Sono
stanchissimo non ho chiuso occhio tutta la
notte, non ho fatto che girarmi e rigirarmi pensando a Fanny. Non
riesco a
venire a capo di nulla e questo mi rende nervoso come un asticello in
una
segheria. Il sole è sorto da poco e io sono già
pronto a partire, ho spento il
fuoco e ripiegato la tenda e fatto gli incantesimi che mi serviranno
sia per
muovermi più agevolmente che per trovare il nido delle
Fenici.
Mi
sento come se mi sfuggisse qualcosa, qualcosa che
si aggira appena fuori della mia consapevolezza. L’incanto
quattro punti mi
permetterà di sapere da che parte dirigermi e, stavolta, non
lesinerò nell’uso
della magia!
Il
sole è sorto e io sono ancora qui a spiare Albus,
ora è pronto per partire ma non mi sembra che questo mi
renda felice. Mi sento
triste come se avessi perso il mio fratello di nido e non capisco
perché.
Cos’ha di speciale questo essere umano? Quale strano
incantesimo mi ha fatto?
Mentre riflettevo si è incamminato ma non sta andando verso
sud-est per
scendere.
Sta
andando a nord, proprio nella direzione del
nido. Lui non può saperlo in alcun modo eppure si sta
dirigendo dritto verso la
mia famiglia, la mia casa è subito sotto la cima nord
dell’Everest ma nessun
umano ci è mai arrivato o l’ha mai vista: la
nostra magia la protegge.
Gli
incantesimi
delle Fenici erano davvero molto potenti e Albus impiegò un
giorno intero per
giungere in vista della cima che cercava.
Un
mago meno
potente e dotato di lui non sarebbe mai riuscito a farcela.
Il
sole
tramontava dietro le cime e lui era decisamente esausto quando si
fermò.
Era
incerto se
accamparsi per la notte o no: temeva che, scoprendolo, le Fenici
potessero
lasciare il nido o nascondersi con altri incantesimi che non avrebbe
potuto
spezzare.
Sapeva
però che
non sarebbe riuscito a superare l’ultimo tratto col buio.
Decise
infine di
fermarsi e, montato il campo, si addormentò nella tenda di
un sonno leggero e
disturbato.
Non
sapeva,
però, di essere osservato.
Da
un lato del
costone su cui si trovava Albus una grossa Fenice, un maschio, studiava
quello
strano e insolito evento: erano molti anni che nessuno arrivava fin
lì.
Dall’altra
parte
una giovanissima Fanny spiava sia la tenda, sia le reazioni del
maschio, timorosa
di rivelarsi, finché si sentì chiamare piano con
voce dolce:
-Fanny?
Amore,
cosa ti è capitato? Tuo padre ed io eravamo molto
preoccupati non vedendoti
tornare per così tanto tempo.- La voce di sua madre la fece
sobbalzare e,
voltandosi di scatto, volò fino a lei per lasciarsi cingere
dalle sue ali e
coccolare dal suo becco.
-Amore
che
succede? Sei sconvolta! Quell’umano laggiù ti ha
vista? Ti ha fatto del male?-
-oh
mamma!-
rispose la piccola, -ho tante cose da
raccontarti. Ho bisogno di
parlare subito con te e con papà.- La madre,
sentendo l’urgenza nel suo
trillo, annuì decisa col capo, le ordinò di
volare al nido e di mandare lì il
suo fratello più grande, poi andò a parlare col
suo compagno.
Meno
di dieci
minuti dopo i tre erano comodamente accovacciati nel loro nido. Il
maschio
covava affettuosamente con tranquilla serietà il loro ultimo
nato che sarebbe
uscito dall’uovo in primavera, Fanny mangiava con foga dopo
il lungo digiuno e
sua madre le stava accanto sbirciandola di continuo, come se avesse
paura di
perderla nuovamente di vista.
La
notte
avanzava lenta mentre la famiglia parlava quieta, Fanny
raccontò ai genitori
tutto quello che era successo da quando aveva avvistato la valanga
trascinare
via il povero Albus, fino a che aveva avuto paura di essere ingannata.
Spiegò
a lungo
di come avevano scoperto di capire l’uno la lingua
dell’altro e come
all’improvviso avevano smesso di comprendersi e
parlò della sua paura di essere
stata ingannata dal giovane mago che era riuscito ad arrivare
così vicino al
rifugio della famiglia.
Infine
tacque e
il silenzio durò a lungo, mentre gli adulti riflettevano
sulla storia
ascoltata.
Fu
il grande e
saggio maschio a parlare, infine, ma se Fanny si era aspettata domande
o accuse
rimase stupita -Sei stanca piccola, dormi ora. Domani chiariremo tutto
con
l’umano.-
-Ma
padre!-
La madre la interruppe con dolcezza -Obbedisci
a tuo padre, piume d’oro. Se dice che domani capirai sai che
puoi credergli.-
Nonostante la forte curiosità Fanny sapeva di dover ubbidire
ai genitori perciò
trillò un saluto stanco e si nascose il capo sotto
l’ala nella sua posizione
preferita per dormire. Pensava di restare sveglia a lungo ma si
addormentò
quasi subito, cullata dal tepore familiare del suo nido.