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Autore: CaiaCChan    17/08/2010    2 recensioni
Un bacio dolce, come mai lei ne aveva ricevuti e come sempre aveva sognato.
Ma dopo quello, eccone un altro, un altro ancora e poi altri cento.
E ancora altri, e altri che fecero immergere entrambi in un tempo tutto loro, dove i secondi duravano minuti, i minuti ore e ogni momento valeva la pena di essere vissuto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un bacio, poi un bacio, poi altri cento
Non tutto quel che brucia si consuma

Una spiaggia desolata, una notte senza luna, un cielo pieno di stelle cadenti e la giusta compagnia: qualsiasi ragazza avrebbe desiderato essere al suo posto, ma lei no.
Era sempre stata molto imbranata con l'altro sesso e il fatto che proprio in quel momento il cuore le si muovesse nel petto come una biglia da flipper, non l'aiutava affatto. Eppure, camminare al suo fianco, sentirlo parlare e sparare idiozie qua e là, la metteva a suo agio: come in un tenero a caldo abbraccio. Tuttavia, lo sapeva bene, come ogni abbraccio, neanche quello poteva durare per sempre: quel calore che sentiva, stava per disperdersi con l'avvicinarsi di un falò.
Strano a dirsi, vero? Il calore disperso dal calore stesso, quasi un controsenso.
Ma, pur notando poco la differenza tra i due, lei si rese subito conto che doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa, per mantenere vivo quel calore che aveva le circondato il cuore in una dolce stretta.
«Ehm, che ne dici di fermarci qui?» disse lei d'un tratto indicando un punto abbastanza lontano dal luogo dove si trovava il falò «Lì c'è troppa confusione e comunque gli altri staranno sicuramente giocando a calcio»
Deglutì. Chissà quale santo, divinità o cosa le aveva infuso tanta intraprendenza.
«Certo» rispose lui con nonchalance, quasi come se l'idea di stare lì, solo con lei, non gli dispiacesse. O forse era solo una fantasia di quella povera e stupida ragazzina, troppo incline ad immaginare cose inesistenti.
Sistemarono gli asciugamani, vi si stesero e ripresero a parlare. Alcune erano chiacchiere senza senso (ci si può chiedere se Mariah Carey abbia 50 o 60 anni?), altri argomenti più seri, ma sempre particolari e conditi dal carisma e dalle battute di lui che, in un modo o nell'altro, facevano sempre sorridere.
«Sto scomoda, posso poggiarmi?» esordì lei di punto in bianco facendo un cenno verso la spalla che le era accanto. Ma come le era venuto in mente? Come aveva fatto, accidenti? Probabilmente qualche strana entità le aveva fatto un endovena di intraprendenza senza che se ne rendesse conto, o era completamente impazzita! Oppure, più semplicemente, aveva deciso di buttarsi per una volta nella sua vita, senza interrogarsi su quali sarebbero o non sarebbero state le conseguenze.
«Si, si» fu la risposta. La situazione diventava sempre più strana. Eppure le chiacchiere continuarono e continuarono, fino a quando il calore che stava tanto cercando di preservare non aumentò sentendo la guancia accarezzata dalle nocche di una mano. La sua mano.
«Hai una pelle veramente liscia» esordì lui continuando a carezzarle la guancia. A quel punto, si mosse qualcosa nell'aria, forse un filo che la portò a imitare ciò che lui stava facendo già da un po'.
«Anche tu» rispose lei.
Restarono così per minuti lunghi quanto delle ore, minuti così belli da sentirsi quasi in colpa al solo pensiero di doverli interrompere. Tuttavia, ad un certo punto, tra tutto quel calore avvertì un brivido: un lungo brivido di freddo che non poteva provenire da lei: stava così bene lì! Ma eccone un altro e un altro ancora.
«Hai freddo?» chiese a quel punto preoccupata.
«Bè si, un po'. Sai, ho dimenticato la giacca a casa». Ora che ci faceva caso era vero: indossava una semplice camicia estiva a maniche corte e il soffio del vento era più che percettibile a quell'ora. Sarebbe stato strano se non avesse sentito freddo così conciato!
Dopo aver riflettuto un attimo, lei propose con tranquillità (forse troppa): «Senti, perchè non ci stendiamo su un solo asciugamano e tu ti copri con l'altro a mò di coperta?».
Lui annuì e dopo qualche secondo, senza sapere come, lei si trovò sotto un asciugmano - che copriva entrambi - e stretta tra le sue braccia. Chissà come, tutto stava diventando pian piano normale - se non fosse stato per quella stramaledetta agitazione - così normale che le chiese: «Bè, cosa c'è da sapere su di te? Finora ho parlato solo io».
«Niente di chè» ed era vero «devo fare il quarto anno e il mio unico hobby è il canto. Almeno, l'unico che stia durando tanto» rispose. Ma si zittii subito quando si rese conto di essere, per la prima volta, di fronte a lui, alla stessa altezza del suo viso, della sua bocca...
«Ah capisco» replicò lui per poi tacere.
L'imbarazzo cresceva, almeno da parte di lei, e lo sentiva: non sapeva come muoversi, tutta l'intraprendenza donata le era stata tirata via in un colpo solo. Ma poi, tutto cambiò.
Sentì un movimento flebile: il naso che aveva di fronte si strofinò contro il suo; poi, un respiro soffice e infine...un bacio. Un bacio profondo, ma allo stesso tempo quasi rubato, come se da quel cielo pieno di stelle qualcuno lo potesse osservare. Un bacio dolce, come mai lei ne aveva ricevuti e come sempre aveva sognato. Ma dopo quello, eccone un altro, un altro ancora e poi altri cento. E ancora altri, e altri che fecero immergere entrambi in un tempo tutto loro, dove i secondi duravano minuti, i minuti ore e ogni momento valeva la pena di essere vissuto. Ma soprattutto, un tempo dove le voci dei passanti e dei ragazzini che li prendevano in giro non valevano niente, perchè i due sapevano che nessuno di quegli stupidi poteva vivere la magia che li aveva ormai presi e persi per sempre.
  
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