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Autore: purepura    12/08/2010    0 recensioni
So che non mi avvicinerò. Lo so perché ho le gambe rigide; qui, su questo marciapiede assolato, la mia vita troverà fine...
Non mi sento in dovere di mettere l'avvertimento FemSlash perché questo tema è trattato molto alla larga... Se però ho sbagliato non aggiungendolo, potete sempre correggermi :)
Grazie dell'attenzione e buona lettura!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Paradise

Ti guardo, oh amica, mentre per nulla goffa sistemi il bagaglio. Ti togli anche la giacca e la sistemi sullo schienale del tuo sedile, sempre ordinata.

Mi rimproveravi spesso, per come tenevo le mie cose. E io non t’ascoltavo, decisa come ero nel portare avanti la mia idea: ‹‹Se altri mettono a posto per me, poi non troverò più niente!››

‹‹E allora fallo tu!›› mi dicevi.

Sbuffavo e mi ributtavo sul letto.

‹‹Devo averne voglia. Cosa che non capita spesso››

‹‹Cosa che non capita mai›› mi correggevi.

Ora ti guardo, mentre ti sporgi dal finestrino e saluti i parenti. La tua mamma che piange, quando proprio lei ti ha spinta a proseguire. Per il futuro. Per la tua gioia.

So che non mi avvicinerò. Lo so perché ho le gambe rigide; qui, su questo marciapiede assolato, la mia vita troverà fine.

Cosa che non sarebbe del tutto sbagliata.

Che briciole penso di meritare, da te?

Che cosa, ancora, posso solo sognare di restituirti?

La tua dignità? La tua autostima? Ho schiacciato tutto con una scopata.

Non vedo nemmeno lui, qui.

Magari è nel suo appartamento a distruggere ogni traccia di me. O magari si sta sbronzando come la prima e l’ultima volta in cui le nostre bocche si sono incontrate e i corpi amati in una danza che non è mai stata la mia. Era solo sua.

Da quella mattina, da quando il rumore dei tuoi passi affrettati per le scale mi ha raggiunto le orecchie, non credo di aver più voluto desiderare nulla.

Che poi, non credo sia stato nemmeno quello a spingermi tra le sue braccia da ubriaco.

Il problema di fondo è che io ero sobria, e neanche ora so cosa sia stato, se il suo tocco gentile o le sue labbra.

Ma il tuo odore addosso a lui era così forte che non ho più potuto staccarmi…

È del tutto inutile che ora io sia qui. Ti ho spinta lontana, ti ho fatta scappare.

E ora non mi rimane niente, né di te né di quella che ero stata.

Il tuo treno fischia. Mi riscuoto lenta, cercando di girarmi senza cadere per terra, in preda a un forte brivido che non mi è ostile.

Il tuo treno si muove: lo sento senza vederlo.

Non sei mai stata più lontana di così: anzi, forse solo quella notte in cui cercai di catturare il tuo odore.

Io ero, sono e rimarrò in eterno, ubriaca di te. Ed il tuo effetto, mi ha condotto da lui.

Da lui, che non ha più nulla di te.

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I personaggi sono tutti maggiorenni e consenzienti e ogni fatto narrato non corrisponde ad eventi reali, ma è solo frutto della mia immaginazione.
Un’immaginazione che di recente mi preoccupa, ma questa è un’altra storia… xD
Per il titolo è stato sfruttato quello di Paradise di Vanessa Carlton, che recentemente sto adorando. Non c’entra nulla con la fiction, ma l’adoro lo stesso.
Cosa ha ispirato la fiction, invece?
Forse che un’amica è partita per la Svizzera, ma l’idea originale si ferma qui, perché mai ho fatto una cosa del genere… Oddio, meglio non dilungarmi, si sa mai chi capita su questo sito…
Alla prossima, allora! Adios amigos! ^^

  
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