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Autore: elyxyz    18/08/2010    26 recensioni
Quando Arthur aveva premeditato quell’uscita, non avrebbe mai pensato che sarebbero finiti così.
(...) Mai più cinema. Mai più.
ATTENZIONE: il titolo non è necessariamente quello che potrebbe sembrare... Trovate la spiegazione alla fine della fic.
[Fic AU – Arthur x Merlin, of course!]
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prova 1

Note: Il seguente scritto contiene riferimenti slash ed è in assoluto la mia prima fic AU pubblicata.
Confesso che sono un po’ in ansia. Sento la stessa agitazione di quando sto per entrare in un fandom nuovo! ^///^

Non sono ferrata sulle AU, non mi piacciono come genere – è difficile rimanere IC sradicando un personaggio dal suo contesto originario, e per me l’IC è sacro – perciò di solito ne leggo poche, ma ci sono state delle autrici di Merlin che ultimamente sono riuscite a farmi ricredere con la loro bravura, e poi io sono convinta che, se l’ispirazione bussa, bisogna darle retta.

Un’ultima cosa: la spiegazione sul titolo verrà data dopo la fine della storia.

 

 

Vorrei dedicarla a Egle, GiulyB e Tao, per le ragioni di cui sopra.

E a tutte quelle persone che amano le mie fic su Merlin.

E a quanti commenteranno questa mia nuova esperienza.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

 

Appuntamento al Buio

 

by elyxyz

 

 

 

 

“Scu-scusa…” balbettò Merlin, accorgendosi troppo tardi che lo aveva sporcato.

“Toh, tieni… pulisciti.” Gli disse, passandogli un fazzoletto di carta stropicciato ma che almeno – si sperava – fosse pulito.

Quando Arthur aveva premeditato quell’uscita, non avrebbe mai pensato che sarebbero finiti così.
Ci avrebbe scommesso anche le sue palle, tanto era sicuro che, finalmente, sarebbe andato in buca quella sera.
E invece…

Beh, come dargli torto?

Se vivi nel terzo millennio, e sei al terzo appuntamento con un tizio che ti dimostra esplicitamente di essere attratto da te, e suddetto tizio ti invita al cinema – a vedere un pallosissimo, vecchissimo film di fantascienza spruzzato di horror e vagamente splatter – è ovvio che lo fa solo per poterti allungare le mani addosso nel buio della sala e slinguazzarti in santa pace come non ha mai potuto fare per benino nei precedenti due incontri tra voi.
Se poi ci scappa anche un qualcosina di più, tanto meglio…
E invece…

Beh, come biasimarlo?

Quando Arthur aveva conosciuto Merlin, due cose lo avevano colpito subito di lui: le orecchie gigantesche e la spiccata sensibilità che riversava su tutto.
Aveva quel sorriso genuino e contagioso che gli faceva fermare il cuore, aveva due mani da pianista, lunghe e sinuose, che quando si intrecciavano alle sue sembravano due facce della stessa moneta, e aveva un profumo di bucato che gli ricordava le estati in vacanza nel Galles, nel castello dei suoi avi.

Merlin riusciva a farlo arrestare nel mezzo del marciapiede per osservare un cagnolino a passeggio o per annusare un fiore spuntato in un fazzoletto di terra lungo un boulevard.

A volte Arthur lo prendeva bonariamente in giro per questa sua notevole emotività, talvolta persino troppo ingenua, se non fosse che lui sapeva come l’angioletto potesse trasformarsi nel più diabolico dei tentatori.

Erano i suoi lati assolutamente innocenti, mixati con quelli sensuali, a rendere Merlin la sua alchimia preferita. C’era una sorta di magia che scorreva tra loro quando erano vicini e, benché il Destino si fosse divertito a giocare un po’ con le loro vite – da che si erano conosciuti litigando, niente era mai stato semplice tra loro – Arthur poteva scommetterci la testa che Merlin era l’uomo giusto per lui.
E magari per sempre, anche.

Arthur si scostò dal braccio il polsino impregnato della camicia, così fastidioso.
Quello che stavano vivendo era solo un attimo di defiance, si disse, anche se ancora non capiva come potesse essere accaduto, e maledisse se stesso e la propria idea. Mai più cinema. Mai più.

Tutto era andato relativamente liscio fino a metà di quel pallosissimo film, quando – nell’unica scena decente degna di un filo d’azione – gli eroi umani, protagonisti della vicenda, erano riusciti a salvarsi per un pelo da un attacco in massa di esseri mostruosi, uccidendone un gran numero in modo cruento.

“Il cucciolo di mostro ha perso il suo papà...” aveva bisbigliato Merlin a quel punto, rovistando poi nella tasca dei pantaloni; e lui non ci aveva fatto neanche caso, visto che erano al punto cruciale di una trama che sembrava miracolosamente resuscitata.

Quando però l’altro si era soffiato il naso tre volte in un minuto, aveva quasi pensato che l’aria condizionata gli avesse fatto venire il raffreddore e si era girato a controllare.

Merlin se ne stava lì, a piagnucolare in disperato silenzio.

“Ma che diavolo...?” aveva sbottato lui, sorpreso a dir poco.

“Il cucciolo di mostro ha perso il suo papà...” aveva ripetuto Merlin tamponandosi gli occhi, come se fosse stata la cosa più ovvia del mondo. “E’ rimasto orfano…”

E allora, tanto valeva andare a vedere un film strappalacrime!

“Quel Wilddeoren si nutre di carne umana e fa schifo! Come può farti pena?!” lo dissuase, gesticolando in direzione dello schermo e guadagnandosi un insulto dalle file dietro.
Arthur se ne fregò, ma la cosa non sembrava sortire miglioramenti e allora riprese: “Sono bavosi, viscidi, pelosi… hanno nasi brutti… come fanno a piacerti?!”

“Scu-scusa…” gemette Merlin, soffiandosi rumorosamente il naso.

Arthur sospirò mentalmente.
Neppure la sua sorellastra Morgana – o la sua migliore amica Gwen – era tanto dannatamente sentimentale!

Se quell’idiota faceva così per un Wilddeoren, cosa sarebbe successo con Bambi?

Il suo cervello partì in automatico in una carrellata di tutte le scene più drammatiche della Disney: Pocahontas che diceva addio per sempre al suo John Smith, Bella che vedeva sfiorire la rosa della Bestia morente, i sette nani attorno alla bara di cristallo di Biancaneve… e poi il Re Leone! Anche in quel film il padre moriva per salvare il figlio ancora cucciolo! 

All’ennesimo singulto del compagno, Arthur ingoiò un’imprecazione, contò fino a dieci e poi riprovò.

“Sai? E’ solo finzione.” Tentò di dirgli, con quel tono rassicurante con cui generalmente si cerca di calmare un bambino spaventato. “Sono tutti effetti speciali, computer grafica, i Wilddeoren non esistono veramente, quindi non possono mori-” Arthur vide Merlin trattenere a stento un singhiozzo e corresse il tiro. “Soffrire.” Annuì col capo, per consolidare il concetto. “Solo attori e simulazione!” ripeté, bisbigliando sopra i rumori inquietanti della pellicola. 

Merlin tirò su col naso. “L-lo so.” Farfugliò. “M-ma è più forte di me…” e un’altra lacrima gli rotolò giù dalla guancia scarna.

Dalle file dietro, qualcuno brontolava e qualcun altro chiedeva il silenzio in modo seccato.
“Shhh!”

Quando un tale Lancelot, a capo della spedizione dei superstiti, aveva piantato il suo pugnale nella pancia pelosa del cucciolo favorito di Merlin, egli squittì e ansimò affranto, nascondendo il viso contro la spalla del giovane Pendragon.  

“Di-dimmi quando fi-finisce…” lo aveva supplicato, mentre la bestia veniva sventrata con sovrabbondanza di suoni viscosi e truculenti, frammezzati a gemiti strazianti.

Arthur si mosse a disagio sulla poltroncina. “Adesso puoi guardare…” lo avvisò qualche minuto dopo, quando – a suo dire – la scena era tornata presentabile.

Dannazione a lui!, che aveva avuto quella disgraziata idea di allungargli un braccio dietro la schiena per cingergli le spalle; sentiva l’umidore delle lacrime sulla stoffa e, dalla grandezza considerevole dell’alone, in quel punto la camicia doveva essere inzuppata.

“Scu-scusa…” si rammaricò per la centesima volta Merlin, osservando nella penombra il disastro lacrimevole che aveva provocato su di lui. 

Quantomeno, Arthur sperava che la cosa sgradevole e imbarazzante fosse finita lì.

E invece, da quella scena a metà film, Merlin non aveva smesso un attimo di piangere e singhiozzare, riprendendo poco dopo, quando un altro cucciolo era rimasto senza madre. E poi ancora, e ancora. 

Il giovane Pendragon gli passò l’ultimo rimasuglio di fazzoletto, centellinato da un pacchetto che una ragazza, accanto a lui, aveva avuto la pietà di regalargli, vedendoli in difficoltà.

Mentre Merlin si soffiava il naso, egli controllò l’ora per sapere quando mancava alla conclusione di quel supplizio: la sua vena erotica si era decisamente prosciugata, così come la sua sopportazione. Mai più cinema. Mai più.
Con provvidenziale stupore e con un guizzo di improvvisa vivacità, Arthur realizzò che restavano solo pochi minuti alla scena finale e ai primi titoli di coda sullo schermo. Grazie a Dio.

Il suo sollievo durò poco, giusto il tempo di sbirciare di fianco a sé.

“Stanno per accendere le luci!” si sentì in dovere di informarlo, ma Merlin non rispose e non reagì.
Entrambi sapevano in che stato pietoso fosse.

E così il giovane Pendragon lo afferrò per un polso e si sollevò dalla sua poltroncina, ignorando le proteste di chi era dietro di loro e non voleva perdersi gli ultimi avvenimenti.
A chi gli aveva urlato contro, lui s’era girato senza rallentare l’andatura e aveva sibilato un: “Io l’ho già visto e muoiono tutti!” avanzando poi veloce, prima che qualcuno pensasse bene di corrergli dietro per dargli il fatto suo.

Merlin, nel frattempo, non oppose resistenza e, docile, si fece trascinare verso la luce al neon verde che indicava i bagni.

Appena oltre la porta, la luminosità forte gli fece chiudere di scatto gli occhi, stordito.

Arthur lo spinse gentilmente dentro uno dei cubicoli e lo seguì incalzante, chiudendo a chiave l’accesso.
Poi rivolse uno sguardo sconcertato sul ragazzo di fronte a lui, che se ne stava con testa china fra le spalle incassate.
“Avanti, qui puoi sfogarti.”

L’altro tirò su col naso, scuotendo i capelli mori.
“Mi sento uno stupido…”

 Anche Arthur lo pensava. Ma lo tenne per sé.

E solo allora ricordò le loro mani ancora intrecciate – non sapeva quando, precisamente, dal suo polso esile le proprie dita erano finite per incastrarsi con quelle di lui – ma non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi. Merlin, invece, sembrava non accorgersene neppure, come se il corpo di Arthur fosse un’appendice del proprio.
Allora lo fece sedere sulla tazza del water e si chinò sulle ginocchia, per restare alla sua altezza.
Con una certa riluttanza sciolse quel contatto, sostituendolo con un abbraccio con cui circondargli le spalle.

Merlin si lasciò cingere, ancora una volta arrendevole.

“Cosa c’è?” tentò, sussurrando come se fossero ancora in sala.

L’altro scosse il capo, in segno di negazione.

Arthur lo vide mordersi il labbro inferiore.

“Non è solo per il film, vero?” domandò incerto, sondando il terreno. 

Il moro ripeté il gesto, torturando poi con i denti la pelle della bocca.

“E non ne vuoi parlare?” suggerì, accomodante.

Merlin incassò la testa tra il suo collo e la spalla e non si mosse. Arthur lo lasciò fare.

“Ok, d’accordo.” Si risolvette. “Magari in un altro momento, se ti va.” Propose, accarezzandogli i capelli scuri con un gesto di affetto e consolazione.

Arthur non avrebbe saputo dire da quanto erano lì dentro. Probabilmente la sala si era svuotata nel frattempo, e con tutta probabilità si era già riempita per una nuova proiezione.
Non importava.

Egli aspettò paziente – una presenza silenziosa, così diversa dal suo essere caotico e chiassoso – e quando Merlin ritenne di essersi sfogato abbastanza, gli suggerì di darsi una rinfrescata,  o quantomeno che si lavasse la faccia sfatta.

Merlin sussultò, sbirciandosi nello specchio sopra il lavabo.
“Mio Dio, faccio paura!” si biasimò, cercando malamente di sdrammatizzare l’impressione pietosa.

Arthur, alle sue spalle, fissò il riflesso di Merlin così come si vedeva lui: arruffato da far spavento, il naso arrossato, gli occhi gonfi di pianto, il labbro martoriato.
Eppure ad Arthur non importava.
Quello era Merlin, no? Il suo migliore amico, l’idiota che lo aveva fatto penare per mesi prima di cedere, e a lui non interessava come apparisse. Lo amava anche così. Lui era Merlin. Il suo Merlin.

“Stai da far schifo, datti una sistemata!” gli intimò, smentendo il tono severo nell’attimo stesso in cui lo diceva, perché gli spettinò i capelli in un’affettuosa carezza.

Merlin gli sorrise impacciato, lasciandosi stropicciare da lui.
“Mi spiace, ti ho rovinato il film.”

 Gli aveva rovinato ben altri piani, ma va beh

“Come posso farmi perdonare?” si offrì zelante.

“Se ti scusi un’altra volta, ti prendo a calci!” lo avvisò Arthur, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo a tradimento. Con urgenza e passione.

Dopo un istante di lecita sorpresa, Merlin contraccambiò il gesto, ancorandosi ai suoi fianchi.

“Lo considero un anticipo di risarcimento.” Ansimò il giovane Pendragon direttamente contro la sua pelle accaldata, facendogli l’occhiolino.

Merlin si colorò di un delizioso rosso imbarazzo, ben diverso da quello di prima.
“Dannato asino!” brontolò allora. E sorrise. “Il prossimo film magari lo scelgo io, eh?”

Arthur spalancò di riflesso la bocca e le iridi azzurre, in una comica smorfia dell’urlo di Munch.
“Oh, no! Mai più cinema. Mai più!”

 

 

 

- Fine -

 

 

 

Disclaimer: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3

Note finali: Spero davvero di essere riuscita a mantenere i caratteri originali di Arthur e Merlin; ma, se così non fosse… vi prego, ditemelo! >__<

 

Il titolo ha una duplice valenza: il fatto che il loro appuntamento si svolga dentro ad un cinema, al buio; e poi perché l’incontro non è andato come Arthur si aspettava, un po’ come succede nei veri appuntamenti al buio, in cui ti fai certe aspettative su chi devi incontrare e su cosa accadrà e magari, invece, resti deluso dalla persona che ti viene presentata. E le tue previsioni vanno a rotoli.

 

Ah, mi auguro sia comprensibile il perché del piagnisteo di Merlin. Ero tentata di inserirlo, ma poi Tao mi ha giustamente detto che l’avreste capito da soli! XD

 

La citazione dei Wilddeoren è ovviamente un tributo alla puntata di Merlin 2x04 “Lancillotto e Ginevra”.

Chissà perché, questi animaletti mi sono rimasti particolarmente impressi e ultimamente li cito spesso nelle mie fic? Mah…

Balle. Invece lo so il perché: è colpa di Bradley e del suo modo di dire “Like giant ...baby rats!” awhnnn…

Ma lo sapete che in miniatura esistono davvero? Si chiamano eterocefalo glabro o talpa senza pelo.

 

Infine, per amor di precisione, l’‘Urlo’ di Munch (detto anche ‘Il grido’) è un famosissimo quadro dell’omonimo pittore norvegese. Ne esistono varie versioni. La più famosa è questa e la potete vedere cliccando su questo link:
http://i36.tinypic.com/10df86h.jpg

 

Bene, ho finito.

Un grazie di cuore a chi commenterà.


PS: Domani o venerdì arriverà il consueto aggiornamento della long-fic: The He in the She (l’Essenza dentro l’Apparenza).

 

 

 

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Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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