Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Antalya    14/08/2010    0 recensioni
“Evelyn..hai bisogno di pace e tranquillità, staccati da questo mondo fatto di cellulari e citofoni e fai in modo che le tue orecchie possano ascoltare il suono del nulla…” l’avevo guardata un po’ scioccata al suo dire. “Viky…da quando ti sei sposata con il filosofo…mi stai diventando filosofa a tua volta?” le domandai stranita ma atterrita dal fatto che infondo…aveva ragione. Evelyn è una studiosa impegnata in alcune ricerche ma dopo una discussione con la sua amica decide che è davvero arrivato il momento di trovare la pace e la tranquillità che merita e lo fa trasferendosi in un casolare in Irlanda ma li... potrà stare tranquilla?anche se un uomo misterioso apparirà nella sua vita stravolgendola?è questo che vuole? Lo scopriremo passo dopo passo....
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Su ciò di cui non si può parlare è bene tacere.
Ludwig Wittgenstein


Per le strade di Dublino impazza la febbre dei concerti, camminando per strada non posso fare a meno di leggere i cartelloni pubblicitari…Guns N' Roses , Michael Bolton, Andrea Boccelli, Sting… ci sarebbe stato il delirio per mesi se non per l’intero anno da qui ai prossimi concerti, ma il primato è designato a loro, il gruppo che più rappresenta l’Irlanda e che io amo. Gli U2 da per tutto si vede il faccione di Bono che ammicca e sorride, che salta o che fa il gesto della vittoria e mentalmente prendo nota delle date, magari Ray mi avrebbe portata a vedere il concerto.

Sono felice, non posso dire diversamente e l’aria frizzante di Dublino e le sue strade piene di gioiosi ragazzi mi fanno tornare il sorriso.

Lungo la Dame St. poi si cominciano a vedere le case degli studenti, con i loro portoni colorati e l’allegria delle giovani matricole che si aggirano trasportando libri e fogli volanti. Il mondo dove sono cresciuta si può dire. Nello stesso momento in cui mi immetto nella strada detta College Green sento squillare il telefono e rallentando un po’ lo cerco nella tasca della borsa e rispondo subito.

“Pronto?”

“Sei arrivata?”

“Ray…” sorride scuotendo la testa “In questo preciso istante… non mi hai dato neanche il tempo…”

“Ah bene. Tutto apposto?”

“Certo, non soffro mica la macchina… tu tutto bene?”

“Si, ho avuto qualche problema con i cavalli, sono un po’ nervosi ed è difficile cambiare loro i ferri quando sono così!”

“E tu non lo fare, non da solo almeno…”

“No, c’è Bill che è venuto ad aiutarmi…”

“Ah bene… ma intendi Bill della Signora Ryvel?”

“No, non è lui ma tranquilla… non credo che lo conosci… vado! Ha bisogno del mio aiuto…”

“Va bene, a dopo!”

“Ciao, divertiti e falli neri!” scoppiai a ridere e chiusi il telefono posandolo sul sedile e allungai il collo verso la struttura che mi si presentò davanti, in piedi e in tutta la sua magnificenza dal 1592 per volere della regina Elisabetta I, 220.000 metri quadrati di cultura e di storia.

Improvvisamente mi rendo conto che il mio futuro, o almeno quello che credevo futuro, è già il presente e che mio figlio potrebbe essere uno dei ragazzi che ora vedo camminare lungo i viali con la stessa contentezza di ogni ragazzo, la stessa stanchezza sugli occhi ma la stessa determinazione.

Posteggio l’auto e lentamente cammino lungo il viale che porta all’ingresso principale ma vengo fermata proprio mente sto mettendo il piede sulla strada da una voce.

“Dott.ssa Woods…” un uomo con un giaccone di pelle marrone si avvicina inforcando un paio di occhiali da sole molto alla moda e un sorriso sfavillante, ma io non lo conosco.

“Salve..siete…” lascio volutamente la frase a mezz’aria e attendo che lui si presenti poi tutto si succede come un flash o un lampo.

Mentre l’uomo si avvicina un furgone passa di la e si para dietro di me, l’uomo sorride apertamente e ora si avvicina e mi afferra per un braccio, il portellone si apre improvvisamente e mi sento sollevare da terra. Il fiato in gola non riesco neanche ad urlare, mi viene tappata la bocca con una mano guantata di pelle nera, ne sento il sapore sulle labbra serrate e ne sento l’odore mentre vengo tirata dentro e l’uomo sale a sua volta.

“Non vorrai che usiamo un sedativo oppure farti respirare qualche sostanza… non gioverebbe a tuo figlio quindi non gridare e stai buona, non ti verrà fatto alcun male!” la voce dell’uomo è profonda e quasi metallica e mi mette i brividi. Devo stare tranquilla però e devo farlo per il mio bambino, non mi devo agitare quindi comincio a fare grandi respiri nella speranza che il mio cuore torni a battere normale e che il mio respiro non si affannoso. L’uomo mi sorride e fa un cenno agli altri due di lasciarmi andare. Mi fa male tutto ciò che le loro mani hanno toccato.

“Brava… mi aveva detto che saresti stata ragionevole…”

“Chi siete? Che cosa volete?”

“Non ti è dato sapere per ora…sappi che non ti faccio ammanettare solo perché so che farai ciò che dico… e lo dico per il tuo bene…quindi sta buona e non fare scherzi!”

Che cosa vogliono da me, che cosa posso dire per convincerli a lasciarmi andare? Che cosa posso dargli? Non mi viene in mente niente, non riesco a pensare. Mi siedo contro lo sportello e poggio la testa contro una parete del furgone. Devo stare tranquilla e devo farlo per Declan.

 

 

**

 

21.00

Da quando ho guardato l’ultima volta l’orologio non è passato un solo minuto, che cosa starà facendo? Dal suo messaggio di arrivo non ho ricevuto alcuna notizia da parte di Eve, ma ora sarà a cena.

21.02

Il tempo passa troppo lentamente e non riesco a fare altro che accarezzare lentamente la testa di Charlie seduto con me sul divano, sul tavolino di fronte l’orologio che batte l’ora lentamente e con una flemma tipica del bradipo.

21.03

Non è successo niente, probabilmente è a cena con il direttore del dipartimento e starà mostrando loro che cosa significa la passione e la voglia di riuscire nel proprio lavoro e nelle proprie aspettative. Eve è troppo in gamba per non essere notata…sarei dovuto andare con lei.

23.08

Mi sveglio di colpo, mi sono addormentato e la cosa mi fa sentire in colpa e in difetto, Charlie dorme beato accanto a me e non sembra avere i miei stessi rimorsi. Allungo la mano verso il telefono e… niente, non c’è niente…si è addormentata?Compongo il numero di telefonino e lo porto all’orecchio immaginando di sentire la sua voce assonnata e  il suo rimprovero ma il telefono squilla e Eve non risponde. Chiudo la chiamata, le mani vanno alla testa e passano fra i capelli scombinati prima di posarsi sul volto.

23.15

Drin…drin… il telefono!

Mi catapulto sul tavolino dove l’ho lasciato ed ora rispondo ansioso.

“Eve?”

“…”

“Eve…sei tu?”

“Ray…” la sua voce, la sua voce ha un effetto calmante su di me e subito mi sento meglio e comincio a sperare, mi assale la rabbia che spero di riuscire a controllare.

“Eve…ma stai bene? Non ti sento da stamattina…”

“Ray…” mi rendo conto solo ora che la sua voce non è normale, è spezzata come se…stesse piangendo.

“Eve, tesoro, tutto bene?”

“Si… no…Ray…” sento dei rumori e il pianto di Eve sottofondo prima di sentire una voce che mi fa raggelare il sangue.

“Evelyn… tutto bene?”

“Signor Olsen…sua moglie sta bene…”

“Chi sei? Che cosa vuoi da mia moglie?”

“Non si agiti, non deve agitarsi…agitarsi fa male…”

“Che cosa volete da mia moglie?è incinta non vedete?”

“Si, lo sappiamo bene… Signor Olsen, l’avverto… non contatti la polizia e tantomeno cerchi di fare l’eroe, abbiamo sua moglie in custodia e la stiamo trattando bene e vorremmo continuare a farlo… presto avrà nostre notizie…” sembra che voglia chiudere la conversazione.

“Ho capito…voglio parlarle…”

“Ero sicuro che sarebbe stato ragionevole…”

“Voglio parlare con lei…”

“Ray…”

“Evalyn…”

“Ray…non so cosa vogliono…ho paura…”

“No, no sta tranquilla tesoro, non agitarti fallo per Declan…stai calma e presto risolviamo… ti tirerò fuori da questa situazione te lo prometto…”

“Va bene…”

“Brava sii coraggiosa…”sento  un singhiozzo ed è come una coltellata al costato. La comunicazione cade e io non la sento più. Mi lascio cadere esausto e frastornato sul divano.

 

 

**

 

Rimango ferma, immobile mentre l’uomo che mi ha rapita chiude la chiamata con Ray e mi passa un fazzolettino. Il furgone continua a muoversi e non riesco a vedere nulla dai finestrini oscurati.

“Non piangere…”

“Come non dovrei farlo?dove mi state portando? Che cosa volete da me?” domando.

“Domattina saprai tutto ciò che devi sapere…intanto, tieni, ecco una coperta e riposa…”

Anche se sono i miei rapitori sono estremamente gentili nei gesti e negli atteggiamenti e la cosa mi stranizza e mi rende un po’ diffidente ma ora come ora non posso fare altro. Se mi ribello potrebbero farmi del male e questo non deve accadere.

Afferro la coperta e ora mi rannicchio in un angolo coprendomi mentre sotto quel manto protettivo mi accarezzo la pancia li dove Declan dorme ignaro di ciò che sta accadendo.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Antalya