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Autore: Ailis_    17/08/2010    0 recensioni
Il ricordo di quella foto, di quel particolare momento, sfiorò per un attimo la sua mente, ma si perse nella massa di ricordi che aveva accantonato impietosamente in un angolo, troppo dolorosi per essere sfogliati ogni giorno. Ricordi, sì, perchè Azuko non era altro; Azuko era morta, oramai.[...] [I° classificata al "Genderbender Contest" di Akane Hirai]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PetitPrince

 

* Prima classificata al "Genderbender Contest"*

 

Photography
{Storia di uno sguardo}



Clic, clic, clic.
Il dito calava sul mouse con un ritmo piuttosto regolare, mentre sfogliava le foto che si susseguivano in ordine sparso sullo schermo del suo pc.
Guardava tutto con distacco, Sasuke, come se il soggetto delle immagini non fosse lui; come se tutto ciò che quegli scatti ritraevano non lo riguardasse.
Si concesse un sorso di caffè, giusto per scaldare le ossa intorpidite dal sonno e dal freddo mattutino. Il gusto acre della bevanda colpì le narici e il palato, costringendolo a strapparsi dalle braccia di Morfeo che cercavano ancora di cingerlo con dolcezza.
Continuò a scorrere le foto, fino a quando non si bloccò su una in particolare.
C'era lui: il solito viso, la solita espressione impassibile e distante, il solito sguardo d'ossidiana.
E c'era lei.
Lei, bella, ma in una maniera così mutevole da apparire non bella. Lei, Azuko.
Sasuke rimase un attimo a fissare il viso ovale della ragazza, con i suoi capelli castani, così scuri da sembrare neri e gli occhi verdi allungati come quelli di un gatto.  Sasuke l'aveva sempre trovata bella, anche se non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno se fosse stato sottoposto alle peggiori torture.
Il ricordo di quella foto, di quel particolare momento, sfiorò per un attimo la sua mente, ma si perse nella massa di ricordi che aveva accantonato impietosamente in un angolo, troppo dolorosi per essere sfogliati ogni giorno.
Ricordi, sì, perché Azuko non era altro; Azuko era morta, oramai.
La consapevolezza che lei non fosse più lì, con lui, lo tormentava continuamente e fingeva che non gli importasse, che la cosa non lo sfiorasse minimamente. Fingeva di aver dimenticato il suo volto, i suoi occhi bistrati, quando erano l'unica cosa che avrebbe voluto vedere.
E ogni giorno, ogni attimo e secondo della sua giornata lo tormentava il ricordo della loro ultima occhiata, di quello sguardo fuggevole ed eterno lanciato da sopra il cofano di un auto.
Era stato tutto molto veloci; erano bastati pochi secondi a distruggere due esistenza.
C'era quella macchina, un guidatore probabilmente ubriaco che, scherzo del destino, era sopravvissuto.
Ma lei, Azuko, era morta per salvare lui.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che lei lo facesse, nessuno, nemmeno lui. Lei, così fredda, sempre arrabbiata con il mondo, sembrava quel genere di persona che pensa solo al denaro e a sé stessa.
Avida ed egoista, la definivano.
Guardò ancora l'immagine: Azuko sorrideva, in uno dei rari momenti in cui le sue labbra si arricciavano verso l'alto.
Le labbra rosse erano sottili e lasciavano scoperti i denti bianchi: aveva davvero un bel sorriso, peccato che lo avesse nascosto per tutta la vita dietro quella che era stata un'espressione di freddo sarcasmo e muto rancore.
Sasuke si ritrovò a pensare che nessuno l'aveva mai conosciuta davvero: Azuko era sempre stata una persona solitaria, di quelle che non hanno bisogno di nessuno per stare bene.
Solo lui sapeva che era innamorata della fotografia.
Viveva in simbiosi con la sua macchina fotografia, immortalando attimi di vita vissuta dovunque andasse.
Se ci pensava, non ricordava di averla mai vista senza la sua fidata fotocamera al collo o in mano.
Per Azuko fotografare qualcosa o qualcuno era come impedire al tempo di scorrere oltre quel preciso istante, bloccarlo e renderlo immobile e immutabile. Era un modo per mettere sulla stessa linea cuore, mente e occhi. Era un modo di vivere.
Uno stesso istante ripetuto in eterno, un ricordo destinato a protrarsi per sempre: era come incidere nel tempo e nello spazio qualcosa di incancellabile.
Strinse il marchingegno, ricordando come le brillavano gli occhi quando parlava del suo hobby: quello scintillio che sembrava una luce nel bosco scuro, l'unica via di fuga dalle tenebre della disperazione più cupa.
Gli parve quasi di sentirla, Azuko, mentre parlava con la sua voce caustica. Scivolava sulla pelle, accarezzava i timpani e abbracciava la mente, la sua voce.
La vedeva, la sentiva, quasi poteva toccarla tanto era reale l'illusione di averla accanto ancora una volta; sembrava colmare ogni mancanza.
Si lasciò cullare dalla sua immagine, dai suoi occhi verdi più vividi che mai, dal suo profumo di mandorle che sembrava avvolgerlo come una coperta, scaldandolo.
Passarono i minuti, in quel silenzio perfetto rotto solo dalla pioggia leggera che tempestava i vetri delle finestre e dallo stormire del vento tra le foglie.
E fu quel vento a riportarlo indietro, mandando in frantumi la dolcezza di quella piccola illusione; che cosa stai facendo, Sasuke?, si chiese, sbattendo le palpebre turbato.
Scosse la testa, sorridendo beffardamente rivolto a sè stesso.
Posò la macchina sulla scrivania, prese lo zaino e lo posò sulla spalla prima di uscire dalla stanza, indifferente a tutto e a tutti.
Prima che l'uscio si chiudesse alle sue spalle, gettò un'ultima occhiata alla macchina fotografica a quei vividi occhi di smeraldo che sembravano capaci di leggergli l'anima anche da dovunque lei fosse.



Fine

 

 

 

 

Note dell'Autore (facoltative): Allora, la coppia era piuttosto difficile quindi dubito di essere riuscita a rimanere IC; non credo sia così plausibile, nella maggior parte dei casi, un Sasuke così perso e pensieroso.
E allora ti chiederai perchè l'ho delineato così.
Risposta semplice: penso che se Sasuke perdesse qualcuno che ha amato davvero, sì, potrebbe essere così malinconico e triste per poi, ovviamente, tornare a vestire i panni dell'indifferente Uchiha di sempre.
Inoltre bisogna ricordare che qui è immerso nella solitudine della sua stanza e penso che almeno lì potrebbe lasciarsi andare e pensare almeno con un po' di tristezza e dolore.
Non so da dove è nata questa storia, ma so che il genere drammatico calza a pennello con il mio umore mensile indi per cui non è stato difficile scriverne.
La coppia ha complicato notevolmente la stesura, però.
Per quanto riguarda i personaggi, ho deciso che Azuko (Kakuzo) dovesse essere simile caratterialmente e, in qualcosa, nell'aspetto al suo originale.
E' mora, con gli occhi verdi e ha un carattere molto solitario e quasi macabro, con la sua innata avidità.
L'espediente del vento per “tornare alla realtà” è un dono del buon vecchio Giacomo Leopardi: stavo leggendo l'Infinito, la famosa poesia, quando lo “stormir del vento” mi ha illuminata e ho pensato che non sarebbe stato male trovare il modo di inserirlo in questa fic.
Non so cosa ne è uscito fuori; so solo che sento mia questa storia.
Azuko personifica me stessa: anche io, oramai, sono morta. Ma questo non centra e spero solo di riuscire a farvi percepire il mio dolore.
Buona lettura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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