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Autore: lilyblack    19/08/2010    12 recensioni
Pretendo di potermi ancora illudere, di poter sperare ancora di cambiare il mondo per poter un giorno tornare da lui. Ho bisogno di nutrire nel mio cuore la muta speranza di poter un giorno provare a me stessa che non è vero che il sogno è l'infinita ombra del vero, ma che di tanto in tanto i sogni si avverano.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Narcissa Malfoy, Remus Lupin
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Crack couple contest

Questa è una storia che ha partecipato al CRACK PAIRING CONTEST indetto da Only:me sul forum di Efp ed è arrivata undicesima.
E' una storia a cui tengo molto *_* e ne vado fiera,nonostante non sia arrivata prima.
Spero piaccia anche a voi.






Non amo il buio.
Non amo i gufi che lanciano i loro suoni gutturali sulla mia testa come se volessero mangiarmi.
Non amo quella lucertola che ho appena scansato per un soffio.
C'è chi dice che io, Narcissa Black Malfoy, non ami nessuno se non me stessa: punti di vista, parole nate da cervelli che non hanno visto e vissuto quello che io ho dovuto sopportare e sentire sulla mia pelle.
Ho avuto tanto è vero, ma altrettanto mi è stato tolto.
La vita è una bilancia in cui il piatto di ciò che ti viene tolto è spesso il più pesante e io ho accettato il mio destino molto tempo fa.
Cammino nel buio senza guardare il terreno, mi lascio guidare dalla memoria dei miei piedi estremamente fiduciosa, mentre spero nel più profondo del cuore di non incappare in un'altra lucertola.
Se fossi stata Bellatrix avrei ucciso la mia paura.
Se fossi stata Andromeda me ne sarei presa cura, facendola diventare un amore.
Ma non sono nessuna delle due.
Mi sento, talvolta, meno viva di questo giardino che attorno a me sprigiona tutta la sua forza naturale lasciando che i rami di alberi diversi, abbandonati al vento, si intreccino tra di loro dimentichi della pianta che li ha generati.
Un gufo mi fissa dal ramo basso di una quercia e io accelero il passo verso la mia meta, continuando a guardarmi indietro per assicurarmi che l'infido animale non mi segua.
Arrivo a destinazione sana e salva: ho imparato da bambina a guardarmi le spalle, non è un'abilità improvvisata la mia.
Guardo la capanna che ho davanti a me e deglutisco, nascondendomi meglio sotto il cappuccio di seta del mio mantello seppur io sappia che stando qui non rischio nulla.
Lucius mi ha lasciata all'ingresso non più di dieci minuti fa, in questo momento starà tentando di spadroneggiare anche in un regno che non appartiene ne a lui ne ai suoi soldi.
In questo regno, non gli appartengo nemmeno io.
Lo sanno tutti che Hogwarts non fa parte del mondo reale: quando oltrepassi i cancelli sei in un luogo dove può succedere qualunque cosa.
Sento voci lontane accompagnate da passi pesanti, passi che coprono qualsiasi altro suono compreso quello del mio amico gufo.
Sorrido quando mi rendo conto che non ho dimenticato le sue abitudini, e che riesco ancora a riconoscere il suo passo da mezzo gigante a numerosi metri di distanza.
Mi muovo improvvisamente spavalda, ma tutta la mia strana allegria che mi fa assomigliare ad un pagliaccio muore quando i miei occhi incontrano la figura claudicante che accompagna la mascotte della mia adolescenza.
Indietreggio perdendomi nel buio e mi appoggio, per non cadere a terra, all'albero più vicino alla capanna mentre il fiato mi muore in gola.
Totalmente avvolta nella stoffa nera, faccio appena capolino dall'intelaiatura della finestra per spiarli.
Lui ha ancora i segni della luna piena incisi sul volto e sopporta tutto con quella stoicità che continua a farmi tenerezza, oggi come allora.
Un mezzo gigante.
Un lupo mannaro.
Non ho mai avuto una visione della vita estremamente proporzionata e canonica.
Non sono cattiva e subdola.
Non sono coraggiosa e buona.
Sono fuori da molte definizioni.
Li vedo sedersi ai soliti posti:Hagrid si lascia cadere su un piccolo divano sgangherato che ha visto giorni migliori e Remus è vicino alla finestra, a debita distanza.
Le voci di due ragazzini aleggiano nell'aria, nei ricordi, e io mi conficco le unghie nei palmi delle mani per non estraniarmi dalla realtà.
Pretendo dalla mia mente che rubi ogni attimo di questa scena e che custodisca il tutto gelosamente.
Pretendere.
Ordinare.
Imporre.
Sono indubbiamente diventata la Black che i miei genitori volevano, se do ordini perfino alla mia memoria.
Vorrei avere la forza di girare le spalle e dirigermi verso il castello.
Vorrei avere il coraggio di entrare da quella porta e sorridere.
Vorrei non avere la vigliaccheria necessaria a rimanere ferma dove sono, cosa che inevitabilmente faccio.
Ho sempre amato l'ambizione, la furbizia e l'orgoglio dei miei Slytherin e come nel più realistico dei libri non incarno nessuna di queste qualità.
Sono ricca.
Bella.
Incommensurabilmente sola.
Mi basterebbe girare l'angolo e spingere quella porta dai cardini mai oliati, ma il mio amico gufo si decide ad aprire quel becco inopportuno proprio quando stavo per avanzare un passo, bloccandomi sul posto per la paura.
Ottimo alibi, ho quasi convinto me stessa.
Il premio per la miglior scusa va a : Narcissa Black Malfoy.
Stanno parlando.
Posso sentirli dalla mia postazione ma provo a non ascoltare perché so qual'è l'argomento della serata:Lucius Malfoy, il mangiamorte redento, la più grande delle mie fortune secondo il sadico senso dell'umorismo dei miei genitori.
Oggi un ippogrifo ha ferito un ragazzo e sarà abbattuto. Nello stesso istante in cui il pensiero mi sfiora le meningi abbasso vergognosa lo sguardo.
Quando Draco ha smesso di somigliarmi ed è diventato un piccolo Lucius?
Non lo so, visto che non posso fare a meno di amarlo.
Potrebbe anche essere il diavolo, ma rimarrebbe comunque mio figlio.
Quando rialzo gli occhi si stanno versando del vino.
Vino rosso.
Gocce infinite di color Amaranto scivolano da una bottiglia lievemente sbeccata che conosco fin troppo bene, fino agli altrettanto conosciuti bicchieri di coccio,ma io per uno strano scherzo del destino le sento in gola.
Deglutisco e socchiudo le palpebre come se stessi realmente bevendo.
L'amaranto del vino è quel ponte verso i ricordi che il mio inconscio stava disperatamente cercando da quando lui si è impossessato del mio campo visivo.
''Cissy,tu non sei come loro,tu ami in una maniera speciale'
La voce che mi rimbomba nella testa,come la scena che mi ritrovo davanti una volta rifocalizzato lo sguardo, non appartiene al presente ma ai tempi che furono.
Remus portava la divisa,io invece mi ero messa un vestitino rosso come il vino per farlo contento: adorava così tanto questo colore chiassoso che non sono mai riuscita a fare a meno di vestirmi così dopo la luna piena, per farlo sorridere
.
'Siamo qua per parlare di me forse?'
'Ovviamente...'
La frase gli morì in gola e un sorriso malandrino spuntò di fronte al mio cipiglio severo made in Black; diceva sempre che gli sembrava di avere davanti una versione più disciplinata di Sirius quando facevo così.
Più disciplinata e bella, ma ho sempre tentato di dimenticare i complimenti che mi facevano arrossire.
'Tu quest'anno hai i M.A.G.O. e una ragazzina di un anno più piccola deve aiutarti a ripassare pozioni. Vergogna Caposcuola Lupin!'
Una risata simile ad un ululato riempì al stanza, e fu lui quella volta ad assomigliare a Sirius.
Sirius era, davanti agli occhi del mondo, l'unica cosa che noi avessimo in comune: mio cugino e uno dei suoi migliori amici.
Ma il mondo era chiuso fuori dalla porta della capanna di Hagrid e noi amavamo far finta di nulla e perderci in un mondo tutto nostro.
Sognavamo, sognavamo ad occhi aperti.
Sognavamo anche mentre lui era chino su quel libro di pozioni quasi intonso: quella materia proprio non ce la faceva a sopportarla e invece a me veniva spontanea e naturale.
Essere soli in quella piccola casetta cadente non ci metteva in difficoltà, ci sentivamo parte di qualcosa di unico e protetto ed eravamo così sicuri del nostro minuscolo universo da non sentire il bisogno di parlarne, di raccontarci sentimenti e pensieri.
Forse avremmo dovuto: l'avevo pensato più volte negli anni a venire, quando tutto era ormai finito.
Avevo pensato più volte a tante cose.
Al giorno in cui l'avevo visto per la prima volta, per esempio,a soli undici anni : Sirius era in infermeria ferito e io andavo a trovarlo quando nessuno mi vedeva. Un piano sicuro ed affidabile, ma non avevo tenuto conto che i suoi amici avevano la stessa identica tendenza a ficcarsi nei guai e finire in infermeria. Un pugno di tenerezza mi raggiunse lo stomaco alla vista di quel volto emaciato che dormiva e non riuscii a fare a meno di fargli una timida carezza proprio li, su quei tagli profondi.
Sbirciai la cartellina che l'infermiera teneva su di lui e lessi per la prima volta il suo nome : Remus J. Lupin.
Una volta, sei anni dopo, lui mi disse che non avrebbe mai dimenticato il tocco gentile di quella creatura bionda che pensava gli fosse apparsa in sogno: fu l'ultima cosa che mi disse prima di uscire per sempre dalla mia vita.
Lo amavo e lo lasciai andar via.
Non ho mai voluto la scusante di essermi accorta solo dopo averlo perso ciò che provavo per lui: sapevo benissimo che Remus poteva farmi felice più di molti altri, ma non ero realmente la versione femminile di Sirius e non avevo abbastanza fegato da rinnegare la mia famiglia.
Narcissa non era Narcissa senza il suo bel cognome.
Lui sapeva benissimo che non avrei mai scelto lui, ma ha permesso comunque a due ragazzini innamorati di vivere sei splendidi anni.
Mi capiva più di chiunque altro e ha sempre compreso quale peso avesse per me l'imposizione della mia famiglia, quanto fosse estremamente simile alla bestia che lui portava nel sangue.
La mia vita era decisa da prima che io potessi essere concepita:come si può combattere tutto questo?

Non è passato natale senza che il nostro primo bacio mi tornasse alla mente.

'Non voglio andare a quella festa,non voglio'
'Sarà solo una festa 'Cissy...'
Le voci irruppero di nuovo nei miei pensieri, con la determinata testardaggine di quelle maledizioni che non ti lasciano mai in pace e mi fecero volare, per l'ennesima volta, fino al mio secondo anno ad Hogwarts.
Eravamo in una delle aule in disuso dei sotterranei, Remus mi stava pazientemente ascoltando mentre mi lamentavo della festa di natale alla quale avrei dovuto partecipare e alla quale avrei dovuto ballare con Lucius.
Io non volevo ballare con Lucius: ero una ragazzina sognatrice e viziata che pensava bastasse pestare i piedi per far girare il mondo a proprio piacimento, ricevendo indietro nient'altro che inchini ossequiosi.
Io volevo ballare con Remus.
'Voglio andarci con te..'
La mia voce a distanza di anni rimbomba nelle mie orecchie patetica e rotta da un dolore che pensavo troppo grande, non immaginando minimamente cosa sarebbe venuto dopo.
Ci fissammo negli occhi per un attimo interminabile e alla fine di quello sguardo lungo come un sogno, entrambi avemmo bene in chiara nella mente la consapevolezza di quanto tutto quello fosse difficile.
Lui mi accarezzò un zigomo pallido e poi mi baciò: fu il primo di mille e mille baci e il bacio più bello che io abbia mai dato.
A volte è strano come un qualcosa di infinitesimale ci possa far cambiare il modo in cui vediamo il mondo. Un semplice bacio ci permise di crederci invincibili, più forti del destino.

'Sarò qui ad aspettarti quando tornerai..'
Mi aspettò veramente quella volta, come tutte le altre che seguirono, asciugò le mie lacrime e io medicai le sue ferite ignari che il tempo ci stava scappando tra le mani.

C'è un solo ricordo che non si è mai allontanato dalla mia mente un solo istante,ed è quello del nostro ultimo bacio.

Avevo diciassette anni e lui era già diplomato da un anno, ma non avevamo smesso di vederci continuando ad utilizare tutte le più piccole locande di Hogsmeade per ritagliarci qualche ora.
Il nosto amore negli anni si era trasformato da timido affetto a passione orgogliosa,tenace e gelosa di qualsiasi cosa ci distraesse dall'altro ma, allo stesso tempo, tante cose fra noi non erano cambiate: lui mi aspettava dopo ogni incontro con la mia famiglia e io ero sempre li ad accoglierlo, dopo ogni luna piena, con qualcosa di rosso addosso per strappargli un sorriso.
Lo amavo profondamente.
L'affetto e il desiderio che provavo per lui permeavano ogni mia più piccola cellula, ma quel giorno avevo sentito che c'era qualcosa che non andava: le carezze erano state malinconiche e il fare l'amore aveva assunto un tono rabbioso e angosciato.
I nostri corpi si erano divisi solo quando le energie erano allo stremo e fu allora, quando lui che non fumava mai si accese una delle mie sigarette, che fui investita dalla consapevolezza che stavano per arrivare parole che lui non avrebbe voluto dire e che io non volevo sentire.

'Ti fa male fumare dopo la luna piena...'
'Fa male fumare in generale..'
'Io faccio tante cose che mi fanno male...ma sono sempre quì no?'

La mia voce aveva qualcosa di patetico nel palese tentativo di riportare il discorso su qualcosa che non fossero le parole che stavano per uscirgli dalle labbra, anche se ancora non ne conoscevo l'esatta forma.

'Prenditi cura di te 'Cissy..'
'Non ce n'è bisogno..ci sei tu.'
'Fra due settimane ti diplomi...'

Sapevo che sarebbe arrivato quel momento: la festa per il mio fidanzamento ufficiale era fissata dopo un mese esatto dal mio diploma, in piena estate, nel giardino di Malfoy Manor.
Non ebbi nemmeno il bisogno, o la forza, di parlare per intristirmi: le lacrime scesero da sole mentre qualcosa nella mia anima si rompeva.
Mille piccole schegge di anima rimasero li, per terra, in una locanda di second'ordine.
Chiusi gli occhi nel vano tentativo di far scomparire quel momento atroce, ma quando li riaprii lui mi dava ancora le spalle e io mi aggrappai alla sua pelle ancora nuda abbracciandogli il collo da dietro per il bisogno spasmodico di sentirlo contro la mia pelle.
Eravamo vicinissimi ma non ci guardavamo.
Le mie lacrime scesero copiose e fu solo quando lui ebbe la schiena interamente bagnata che si voltò ad asciugarmele.

'Non ho mai preteso che tu scegliessi me,'Cissy...Ognuno ha la sua belva..'

Si stava rivestendo e io singhiozzavo, sempre più patetica.
Vederlo andar via mi stava dilaniando ogni più piccola cellula del mio inutile corpo purosangue; stringevo il lenzuolo fra le dita e, non riuscivo a staccare i miei occhi dai suoi, nei quali vedevo scorrere quei sei splendidi anni che avevamo passato insieme e che erano finiti.
Era finito tutto e non potevo far altro che accettarlo.

'Ti amo Remus...'
'Ti amo anche io 'Cissy, è per questo che vado via..'

Lui non piangeva mai, eppure in quel momento sentii il fantasma delle lacrime nella sua voce e corsi verso di lui, allacciando le mie braccia al suo collo per consolarlo un'ultima volta.
Lo baciai fino a che le labbra non mi fecero male e poi continuai a piangere, con il volto contro la sua camicia.

'Non voglio perderti..'
'Sarò nei tuoi ricordi...'
'E io sarò nei tuoi?'

Alzai gli occhi verso i suoi e ancora oggi so che nessuno, nemmeno mio figlio, mi ha mai guardato con tanto amore.

'Porterò sempre con me le carezze di questo angelo biondo che è uscito dai miei sogni sei anni fa...'
'Remus...'
'Sarai sempre nel mio cuore Narcissa...'

Mi baciò per l'ultima volta e dopo aver guardato l'orologio si smaterializzò verso una vita nella quale io non ero più contemplata.


Si è spesso ignari che il tempo è un tiranno sadico, pensiamo di averlo in pugno ed è solo quando è fuggito via che vorremmo riaverlo indietro.

' Non ho intenzione di retrocedere, Preside'

Il sibilo quasi serpentino della voce del mio adorato marito mi arriva alle orecchie come una stilettata, facendomi indietreggiare tanto velocemente dalla finestra da rischiare di cadere all'indietro; mi ero talmente crogiolata nei ricordi da rischiare di essere scoperta senza potermelo permettere.

'Lucius...ragiona..'

La seconda voce è bassa, melliflua e unta: Severus Snape, un uomo che incarna un mistero perfino per me che sono abituata non solo a leggerli gli spazi fra le righe, ma anche a viverci in mezzo.
Respiro a fondo e getto un'ultima furtiva occhiata all'interno della capanna dove il mio grande gigante gentile e il mio lupacchiotto oramai hanno avvertito presenze estranee. Volto le spalle a quel luogo dove sono stata mille volte e mi tolgo il cappuccio, lasciando fuoriuscire la maschera più vera di me : l'algida Narcissa Malfoy, la regina di ghiaccio.
Non posso fare a meno di studiare la figura di mio marito mentre cammino verso quel terzetto male assortito di uomini: Lucius è impeccabile, apparentemente perfetto e privo di qualsiasi imperdonabile difetto, il che lo rende il marito che qualsiasi donna avrebbe voluto, al di fuori di colei che se l'é sposato veramente.
Arrivo alle spalle di Albus Dumbledore e mi fermo a qualche passo da loro, in una posizione che mi nasconde perfettamente alla vista la capanna, per poi esibirmi in due educatissimi colpetti di tosse al fine di attirare l'attenzione sulla mia figura.
Una serie di saluti si sovrappongono e la figura massiccia ed elegante di Lucius si affianca alla mia provocandomi una seria di istinti omicidi che solitamente ignoro benissimo, ma che stasera ho tutto il diritto di lasciar sfogare almeno nella mia testa.
Il preside dopo avermi salutato cordialmente fa per chiedermi qualcosa, ma Hagrid irrompe nella scena con la sua solita mancanza di tempestività rompendo tutti i miei sogni di gloria.
A distanza di pochi istanti il cuore mi sale fino alla gola per la terza volta e rischio di strozzarmi nel tentativo di risultare assolutamente impeccabile e affatto turbata.

'Non dovete stare qua..nella mia casa...io proteggo becco...becco è un bravo animale..'

Anche a dieci metri e vent'anni di distanza riesco a sentire l'ingenuo dolore che permea la voce di Hagrid e mi verrebbe quasi voglia di urlare e proteggerlo, ma rimango a nascondermi dietro le spalle di Dumbledore che mi protegge inconsciamente. Probabilmente se sapesse mi costringerebbe a parlare, testardo com'è a voler credere fino in fondo che tutti dobbiamo essere coraggiosi quando si tratta del nostro destino.

'Veramente è la proprietà della scuola...'
'Io non voglio sentire quello che dice lei..lei dice bugie..questa è casa mia,il preside fa stare quì..'

Il mio grande gigante gentile che morirebbe pur di difendere coloro che ama.
Un tempo quell'omone immenso che ora si sbraccia per scacciare Lucius e gli altri era stato un mio caro amico, ma probabilmente ora non si ricorda più di me se non come della ragazzina che ha rinunciato al suo sorriso per diventare la Signora Malfoy.
L'idea che lui ora possa anche lontanamente provare odio per me è più dilaniante quì, a pochi passi dalla casa e dagli animali che vuole a tutti i costi difendere, di quanto non sia stato negli ultimi decenni.

'lei è un irresponsabile..'
'io ho detto di essere attenti a Becco..'

Mi fa quasi piangere quest tono strenuo e disperato con il quale difende una delle sue tante creature, sembra un bambino a cui stanno portando via la mamma e io sono quì, impotente, a fare la parte della cattiva che non ho mai sentito meno mia.
Sono una brava attrice ed è da quando ho diciassette anni che recito la parte di Narcissa lasciando 'Cissy in soffitta, ma ci sono dei momenti che mettono a dura prova il mio autocontrollo e questo è in cima alla lista. Lui è fuori la porta, lo sento anche se non lo vedo e non so quale istinto prevale in me, se quello autolesionistico di correre da lui o quello di sopravvivenza che mi grida di rimanere dove sono e nascondermi fino a che non sarà tutto finito.

'Signor Malfoy...si calmi.'
'Preside, mio figlio è stato profondamente ferito per l'incompetenza di questo....'

Posso sentire il disprezzo nella voce di Lucius anche se non lo guardo in volto.
Posso sentire il veleno uscire dalle sue labbra mentre il bel volto virile rimane impassibile.
Posso immaginarlo perchè somiglia a qualcuno che conosco molto bene: me stessa.
La lite continua ma io non li ascolto più, riesco solo a guardare con terrore quello spicchio di terra dove prima stazionavano i piedi di Dumbledore e che ora lascia invece intravedere la terra lasciandomi scoperta.
Ho lo sguardo basso e nemmeno il cappuccio a proteggere i miei capelli biondi, sporcati da quell'unica ciocca nera che mi ha sempre marchiato la testa per ricordarmi, in ogni istante della mia vita, il mio essere una Black.
Sento i loro sguardi su di me mentre le parole di Lucius continuano a riempire l'aria di prosopopea, e percepisco distintamente che il mio autocontrollo comincia a cedere.
So che Lucius non si fermerà fino a quando non sarà sicuro di aver avuto l'ultima parola e respiro a fondo, pronta ad affrontare quello che mi aspetta.
Non rispondo alla domanda che mi arriva da Dumbledore semplicemente perchè sono troppo impegnata a non alzare lo sguardo per aver realmente capito cosa mi è stato detto.
Riesco a vedermi: elegantemente vestita di nero, con lo sguardo basso e un'espressione poco felice sul volto; senza volerlo sono ancora una volta perfettamente calata nella parte che mi viene assegnata.

'il figlio suo mente..'
'come si permette'
'io dico parole vere preside...'

La lite continua senza esclusione di colpi ed è solo questione di attimi perchè Dumbledore torni a voltarsi verso di me lo so, lo sento nell'aria umida di questa foresta che sembra volermi soffocare.

'Narcissa...'
'Mia moglie è sconvolta Preside...'

Alzo la testa, ma ho gli occhi ancora bassi e quando tento di dire qualcosa il fiato mi muore realmente in gola.
Sembro sincera, ma in realtà mi vergogno di me stessa ed è questo il solo motivo per il quale non riesco a far fuoriuscire una sola parola dalle mie labbra pallide. Vedo, in questa strana trance che mi ha colto, una mia mano alzarsi in aria come a voler prendere parola per poi piegarsi su se stessa in un spasmo involontario.
Mi faccio pietà da sola.
Pietà.
Uso questa parola con cognizione di causa e non la scambio con ipocrisie come tenerezza o tristezza.
Sono pietosa.
Andromeda e Bella non farebbero mai niente del genere, anche se per motivi diversi.
Le mie sorelle reagirebbero ma io sembra che abbia perso la capacità di farlo.

'Narcissa...tu cosa ne pensi?'

Ancora Dumbledore.
Sento l'aria attorno a me fermarsi, i cuori spegnersi nell'attesa di un mio cenno o di una mia qualsiasi parola e decido di continuare la farsa.
The Show must go on.
Lo show deve andare avanti e qualsiasi cosa tu debba sacrificare per non rompere l'equilibrio è un sacrificio ben speso: una delle tante massime di mia madre.

'Mio figlio....'
Ci provo o per meglio dire, ci ho provato.
Sento per qualche istante la mia voce perdersi nell'aria tremante per poi morire, priva della forza di volontà necessaria perchè le parole possano essere portate avanti.
Miracolosamente basta questo cenno e si disinteressano di me, lasciandomi libera di sentirmi sicura, costringendomi a sbagliare: quando perdo la mia naturale diffidenza verso il mondo faccio sempre qualcosa di estremamente stupido.
Alzo gli occhi ma non avrei mai dovuto, perchè lui è li ad aspettarmi al varco con i suoi immensi occhi color Ambra.
C'è chi dice che chi ami a diciotto anni lo amerai per sempre nel mondo dei ricordi, ma purtroppo il mio amore per lui non appartiene solo ai ricordi.
Sono ancora capace di perdermi nei suoi occhi anche se sono passati più di quindici anni da quando ci siamo visti per l'ultima volta, il suo sguardo pulito e indifeso è ancora capace di farmi battere quel cuore su cui ho poggiato accorata una mano senza nemmeno rendermene conto.
Sono in fondo alla fila, non mi vede nessuno e mi regalo qualche ulteriore attimo di malinconia.
Muovo le labbra come per parlargli anche se lui non fa niente di simile e mi fermo prima di fare un'idiozia: Lucius è a pochi passi da me, mio figlio è forse sotto i miei piedi in non so quale galleria dei sotterranei e io ho dei doveri.
Narcissa e i doveri.
I doveri e Narcissa.
Un binomio tragicamente indissolubile.
E' quando sorrido amara e triste a me stessa che il suo sguardo si risveglia.
Ora non si limita a vedermi, ora mi sta guardando.
I sogni mi invadono e mi ricordo all'improvviso, come se avessi aperto un nefasto vaso di Pandora, di tutti quei progetti romantici che avevamo ricamato su una nostra possibile vita insieme.
Avremmo avuto una figlia e l'avremmo chiamata Andromeda Lily come le nostre migliori amiche e sorelle.
Avremmo avuto un figlio e l'avremmo chiamato Sirius James, condannandolo a diventare un rubacuori scapestrato e un amico fedele.
Saremmo stati degli ottimi genitori e non avremmo fatto nessuno degli errori che erano stati fatti con noi.
Io avrei fatto la pozionista e lui qualsiasi cosa tranne quello.
Avremmo vissuto a Grimmauld Place insieme ai Malandrini.
Immagini, suoni e colori mi invadono la mente rendendola annebbiata e facendomi rischiare lo svenimento per troppe emozioni; più emozioni in un solo attimo di condivisione con lui che in decenni.
Muove appena gli angoli delle labbra in quello che sembra un sorriso ben mimetizzato, ma forse è solo una smorfia.
Tremo mentre la mia mente è invasa da pensieri di ammutinamento,pensieri che corrono veloci attraverso il pensiero fino a riversarsi nello sguardo di Remus.
Lui poteva leggermi quando ero un'adolescente e sento che può farlo anche adesso: per un solo istante condividiamo di nuovo la stessa testa, gli stessi ricordi e gli stessi sogni.
Potremmo scappare e lasciarci tutto alle spalle, fare finta che non esistono Malfoy e Lupin ma solo 'Cissy e Remus.
Potremmo farlo realmente e insieme, in silenzio, immersi nel giardino di Hogwarts davanti ad uomini potenti che litigano, ci illudiamo di avere ancora quindici anni e una vita semplice attorno a noi.
Ci fissiamo negli occhi per un attimo interminabile e alla fine di questo sguardo lungo come un sogno, entrambi abbiamo bene in chiara nella mente la consapevolezza di quanto tutto questo sia impossibile.

Lucius mi prende per la mano e mi strattona via, verso i cancelli.
Non ho avuto nemmeno la possibilità di guardarlo per l'ultima volta e questa volta sono io quella che volta le spalle e va via, anche se forse sono sempre stata io l'artefice di tutto,anche tanti anni fa.
Mi affido al passo marziale di mio marito e chiudo gli occhi per conservare nella memoria lo scatto di quell'ultimo sguardo, ringraziando di non aver potuto carpire la sua espressione nel vedermi andar via, perchè voglio potermi ancora illudere.
Pretendo di potermi ancora illudere, di poter sperare ancora di cambiare il mondo per poter un giorno tornare da lui.
Ho bisogno di nutrire nel mio cuore la muta speranza di poter un giorno provare a me stessa che non è vero che il sogno è l'infinita ombra del vero, ma che di tanto in tanto i sogni si avverano.




Undicesima classificata:
§ - lilyblack, The Beauty and The Beast ''Always in my heart'':
- Originalità: 9.5/10;
- Grammatica: 7.5/10;
- Forma: 7/10;
- Caratterizzazione personaggi: 9.5/10;
- Attinenza al tema: 9.25/10;
- Gradimento personale: 4.75/5;
- Punto bonus: 1/4.
Totale: 48.5/59.

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Commento: cosa dire di questa storia? Molto originale, senza dubbio; una bellissima coppia, senza dubbio, i personaggi sono molto ben caratterizzati, indiscutibilmente.
Forma e grammatica buone, se non fosse per qualche errore di battitura e di spazi mancati e/o punteggiatura scorretta.
Hai ricevuto un solo punto bonus perché, nonostante abbia utilizzato tutti gli elementi del set, l'unico abbastanza approfondito era il luogo; per questo sei stata penalizzata anche nell’attinenza.
Detto ciò.. la tua fic mi è piaciuta molto. Non avevo mai letto di questa coppia, e ho scoperto che mi intriga parecchio. Spero di leggere altre storie con questo pairing.. che dici, un pensierino ce lo fai? ;)

In più i commenti delle sette sante persone *_* sono troppo belle e perfette e commoventi per poter rispondere una ad una.
Ringrazio tutte *.* Sul serio. Non speravo che la storia avesse questo alto tasso di gradimento e spero che continuerà ad essere letta.
   
 
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