Cappuccetto
rosso
A Tsukichan
Per il suo compleanno.
-Ricordi-
Erano
passati anni da quella vicenda ormai…
Eppure, la
ricordavo ancora come se fosse ieri…
Da piccola,
all’ età di sei anni, abitavo nella
campagna inglese assieme a mia madre e a mia sorella maggiore Nojiko. Eravamo vicine ad un piccolo paesino di contadini e
non ci mancava mai nulla.
Nostro
padre mancò per un malore e anche tutt’ oggi, posso avvertire
questa sua mancanza.
Ottenni un
soprannome da parte dei paesani.
Mia madre
un giorno, mi confezionò una mantellina di colore rosso e questa,
scatenò la fantasia delle persone ad affibbiarmi il soprannome di
cappuccetto rosso.
Anche
quando non lo portavo, si ricordavano chi ero. Il colore dei miei capelli, che
tendeva al rosso, mi etichettava a miglia di distanza.
Per cui, quando andavo in paese, sentivo urlare “ è
cappuccetto rosso!
Nascondete le caramelle…”.
Queste
però, venivano casualmente lasciate ogni volta sui banchi dei loro negozi
o tavolini e io, sorridente, le prendevo e ringraziavo.
Mi volevano
bene…insomma, come potevano voler bene ad una bimba di sei anni…
Un giorno
mia madre, preparò un cestino da picnic e mi chiese il favore di andare
a portarlo alla nonna.
Lei abitava
nel bel mezzo del bosco…ricordo che era un po’ pazza, ma a quell’ età, non tutto si recepisce. Solo ora mi rendo conto che nonna Kokoro,
era per metà del tempo in cui era sveglia, sbronza.
Accettai
con enorme entusiasmo di andare a portare quella cesta piena di leccornie a mia
nonna. Quando mi preparò il tutto, mi misi addosso la
mantellina e la salutai spalancando il cancellino e avviandomi verso la strada.
L’
avevamo fatta insieme un sacco di volte, la ricordavo a memoria.
Mi fermai
però. Mi fermai perché per una bimba di sei anni, quello era un
tragitto veramente lungo. Appena vidi uno spiazzetto,
pieno di fiori e con qualche pietra abbastanza grande da poterci appoggiare il
mio cestino, ne approfittai e mi misi a sedere.
Sbadigliai,
feci un piccolo spuntino e infine stanca, mi sdraiai in quel letto di
margherite a dormire.
Ripresi
conoscenza che era ormai buio. Mi alzai di soprassalto e controllai
intorno…sentivo tanti rumori strani e la scarsa visibilità, non
faceva che accrescere le mie paure.
Ricordo che
piansi…piansi in modo tremendamente forte, attirando l’
attenzione di qualunque bestia, fosse stata nei paraggi.
Un suono
diverso dagli altri e cioè, quello di un gufo, di piccoli roditori e
rumore di legnetti e sassi che si muovevano sotto il peso di qualunque animale,
attirò la mia attenzione. Smisi di respirare e trattenni le lacrime
tirando su col naso.
-Chi
c’è?!-Domandai titubante nell’
ingenuità dei bambini. Non ottenni subito una risposta…vedevo due
occhi fissarmi…due occhi neri…
-Piccola-Una voce, morbida ma al contempo dura,
mi giunse alle orecchie.-Perché ti trovi nel bosco?-
Ripresi a
singhiozzare e a stento, riuscì a dargli una spiegazione.
-Stavo
portando il cesto alla nonna!-Piansi disperata-Ma…mi
sono messa a riposarmi e …-Mi sfregai gli occhi-Si è fatto buioo…- Percepì la creatura che mi fissava
sospirare, per poi, fare dei passi avanti a me e rivelare che questo, era un
uomo.
-Sai la
strada?-Mi posò le mani sulle spalle inginocchiandosi di fronte a me.
Asciugandomi le guance, annuì e lo vidi girarsi di schiena.-Monta, ti accompagno piccola.-
Sentita al
sicuro da quel che aveva detto, mi gettai sulle sue spalle e gli agguantai il
collo.
-Non
scordarti il cestino!-Lo ammonì prima di partire.
Per quella
strada così buia, lo sentì ogni tanto chiedermi la direzione e
io, lo accontentavo appoggiando ogni tanto la testa sulla sua spalla e
inspirare il suo odore.
Il suo
odore mi ricordava l’ erba del bosco…era
un odore piacevole…
Al solo
pensarci adesso, non avrei mai accettato l’ invito
di quell’ uomo, sconosciuto per di più, nell’ accompagnarmi
a casa…
Chiunque
avrebbe reagito scappando senza tregua da qualunque cosa esso fosse…
-Come ti
chiami?-Volli lo stesso domandare.
-Non
è importante credimi-Mi sussurrò avanzando sicuro nell’ oscurità.
-Ma io lo
voglio sapere…-Insistetti, tirando su nuovamente col naso.
-E io non
voglio dirtelo-Ricordo che mi imbronciai. Sbuffai e fissai il percorso che
stavamo percorrendo. Non vedevo nulla ma per lui, sembrava il contrario.
Avanzava deciso, superava i sassi, si abbassava alla vista di alcuni rami e si
spostava quando c’erano delle piante…
Ricordavo
vagamente come era difficile il percorso, ma quando tutto è illuminato,
certe difficoltà, paiono meno difficili…
Arrivammo
in pochi minuti nel piccolo giardino di mia nonna. Notammo tutte le luci accese
e lei, era con in mano una torcia e una bottiglia,
cercando in mezzo agli arbusti.
-Ancora non
si vede!-Mormorò preoccupata a voce alta, solo dopo poco, mi resi conto
che parlava a Zeff, un uomo che abitava poco distante
da lei. Era un bravo cacciatore ed era sempre insieme a mia nonna all’ ora di pranzo e a cena…si tenevano
compagnia.
-No
niente-Gettò un fascio di luce, verso la nostra direzione. Sentì
le spalle dell’ uomo sotto di me,
aumentare…come ingrossarsi.
Mi fece
scendere e si inginocchiò di fronte a me. Ricordo i suoi occhi
neri…brillavano alla luce della luna…
-Promettimi-Parlò-Che non attraverserai mai il bosco da
sola.- Lo fissai mentre vedevo che stava subendo un cambiamento…
-Perché?-Domandai
innocentemente. Quasi preso dalla dolcezza della mia ingenuità, mi
passò una carezza sulla testa.
-Perché
è pericoloso…-
-Pericoloso?-Ripetei.
Si alzò e lo vidi allontanarsi…lo afferrai immediatamente per un
braccio.-Perché pericoloso?-Sbuffò di
quella insistenza, ma nuovamente, si inchinò di fronte a me.
-Ci sono
delle creature che possono farti del male…-Rimasi a pensare per
ricordarmi gli ammonimenti di mia madre.
-Il lupo
cattivo?-Un sorriso si dipinse sul suo volto, mentre vedevo i suoi denti farsi
più taglienti.
-Ci sono
tanti lupi cattivi…-Sospirò.-Comunque…è
Zoro-
-Cosa?-
-Il mio
nome…me lo hai chiesto…-Sorrisi per quella confessione e mi
attaccai al suo collo.-Io mi chiamo Nami-Lo
abbracciai.-Grazie Zoro…-Liberò un
sospiro e ricambiò l’ abbraccio. Era caldo…da lui proveniva
un bel tepore…
-Devo
andare…-
-Cappuccetto
rossooo!-Sentì Zeff
chiamarmi.
-Namiiii-Subito dopo mia nonna-Dove sei!?-Rimase un istante
con me, per poi domandarmi non capendo:
-Cappuccetto
rosso?-
-è
il mio soprannome-Spiegai e mi cercai il mantello sulle spalle-Oh
no!-Strepitai.-Il mio mantello!-
-Fino a ora
non lo avevi…-Cominciai di nuovo a piagnucolare.-Stai
calma!-La sua voce assunse un incrinatura-Non piangere!-si strinse nelle
spalle-Lo avrai dimenticato nel prato…-
-Devo
prenderlo!-Mi alzai e immediatamente, mi afferrò per un braccio.
-Non
provarci…-Mi avvertì.
-Ma me lo
ha confezionato mia mamma!-Spiegai.
-Allora
andrò a prenderlo io-Cercò di tranquillizzarmi-E te lo
darò la prossima volta che ti vedrò…-
-Ma non
posso…-Mormorai affranta abbassando lo sguardo. Parve incuriosito.
-E
perché?-
-Bhe…-Nuovamente
lo fissai negli occhi, ammirando la sua statura…-Mi hai detto…che
non dovrò più andare da sola nel bosco…e la mamma…ci
viene poche volte…te l’ ho promesso…-Nuovamente sorrise e scompigliò
i capelli.
-Allora te
lo porterò io…accanto casa tua…-
-Abito
fuori dal bosco…-Lo vidi annuire e allontanarsi nuovamente.
-Addio…-
-Namiii!-Mia
nonna e Zeff, appena mi videro arrivare, corsero ad
abbracciarmi.-Piccola mia stai bene!?-Io sorrisi.
-Si-La fissai negli occhi-Zoro mi
ha aiutato!-Ridacchiai-Mi ha accompagnato lui…-
-Zoro?-I
due si fissarono negli occhi e poco dopo, mi ammonirono in tono duro.-Non avvicinarti più a lui!- Rimasi spiazzata per
quella foga…perché erano contrari!? Non capivo…non poteva
capire una bambina…
-E
perché?-Vidi mia nonna sospirare mentre Zeff,
imbracciava il fucile e si avventurava nel bosco.
-Vedi
Nami…lui è …il lupo cattivo…-Inarcai non capendo un
sopracciglio.
-Lupo?-
Passarono
circa due giorni, prima che tornassi a casa.
Tre giorni
dopo, mentre ero a giocare nel praticello di casa
mia, con Nojiko, vidi svolazzare sulla staccionata il
mio mantello…
-Nami…-Nojiko lo indicò-Ma
quello è tuo?!-Felice, corsi a prenderlo e lo
indossai subito. Con speranza, cercai di cogliere nel bosco qualche presenza di
lui…
Ma non vidi
niente…
Fissai con
aria sognante la casetta che dopo quattordici anni, tornai a vederla.
Abbandonai
le valige nel piccolo giardino incolto mentre il cocchiere, se ne tornava in
paese.
Presi dalla
tasca le chiavi e aprì la serratura…dentro era ancora come me lo
ricordavo…
Mia nonna Kokoro era morta l’ inverno
scorso…e avevo ereditato, la casetta nel bosco.
-Continua-
Dedico come avete
potuto leggere all’ inizio, l’ intera fic a Tsukichan.
Buon compleanno cara ^________^
Passo col darvi le
spiegazioni del perché questa storia con questa pazza idea, è
nata.
Cercavo una
canzone…una canzone di Julietta Venegas, col titolo “ limòn
y sal”.
E cosa scopro?
Intanto, guardandomi il video, che c’è lei, che si innamora di un
lupo mannaro…questo mi ha fatto venire in mente, anche come
ambientazione, cappuccetto rosso.
Inoltre, qualche mese
prima, un mio amico, mi aveva parlato ( anche lui, grande amante dei vampiri e
creature sovrannaturali ) di cappuccetto rosso e del lupo che in realtà,
era un licantropo.
E io: forte ! XD
Mesi ancora prima, mi stavo
appassionando ai licantropi con il manga “Wolf guy” Ohhh quanto mi piace
<3
La batosta di
inspirazione, mi è venuta ricordandomi la pubblicità delle nastrine del mulino bianco con cappuccetto rosso, che abita
col “ lupo” nella casetta…ah…che bella!
In altre
parole…mi hanno influenzato un sacco di cose… che ieri alla fine,
è sfociata in ispirazione e voglia di scrivere…
Spero che la fiction
piaccia…
Ovviamente, non
seguirò la trama originale anche perché, ho voluto riportare il
tutto solo, si fa per dire, in una piccola parte di versione che si trova nei
ricordi di Nami…
Che altro dire?
Nulla…
Io continuo…