«Canta, Billie.»

Erano ore che Adrienne insisteva perchè tu cantassi, ore che tu ti rifiutavi. No, proprio non ti andava di cantare. Non quel giorno, proprio no. Non era il giorno giusto, e basta. C'è un giorno per ogni cosa, e quello non era quello per cantare.

Nemmeno seduto ad un tavolo, la stanza illuminata solo da una candela. Nemmeno se l'unica persona presente era la ragazza, la donna che amavi più di ogni altra al mondo. Nemmeno se ti prendeva le mani nelle sue, e ti sorrideva dolcemente. Nemmeno se ti perdevi nei suoi occhi; nemmeno se, quando apriva la bocca per parlare, l'unica cosa che volevi fare era premerla contro la tua.

«Canta, Billie.

Cantami la canzone del secolo.

Cantami l'unica canzone tanto importante da far tacere le bombe e l'eternità anche solo per un secondo. Cantami dell'era statica, e dell'era del contrabbando. Cantami quella canzone che spinge la gente a cercare la propria Terra Promessa, non quella che ci viene venduta come tale. Cantami una canzone qui, adesso, a lume di candela. Voglio sentire la canzone della guerra che viene intrapresa, e del combattimento che viene perso.

Voglio sentire la canzone del secolo, Billie Joe. L'unica canzone che parla di panico, di promesse e di prosperità. Cantami una canzone per la buonanotte.

Billie, cantami una canzone. Fallo per me.»

E così, con un sospiro, inziavi a cantare, e ci mettevi tutto te stesso. Come se fosse la cosa più importante al mondo, come se la tua vita dipendesse da questo. Come se la sua vita dipendesse da questo.

Tu cantavi, e lei ti ascoltava. Il viso sorridente, gli occhi lucidi e sognanti, mentre sorreggeva la testa con le mani e si cullava a ritmo delle tue parole.