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Autore: Ranerottola    16/08/2010    0 recensioni
Vi siete mai chiesti come si siano incontrati il Professor Silente e la sua Fenice Fanny? E sapete come siano diventati amici e compagni inseparabili? Bene questa Fan Fiction vuole raccontarvi proprio questo, per colmare la lacuna che, mamma Rowling, ha lasciato in tutti i fans del meraviglioso, saggio e barbutissimo Albus Percival Wulfric Brian Silente. 3° Classificata nel contest "Maghi & animali, Animagi e Licantropi" di Fabi_Fabi
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono stanchissimo non ho chiuso occhio tutta la notte, non ho fatto che girarmi e rigirarmi pensando a Fanny. Non riesco a venire a capo di nulla e questo mi rende nervoso come un asticello in una segheria. Il sole è sorto da poco e io sono già pronto a partire, ho spento il fuoco e ripiegato la tenda e fatto gli incantesimi che mi serviranno sia per muovermi più agevolmente che per trovare il nido delle Fenici.

Mi sento come se mi sfuggisse qualcosa, qualcosa che si aggira appena fuori della mia consapevolezza. L’incanto quattro punti mi permetterà di sapere da che parte dirigermi e, stavolta, non lesinerò nell’uso della magia!

 

 

Il sole è sorto e io sono ancora qui a spiare Albus, ora è pronto per partire ma non mi sembra che questo mi renda felice. Mi sento triste come se avessi perso il mio fratello di nido e non capisco perché. Cos’ha di speciale questo essere umano? Quale strano incantesimo mi ha fatto? Mentre riflettevo si è incamminato ma non sta andando verso sud-est per scendere.

Sta andando a nord, proprio nella direzione del nido. Lui non può saperlo in alcun modo eppure si sta dirigendo dritto verso la mia famiglia, la mia casa è subito sotto la cima nord dell’Everest ma nessun umano ci è mai arrivato o l’ha mai vista: la nostra magia la protegge.

 

 

Gli incantesimi delle Fenici erano davvero molto potenti e Albus impiegò un giorno intero per giungere in vista della cima che cercava.

Un mago meno potente e dotato di lui non sarebbe mai riuscito a farcela.

Il sole tramontava dietro le cime e lui era decisamente esausto quando si fermò.

Era incerto se accamparsi per la notte o no: temeva che, scoprendolo, le Fenici potessero lasciare il nido o nascondersi con altri incantesimi che non avrebbe potuto spezzare.

Sapeva però che non sarebbe riuscito a superare l’ultimo tratto col buio.

Decise infine di fermarsi e, montato il campo, si addormentò nella tenda di un sonno leggero e disturbato.

Non sapeva, però, di essere osservato.

Da un lato del costone su cui si trovava Albus una grossa Fenice, un maschio, studiava quello strano e insolito evento: erano molti anni che nessuno arrivava fin lì.

Dall’altra parte una giovanissima Fanny spiava sia la tenda, sia le reazioni del maschio, timorosa di rivelarsi, finché si sentì chiamare piano con voce dolce:

-Fanny? Amore, cosa ti è capitato? Tuo padre ed io eravamo molto preoccupati non vedendoti tornare per così tanto tempo.- La voce di sua madre la fece sobbalzare e, voltandosi di scatto, volò fino a lei per lasciarsi cingere dalle sue ali e coccolare dal suo becco.

-Amore che succede? Sei sconvolta! Quell’umano laggiù ti ha vista? Ti ha fatto del male?-

-oh mamma!- rispose la piccola, -ho tante cose da raccontarti. Ho bisogno di parlare subito con te e con papà.- La madre, sentendo l’urgenza nel suo trillo, annuì decisa col capo, le ordinò di volare al nido e di mandare lì il suo fratello più grande, poi andò a parlare col suo compagno.

Meno di dieci minuti dopo i tre erano comodamente accovacciati nel loro nido. Il maschio covava affettuosamente con tranquilla serietà il loro ultimo nato che sarebbe uscito dall’uovo in primavera, Fanny mangiava con foga dopo il lungo digiuno e sua madre le stava accanto sbirciandola di continuo, come se avesse paura di perderla nuovamente di vista.

La notte avanzava lenta mentre la famiglia parlava quieta, Fanny raccontò ai genitori tutto quello che era successo da quando aveva avvistato la valanga trascinare via il povero Albus, fino a che aveva avuto paura di essere ingannata.

Spiegò a lungo di come avevano scoperto di capire l’uno la lingua dell’altro e come all’improvviso avevano smesso di comprendersi e parlò della sua paura di essere stata ingannata dal giovane mago che era riuscito ad arrivare così vicino al rifugio della famiglia.

Infine tacque e il silenzio durò a lungo, mentre gli adulti riflettevano sulla storia ascoltata. 

Fu il grande e saggio maschio a parlare, infine, ma se Fanny si era aspettata domande o accuse rimase stupita -Sei stanca piccola, dormi ora. Domani chiariremo tutto con l’umano.-

-Ma padre!- La madre la interruppe con dolcezza -Obbedisci a tuo padre, piume d’oro. Se dice che domani capirai sai che puoi credergli.- Nonostante la forte curiosità Fanny sapeva di dover ubbidire ai genitori perciò trillò un saluto stanco e si nascose il capo sotto l’ala nella sua posizione preferita per dormire. Pensava di restare sveglia a lungo ma si addormentò quasi subito, cullata dal tepore familiare del suo nido.

 

   
 
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