Firenze 2004
Questa città è sempre più sporca. Non so più cosa aspettarmi da queste strade. Un tempo avrei fatto di tutto per non incontrare una faccia conosciuta. Adesso mi trascino lungo gli itinerari abituali e non, nel disperato struggimento di chi si risveglia da un’ibernazione lunga un secolo, e svegliatosi, abbandonato a sé stesso vaga per le strade che non gli appartengono più nel vano tentativo di risalire alla fine che hanno fatto i volti che un tempo scaldavano il suo cuore. Cuore ormai intrappolato nel liquido criogenico che nutre le sue ore.
Fantasia Techno-Metal – sentirsi chiusi in un cubo di
psichedeliche speranze vanificate dall’incontro con un professore delle medie
che si sorprende della tua conoscenza del giapponese-
Fantasia Post Grunge – sentirsi troppo sicuri del proprio
itinerario su questa terra, incapaci di capire che diventare adulti è un
processo che passa traverso la consapevolezza di essere soli e abbandonati-
Fantasia Psycho-Funk – entrare da Edison e acquistare un
libro di Yukio Mishima sentendosi profondamente colpiti dalla suadente
recensione della tua amica. Iniziare a leggere il libro e trovarlo
meraviglioso-
Fantasia Trash – vagare in questa città con uno scopo nel
mondo ma senza uno scopo nell’immediato e nel non troppo immediato-
Love song together – stupirsi di capire una strofa di una
canzone dei Luna Sea, vedere il volto della persona amata in una nuvola che si
ribella senza troppa fortuna al cielo grigio e in collera-
Warui Tenki Da Ne +speed metal sinphony+ - capirsi senza riuscire minimamente a
capire gli altri che tuttavia attandono al tuo capezzale una sciagura per
sentirsi vicini a te e per mettersi in pace l’animo-
Orchestra sinfonica – tuoni e fulmini coronano con sapiente senso ritmico un disagio profondo che gli psicologici americani amano così tanto descrivere in ammirevoli saggi. Ma capire anche che dai tempi di Keruac non è cambiato assolutamente nulla. Capelli strinati-
Passi falsi – contare le gocce di pioggia senza paura di
sbagliare. Perché ogni goccia che ti penetra è un ricordo in più che ti inebria
per un istante-
Continuo a camminare, come se potessi fermarmi da un momento
all’altro. Ma semplicemente è per camminare che siamo nati, per coprire ogni
giorno quelle colate che chiamano strade con le suole delle nostre scarpe, con
il nostro fetore, con la nostra pallida illusione di essere vivi. Non lo siamo.
Ci sentiamo fuori dalla massa consumista perché fa parte del gioco della massa
stessa. Potrebbero esistere un consumismo e un’omologazione generale senza una
frangia di omologati che non si dichiara omologata?
Ma a questo punto.. non sto esagerando? Non dovrei essere
più contenuto nel mio giudizio? Non dovrei presentare il mio disagio
adolescenziale con rabbia e delusione? Non dovrei dire che sono incazzato
perché il mondo mi guarda male se bacio il mio ragazzo in pubblico? Non dovrei
essere indignato? Non dovrei… gridare?
No.
Dovrei semplicemente scrivere.
Umiliazioni odierne in un giorno di pioggia.