Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: candycotton    19/08/2010    0 recensioni
La luce illuminò un volto, con un sorriso divertito che pareva non doversene andare mai, stampato sulle labbra, rosse e leggermente carnose. Occhi azzurri e vispi vagavano sulle facce dei presenti. Capelli biondo spento gli incorniciavano il volto.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

It’s all up to you

 

-- dipende tutto da te --

 

 

 

Capitolo Primo.

 

 

 

 

Ormai mancava poco. Di lì a qualche minuto sarebbe finalmente arrivato il nuovo anno. L’oscurità intorno alla mezzanotte era calma e piatta, la neve attutiva qualsiasi rumore, le stelle brillavano come diamanti in cielo.

L’edificio dell’orfanotrofio era immerso nel buio, e non si udiva alcun tipo di rumore.

L’unica luce era una lanterna, appesa sopra ad una gracile porta secondaria di legno, che espandeva il suo tiepido chiarore sul giardino, illuminando i ciuffi d’erba smossi dal vento e le sfaccettature brillanti della neve.

 Dentro, nella modesta cucina, una ragazza, vestita con un grembiule con la pettorina e con i capelli castani legati in una crocchia scomposta sulla nuca, stava seduta ad un tavolo di legno, china su un mucchio informe a cui stava lavorando. La porta si aprì e una donna non più tanto giovane, e dal fisico asciutto entrò, portando in mano una lanterna, che appoggiò sul tavolo.

“Ho appena controllato i corridoi. I ragazzi stanno dormendo”, disse con una voce forte e non tanto femminile.

Si sfregò le mani una contro l’altra, come per riscaldarsele. Poi diede un’occhiata alla ragazza.

“Celina, che stai facendo?”, domandò squadrandola con sguardo cinico.

La ragazza, Celina, alzò gli occhi per un istante su di lei. “Pulisco i fagioli per domani, signorina Wighby”, rispose, con tutta la tranquillità possibile, come se fosse del tutto normale.

La donna alzò gli occhi al cielo, con un leggero tremolio. “Oh sant’iddio aiutaci tu”, mormorò tra sé e sé.

“Puoi andare a letto, ora, Celina”.

“Oh, no, signorina. Voglio aspettare la mezzanotte. Lei non vuole restare alzata…”

“No”, la interruppe la signorina Wighby, facendo un sospiro tremolante, “credo che me ne andrò a dormire, Celina”.

In quel momento, la campana della chiesa giù in paese rintoccò. Celina alzò per un momento la testa dai fagioli, in ascolto e lanciò uno sguardo assorto alla Wighby, che sbuffò sonoramente.

L’orologio ovale a muro indicava che mancavano cinque minuti a mezzanotte

 

“Dai ragazzi, muovetevi!”, incitò Louis, facendosi stretto contro la parete per lasciare la via libera.

Si spinsero ridacchiando, affrettandosi ad entrare nella stanza.

“… prima che arrivi la vecchia strega!”, concluse Louis, muovendo la testa di folti capelli castani a destra e a sinistra, all’erta.

“Ahi, diamine Stanley!”, sbraitò un ragazzo alto e robusto, spingendo quello gracile che aveva accanto contro lo stipite della porta.

“Chiudi quel forno, Frank”, lo rimproverò Louis, tranquillamente.

Quando furono tutti dentro, Louis chiuse la porta, cercando di fare meno rumore possibile.

I risolini si smorzarono, e i ragazzi smisero di darsi delle pacche e di spingersi l’uno con l’altro. Quando nella stanza fu piombato un insolito silenzio, qualcuno accese una candela, usando un accendino.

La luce illuminò un bel volto, con un sorriso divertito che pareva non doversene andare mai, stampato sulle labbra, rosse e leggermente carnose. Occhi azzurri e vispi vagavano sulle facce dei presenti. Capelli biondo spento gli incorniciavano il volto.

Qualcuno aprì bocca, per parlare, ma il ragazzo gli intimò: “Shhh”. Alzò un dito per indicare di stare in ascolto. Soffiò sulla candela, facendo precipitare la stanza nuovamente nel buio.

Si udì un rumore di passi picchiettare nel corridoio. Era la signorina Wighby che controllava che non ci fosse nessuno in giro. Quando passò oltre, scoppiarono risatine tra il gruppo.

“Dai, Avery, dicci cosa hai in mente!”, esordì Frank, cercando di moderare la sua voce possente in un tono più mite.

Il ragazzo biondo, Avery, riaccese la candela, dando di nuovo luce a quel suo euforico sorrisetto. “Una piccola sorpresa per la nostra amata Cecilia “vecchia strega” Wighby”.

Di nuovo, risolini soffocati riempirono la stanza.

Avery diede un’occhiata al suo orologio. “Manca un quarto d’ora a mezzanotte”, annunciò. “Questo è il piano”

Ed ecco di nuovo quell’ambiguamente euforico sorriso.

 

Uscirono dalla stanza in fila indiana, senza evitare di darsi spintoni e di ridere tra di loro, troppo eccitati per l’imminente scherzo.

Scesero le scale e si infilarono in salotto; i corridoi erano bui e silenziosi, segno che non c’era anima viva in giro.

Il primo rintocco della campana, in lontananza, li fece sussultare. Calpestarono il tappeto color rubino e scavalcarono il tavolino di vetro che se ne stava al centro, avvicinandosi infine al caminetto di pietra, spento e freddo.

Un altro rintocco. Louis allungò una cassetta di plastica ad Avery, che la posizionò dentro al camino, in bilico sul ciglio di pietra. Si voltò verso i suoi compagni e lanciò loro un sorrisetto, faticando a incontrare le loro espressioni, nel buio.

La campana batté il terzo minuto a mezzanotte, e loro erano tutti accovacciati in direzione del camino, euforici.

“Pronti a correre fuori”, sussurrò Avery, accompagnato da altri risolini.

Al rintocco successivo, Avery diede vita alla fiamma del suo accendino, avvicinandolo alla cassetta.

Tutti corsero in corridoio e poi fuori nel freddo dicembrino.

“Felice anno nuovo, signorina Wighby”, sussurrò Avery, mentre dava fuoco al contenuto della cassetta.

La campana rintoccò per l’ultima volta nello stesso istante in cui l’esplosione dei fuochi d’artificio vibrò nel cielo, una, due, tre volte.

Si udì uno strillo provenire dalla cucina e uno sbattere di mani dal di fuori, accompagnato da risate.

Avery si voltò, per uscire, Louis lo aveva aspettato sul ciglio della porta. 

Louis raggiunse la porta, mentre Avery si fiondò su per le scale.

“GROVER!”

L’urlo lo fece bloccare a metà salita.

 

“È stato grandioso, Avery! Sei davvero un maestro in queste cose!”, esordì Frank, mentre il gruppo affollava la hall d’ingresso.

La signorina Wighby avanzava verso di loro, fermandosi a qualche metro di distanza.

Per fortuna ignorò il commento di Frank, sbraitando con un gesto della mano: “A letto, tutti, subito!”

Immediatamente il gruppo di ragazzi si diradò, spargendosi sulle scale e passando accanto ad Avery.

“Signor Stuart, non mi risulta che lei sia immune agli ordini”, fece la Wighby, lanciando uno sguardo di fuoco a Louis, che era rimasto in piedi accanto alla porta, con aria indifferente.

Abbassò il capo e imboccò le scale, dando una pacca sulla spalla ad Avery.

La Wighby fece una smorfia, poi salì il tratto di scale fino ad Avery, lo prese per un braccio e se lo trascinò dietro.

Prima di scomparire oltre il profilo delle scale, Avery incrociò lo sguardo di Celina, la cameriera, in piedi davanti alla porta della cucina.

“In punizione per una settimana, e guai a te se provi ad escogitare qualcosa per sfuggire! Non hai scelto il migliore dei modi per iniziare il nuovo anno, Grover”.

Avery non contava nemmeno più le volte che lei lo aveva messo in punizione per qualche guaio che aveva combinato. Si lasciò trascinare dalla signorina Wighby. Ormai era abituato a quella scena. Era arrivato addirittura a pensare che tutto quello gli sarebbe mancato, se mai se ne fosse andato da lì.

La Wighby lo spinse dentro camera sua e chiuse la porta con violenza.

Avery restò qualche istante nel buio, poi usò il suo accendino, per illuminare la candela sopra al comodino accanto al letto.

Si andò a sedere sul davanzale della finestra. Guardò fuori: una leggera polvere incominciò a cadere dal cielo. Aggrottò le sopracciglia, ma ben presto la polvere prese consistenza e si trasformò in veri e propri fiocchi di neve, morbidi, coprirono ogni cosa.

Avery rimase lì, a guardare la neve cadere. Le uniche luminarie natalizie che la Wighby aveva permesso circondavano il tronco sbilenco di un albero rinsecchito, sotto la sua finestra. Insieme alla neve davano un’atmosfera tranquilla, pacifica, natalizia.

Avery aprì l’ultimo cassetto del comodino, alzò il ripiano, rivelando uno spazio segreto. Tirò fuori una sigaretta da un pacchetto che teneva nascosto lì.

Tornò a sedersi sul davanzale, socchiuse di uno stretto spiraglio la finestra e si accese la sigaretta.

Se la portò tra le labbra, e dopo qualche secondo la tolse, soffiando il fumo fuori dalla finestra, sotto la neve cadente.

 

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: candycotton