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Autore: Lady_Hawke    19/08/2010    1 recensioni
Che cos'è la vita? Per molte persone è quel che di più importante e prezioso esiste! Si vive una volta sola, no? Per questo i momenti più importanti e belli vanno vissuti nel migliore dei modi, ma se una persona non è soddisfatta, se preferirebbe morire visto che la su vita è un continuo temporale? Anche il temporale più brutto può essere trafitto da uno splendido raggio di sole, ma la difficoltà sta nel trovare quello giusto! Nella vita ci sono i sogni ma anche i problemi, e ognuno di noi deve cercare di vivere con ottimismo ma soprattutto con coraggio, e con la forza per non arrendersi mai. Può essere tutto questo portato da un sentimento che noi tutti conosciamo... l'amore! E il destino racchiuso in un "pub" che ruolo avrà in tutto questo?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 = The mysterious boy!

Eccomi…
Sto correndo e sono stanca, ma appagata.
Mille fate volano intorno a me, i loro colori brillanti assomigliano a tante stelle, piccole luci in cerca della giusta strada, che vibrano nell’aria come melodie al pianoforte.
Niente di paragonabile a nessuna sinfonia di Beethoven, Mozart, o di qualsiasi altro musicista…
Mi fermo, ho tutti gli sguardi puntati addosso, sembro un’estranea, una persona diversa… ma io non voglio questo, voglio solo vivere felicemente.
Chiedo troppo?
Penso di no… che altro può chiedere o desiderare una persona che dalla vita non ha ricevuto nient’altro che dolore?
Sento il fuoco… il calore…
Quel calore forte e insopportabile che mi brucia l’anima, mi ferisce dentro e mi uccide giorno per giorno!
Questa è la mia vita?
Il mio destino è segnato da un un’insegna infernale?
Non faccio neanche in tempo a pensare a queste poche domande che un rumore forte mi sveglia, facendomi balzare di colpo sul letto.
Sento dei rumori provenire dal piano inferiore e inizio a preoccuparmi!
Scendo lentamente le scale e trovo una bottiglia di alcol in frantumi per terra e tutti i mobili aperti.
Potrei giurare che sia passato un uragano se non sapessi in realtà chi ha combinato questo enorme disastro.
-Tu!!- una voce dura e arrabbiata mi rimbomba nella testa facendomi girare di scatto.
- sei arrivato?- sento le lacrime scendere, ma cerco di essere il più sicura possibile nel pronunciare le parole che escono dalla mia bocca, verso la persona che mi ritrovo davanti, e che disprezzo più della mia stessa vita.
-certo, perché ora non mi vedi neanche?- la sua voce è un orrore per le mie orecchie, sfumata con quell’ironia che ti può anche uccidere.
-non fare quella faccia e dimmi dove hai messo le bottiglie!- è arrabbiato, i suoi occhi sembravano diventare rossi e il suo cuore… bè, quello si è spento già da molto tempo.
-non so di cosa stai parlando!- è difficile mantenere tanta calma davanti a un essere del genere, che di umano sembra non avere proprio niente.
-piccola viziata, l’hai nascoste di nuovo… ma brava, d’ora in poi ti chiamerò “ladra”!-
-lo sai che l’alcol fa male, e tu ne bevi troppo, potresti sentirti male.-
-a te non deve interessare quello che faccio! Ma come osi trattare così tuo padre, l’uomo che ti ha cresciuto, che ha fatto tanti sacrifici, non posso credere di avere un faglia del genere, ma non pensare di passarla liscia… oggi niente pranzo, vediamo se impari l’educazione e non ti comporti più da ladruncola. Vattene in camera e pensaci mentre io esco, al mio ritorno voglio vedere se inizi a ragionare, ma la punizione non te la toglie nessuno!- dopo aver sputato come una serpe quelle parole amare sbatte la porta con furia e nella casa torna la pace che sia era spazzata poco prima, a causa dell’andamento eccessivo del tono di voce di quell’uomo… quell’uomo che dovrei chiamare papà.
Ebbene si, mio padre è un ubriacone, ma non è stato sempre così, era molto diverso quando ancora mia madre era con noi. Si sono separati un anno fa, per questo le ferite, ma soprattutto le mie, sono ancora aperte. Si sono lasciati perché credevano di non avere più niente in comune e io dopo quella delusione ho sofferto tanto.
Mi manca l’unità e l’amore che c’era un tempo nella famiglia, e da quando tutto questo si è spezzato mio padre ha iniziato a fare uso di alcol, strappando così da questo mondo la persona meravigliosa che era un  tempo.
Da quando ha iniziato a bere non lo riconosco più, è vero che sono stata io a nascondere tutte quelle bottiglie ma non potevo fare altrimenti, non permetterò che mio padre si ammali, perché, per quanto disprezzo posso provare nei suoi confronti, ci tengo ugualmente molto a lui. Io seguo il mio cammino che mi porta a crescere con la sola speranza che mio padre si renda conto dell’errore che sta commettendo.
Ma una vita non può essere fatta solo di speranze ma anche di coraggio, e io l’ho scoperto a mie spese…
Tutto quello sperare, sognare ad occhi aperti, a che cosa mi ha portato?
Mio padre si sta ammalando veramente, io lo sento tossire di notte, a volte piangere… forse per quella stabilità che non c’è più!
Immagino che in questo momento si trovi in un bar o in un locale, con dei bicchieri d’alcol nelle mani e le speranze e i sogni che aveva portato avanti con tanto impegno distrutti… d’altronde come il mio cuore.
Mi sento molto sola, non ho neanche un amico, ma come potrei averne uno?
Non ho mai il tempo di pensare a me stessa perché prima di tutto devo prendermi cura di mio padre, non posso abbandonarlo, ma so che non posso neanche starli dietro per sempre.
A volte penso che potrei avvertire mia madre di tutto quello che succede, ma poi chissà perché, non riesco a fare niente!
Forse perché voglio che lei non si prenda tutte le responsabilità, io sono sicura che lo farebbe se le direi qualcosa.
 Anche se la mia vita sta andando in frantumi, una cosa  che mi piace veramente c’è, ma non è un piatto o un libro, ma qualcosa di molto più bello, il mio mondo.
Quando non ti piace la realtà in cui ti trovi e non riesci ad accettarla allora è meglio vivere in un mondo tutto tuo, no?
Il mio mondo sono i sogni, perché ogni notte mentre dormo sono veramente felice e quando mi sveglio… bè lì è tutta un altro cosa.
Guardo fuori dalla finestra, fino a che non sento qualcuno salire le scale e piombare nella mia camera.
-non ti spaventare per così poco mocciosa, ero venuto solo ad avvisarti che alcuni miei amici si fermano qui a pranzo, per questo cerca di essere gentile!-
Alcuni suoi amici? No, non può essere, ma come può farmi una cosa del genere? Io conosco gli “amici” che frequenta e se solo potrei decidere, li butterei a calci fuori di casa.
Cerco di correre velocemente per fermare mio padre, ma lui è già sotto ed io mi ritrovo davanti cinque uomini che mi fanno salire i brividi lungo la schiena.
-ciao cara!- deve essere proprio ubriaco quello.
-come va bellezza, vuoi giocare un po’ ?- è un orrore sentire quelle parole e naturalmente io cerco di allontanarmi da quegli sguardi famelici.
-forza vieni qui!- il mio braccio viene preso da uno di quei cinque ed io inizio a tremare, devono essere proprio ubriachi perché non erano mai arrivati a tanto! Io cerco di liberarmi e lo spingo, facendolo cadere… poi mi dirigo verso la porta ma vengo fermata da una voce fin troppo nota.
-dove vai Giulie?-
Io non riesco a rispondere ma faccio un altro passo indietro e una frase mi spezza completamente il cuore.
-sappi che se esci da quella porta, dopo aver fatto un gesto tanto stupido ad un mio amico, qui dentro non ci torni più!- noto l’espressione divertita di quel maniaco che si trova ancora per terra e dopo aver preso un grosso respiro, apro la porta, esco fuori, e la sbatto con tutta la mia forza, successivamente corro via…
Ma come faccio ad essere tanto stupida? Ora sono proprio nei guai, dove vado, a casa non posso tornare ma da una parte è un bene, non avrei sopportato di stare un minuto di più in quell’inferno.
Inizio a camminare guardandomi intorno. Non c’è neanche un locale aperto, questa è proprio sfortuna… per una volta che avevo anche dei soldi con me!
Riesco a trovare una panchina e dopo essermi seduta, la mia parte razionale finalmente si risveglia e mi fa capire che devo fare solo due cose: tornare a casa e scusarmi con quel maniaco, è inutile credere di poter star veramente fuori, sono ancora una ragazza. Mi sento male solo al pensiero di vedere quel sorriso soddisfatto in faccia a quell’animale.
Dopo essermi alzata i miei occhi vengono rapiti  da un signore che è intento ad aprire la porta di un locale.
Mi avvicino e noto una scritta: “Pub Dream”, pensandoci un po’ mi accorgo che c’è scritto sogno e allora perché non inseguirlo?
Entro pian piano, sotto gli sguardi di alcune persone che mi guardono, ma non mi importa gran ché, l’unica cosa che mi importa veramente in questo momento è di trovare un posto dove poter mangiare, sempre che io non voglia suicidarmi.
Ma che avranno da guardare tutti, forse ho qualcosa in faccia. Mi mettono ansia tutti questi sguardi!
Sono nel locale, un arredamento molto semplice ma allo stesso tempo raffinato. La maggior parte dei mobili sono marroni e antichi, le sedie molto comode da quel che vedo…
Un posto veramente carino, i raggi del sole che entrano dalle finestre appena aperte lo rendono molto luminoso e brillante, un vero spettacolo.
Dopo essermi guardata intorno noto che c’è un posto libero e mi siedo immediatamente, ma come ho fatto a non notare prima questo locale magnifico?
Continuo a pensare, pensare e pensare ancora finché…
-signorina desidera qualcosa?- un uomo sulla cinquantina mi compare davanti agli occhi con aria curiosa.
-oh, si grazie!- sono veramente un idiota, è da un’ora che sono seduta e non ho ordinato niente da mangiare. Qualcuno mi avrebbe potuto scambiare per uno spettro.
-vuole che le porta il menù per ordinare qualcosa?-
-si, grazie!- di solito ho una parlantina incredibile ma in questo luogo, non so perché, ma riesco  a dire solo “si” e “grazie”.
Alla fine prendo solo un panino, lo mangio velocemente e poi abbasso la testa, centrando il mio sguardo nel bicchiere che ho davanti e pensando se fra due ore sarò a casa oppure a girare per le città come una vagabonda.
Le persone entrano ed escono, ed io sono persa nel mio mondo, intenta a ragionare sul da farsi.
Sono così persa nei miei pensieri che non noto quel che accade intorno a me, infatti sono andate via quasi tutte le persone.
Lontano da me sento delle voci e cerco di capire qualcosa di quel discorso.
-chi è quella?-
-è una nuova cliente, è il primo giorno che la vedo da queste parti!-
-ma starà lì ancora per molto?-
-invece di fare domande perché non mi dici dove sei stato?-
-ohhh(sbuffando), ma che vuoi sapere? Lo sai che sono vagabondo, no?-
-esci fuori “vagabondo” che mi fai scappare via la clientela con i tuoi modo irruenti di fare!-
-ma quella è morta! Sembra pietrificata!-
A quelle parole inizio a sentirmi qualcosa dentro che mi sta infiammando, ma come si permette?
Certo sono una persona molto pacifica, ma solo fino ad un certo punto!
Mi giro di scatto e i miei occhi si spalancano completamente…
Un ragazzo dai capelli castani, chiari, che al sole sembrano quasi biondi è seduto su un mobile con le cuffie all’orecchie.
O non ha mai usato una sedia in vita sua o non sa neanche cosa voglia dire educazione. Riesco a sentire solo un altro piccolo discorso fra il signore gentile di poco prima e quel ragazzo maleducato.
-scendi da lì!-
-ci sto comodo!- con un  sorrisetto che non passa inosservato ai miei occhi.
-muoviti!-
-quanto sei pignolo, comunque io vado a vedere se c’è qualcosa da sgranocchiare, sto morendo di fame!-
-non ti finire le scorte che mi dovrebbero durare un anno!-
-ma che divertente, però sai… pensandoci bene potrei anche finirle!-
-non costringermi ad accompagnarti, capito?-
-si si, mo arrivo!-
Lo vedo dirigersi verso una stanza e molto curiosa mi dirigo anche io verso quella direzione.
Dopo qualche passo mi riprendo ed inizio a ragionare.
-ma che diavolo sto facendo?- alzando la voce.
Tutti si girano a guardarmi ed io mi trovo nel centro preciso della sala, bella figura che ho fatto, ora ci manca solo il premio finale.
Quel signore mi si avvicina e con l’aria di uno che sta pensando
“questa è uscita da un manicomio!”  mi chiede…
-tutto bene?-
-io… no tutto  bene è solo che… -
avanti Giulie dì qualcosa di sensato per una volta nella vita.
-è solo che…?-
-
cercavo il bagno!-
Quel buffo personaggio davanti a me inizia a tossire, per poi mettersi quasi a ridermi in faccia.
-bé, il bagno è da quella parte, (indicandolo con il dito) ma se ha bisogno di qualcosa non ha che da chiedere!-
-si, grazie… è molto gentile, allora vado!-
ma che cavolo sto dicendo, oggi mi sento male, me ne voglio tornare a casa!
Scappo via per la figuraccia appena portata a termine e dopo aver preso in pieno la porta in faccia cado per terra come un sacco di patate.
-dio che botta!-
Il mio tonfo deve essere stato così forte da svegliare anche i morti.
Inizio a toccarmi la caviglia indolenzita…
Ed io che pensavo che queste cose potessero accadere solo nei sogni.
-che brutta figura, non mi farò più vedere in giro per un mese, qualcuno potrebbe pensare che è appena scoppiata una bomba!-
-se è per questo l’ho pensato anche io!-
Quella voce, ma chi è?
Mi giro e vedo il ragazzo di prima con le braccia al petto, poggiato alla porta, che si sta trattenendo per non mettersi a ridere come un pazzo.
Una rabbia mi invade completamente… che razza di maleducato, nel suo minuscolo dizionario, “educazione” non esiste proprio, secondo me.
Mi alzo barcollando e mi dirigo verso la porta.
-hai bisogno di aiuto?-
-no, c’è la faccio da sola, g…grazie comunque!-
Giro la testa facendo muovere i miei capelli che devono essere un vero schifo dopo la botta ed inizio a camminare.
Solo dopo due passi, (un vero record) perdo l’equilibrio a causa della mia gamba che non mi regge, e per non iniziare il secondo round, con un altro tonfo, mi tengo dal suo braccio.
Purtroppo non riesco a tenermi per  molto e quando sto per cadere vengo presa al volo.
-non vorrei essere invadente, ma mi permetti di controllare la caviglia?-
Alzo il viso e mi ritrovo i suoi bellissimi e chiari occhi verdi puntati nei miei.

Sono passati quindici minuti ed io sono seduta su uno sgabello alto mentre lui mi fascia le caviglia dopo avermi messo un  po’ di ghiaccio.
-così dovrebbe andar bene, ma ti consiglio di tornare a casa e riposarti!-
Anche senza conoscermi mi ha aiutato, deve essere una persona molto gentile anche se non lo da a vedere ed io lo guardo. Il suo viso, i suoi capelli, i suoi magnifici occhi.
-pensi di guardarmi ancora per molto?-
La sua voce mi risveglia da quei pensieri e arrossendo abbasso il viso.
-ma guarda che se vuoi puoi anche continuare a guardarmi!- ecco quel sorriso da deficiente, mi sembrava troppo strana la faccenda per credere veramente che non fosse tanto stupido quando credevo, ma ora capisco di essermi sbagliata.
-perché mai ti dovrei guardare?- girandomi, ma in quel momento lo vedo intento a guardare l’ora.
-oh cavolo, farò tardi!-
-e??-
-mi dispiace ma devo proprio andare- lo osservo mentre prende le sue cose, ma prima di andare via lo vedo avvicinarsi.
Un secondo, un attimo, e le sue labbra si trovano sulle mie, ma si staccano velocemente.
-avrei voluto stare quì!- soffiando sulle mie labbra ancora vicinissime alle sue.
In quel momento mi riprendo dallo shock e ricollegando il cervello mi allarmo immediatamente.
Inizio un monologo di varie imprecazioni contro di lui, mentre quell’idiota sorridendo, anzi, ridendo, apre la porta, e prima di chiuderla si gira di nuovo verso di me.
-stai attenta alla caviglia, penso tu non voglia finire in ospedale!-
Detto questo va via… e a me che rimane di lui? Solo la sua immagine e quel bacio.
A proposito del bacio… IO LO AMMAZZO!


Angolo dell’autrice.
Ciao a tutti, io sono nuova ma ho deciso comunque di iniziare a scrivere qualcosa.
Spero vi piaccia la mia fan fiction, anzi la mia prima fan fiction
e scusate in anticipo se ci saranno errori!
                                                                                                                                        
Lady Hawke

 






 



 

 

  
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