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Autore: momo_    19/08/2010    1 recensioni
Questo racconto nasce, in realtà, come compito di Italiano sui Promessi Sposi. Ma visto il mio interesse per la scrittura, e visto l'impegno impiegato per portarlo a termine, ho deciso di postarlo qui. La storia vede come protagonisti due vecchi Renzo e Lucia, alle prese con un fastidioso ed attempato Don Rodrigo. Spero vi piaccia (:
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scendeva la sera di un maggio piuttosto caldo.
Le cicale cantavano da fuori la finestra e una leggera brezza smuoveva le fronde delle betulle e dei radi fili d'erba che circondavano l'edificio.
Nel centro del piccolo giardino, gruppi e gruppetti di anziani sedevano sulle panchine, e i colori sgargianti dei loro maglioni li facevano sembrare piccoli stormi di pappagalli appollaiati sul loro ramo, in attesa di qualcosa d'interessante.
-Che ore fai?- chiese uno di quelli al suo vicino.
Il più anziano allungò faticosamente il braccio in avanti e rispose con voce talmente flebile che il povero Lorenzo, lì accanto, non riuscì a sentire la risposta.
-Che ore fai?!- ripeté quindi alzando la voce e sistemando con la destra il piccolo auricolare.
Lorenzo Tramaglino, conosciuto da tutti come Renzo, era un ottantenne alquanto impulsivo che aveva vissuto la sua vita da buono ed onesto filatore di seta e ancora andava vantandosi d'avere sposato la giovine più bella del suo paesello, la stessa che ora gli sedeva accanto e che, con dolcezza, gli sistemava il collo della camicia, ancora insozzato dalle briciole della colazione.
Otto precisi rintocchi risuonarono forti e chiari dal centro del paese e, in quel preciso istante, tutti quanti saltarono in piedi come se d'un tratto avessero ripreso la forza di uomini e di donne di vent'anni.
Incominciarono ad avanzare veloci verso la porta dell'imponente edificio; c'era chi zoppicava aggrappato al proprio bastone e chi, invece, schizzava a destra e a manca a cavallo di una vecchia carrozzina.
-Si inizia, si inizia!- gridava qualcuno in modo nervoso gesticolando e alzando al cielo le mani; e a quel grido tutti risposero aumentando la velocità e quello che all'inizio era stato presentato come un tranquillo gruppetto di anziani, si era trasformato in un branco di scimmie impazzite.
In mezzo quell'orda di gente, la povera Lucia veniva trascinata con impeto da una parte all'altra come fosse una bambola di pezza e l'unica cosa che riuscì a fare fu quella di stringere con tutta la sua forza il rosario che teneva nella tasca del maglione.
Quando, finalmente, Renzo e la sua consorte arrivarono all'ingresso, non riuscirono a trattenere lo stupore; nonostante tutti i sabati accadessero le stesse cose, ogni volta, per i due, era un'emozione nuova.
Come d'abitudine, un grande striscione era stato appeso alla porta della sala principale e tutto era stato decorato con nastrini e fiocchetti, probabili scarti del precedente Natale.
Le grandi lettere cubitali, colorate in modo un po' trascurato da infermieri frettolosi, erano la spiegazione di tutto quel caos: “Tombolata dell'Ospizio Lecchese Los Viejos Amigos, Buon Divertimento!”.
Nel leggere quelle poche righe, la situazione degenerò ulteriormente: tutti gli anziani presero a battere le mani all'unisono e ad entrare in sala pestando a terra i piedi come fossero soldati pronti alla battaglia.
Seduto ad uno dei tavoli centrali, con il suo costoso bastone di mogano appoggiato alla sedia e la sciarpa di seta legata attorno al collo, il vecchio Don Rodrigo sorseggiava un po' di vino in un bicchiere di plastica, e i suoi modi raffinati ed altezzosi, lo facevano sembrare un vegliardo sovrano con un calice d'oro zecchino.
Era nato nelle vicinanze di Lecco e non aveva mai conosciuto la fame e la miseria; tutti i suoi averi e le sue ricchezze lo avevano sempre aiutato, consentendogli una vita agiata e senza troppi grattacapi.
Lui e la sua schiera di vecchi tirapiedi facevano parte del Consiglio dell'Ospizio, l'organo principale, che si prendeva il disturbo di organizzare serate come quelle.
In realtà, il loro unico compito consisteva nella supervisione del tutto: ogni venerdì sera si riunivano in sala, sedevano sulle loro quattro seggioline sgangherate, si armavano di grissini integrali e, tra un morso e l'altro, prendevano a sventolarli a destra e a manca, come fossero l'oggetto del loro grande potere. Un semplice gesto della mano bastava a far entrare in panico tutti quegli infermieri che lavoravano per il Consiglio; con il passare del tempo, infatti, i quattro uomini erano riusciti a mettere insieme un buon numero di giovani lavoranti corrotti pronti a fare i salti mortali pur di accontentare i ricchi signori.
Quella sera furono proprio questi a servire le cartelle ai presenti, i quali avevano già preso posto e riempito tutto il salone.
-Dì un po', giovane...- sussurrò Renzo a uno degli infermieri, cominciando a sistemare le sue. -Perché tutti hanno due cartelle tranne quei quattro laggiù, che ne hanno il doppio a testa?- con un lieve cenno del capo indicò il tavolo di Don Rodrigo.
-Signor Tramaglino,- incominciò il ragazzo -si tratta dei signori del Consiglio, queste sono le regole.-.
La mano di Lucia strinse quella dello sposo, convincendolo a trattenere le parole, che uscirono dalla sua bocca sotto forma di un calmo sospiro.
-Renzo, mio caro, pensiamo a divertirci, per favore.- sussurrò Lucia con voce supplichevole abbassando la testa, come stesse recitando una preghiera.
A quelle parole il vecchio sorrise e cercò di concentrare la sua attenzione sul fondo della sala, dove tutti i preparativi erano stati terminati e il battito sonoro delle mani del Griso preannunciava l'inizio della serata. -Signori, state calmi! Non fatemi arrabbiare!- tuonò questo in direzione degli anziani. -Siete tutti pronti? Io comincio ad estrarre.-
Sull'intera sala calò un piacevole silenzio; tutti quanti si erano ammutoliti e concentravano la loro completa attenzione sul gioco, speranzosi di poter vincere il premio del giorno.
Il tutto era scandito dai precisi battiti dell'orologio appeso accanto alla porta e dal vociare del Griso che scandiva i numeri uno per volta e riusciva a farsi intendere da tutti al primo colpo.
Incredibile come, quella sera, il gruppo dei quattro del Consiglio fosse baciato da un'altrettanta incredibile fortuna. Il vecchio conte Attilio e il signor Podestà si erano già aggiudicati rispettivamente una cinquina e una quaterna, mentre il dottor Azzecca Garbugli, attempato avvocato in pensione, dopo il tredicesimo bicchiere di vino, era riuscito ad ottenere un bel terno.
-Sfortuna maledetta!- imprecava Tonio di tanto in tanto, facendo innervosire ancora di più il vecchio Renzo, che si limitava a scaricare la rabbia battendo i pugni sul tavolo. Era così concentrato sulle sua cartelle ancora tutte vuote che non si accorse dello sguardo di Don Rodrigo che, puntualmente, ogni sei o sette minuti, si andava a posare sul viso di Lucia, e quella, infastidita, abbassava il capo e tra i capelli grigi nascondeva le gote colorate di porpora.
Dopo l'ennesimo buco nell'acqua, il vecchio Renzo, insospettito dallo strano comportamento della moglie, girò il viso verso destra e si accorse dello sguardo di Don Rodrigo puntato su di lei.
La rabbia gli ribollì in petto e senza stare troppo a pensarci su, si alzò in piedi facendo cadere in terra la sedia e concentrando l'attenzione di tutti su di lui.
-Canaglia! Se non posi gli occhi altrove potrei cavarteli via!- prese a gridare minaccioso, puntando il dito verso il signore del Consiglio.
-Suvvia, suvvia!- rispose quest'ultimo facendo cenno con la mano di sedersi -Non ho fatto nulla di male. Perché non cercate di calmare i bollenti spiriti e continuate a giocare?-
-Calmarmi? Calmarmi?! Non permetto che qualcuno fissi la mia donna con quegli occhi astuti! Nascondi qualcosa, si vede benissimo!-
-Suggerisco un paio di occhiali! Siete solo un vecchio pazzo!- sbraitò Don Rodrigo perdendo le staffe.
-Sono uomo di mondo, io!- disse Renzo con sguardo collerico -Certe cose le conosco troppo bene! Sei interessato a lei!-
-Dovrebbe sentirsi onorata la vostra signora!-
Il diverbio proseguì per una manciata di minuti, accompagnato dal sogghignare divertito del conte Attilio e dagli sguardi attoniti dei presenti e della stessa Lucia.
-Basta così!- interruppe bruscamente il Griso -Si sieda signor Tramaglino e smetta di dare spettacolo! E voi altri, riprendete a giocare! Diciotto! Segnate il diciotto!-
Il Griso era uno dei tanti infermieri che lavoravano alle dipendenze del Consiglio, un omaccione alto e robusto, facilmente irritabile e dai modi rudi; aveva il compito di far procedere al meglio la tombolata, e di fare in modo che tutto andasse come deciso la sera precedente. Era in grado, infatti, di riconoscere i vari tipi di numeri in base alla carta sulla quale erano stati scritti; come facesse nessuno lo sapeva, ma era sicuramente grazie a questa sua abilità innata che il Consiglio poteva essere certo di avere sotto controllo l'intera situazione.
-Bene,- disse il Griso interrompendo il gioco per un momento -è ora che vi sveli il premio di oggi.-
Tutti gli occhi erano puntati unicamente su di lui, desiderosi di scoprire di che cosa si trattava.
-Un soggiorno all'Hotel Don Abbondio, a Pescarenico per due persone.- lesse con voce solenne stringendo tra le mani un foglio di carta.
Renzo sentì un brivido percorrergli la schiena e il pensiero di lui e sua moglie, felicemente abbracciati su un vecchio dondolo di un tranquillo albergo a Pescarenico, cominciò a farsi largo nella sua mente fino ad occuparla appieno; la sola idea di prendersi una vacanza lo faceva uscire fuori di testa.
-La vincerò io, ci dovessi scommettere i calzoni!- il vecchio si alzò in piedi battendo sul tavolo l'ennesimo pugno.
Il gioco proseguì spedito e tutti i concorrenti rimasero concentrati fino alla fine, fino a quando Don Rodrigo, con fiero proferire, annunciò la sua vincita.
Un velo di delusione avvolse l'intera combriccola di anziani e l'amaro della sconfitta avvelenò le loro lingue e spense quel fioco barlume di speranza che illuminava il loro cuore raggrinzito.
Renzo si lasciò sprofondare sulla sedia, appoggiando la testa allo schienale e abbandonando le cartelle al centro del tavolo, ancora tutte vuote.
-Non è possibile.- la voce uscì dalle sue labbra come un sospiro, incredulo di fronte a quanto fosse accaduto; il gruppo del Consiglio era riuscito ad accaparrarsi tutti i premi più ambitii, lasciando a bocca asciutta il resto dei commensali.
Nello stesso istante in cui Renzo decise di arrendersi, una strana figura fece il suo ingresso nel grande salone.
Era una donna di mezz'età, dai lunghi capelli raccolti sulla nuca e dalla pelle chiara; indossava la divisa come tutte le altre infermiere, ma la sua, particolarmente bianca, emanava una luce radiante, quasi angelica.
Attraversò la sala stringendo a sé una cartelletta clinica e sorridendo a tutti i presenti con incredibile dolcezza.
-Signorina Provvidenza...- balbettò don Rodrigo arretrando di qualche passo.
Preso il suo posto al centro della sala, poco distante da un incredulo Griso, parlò con calma appagante: -Sembra che qualcuno stia approfittando del proprio potere. Questo non è corretto. Ho intenzione di estrarre da questa scatola- proseguì seriosa indicando il grande pacco lì accanto -colei o colui che incasserà la metà del premio.-.
Gli anziani, così interessati da fissare inebetiti la scatola di cartone, sentirono quel barlume di speranza riaccendersi e divenire fuoco bollente.
La donna estrasse un numerino, lo guardò attentamente per una manciata di secondi interminabili e con il dito scorse sulla cartelletta il nome del fortunato.
-Lorenzo Tramaglino.- proferì infine ritrovando il sorriso.
Ecco, colui che ebbe la fortuna di vincere un fantastico soggiorno di una settimana all'Hotel Don Abbondio a Pescarenico in compagnia del membro principale del Consiglio dell'Ospizio di Lecco, fu proprio il nostro Renzo.
  
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