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Autore: roro    14/08/2010    23 recensioni
«Stiamo per morire, Akito! Stiamo per morire!».
«Sana, calmati».
«Ma stiamo per
morire! Senza un figlio né un pony!».
[Tentativo di One Shot su Akito e Sana.]
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bon.

Alla dear yesterday e a lei soltanto. u_ù

Perché ho scritto su questo fandom per lei

– anche se non me l’aveva chiesto,

ho fatto tutta da sola, quindi punite me, se necessario. XD –

e perché mi sopporta sempre. <3

Thanks a lot. <3

Ah, thank you anche per il titolo, eh. XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pony.

[Di Sana Kurata in trasferta, Akito Hayama innervosito e pony rompiscatole.]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C’erano giorni in cui, benché la cosa mi lasciasse un po’ perplessa, il mondo sembrava girare intorno ad Akito.

Giorni in cui persino il vento – oh, che cosa ridicola – sembrava chiamarlo, e istanti in cui tutto, decisamente tutto, sembrava perfetto.

 

«Sana, è una follia», borbottò, inarcando un sopracciglio e facendomi cenno di sedere.

Onestamente, avrei volentieri fatto a meno di dargli quella soddisfazione – però l’aereo traballava, lui aveva le vertigini ed io sentivo una vaga nausea infastidirmi. Insomma, meglio star tranquille e prender posto al suo fianco.

«Per me non lo è», ribattei, decisa. «Anzi, ti dirò di più: una vacanza simile è il mio sogno».

«Credevo che il tuo sogno fosse acquistare una scimmia», mi rispose. Non aveva smesso di fissarmi con la sua aria saccente da so-tutto-io, e la cosa mi irritò molto. Decisamente troppo, se volete sapere la mia opinione in merito. «O un pony. L’altro giorno hai urlato, quando Fuka ti ha parlato della possibilità di andare in vacanza in un ranch».

«Solo perché avrei gradito una vacanza in sua compagnia!», balbettai, confusa.

«Ah. Però poi hai rifiutato, no?».

«Beh, sì», asserii. «Ma-».

«Rifiutare una proposta simile – per giunta due giorni prima della partenza e dopo aver dato la tua disponibilità – solo perché non ci si vuol svegliare all’alba non è un po’ scortese?».

Uffa.

Lo fissai, iraconda, e poi mi decisi a sprofondare nel mio sediolino e dargli le spalle. O almeno tentare di dargli le spalle, dato che sedevamo fianco a fianco.

Avevo bisogno delle mie dodici ore di sonno, io, e il fatto che lui me lo rinfacciasse non era per niente carino. Non dopo che gli avevo lasciato il sedile interno perché non sopportava la vista dall’alto.

Sbuffai, nervosa: «Sei un idiota».

«Tu una bambinetta», osservò. Immaginai avesse socchiuso gli occhi, cosa che soleva fare quando la situazione diventava insostenibile, e che si fosse concesso uno sbadiglio – quando la sua mano destra toccò la mia schiena, tuttavia, sobbalzai. «Scema».

«Baka».

«Almeno guardami in faccia, quando ti parlo. Siamo sposati da otto anni, gradirei non essere ignorato».

Oh, ma io non lo ignoravo. Non proprio. Stavo solo cercando di convincermi che ucciderlo non mi avrebbe apportato alcun beneficio, dato che avevo persino cominciato ad usarlo come spalla nella mia trasmissione radiofonica.

Fuka mi aveva mollata per sposarsi, dopotutto. E comunque, ucciderlo dopo aver sconfitto la tragica Crisi del Settimo Anno – crisi che effettivamente non ci aveva mai sfiorato, ma di cui sentivo parlare in continuazione – sarebbe stato ridicolo.

Più o meno.

«Perché vuoi accamparti in montagna, Sana?».

Sospirai: «Perché la montagna è un bel posto. C’è tanto – kyah, immagini? – verde, e-».

«Ti ho chiesto perché vuoi permettere alle zanzare di avvelenarci, non la storia della tua vita», ribatté piccato, scrollandomi un po’. «Siamo quasi arrivati?», chiese all’improvviso.

L’aereo aveva cominciato a precipitare, in effetti. Eh, sì, stavamo proprio cadendo.

Confusamente mi guardai intorno. «Stiamo per morire, Akito! Stiamo per morire!».

«Sana, calmati».

«Ma stiamo per morire! Senza un figlio né un pony!». Gli afferrai una mano, stringendola con quanta più forza avevo in corpo. «E tutto per colpa del mio stupido desiderio di viaggiare con te! Oh, accidenti!».

«Sana». La voce di Akito risuonò assurdamente tranquilla, specie in una situazione come quella.

Singhiozzando, lo guardai in viso. «Ti amo tanto», riuscii a mormorare, «e ti amerò anche all’inferno».

«Sana», ripeté lui. «Il comandante ci ha appena augurato “buona permanenza”. Siamo arrivati».

«Ma-», annaspai.

«Arrivati. Su, alzati, dobbiamo andare a recuperare i bagagli».

Bene. Perfetto. Benissimo. Se fossi andata in vacanza con Fuka – oh, un ranch con cavalli sarebbe stato splendido! – non avrei mai fatto una figuraccia simile, ne ero più che certa.

Abbassai il capo, digerendo le occhiate condiscendenti che i nostri vicini di posto mi stavano lanciando. Una borbottò un: «Povera cara», prima di ridere e dare una gomitata al ragazzo seduto al suo fianco. «Era il tuo primo viaggio?».

«No», sbuffai, e pregai che gli altri stessero in silenzio. Non avrei retto a lungo.

 

Mentre recuperavamo i bagagli – e io bestemmiavo all’indirizzo della vecchina davanti a noi –, Akito si chinò nella mia direzione. «In tutto questo, Sana, devo dire solo una cosa», mi avvisò.

Sperai non volesse rigirare il dito nella piaga.

«Sei una fan dei pony – e non capisco da dove ti sia venuta fuori una passione simile, lo ammetto, specie se penso che quando andavamo alle elementari non avevi mai dimostrato un simile attaccamento per cavalli e affini –, dei libri di tua madre e delle cavolate. È nel tuo stile, questo».

«Akito, se il tuo scopo è criticarmi-».

«Però, anche se sei decisamente folle e anticonvenzionale… non mi dispiaci», disse. Poi ridacchiò. «Eh, già. Non mi dispiaci proprio».

«Come», deglutii, arrossendo come una bambina, «il sushi?».

«Meglio».

 

Certe volte, il mondo girava decisamente intorno a quell’idiota. Eh, sì.

Decisamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Well. Salve!
Per dirla tutta, questa è la prima fic in assoluto che scrivo – e pubblico, ovviamente – in questo fandom. Sì, la cosa mi intimorisce alquanto. <3
Insomma, io vivo, prospero e rompo le scatole nel fandom di InuYasha. Però volevo regalare qualcosa a un personcina puccH *indica la nota in alto alla fic* e allora… non ho resistito! XD
 
Noticina <3: Sana chiama Akito col suo nome di battesimo perché… perché sono sposati, insomma, e non ce la vedo a restar formale per tutta la vita. Non sarebbe da lei.
 
Per restare su questa scia: spero che i personaggi siano almeno un po’ IC. >____< Abituata a trattare con InuYasha e Kagome, ‘sti due mi sono familiari solo in parte, quindi temo di aver combinato un disastro. Ma che volete farci? XD
Se sono pazza, sono pazza(?).
 
Poi… boh. >___< Spero che vi sia piaciuta almeno un pochino. <3
Ogni tipo di commento è ovviamente gradito. <3
 
PS: Non so dove siano andati in vacanza, né so come abbia fatto convincere Akito a darle corda. Chissà, magari lo ha minacciato. o___ò Penso di sì.
Esattamente come penso che, a viaggio (aereo) quasi terminato, Akito si lascerebbe scappare una battuta contrariata. Giusto per dimostrare che non è partito volentieri, lui, e che Sana lo schiavizza. XD
   
 
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