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Autore: MyHeroine    13/08/2010    1 recensioni
Coriandoli di ricordi invadono il pavimento, continuo a camminare sui cocci della nostra esistenza. Scaglie di noi.
Fic concentrata sulla caduta dell'Impero austro-ungarico.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stanotte ho distrutto il palazzo.
Ho sfondato le porte, ho rotto le finestre e buttato per terra ogni singola cosa mi capitasse a tiro. Passando per i corridoi mi sono ritrovata ad affondare le unghie nelle delicate tele dei tuoi preziosi dipinti ad olio; non ricordavo di averle cosi lunghe, sai?
Sono avanzata, ridendo a squarciagola, per tutte quelle stanze che la mia mente ricorda ancora come piene di luce e straordinariamente sfarzose, proprio come piaceva a te. A cosa ti servivano poi, tutti quei dettagli inutili, ancora non riesco a capirlo. Come i tuoi vestiti, così pieni di pizzi. Persino le tue parole, per quanto rare, ormai per me sono ornamenti inutili. Stonano alla mia presenza.
Ho strappato le lenzuola. Perché purtroppo ho cominciato a chiedermi chi le avrebbe riempite al posto mio, accanto a te. E' un pensiero che mi degenera.
Ho rovesciato l'enorme tavolo di legno, quello dove per passarci l'acqua, quando non avevamo servitori intorno, eravamo costretti ad alzarci e arrivare al lato opposto. Ho fatto a pezzi le sedie; le scheggie mi tempestano tutt'ora i piedi, nudi.
Coriandoli di ricordi invadono il pavimento, continuo a camminare sui cocci della nostra esistenza. Scaglie di noi.
In piedi, sul grande tappeto di velluto rosso che caratterizzava la sala da pranzo, l'ho visto. Quell'oggetto inanimato che amavi più di qualsiasi altra cosa, forse persino più di me. Quante ore avrai passato ad accarezzarlo con le tue mani? E adesso che è finalmente sotto le mie, di mani?
Ho staccato i tasti del pianoforte, quelli con cui tu giocavi come un ragazzino. Quel pianoforte che quando mi ci avvicinavo, anche solo per osservarlo, mi dicevi di "non toccare". Non ho mai corrugato la fronte, né arricciato le labbra alle tue negazioni. Continuavo soltanto a fissarlo, volendolo stringere tra le mie vogliose mani; desiderosa di voler riuscire a suonarlo almeno un poco come te. Adesso cade sotto i miei occhi.
Ogni cosa è in frantumi. Ogni cosa che io ti ho donato. Oh, non meritavi di averla, perché l'hai ottenuta con il mio di sangue. L'hai ottenuta a mie spese, posizionandomi sempre in prima fila nelle battaglie per i tuoi infiniti capricci.
Guardaci adesso. In realta è come se non ci fossimo mai conosciuti. Siamo due estranei che hanno condiviso ossa, fiato, anima e sangue. Ci siamo divisi i cieli, le strade, le case, le vite. E' come se non fossimo mai stati nulla.
Ricostruisci il tuo castello adesso, pietra su pietra, se ti riesce. Ti aspetto.
Aspetto il giorno in cui attraverserai quel portone sfondato. Rimarrò stupita nel vedere come condizionavo la mia vita per venirti incontro. Faticherò a riconoscerti, e sarà meglio così. Se non altro, dopo tutto questo, non avrò più tanta ragione di sentire la tua mancanza.
  
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