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Autore: erikablue    11/10/2005    0 recensioni
amate i blue, amate lee, amate le storie romantiche allora leggete questa è la storia di una ragazza...senza famiglia...senza amici...si ritroverà sola in un mondo sconosciuto...ma una persona, che credeva odiare, e che faceva di tutto per umiliarla e farle pesare ancora di più quella meschina esistenza, le farà capire il vero significato dell'amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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20 Capitolo: “meet…” Come avrebbe potuto non riconoscerla, come Avrebbe potuto fare…l’aveva sognata, aveva sognato il suo viso, i suoi morbidi capelli ondulati, la sua schiena, forte e liscia… era andato con altre ragazze, ma ogniqualvolta chiudeva gli occhi , la sua immagine era nitida , dinanzi a lui, con quel tocco di malizia negli occhi, che sorrideva, estasiata ad ogni suo contatto. Era tutto stupendo , finché non apriva gli occhi…e lei non era li’, con lui…chissà dov’era in quel momento…e si era rassegnato; forse non l’avrebbe più rivista, ma dentro se sapeva che sempre, nel bene o nel male , avrebbe conservato il ricordo di quella ragazza, che tanto lo aveva cambiato, che in un certo senso gli aveva fatto capire il vero significato dell’amore. Il vero modo in cui una persona è capace di amare. Aveva tanto sperato, che lei lo vedesse , dopo aver fondato la band, occupava dei piccoli posti in qualche giornale, si era anche esibito in tv un paio di volte, ma niente, nessuna chiamata, nessuna lettera, nessun messaggio… Pregava Dio ogni sera , pregava di fargli ritrovare quell’angelo, quell’angelo che aveva perso…che gli era scivolato tra le mani, come rugiada… Ma che aveva macchiato il suo cuore , indelebilmente … Aveva traversato i suoi pensieri in una canzone. Ormai gli capitava spesso di ritrovarsi a scrivere… Scrivere i suoi sentimenti, e poi canticchiarli, con mezzo sorriso sulle labbra, ripensando alla sua espressione sorpresa, se mai le avesse lette, se mai avesse saputo che quelle canzoni erano dedicate a lei… “It's going to be a long long long time, till I can be with you again, and see your smile. It's going to be a long long long time, till I hold you in my arms all through the night, it's going to be a long long time.” “ Sarà un tempo lungo lungo e lungo, finché io non potrò stare di nuovo con te, e vedere il tuo sorriso. Sarà un tempo lungo lungo e lungo, finché io non ti terrò nelle mie braccia attraverso tutta la notte, sarà un tempo lungo e lungo.” E poi il miracolo si era compiuto… Era seduto nella solitaria poltrona posta in un angolo dell’appartamento che aveva momentaneamente affittato in quella piccola città. Aveva tra le mani una penna , ci giocherellava, la rigirava tra le dita, non riusciva a continuare…come di consueto aveva scritto una canzone…ma si era bloccato, in attesa di qualcosa, in attesa di qualcosa che non arrivava. “Why do I feel so weak When you are near me You've got me in too deep So help me baby You're living in my dreams You're always with me You're the dark in my light You're the black in my white And I'll always know you've got me where you want me” “Perché io mi sento così debole Quando tu sei vicino io … Tu mi hai in troppo profondo Quindi aiutami baby Tu stai vivendo nei miei sogni Tu sei sempre con me Tu sei il buio nella mia luce Tu sei il nero nel mio bianco Ed io saprò sempre che tu mi hai dove tu mi vuoi” Cosa mancava…decise di pensarci domani, non aveva impegni neanche per qual giorno…l’appuntamento con l’hotel/Residence, dove dovevano esibirsi era saltato, e quindi la stesura di qualche canzone , poteva occupare solo quel poco tempo , che lui avrebbe impiegato a fare niente…ripose il piccolo quadernetto assieme alla penna, dentro un cassetto del comodino, e dopo essersi spogliato si sedette sul letto, soffice e fresco, al contatto con la sua pelle accaldata. Poggio gli occhiali, che portava solo per stare a casa, sulla mensola vicina al letto e si distese, con la luce tenue ancora accesa sopra di lui. Era un ragazzo molto superstizioso, credeva negli angeli, credeva nelle fate e negli spiriti, ma soprattutto credeva in Dio. Era strano che a quell’ora lui fosse a letto… di solito era impegnato con i suoi tre amici, in qualche festa mondana, che si concludeva con l’andare a letto con qualche modella. Chiuse gli occhi…si sentiva vuoto…era come se fosse stato svuotato dall’oggi al domani…capiva perché, o almeno credeva fosse per quello…in effetti, il suo angelo l’aveva abbandonato… Era immerso nei suoi pensieri, quando il suono del telefono lo distrasse completamente… Rispose… - si…- disse con aria svogliata - Lee sono io- disse una voce profonda dall’altra parte del ricevitore - Simon? - Si, vedi che c’è stato un cambiamento alla fine quegli stronzi ci hanno chiamato, lo spettacolo si fa - Merda Sy…prima si poi no…ora non abbiamo preparato niente… - Un po’ di arrangiamenti, un bel medley e magari uno o due playback… - E ti sembra facile, non sei tu quello che deve urlare come un pazzo… - Nessuno ti chiedeva di farlo…hai accettato, ora ne paghi le conseguenze. - Si, si va bene…dove ci vediamo - Fra mezz’ora davanti al nostro bar. - Ok…ciao E sbuffando animatamente, sbattè la cornetta del ricevitore sull’apparecchio fisso e si diresse verso l’armadio, per scegliere i vestiti migliori che aveva…la sua prima performance dal vivo… Arrivò un quarto d’ora dopo dinanzi al piccolo bar, dove i quattro amici si riunivano abitualmente…aveva deciso di arrivare prima in modo da prendere un caffé. Lo fece, prima che arrivassero i tre, che non tardarono, e dopo qualche minuto, assieme si diressero verso l’hotel designato. Scesero dall’auto a pulmino bordò , e dopo aver preso due borsoni entrarono - ehi capo…- disse poi lui, con la sua cantilena scherzosa, rivolto ad un altro ragazzo biondo del gruppo- a che ora si comincia? - All’incirca fra…un ‘ora- disse questo scocciato - Ok…- e si diresse incurante della presenza o non degli altri, verso uno stanzino buio adiacente a quello che sembrava l’ufficio del direttore. Era quasi arrivato a metà corridoio, quando senti’ il rumore di un paio di scarpe con i tacchi, ben affilati, che camminavano in quel vasto atrio…Si smosse velocemente, per evitare che gli impedissero l’accesso nello stanzino che aveva adocchiato. Stava per entrare, quando una ragazza dai chiari capelli castani inciampò sui suoi piedi , mandandolo letteralmente a terra. Si alzò velocemente, pronto a soccorrere la malcapitata . le disse fulmineamente, evitando una qualsiasi reazione dalla sua parte: - ehi, scusa, sono inciampato, va tutto bene? E gli porse la mano che la ragazza afferrò prontamente, per rialzarsi adirata. Fu un attimo… Lui incrociò gli occhi della ragazza e sentì una terribile fitta allo stomaco. Lei diventò pallida e sentì la sua mano, cominciare a sudare eccessivamente - O mio Dio!- sbottò lei , d’un tratto Anche lui si rese conto dell’accaduto e lasciò la mano della ragazza, portandosele alla testa, contro la fronte che cominciava a lucidarsi. Poi si stropicciò gli occhi , li chiuse e li riapri’ un paio di volte e si riavvicinò a lei , che rimasta immobile, privata dell’uso degli arti e della parola, ora fissava quasi orripilata il ragazzo. Era lei, ne era più che certo, l’avrebbe riconosciuta anche se invecchiata di vent’anni. le si avvicinò, l’aiutò ad alzarsi , le passò una mano sugli occhi cercando di far svanire un po’ di trucco e poi , quasi sussurrando disse… - Non può essere… Lei cominciò a piangere… - Erika…- le disse tentando di avvicinarsi… - Ma lei gli lasciò la mano, e dopo aver strattonato la porta , si era fiondata all’interno dello stanzino chiudendolo a chiave. Si rese conto dell’accaduto solo qualche momento dopo, mentre seduto al bar sorseggiava una tazza di cioccolata bollente. L’aveva rincontrata, era lei, era colei che aveva sognato per due anni, colei che voleva si trovasse al suo fianco,nei bei momenti, anche in quelli, brutti, in qualsiasi momento, l’avrebbe voluta accarezzare per l’ultima volta prima di morire, avrebbe voluto passare il resto della sua vita con lei… Ma lei lo rifiutava e lui non riusciva a capire il perché… Il ragazzo biondo, con cui condivideva il posto, assieme ad altri due ragazzi nella band lo raggiunse: - Lee… - Che c’è Dunk… - Devi andare a parlare con lei - Smettila di dire cretinate, si rifiuta, e poi è chiusa li’ dentro… - Allora sfonda quella diavolo di porta, e non parlo solo materialmente, anche moralmente, sfonda quella porta che vi separa, voi due siete fatti per amarvi…come fai ad essere cosi’ chiuso… - Non lo so dunk…c’è qualcosa - Senti, mettiamola cosi’…tu la amavi? Facevi sesso con lei perché è bella e ben dotata, oppure era solo un passatempo… - Senti non ci vogliono pure i tuoi simpatici indovinelli… - Amico, io ti parlo da fratello, vai da lei, prima che sia troppo tardi- disse indicando un ragazzo biondo cenere, dai lunghi capelli mossi, che portava due tazze di cappuccino su un vassoio in direzione della terrazza… - Che vuoi dire…? - Lee sveglia, hai visto quel ragazzo? Da quando siamo qui non fa che parlare con Simon di lei, e non vede l’ora di presentargliela…. Si alzò deciso e si diresse verso la terrazza, disposto, una volta per tutte a riprendersi la ragazza che voleva stesse al suo fianco.
  
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