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Autore: drifted_haiku    16/08/2010    4 recensioni
Attenzione, Dean/Jo spoiler della 5a stagione! Lei è morta lasciandolo svuotato a vievere la vita che credeva di volere...ma...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Jo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quinta stagione
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Nota della traduttrice: U.U ebbene si, ho cambiato campo! Ok, eccomi nelle vesti di seria traduttrice, iniziare a impestarvi con ff su Dean e Jo XD Occhio comunque, SPOILER 5 stagione, in particolare 5x10 e 5x22! ;) se andate sulla pagina dell'autore, trovate il link per la ff originale e la mia mail se ci sono problemi!
Enjoi!




Disclaimer: Supernatural non mi appartiene. Se così fosse, Jo & Ellen non sarebbero morte, e probabilmente Dean sarebbe finito con Jo prima o poi =P mi appartiene, invece, questa storia.

Quindi © by drifted-haiku.2010. Qualsiasi tipo di distribuzione è proibita senza il mio consenso scritto. (NdT: e io ce l'ho! Muahahahaha!)



This world keeps spinning faster
Into a new disaster so I run to you
I run to you baby
And when it all starts coming undone
Baby you're the only one I run to
I run to you

La birra non ha più lo stesso sapore. Continua a bruciargli la gola e ad uccidergli il fegato, ma manca qualcosa e non crede di riuscire a spiegarlo. Il sesso, d'altra parte, è ancora buono, più o meno; anche se non gli importa molto ad essere onesto. Semplicemente, sembra così vuoto. Era bello, non fraintendetelo; solo, mancava quel qualcosa. Non è per via di Lisa. Questo lo sa; ogni giorno sembra l'ombra del precedente. Niente è spontaneo. Questa è la sua vita, si alza al mattino, fa colazione, dice buongiorno, porta Ben a scuola, lo va a prendere, fa qualche lavoretto nel frattempo ed è il normale, noioso padre che crede di dover essere (perchè onestamente, suo padre era tutto meno che normale).

Bobby lo chiama ogni tanto per informarlo di quello che succede. Lui risponde, ogni tanto, e mente sul fatto che prima o poi tornerà. Bobby lo sa, ma lui lo dice lo stesso, in memoria dei vecchi tempi. Sam è...bhè, da qualche parte. Non è morto perchè gli manda una cartolina una volta ogni tanto. L'ultima gli era arrivata due mesi prima, per il suo compleanno, il che ha sorpreso molto Dean perchè lui stesso non se ne ricordava. Lisa invece se ne era ricordata (lei ricordava sempre) e gli aveva fatto trovare una cena di compleanno quando era tornato dal lavoro. Lui aveva sorriso, e si era sentito finto, forzato. Apprezzava lo sforzo, sa che non è facile vivere con un uomo come lui, così chiuso ed emotivamente sempre con la guardia alzata. Lei non gli ha mai chiesto perchè è venuto, o quando se ne andrà, e lui non se la sente di spiegarle; meno sa, meglio è per lei. Qualche volta, quando la guarda negli occhi, vede l'ombra di altri occhi marroni, differenti ma familiari, che ricambiano lo sguardo; e, più raramente, vede dei riflessi dorati nei ricci neri di Lisa, ombra di qualcuno che conosceva. Ma quando sbatte le palpebre, quel'immagine svanisce.

Dopo aver parcheggiato l'auto, prende una borsa e ne tira fuori delle birre che si è comprato per la "serata per sè stesso" che, come da accordo, si concede una volta al mese, in cui di solito si ubriaca e si ricorda che è ancora vivo, o quantomeno respira. Anche se Lisa dice sempre 'Capisco.' lui sa che non le piace, e che preferirebbe che lui facesse qualcos'altro, qualcosa di più salutare in alternativa ma lui ha smesso di preoccuparsi di ascoltare molto tempo fa. Comunque, impulso o meno, finisce su di un appezzamento vuoto che una volta era la Roadhouse delle Harvelle e sente un'ondata di nostalgia che lo colpisce come una doccia gelida. Le sue dita afferrano la bottiglia troppo velocemente, con troppo dolore. Si siede da qualche parte là in mezzo e beve, beve finchè quando arriva a 8 (o erano 10?) bottiglie, la vede. E crede di essere impazzito.

"Tu con dell'alcool. Immagino che certe cose non cambino mai."

"Jo..?" sussurra in tono sottile, morbido come se quel nome fosse troppo fragile e prezioso per essere prnunciato in altro modo. Lei ha ancora la stessa voce, nota, le stesse labbra, gli stessi occhi e gli stessi capelli, e mentre sente il suo cuore battere come impazzito nel suo petto, pensa che questo sia uno scherzo della sua mente, quindi sbatte le palpebre un paio di volte per essere certo di non avere un'allucinazione, poi guarda la bottiglia di birra che ha in mano, e scuote la testa. Forse dovrebbe smettere di bere, pensa, mentre si alza e prende dalla macchina un altra confezione di birre. Quando si gira, lei è ancora lì. "Accidenti, non sei invecchiata per niente."

Finalmente la comprensione si dipinge sul volto di lei. "Aspetta - pensi che io non sia reale?" chiede, quasi ridendogli in faccia "Cos'è, mi hai sognata, o qualcosa del genere?"

"No, sono solo ubriaco." dice sorridendo; perchè è troppo dannatamente divertente per pensarla in altro modo.

"Giusto, e parlare da solo è un'altrenativa migliore." dice lei, alzando gli occhi al cielo e dando un calcio ad un sassolino. Studia il suo viso, e si accorge che sotto la stanchezza può ancora vedere lo stesso affascinante uomo di cui si era innamorata tempo prima, che indossa la stessa giacca di pelle di quando l'ha conosciuto. "Qualsiasi cosa ti faccia dormire meglio la notte, Deano."

La bottiglia si ferma a poco dalla sua bocca e il suo corpo si irrigidisce. La guarda, sentendo un'ondata di eccitazione mista a paura. "Come mi hai chiamato?"

Scuotendo la testa, si costringe a guardarlo negli occhi. Con la sua altezza torreggiante e i suoi familiari occhi che virano tra il verde e il marrone fa perdere al suo cuore un battito, e le fa rimpiangere di averlo guardato negli occhi da così vicino. "Cosa? Lucifero ti ha rubato l'udito?"

Lui ghigna. "Potrei ucciderti, lo sai?" dice Dean in tono leggero. Per quanto lo riguarda quella potrebbe o non potrebbe essere Jo, comunque non gli importa, perchè domani sarà probabilmente sparita. "C'è una pistola nell'Impala che ti rispedirà dritta all'inferno."

"Sappiamo entrambi che non saresti in grado di tenerla in mano per più di cinque secondi prima che ti prenda a pugni" fa una pausa e poi sorride "di nuovo."

Lui butta indietro la testa e ride forte, anche troppo. "Allora dimmi" inizia Dean, sporgendosi verso il portabagagli della sua Impala "le allucinazioni bevono?"

"Non solo bevono" dice con un sorriso malizioso (un sorriso che lui non vedeva da un pò) dopo aver accettato la birra "possono anche stracciarti a poker." Una volta che entrambi si sono sistemati per terra, con una birra ciascuno, lei parla per prima. "Allora...come va la vita?"

Lui scuote le spalle. "Respiro ancora."

"Ho sentito - che vivi con qualcuno adesso?" lei si ferma, e trattiene il respiro. E' giusto immaginare che lui sia andato avanti, ma dirlo a voce alta fa più male che essere fatta a pezzi dai mastini infernali e lei lo sa "Ti piace questa faccenda della normalità?"

"Direi di si. Insomma, non sto più commettendo omicidi quindi...e sai Lisa...lei è grande. Una madre splendida; e anche Ben è fantastico. Ancora non lo sto corrompendo, quindi è ok." si ferma quando si accorge che lo sta fissando. "Cosa?" la guarda, aspettando che lei dica qualcosa.

Imbarazzata per essersi fatta beccare, si schiarisce la voce. "Niente..."

Un angolo della sua bocca si curva con inaspettato piacere quando si accorge che lei è arrossita. "Si, e io sono la regina della fottuta Inghilterra."

"Originale."

"E poi dicono che la morte cambia le persone."

Lei si zittisce, e lui nota l'aria seria che ha adesso. "Hey, Dean?"

"Si, Jo?"

"Sei felice?"

Lui per un attimo considera di mentire, dire che non è mai stato più felice, ma conoscendola gli avrebbe detto di piantarla con quelle stronzate prima che lui potesse uscirsene con qualcosa di decente, quindi scuote le spalle di nuovo. Ultimamente fregarsene è un riflesso incondizionato. "Onestamente non lo so." Per qualche motivo, sconfiggere Lucifero non gli ha portato quella soddisfazione e quella pace che credeva. Invece, la 'morte' di Lucifero gli ha fatto realizzare che, anche se la guerra è stata vinta, la battaglia è ben lontana dal finire. La gente muore ancora per cause sconosciute dappertutto, e mentre Sam è là fuori a combattere, lui è lì, a vivere la cosiddetta vita familiare come gli aveva promesso; e lui prova ardentemente ad accettare, ad integrarsi e dimenticare la vita che aveva, ma si sente incompleto.

"Capisco..." beve un sorso della sua birra, niente a che fare con la birra del paradiso; e si chiede se non ha sbagliato ad andare lì ad interrompere la sua vita. "Ti manca? Cacciare, intendo."

"Qualche volta, si, specialmente quando sono nel mio cubicolo - si, ho un dannato cubicolo adesso - con niente da fare" dice, vedendo l'ombra di un sorriso sulle sue labbra "Metto cravatte, faccio il mio lavoro e penso, merda. Questo è quello per cui combattevo? Poi mi guardo intorno e vedo che non ci sono morti, niente maledetti demoni e simili, non devo preoccuparmi che le persone a cui tengo muoiano per colpa mia e questo addolcisce il dolore e la voglia di tenere in mano un'altra pistola, ancora per un pò. Ho risposto alla tua domanda?"

"Perfettamente."

"Adesso diciamo, ipoteticamente, che tu sia reale." dice, e lei annuisce "Come fai ad essere qui?"

Lei non risponde, lo guarda solo di sfuggita per un attimo; e c'è qualcosa nel modo in cui sorride, nei suoi occhi che hanno perso la loro scintilla e la loro vivacità, e nell'aria tragica che ha adesso, come se avesse perso la sua pace, la sua grazia, che fa divenire realtà tutte le sue peggiori paure.

Quasi gli cade di mano la bottiglia. "Non lo hai fatto."

Lei sorride in modo strano. "L'ho fatto. Non l'ho fatto. Importa veramente?" prova a dipingersi un sorriso sul viso, per continuare a parlare, a credere (a fargli credere) di aver accettato il suo destino, ma sembra che voglia solo piangere; lui allora fa per prenderle la mano, ma lei si allontana di scatto. "Non toccarmi." Lui è attonito, e anche lei. A parte l'ultima volta, questa è la seconda volta da quando si conoscono che lei ha alzato la voce contro di lui. Come se sapesse cosa sta pensando, lei si morde le labbra. "Mi dispiace -" fa una pausa, riordinando i suoi pensieri. "Ma smettila di guardarmi così -"

"Così come?" le chiede con un cipiglio scuro.

"Come se fosse colpa tua. Come se qualsiasi cosa mi sia successa o possa succedermi, debba pesare sulle tue spalle."

Lui aggrotta le sopracciglia. "Ok ho capito il punto."

Frustrata, lei continua. "No, non credo che tu abbia capito. Cosa ti è successo, Dean? Perchè non sono tornata per questo; per l'ombra dell'uomo che conoscevo."

"Allora per cosa sei tornata, Jo?"

"Sono tornata per te" gli dice, puntando un dito verso il suo torace. "Sono tornata per te."

Lui inizia a respirare velocemente, gli sudano le mani. "Ah, si, e perchè?"

"Questo non sei tu, Dean. Dovresti essere là fuori, a combattere, a salvare la gente e guidare l'Impala mentre ascolti la tua fastidiosa musica rock; non qui, ad andare a prendere Ben a scuola, lavorare a tempo pieno e fingere che questa vita ti piaccia davvero."

Non sbaglia, ma sentire la verità dalla sua bocca brucia più di quanto pensasse, e l'ultima persona da cui vuole farsi analizzare è Jo Harvelle. "Non sai di cosa stai parlando." dice Dean, alzandosi ed incamminandosi.

"Oh, davvero?" lo apostrofa sarcastica "Guardami negli occhi e dimmi che non preferiresti essere là fuori con Sam a combattere."

Lui si volta rabbioso, e la fissa. "Ho fatto la mia scelta e ne sono più che felice."

"Tu devi tornare indietro. Devi trovare Sam. Devi -"

La interrompe. "Io non devo fare niente. Ho degli obblighi e delle responsabilità."

"Lisa è stata una madre single per più tempo di quanto tu non sia rimasto con lei, quindi risparmiami queste scuse del cazzo. Non ho fatto -" si copre la bocca, respirando pesantemente. Entrambi stavano esaurendo la pazienza, lei poteva dirlo pechè vedeva l'angolo della bocca di lui che iniziava ad avere dei piccoli scatti nervosi. "Ascolta, negli ultimi mesi angeli e demoni hanno iniziato a morire. E non sto parlando della solita faccenda 'uccidiamoci l'un l'altro per eliminarci completamente dall'universo'. Sto parlando di sparizioni, angeli e demoni spariscono nel nulla uno ad uno e nessuno sa cosa ci sia dietro. L'unica cosa che so è che chiunque ci sia dietro, ti sta cercando, Dean. E Sam sta cercando disperatamente di capirci qualcosa con l'aiuto di Bobby ma, Dio lo benedica, è efficiente come un pesce fuor d'acqua."

"Hai parlato con Sam?" chiede lui, che ora sembra un bambino che ha scoperto di essere stato ingannato, e si schiarisce la voce. "Carino, nessuno mi ha detto -"

"Nessuno sa che sono tornata." lo interrompe. "Ma non è importante. Ha bisogno di te, Dean."

"E' forte. Starà bene." dice, meno convinto di quanto vorrebbe. "Ben e Lisa...hanno bisogno di me." Le ultime parole le pronuncia più faticosamente di quanto avrebee pensato.

Lei sospira. "E come conti di salvarli? Puntando una pistola a qualsiasi cosa ti troverai davanti?"

Lui non ha perso il suo sarcasmo. "Troverò un modo."

"E cosa succederà quando non lo troverai?" chiede Jo con calma, dopo un pò, guardandolo con le labbra che le tremano e le lacrime che iniziano a riempire i suoi occhi, e lui per un attimo pensa di arrendersi; ma si ferma prima di dirlo. "Cosa farai, Dean?"

"Me ne preoccuperò quando sarà il momento."

"Quindi questo è quanto?"

Lui si stringe nelle spalle. "Si, questo è quanto."

Lei sospira e per un attimo, rimangono immobili nella notte. Lui bevendo ancora un paio di sorsi e lei sembra cercare di costringersi ad andarsene per il suo bene, perchè lui è troppo testardo, ma i suoi piedi non si muovono. Finalmente, "Se cambi idea" dice, restituendogli la sua bottiglia, piena a metà "sai dove trovarmi."

Lui la guarda, come se avesse qualcosa sulla punta della lingua da dire, che per qualche ragione non vuole uscire.

E mentre rimane lì, ad osservare la sua sagoma sparire, non sa perchè ma ha la sgradevole sensazione che se la lascia andare adesso, non la rivedrà più. "Non mi hai ancora risposto."

Lei si ferma senza voltarsi.

"Perchè io, Jo?" è una domanda che l'ha torturato sin dalla sua morte. Non può accettare che qualcuno muoia o voglia morire per lui, a parte Sam ma lui è suo fratello e non conta.

"Che importa?"

"Dimmelo."

Lei si gira; lo guarda e sente il respiro bloccarsi in gola. Poi sussurra, mordendosi le labbra, "E'ancora il momento sbagliato. Il posto sbagliato."

Giusto, quello è il loro motto, pensa lui con un sapore amaro in bocca. "Ti vedrò ancora?"

Un piccolo sorriso le piega le labbra. "Lo vorresti?"

"Non mi dispiacerebbe."

Lei sorride e non dice niente, si alza sulle punte per posare un delicato bacio sulle sue labbra. Sa di rimpianto, un pò amara e un pò dolce. Addio. Lui ha un flash del loro ultimo incontro, che consisteva in lei che sanguinava dappertutto ed elaborava un piano coraggioso fallendo ogni tentativo di sorriso; e lui che si sentiva inutile e spaventato. Quando lei si stacca lui torna alla realtà e fa di tutto per non sembrare contrariato; perchè per essere un'illusione, lei sembra troppo reale. "Ci vediamo dall'altra parte, Dean."

Poi lei scompare come un sogno che non avrebbe mai dovuto fare, e quando lui si sveglia la mattina dopo con un mal di testa martellante e bottiglie di birra sparse tutto intorno a lui, con nessun segno che qualcun'altro sia stato lì la sera prima a parte lui stesso, Dean preferisce credere di aver sognato. Forse un pò troppo e un pò troppo forte, ma pur sempre sognato; quindi raccoglie i pezzi e torna a casa, dove dovrebbe essere. Non c'è nessuno a parte una nota sul frigo che dice che lei è al lavoro e Ben già a scuola.

Si prepara un sandwich, butta i piedi sul tavolo e guarda la tv. Riesce a fare un pò di commissioni e di lavoretti prima che Ben e Lisa tornino, per salutarli con un 'Com'è andata a scuola, amico?' e Lisa con un bacio.

Si siedono a tavola e cenano insieme come una vera famiglia raccontandosi le rispettive giornate. Lui pensa che, dopo ieri sera, un'altra parte di lui sia morta, ed invece di cercare di capire il perchè, fa un respiro profondo e aspetta il giorno nuovo. Continua a ripetersi che smetterà di fare male.

Finchè dopo una settimana Lisa è seduta dall'altra parte della stanza e lui fissa ostinatamente il pavimento mentre parla perchè è uno stronzo e un codardo e non vuole vedere quell'espressione sul suo viso quando le parole 'Non penso di poter più continuare così' saranno uscite dalla sua bocca e l'avranno fatta piangere. Poi dice altre cose inutili come 'Mi dispiace' e 'Ci ho provato solo che -' ma lei lo interrompe prima che abbia finito.

"Guardami, Dean."

Lui, riluttante, alza il volto e la guarda.

C'è un piccolo sorriso sulle sue labbra quando, invece di gridare come dovrebbe, parla. "Ti capisco." Anche se i suoi occhi non smettono di essere tristi.

Cala il silenzio tra loro prima che lui trovi la voce per parlare di nuovo. "Mi dispiace."

"Lo so."

"Per Ben -"

"Glielo dirò io. Capirà."

"Gli voglio bene, lo sai" ride, sentendo gli occhi bruciare. "Credi che mi odierà?"

"All'inizio si - ma poi capirà."

Lui annuisce, per qualche motivo dubitandone.

"Ti vuole bene anche lui, Dean" lo rassicura "quindi non preoccuparti."

Lui schiocca la lingua, scettico, poi si alza. "Allora..."

"Addio."

Si abbracciano e lui le bacia la fronte, prima di prendere le sue cose. Guarda la casa un'ultima volta, vuole respirare un pò del suo sogno perduto prima di andarsene. Poi prende il cellulare e compone un numero che non fà da un pò. "Sammy."

Un'eco di sorpresa. "Dean?"

Stringe le mani sul volante. "Dove sei?"

"A Duluth."

"Jo è con te?"

"Cosa? No, Dean, lei è -"

Colpendo il volante con entrambe le mani, mormora maledizioni perchè non vuole sentire la parola 'morta' alla fine di quella frase, e finisce la conversazione dicendo 'Resta dove sei, sto arrivando.' Guida più veloce che può e torna su quell'appezzamento vuoto. Con eccitazione crescente, si guarda intorno e lo trova desolato quanto una settimana prima. Si passa le mani sul viso, arrabbiato. "Porca puttana."

"Stai cercando me, zucchero?"

Si gira lentamente, e la trova seduta sul cofano della sua auto, le gambe che dondolano nell'aria, come se la dannata auto fosse sua, e gli sembra arrogante come la prima volta che l'ha vista.

"Se non chiudi la bocca, mangerai mosche per pranzo." dice saltando giù. "Cosa?"

"Niente." sorride, sentendosi sollevato e in qualche modo anche derubato della sua mascolinità (per essersi fatto beccare da lei con la guardia abbassata, di nuovo), per non dire stupido, allarga le braccia. I suoi occhi fissi in quelli di lei, nel suo solito modo distaccato. "Senti, io non sono il principe azzurro, niente stupido cavallo bianco...ma..." inizia a spiegare, sorridendo quando si accorge di aver catturato la sua attenzione.

Lei alza gli occhi al cielo e guarda da un'altra parte, domandandosi come ha fatto ad innamorarsi di un idiota simile. Sarebbe semplicemente ridicolo dire che l'ha conquistata con il suo sguardo, o con la sua spumeggiante personalità. Lui non ha personalità, a parte essere uno stronzo vero e proprio. Il dannato bastardo è testardo come un mulo, dice sempre quello che pensa e la imbarazza con il suo sarcasmo (e le sue frasi da rimorchio) e nonostante tutto, lei non capisce più niente quando lo vede.

"Sono qui."

Lei lo guarda di nuovo. "Ci sono trope cose brutte dove sei tu." poi sorride maliziosamente "E non parlo del paesaggio."

"Hey!"

Lei incatena i loro occhi, fingendo di essere infastidita. "Cosa, Dean? Cosa diavolo stai cercando di dirmi?"

Lui lascia cadere le braccia lungo i fianchi e si massaggia le spalle doloranti.

"Cosa? Ti arrendi già?"

"Senti, non so cosa pensi tu, ma io trovo estremamente faticoso andare avanti con questa cosa, specialmente quando non c'è nessuno a guadagnarci."

Lei arrossisce.

"Non gongolare." le dice "Non intendevo quello." facendola ridere.

"Quindi...continuando quello che stavo dicendo prima di essere brutalmente interrotto" dice facendo un passo avanti, e un altro, e un altro, fino a trovarsi di fronte a lei. E come ogni volta, la fa diventare rossa come un peperone, e fa battere il suo cuore così forte da farle credere che anche lui possa sentirlo. Le mette il pollice sotto il mento, tracciando il contorno della sua mascella e provocandole un brivido. Anche il suo cuore batte come impazzito. "Non posso prometterti che vivremo per sempre felici e contenti, ma posso sicuramente prometterti che farò di tutto per sopportarti."

Lui si che sa come rovinare un momento. "Quindi...questo è il momento in cui io mi getto tra le tue braccia?" chiede Jo, improvvisamente senza fiato.

"Male non farebbe." Poi lui sorride, e anche lei; e quel pezzo mancante, in qualche modo, torna al suo posto. Ora c'è meno peso sulle sue spalle, ora riesce a respirare più facilmente, ma preferirebbe morire che dire ad alta voce che lei è la ragione, quindi mette a tacere quei pensieri catturandole le labbra; quando si separano, lei ha le guance rosse e un aspetto dannatamente invitante.

"Se questo è il tuo modo di conquistare una ragazza, credo che il tuo futuro sarà parecchio solitario."

"Bhe, ho ancora Sammy." dice ridendo. "Allora..."

Improvvisamente diventa timida. "Allora..."

"Mi porti fuori a cena?"

Con le sopracciglia aggrottate, lei sbotta "Cosa?"

"E' solo che se hai intenzione di starmi così incollata, mi sembra il minimo offrirmi la cena."

Lei gli tira un pugno sul braccio.

"Hey!"

Ignorandolo, lei apre la portiera del passeggero. "Vieni o no?"

Lui sogghigna e salta su. "Allora..."

"Zitto e guida."

"Sissignora."

E, in qualche modo, 'il posto sbagliato nel momento sbagliato', diventano 'il posto giusto nel momento giusto'.








Fine.







NdT: spero che vi sia piaciuta, girerò più che volentieri le recensioni all'autrice!


  
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