quando avvertì la sua erezione contro la sua pelle. Era colpa sua? Lei gli faceva quell’effetto? Dopo così tanto tempo lui provava attrazione verso di lei?

Improvvisamente, come colta da una folata di vento, avvertì una sensazione di freddo, accorgendosi solo in un secondo momento che le sue labbra non erano più posate sul suo collo ma erano lontane, distanti. Cosa era accaduto? Era infelice? Era stata lei a far qualcosa di sbagliato?

<<: “Sai che giorno è oggi?” >> le sussurrò con voce strascicata, avvicinando la sua bocca al suo orecchio e sussurrandoglielo con tenerezza mentre la sua mano era scesa ad intrecciare la sua, notando il suo anello spiccare all’anulare della mano sinistra.

Hermione si girò appena verso di lui, incontrando i suoi incredibili occhi grigi intenti a scrutarla con attenzione, perdendocisi dentro senza più ritorno alla realtà. I suoi occhi, lo specchio della sua anima tempestosa, incontrollabile, fuggevole, le stavano accarezzando il corpo in tutta la sua lunghezza mentre attendeva una risposta uscire dalle sue morbide labbra rosee. Una risposta. Le aveva chiesto che giorno era. Uhm..

<<: “ Il 12 Agosto.” >> rispose subito la mora con un sorriso dolce sul viso, regalandolo solo all’uomo, il quale ricambiò il suo sorriso. Si passò sensualmente una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più mentre con l’altra disegnava strani cerchi con il pollice sul dorso della mano della ragazza. Come poteva scordarsi che giorno era? Era il giorno in cui si erano messi insieme, il giorno in cui si erano detti “arrivederci”, il giorno in cui si erano baciati per l’ultima volta prima che lei partisse e si lasciasse tutto alle spalle, anche lui.

Quattro anni.

Erano passati quattro anni dal loro ultimo bacio e pareva fosse ieri. Passa veloce il tempo, no?

Forse anche troppo, pensò amaramente la moretta notando uno strano scintillio negli occhi dell’uomo.  Avrebbe pagato pur di sapere a cosa stesse pensando. A lei? A quel giorno? Agli anni “persi”? alla loro separazione forzata? A cosa?  Più si sforzava nel pensare a qualcosa, più s’irritava e perdeva di vista il vero motivo di quella domanda.

Quattro anni.

E dopo?

Cosa c’era dietro? Cosa voleva sapere ancora?

Il vento le scompigliò nuovamente i capelli, portandoli davanti al volto, impedendo all’uomo di scrutarla in viso. Le portò, con cura, ogni ciocca dietro all’orecchio, accarezzandola lievemente e sorridendo un poco quando la sentì fremere al suo tocco.

<<: “Guarda il cielo. Cosa ti ricorda?” >>  sussurrò prendendole il volto con due dita e portandolo a fissare il cielo stellato, divenuto, in quegli attimi, ancora più incredibile e bello se possibile. Cosa doveva guardare? Cosa doveva ricordare di così importante?

12 Agosto.

Quattro anni.

L’ultimo bacio.

Una promessa..

Sgranò gli occhi a quel ricordo: la promessa. In tutti quegli anni lontani si era dimenticata la promessa che si erano fatti proprio quattro anni prima, nello stesso posto, davanti ad un’incantevole laghetto trapuntato di luci, con un cielo stellato a far da testimone. La promessa.

La sua promessa.

La loro promessa.

I suoi occhi si posarono subito verso la figura dell’uomo, il quale sorrideva sornione e contento che lei avesse ricordato, e si velarono di candide lacrime quando lo sentì trafficare all’interno della tasca dei pantaloni. Non era possibile. No. La promessa. Lei aveva scordato tutto. Era così stata presa coi suoi impegni da rimuovere tutto. Dannazione!

Quattro anni.

Si girò completamente verso di lui dopo aver gettato un ultimo sguardo al cielo e lo abbracciò di slancio, troppo felice di rivederlo e per ciò che sarebbe accaduto di lì a poco. Ancora non poteva crederci. E se fosse stato tutto un sogno? Lo era? Stava sognando? Oh no. Il suo Draco era lì, con lei, pronto a mantenere la sua promessa di quattro anni prima.

Le lasciò delicatamente la mano sinistra, baciandole il palmo aperto. Si inginocchiò davanti a lei, che intanto aveva preso a piangere emozionata, ed estrasse una scatolina di legno dalla tasca dei pantaloni, rivelandola agli occhi d’entrambi, visibilmente emozionati.

Trattenne il respiro quando sentì l’uomo iniziare il suo discorso. Quel discorso.

<<: “Hermione, piccola mia. Quattro anni fa ti ho fatto una promessa prima che tu partisti. Sono pronto a rispettarla.” >> iniziò il biondo fissandola negli occhi con un’intensità tale da farla rabbrividire. Era possibile? Lui l’amava? Lei lo amava? Non c’erano più dubbi in merito. Almeno lei non ne aveva mai avuto neppure un secondo in tutto quel tempo trascorso nella più totale solitudine. Ora aveva avuto la prova che anche lui provava la stessa cosa per lei.

<<: “Ti amo. Non te l’ho mai detto. Non ne ho mai avuto il coraggio eppure il mio cuore lo gridava con ardore. Ti amo da impazzire e non permetterò a niente ed a nessuno di separarci nuovamente. Come quattro anni fa rinnovo la mia promessa sotto questo cielo stellato nella notte di San Lorenzo. Sposami.” >> continuò l’uomo prendendole mano sinistra e stringendola tra le sue, aprendo la scatolina e rivelando ai suoi occhi uno splendido anello d’oro bianco con un’enorme zaffiro incastonato nel centro con tanti piccoli diamanti ai lati. Una meraviglia.

Le lacrime continuavano a scendere dispettose dai suoi occhi, incontrollabili e infermabili come poche volte. L’emozione era così tanta che era impensabile cercare di frenarla. E per cosa, poi? Perché doveva fingere davanti a lui? Per quale assurdo motivo?

Non sapeva cosa dire. O per meglio dire, non riusciva a dire quella parola che avrebbe reso Draco l’uomo più felice della terra. Perché? Aveva paura? Oh no. La paura era svanita già da tanto tempo. Era semplicemente colpa della troppa emozione.  Alla fine prese un lungo respiro e pronunciò quelle poche parole che mandarono il cuore del biondo in Paradiso e lei protetta tra le sue forti braccia, l’unico rifugio in cui avrebbe mai voluto stare.

<<: “Si!” >> disse solamente prima che la sua bocca venisse tappata con quella dell’uomo che la imprigionò in un bacio famelico, passionale, un bacio atteso da molto tempo da entrambi. Quando si staccarono Draco prese la sua mano sinistra, estrasse l’anello dalla scatolina e lo infilò nell’anulare della ragazza, la quale trattenne a stento nuove lacrime, questa volta di gioia. Insieme all’altro anello, quello regalatole da lui quattro anni prima, si era aggiunto quello che sanciva per sempre la loro promessa d’amore, un legame che era rimasto intatto per quattro anni, lontani fisicamente ma vicino con l’anima e col cuore.  Si baciarono un ultima volta prima di guardare, insieme, stretti in un dolce abbraccio, il cielo stellato della notte di San Lorenzo, lo stesso che quattro anni prima li aveva visti separarsi ed in quel momento li vedeva promettersi amore eterno, legarsi per sempre nel sacro vincolo del matrimonio.

Hermione si sistemò meglio tra le sue braccia, infilandosi tra le sue gambe, appoggiandosi con la schiena al suo petto muscoloso e col capo sulla spalla, fissando il cielo. Il suo cuore traboccava gioia, amore, felicità e non vedeva l’ora di dirlo agli altri. Non le importava ciò che le avrebbero detto i suoi amici, le facce che avrebbero fatto. Non le importava più nulla. L’importante, per lei, era stare lì, con lui, abbracciati per terra a sussurrarsi tenere parole d’amore. Quello era ciò che più le importava e non avrebbe mai rovinato il suo momento di gioia. Mai. Per nessun motivo.

<<: “Ti amo.” >> sussurrò flebilmente posandogli un bacio all’angolo della bocca, accarezzandogli i biondissimi capelli con la mano.

Draco si abbassò alle sue labbra e prima di sfiorarle con le sue,sussurrò:

<<: “Ti amo anche io.” >> e la baciò come mai prima d’allora aveva fatto.

Per il resto della serata  guardarono il cielo, stretti l’uno nell’altra, sussurrandosi all’orecchio tenere parole d’amore, accarezzandosi con dolcezza e concedendosi alcuni baci fugaci sotto gli occhi del cielo, loro amico in tutti quegli anni passati in lontananza. Rimasero fino a notte fonda, osservando le stelle cadenti scendere in terra, le piccole volte celesti illuminare tutto ciò che stava loro intorno ed irradiare la notte insieme alla luna piena, la quale sembrava sorridere ai due innamorati stretti in un caldo abbraccio, trovando tutto l’amore rimasto sepolto nei loro cuori e rimasto nascosto agli occhi ed agli orecchi dei loro più cari amici. Sarebbero spuntati alla luce, proprio come il nuovo giorno stava facendo, concedendo alla loro vista la loro prima alba da fidanzati. I loro cuori danzavano un ballo nuovo sotto le note di una canzone scritta appositamente per loro. Una canzone scritta dalle stelle per quella nuova coppia nata sotto la loro protezione, con la loro protezione.

Videro molte stelle cadenti. Ad un certo punto Draco posò le sue mani sugli occhi della moretta, si sporse verso di lei e le sussurrò:

<<: “Esprimi un desiderio.” >> e le posò un tenero bacio vicino all’orecchio, sentendola fremere fra le sue braccia. Quella sensazione così appagante gli era mancato come l’ossigeno ma finalmente erano ritornati insieme, potevano stare l’uno accanto all’altra come tanto desiderava da tanto tempo ma che il destino lo impedì con la sua partenza. La moretta dilatò un pochino gli occhi, sorpresa da quell’affermazione. Un desiderio?

Sorrise scuotendo il capo. Che desiderio poteva mai esprimere se tutto ciò che voleva era accanto a lei?

<<: “Non c’è ne bisogno. Ho già tutto ciò che desidero.” >> affermò radiosa accoccolandosi meglio tra le braccia dell’uomo.    

Una nuova alba stava spuntando,dando inizio ad un nuovo giorno ed ad un nuovo capitolo della loro vita.

Finalmente insieme. E tutto da quella notte di San Lorenzo di quattro anni prima.  

Quattro anni ed una nuova promessa indelebile di eterno amore, suggellata da una magica notte. Una dichiarazione terminata con un dolce bacio che sapeva d’inizio, l’inizio della loro avventura alla luce del sole.

 Finalmente insieme.

 E tutto da quella notte di San Lorenzo di quattro anni prima.              

         

Z.A.

One Short nata ieri pomeriggio per la notte di San Lorenzo. Naturalmente i personaggi non mi appartengono e non è scritta a scopo di lucro.

   
 
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