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Autore: BloodyRose91    12/08/2010    4 recensioni
Il mondo è sconvolto da odio e paura, ma in una fredda cella della Germania c'è ancora spazio per l'amore. {Bielorussia x America}
Genere: Guerra, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Bielorussia/Natalia Arlovskaya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Girando per EFP mi sono accorta che non esisteva ancor auna fiction su questa coppia. Internet è piena di fan art raffiguranti Natalia e Alfred e io ce li vedo davvero bene insieme.
Sppero che vi piaccia e come al solito mi scuso per gli errori grammaticali.


Maledetti occhi d'ametista.

 

Roger, abbiamo un problema.
Siamo stati catturati dal nemico. Ripeto. Siamo stati catturati dal nemico.


Non dimenticherò mai quel giorno di qualche anno fa. Il giorno in cui, come lame, i suoi occhi trapssarono il mio cuore, rimanendo per sempre nei miei incubi più dolci. Quel giorno in cui il suo sguardo illuminò quelle quattro fredde e buie mura che ci tenevano prigionieri. Quel maledettissimo giorno in cui la incontrai per la prima volta. Era il 1943, il mondo stava vedendo quella che era la seconda guerra mondiale. Ero finito nelle mani del nemico tedesco, avrei preferito essere ucciso subito, trattamento che riservavano alla maggior parte delle persone, piuttosto che ricevere una simile umiliazione. Due guardie stavano accanto a me puntandomi la pistola sulla schiena. Avanzavamo nei sotterranei pieni di celle. Quel posto era freddo e umido. Ogni passo risuonava per tutta l'enorme stanza. Arrivammo davanti alla cella dove avrei passato tre giorni terribili e meravigliosi allo stesso tempo. Prima di entrare dentro la cenna notai una sagoma dai lineamenti troppo sottili e aggraziati per essere un soldato. Stava in un angolo abbracciando le ginocchia e fissando il vuoto. Una volta entrato notai quegli occhi. Quegli occhi che sembrarono entrarmi dentro al corpo per strapparmi l'anima. Aveva un vestito stropicciato e rattoppato, decorato con gocce di sangue quà e là. I capelli le coprivano tutta la schiena, avevano il colore del grano al tramonto e gli occhi sembravano pietre d'ametista.
Capii subito che era la donna della mia vita, non appena le dissi "salve" lei mi ignorò. Non era un tipo loquace, era più facile uccidere dieci tedeschi contemporaneamente che riuscire a strapparle una sillaba. La prima notte passò in silenzio. Non si addormentava, mi fissava come se avesse paura di un'attacco, ai suoi occhi dovevo sembrarle un nemico. Il sonno ebbe la meglio su di lei e iniziò a tremare dal freddo. Presi la mia giacca poggiandola sulla sua schiena. Non so esattamente come, ma dopo un pò mi addormentai pure io. Mi svegliai che era già mattina, i raggi del cole provavano a filtrare da quella piccole finestra in alto. Aprendo gli occhi vidi la fanciulla puntarmi la mia giacca come un'arma. I suoi occhi guardavano altrove, la sua espressione andava dall'imbarazzato all'imbronciato.
<< Grazie>>
Fu la prima cosa che sentii uscire dalle sue labbra, quella voce che come musica riempì il mio cuore. Rimasi qualche secondo a fissarla.
Gli altri giorni seguirono altri piccoli frammenti di dialoghi.
<< Spero arrivino presto a salvarmi>> sussurrai guardando quella finestrella.
<< chi mai dovrebbe venire?>> chiese lei alzando un sopracciglio. Ancora una volta quegli occhi mi pugnalarono l'anima. Con un sorriso sicuro guardai la donna:
<< Tutti i miei soldati americani>> Rispose con un secco "tsk". Mi alzai cecando di capire il perchè di quella risposta tanto acida. << Come sarebbe a dire "tsk"?">>
Mi guardò come se volesse sparare pallottole dagli occhi.
<< Sei un illuso, non arriverà nessuno a salvarci, nè a salvare te nè a salvare me.>>
Grazie al mio cervello brillante capii subito tutto, era sola. Tremendamente sola. Non aggiunsi altro, in quella cella sprofondò nuovamente il silenzio.
L'ultimo giorno di prigionia ero molto teso, sentivo che sarebbero arrivati a salvarmi da un momento all'altro e di sicuro non l'avrei lasciata lì. L'avrei portata con me, finita la guerra l'avrei sposata e sarei invecchiato con lei.
Le mie previsioni si avverarono a metà. Mentre stavo a fantasticare su quella meravigliosa fanciulla che mi preparava il pranzo in modo gentile un enorme boato fece esplodere la parete.

<< Comandante Jones presto! Le guardie tedesce stanno arrivando!>>
Mi precipitai fuori porgendo a lei la mia mano. Guardò insicura ma mi afferrò subito non appena intravide la prima guardia tedesca.
Era fatta. Eravamo liberi.
I miei soldati riuscirono ad impradonirsi di un treno che ci avrebbe portati fuori dai paesi occupati dalla germania, ad aspettarci c'era il resto dell'armata americana. Mi allontanai dal resto del gruppo che festeggiava la mia liberazione. La trovai a fissare il paesaggio scorrere veloce dal finestrino,una germania innevata erà ciò che si presentava ai nostri occhi.
<< Mi chiedo come possa tanto odio essere racchiuso dentro tanta bellezza>>
Dovevo averla interrotta mentre rifletteva immersa nei suoi pensieri perchè sentendo la mia voce fece uno scatto. Si girò verso di me guardandomi con sospetto, era strano come ancora non riusciva a fidarsi di me.
<< Sei bellissima sai?>>
Non parlò, si limitò ad osservarmi.
<< Ti sembrerò uno stupido, ci conosciamo da poco, ma credo di essermi innamorato...>> Aprì lo sportellone del treno e il vento fece muovere i suoi capelli come stormi di uccelli inferociti.
<< Che stai facendo?>>
chiesi incredulò. Lei mi si avvicinò e per la prima volta sorrise. In realtà era un ghigno, ma adesso sono più che sicuro che quella era l'unica espressione di gioia di cui fosse capace. Prese il mio volto tra le mani e delicatamente poggiò le sue labbra alle mie. Erano morbide, ed erano come veleno che fecerò impazzire il mio corpo. Non riuscivo a muovermi o a reagire. Sentivo solo le sue labbra premere contro le mie e i nostri capelli che si scontravano a causa del vento. Si allontanò da me indietreggiando sempre di più verso lo sportellone del treno.
<< Che vuoi fare?>>
<< Dziakuj.>>

 Mi disse con tono soddisfatto mentre si gettava fuori dal treno. La neve avrebbe reso morbido l'impatto. Cercai di afferrarla ma invano l'unica cosa che potevo fare era guardarla mentre si allontanava da me, o meglio il treno mi allontanava da lei, mentre i suoi capelli si mimetizzavano con la neve. Quella fu l'ultima volta che la vidi. Nei giorni seguenti chiesi a molte persone il significato di quella parola, "Dziakuj". Vuol "Grazie" in bielorusso. Era vero non sapevo davvero niente di lei.

 

Roger, abbiamo un problema.
C'è un cuore che si è appena spezzato e che nonostante tutto continua a batterla.
Roger, ho bisogno di sapere che la rivedrò.

 *****

 

  Credete davvero che sia finita quì? Il bello deve ancora arrivare nell'ultimo capitolo :3

  
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