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Autore: RoseScorpius    19/08/2010    92 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Titolo: Perché sul campanello di casa mia c'è scritto Weasley-Malfoy?!
Autore: RoseScorpius
Fandom: Harry Potter
Genere: Commedia, Romantico (con leggere inclinazioni verso il demenziale o verso il depresso, a seconda dell'umore durante la stesura dei vari capitoli)
Avvertimenti: Probabilmente nuoce alla salute
Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Albus Potter, Dominique Weasley, James Potter, Hugo Weasley e tutta la baracca
Coppie: Rose/Scorpius, Draco/Hermione, con buona pace della Ron/Hermione e qualche accenno di James/Dominique
Note: Questa storia è stata scritta nell'arco di più di due anni e, di conseguenza, lo stile ed i personaggi sono cresciuti e cambiati assieme a me. Si spera in meglio. E' la storia di due ragazzi molto, forse troppo diversi, che per qualche strano scherzo del destino si ritrovano con una famiglia in comune e con dei sentimenti alquanto scomodi. E fin qui tutto bene, è la solita Rose/Scorpius. Ma prima di tutto credo che sia la storia di una ragazzina egocentrica ed irruenta, che impara a crescere e ad accettare il fatto che non tutte le cose si possono riparare, nemmeno se si ha una bacchetta magica. Non so se per questo motivo la storia può essere considerata più o meno figa delle altre, o anche solo un po' diversa, in ogni caso mi piace pensare di averci messo qualcosa di mio e di essere riuscita a dire quello che avevo da dire.
Se vorrete leggerla e lasciare un commento non potrò che essere felice di condividerla con voi.

 

RoseScorpius



 

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Prologo

 

Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E, per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (beh, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. 

A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Merlino, magari ce li portava comunque, ma, come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.

Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata. 

… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

 

***

 

Il pensiero dei miei vari casini familiari quella mattina non mi sfiorò nemmeno, mentre scendevo in Sala Grande con mia cugina Dominique. In fondo, l’unico casino familiare in cui avrei potuto incorrere sarebbe stata una lite all’ultimo sangue con mia madre per i voti dei miei GUFO: a mamma non era mai andato giù il fatto che avessi il suo stesso quoziente intellettivo e che lo sprecassi per progettare nuovi schemi di Quidditch. Ma i risultati degli esami sarebbero arrivati di lì a un mese, perciò per il momento non avevo nulla di cui preoccuparmi. O almeno così credevo.

Io e Dominique ci accomodammo al tavolo di Grifondoro seguite da parecchi sguardi, che Dominique ignorò con un certo compiacimento, così come ignorò – questa volta senza il minimo segno di approvazione – me, che mi stavo sbracciando per salutare mezza Hogwarts.

« Rose, dovresti smetterla di comportarti come se avessi cinque anni » borbottò, una volta che ebbi salutato l’ultimo Tassorosso occhialuto al tavolo accanto. « Fai la figura di quella facile ».

« Sono miei amici, nessuno ha detto che li devo sposare » sbuffai, servendomi un’abbondante dose di porridge sotto lo sguardo bramoso di Dominique, che stava spulciando svogliatamente una merendina dietetica. « E tu dovresti smetterla con questa fissa della dieta » aggiunsi. « Non hanno ancora inventato la taglia meno uno ».

Dominique avrebbe certamente risposto che voleva dimagrire ancora solo di un chilo, come aveva detto tre mesi e quattro chili prima, ma fu interrotta da un bel ragazzo moro.

« Ehi, ciao, Dominique! »

Mia cugina si voltò verso l’importuno Corvonero, con un’espressione che diceva chiaramente “dovrei conoscerti?” stampata in viso. 

« Sì? »

« Ehm, sono Mark, quello della festa. Non so se ti ricordi… »

Un lampo di comprensione attraversò il volto di Dominique, che assunse immediatamente un’aria scocciata. 

« Si, ehm, Matt, scusa, ho da fare adesso » borbottò. 

« Certo » sorrise lui. « Allora magari in treno possiamo metterci nello stesso scompartimento, così parliamo un po’ ».

Dominique storse la bocca. 

« Non credo che sia il caso ».

Mark sembrò finalmente capire e sul suo volto si dipinse un'espressione di profonda delusione.

 « Oh, ehm… d’accordo » si arrese. Poi, voltandosi verso di me, aggiunse: « Io e i ragazzi andiamo al Lago Nero prima che il treno parta, per festeggiare la fine dell’anno. Se ti va di venire... »

Mi ficcai in bocca una cucchiaiata di porridge e annuii. 

« Certo. Ti dispiace se porto un po’ di gente? » 

« No, figurati. Allora ci vediamo dopo ». 

« Sicuro. E di' a Jason che non si azzardi a buttarmi in acqua di nuovo, altrimenti lo Crucio » aggiunsi, lanciando un’occhiata torva al tavolo dei Corvonero. 

Mark ridacchiò. 

« D’accordo, riferirò ».

E si allontanò facendomi l’occhiolino.

Quando tornai a voltarmi verso il suo piatto, mi trovai davanti all’espressione omicida di mia cugina. 

« Potresti evitare di accettare inviti da tutti i miei ex? » sibilò.

« Non è colpa mia se ti sei fatta tutti i miei amici » mi difesi.

« Non è colpa mia se sei amica di tutta Hogwarts » sbuffò Dominique.

Non proprio tutta – la corressi mentalmente, sbirciando con la coda dell’occhio l’ingresso in sala di Albus Potter e Scorpius Malfoy. Al mi fece un gran sorriso e tirò una gomitata a Scorpius, ma il biondo si limitò a lanciare un’occhiata distratta nella nostra direzione e si sedette al tavolo dei Serpeverde senza dare il minimo segno di volerci salutare. Al roteò gli occhi e prese posto accanto all’amico, che intanto aveva estratto un libro dalla borsa e lo stava sfogliando sopra ad un piatto di bacon, con quegli stupidi occhiali rettangolari in bilico sul naso dritto. Malfoy era solo leggermente miope, ma portava quasi sempre gli occhiali, probabilmente convinto che giovassero alla sua immagine di gran studioso.

« Eccolo che si mette a fare l’intellettuale solitario » sbuffai. « Forse crede che così le ragazze se lo fileranno di più ».

« Vedo che voi due vi amate sempre » ironizzò Dominique, che dopo aver dato l’ultimo morso alla sua merendina si era messa a leggere la tabellina dei valori nutrizionali stampata sul suo involucro (per non dovermi vedere mentre trangugiavo la seconda porzione di porridge, supposi).

« Alla follia » borbottai, con abbondante sarcasmo.

Scorpius Malfoy era alto e snello, con i capelli biondo cenere e gli occhi di una sfumatura curiosa di verde pallido. Sarebbe stato un bel ragazzo, se non se ne fosse andato in giro con il naso costantemente sprofondato in qualche romanzo Babbano e con la sua espressione snob da aristocratico in decadenza. Avevo sempre trovato snervante il suo atteggiamento di velata superiorità, mai ostentata apertamente, ma sempre sottintesa nelle sue parole: era convinto di essere più figo dei suoi coetanei solo perché, invece di interessarsi alle ragazze e al divertimento, passava la vita a leggere e suonare il pianoforte. 

Personalmente, se avessi avuto quel genere di passatempi, mi sarei guardata bene dal dirlo in giro.

 

***

 

Due ore dopo, con i capelli ancora umidi e una discreta voglia di ammazzare Jason Smith, salii sull’Espresso di Hogwarts. Dominique era ancora offesa per la storia di Mark e se n’era andata senza aspettarmi, perciò cominciai a vagare per il treno, alla ricerca di un posto a sedere. Ricevetti inviti a entrare praticamente in ogni scompartimento dove misi il naso, spesso anche da gente che non sapevo di conoscere: dopo cinque anni di scuola, ancora non sapevo spiegarmi perché tutta la scuola sembrasse conoscermi. All’inizio credevo fosse perché ero la figlia di due famosi Auror, o perché ero la migliore amica di Dominique, ma poi avevo dovuto ricredermi: Domi aveva qualcosa come ottocento ammiratori e due amici, mentre io avevo ottocento amici e… beh, se anche avevo degli ammiratori dovevo averli spaventati a morte con qualche mossa di Karate. Praticavo quello sport da quando avevo cinque anni e i miei genitori avevano dovuto trovarmi un passatempo che mi tenesse occupata e mi permettesse di sfogare la mia esuberanza.

Aprii l’ennesimo scompartimento e vi trovai un folto gruppo di Serpeverde, tra cui spiccavano gli intrattabili capelli corvini di Al e la chioma bionda da pubblicità della Pantène di Malfoy.

« Ehi, Rose, vuoi sederti con noi? » m’invitò Al, tirando un pestone a Malfoy prima che il biondo potesse dire che in verità lo scompartimento era già pieno e che comunque non aveva la minima intenzione di respirare la mia stessa aria per più di dieci secondi.

Ricambio senza riserve, Malfoy.

« No, grazie, Al » declinai, storcendo il naso, e richiusi la porta prima che mio cugino tentasse, per la millesima volta, di farmi fare amicizia con Malfoy (o peggio. Con Al non si poteva mai sapere...). Mio cugino era davvero assurdo: dopo cinque anni non aveva ancora capito che io e quell’individuo saremmo andati d'accordo solo quando mio padre avesse rinnegato i Cannoni di Chudley per i Tornadoes.

Dominique comparve all'improvviso nel corridoio e mi abbordò con il sorriso smagliante che usava quando doveva chiedermi un favore dopo avermi messo il muso.

« Rose, mi accompagni in bagno? »

La seguii senza protestare: avevo la netta impressione che Al avrebbe ritentato di farmi socializzare con il suo amico biondo, se non fossi sparita in fretta dalla circolazione.

« Jason mi ha buttata nel lago, di nuovo » borbottai, mentre ci facevamo strada lungo il corridoio affollato. 

« Ovvio, lo fa ogni anno » mi fece notare Domi, infilandosi nell’angusto bagno del treno e piazzandosi davanti allo specchio su cui generazioni di studenti avevano scritto i propri commenti con l'inchiostro indelebile. Appoggiò la borsa al ripiano del lavandino e ne estrasse un tubetto di fondotinta e una matita nera, con cui cominciò a ritoccarsi il trucco. Io mi sedetti a gambe incrociate sull’asse chiuso del water, osservando con aria rassegnata la consueta e minuziosa operazione di mia cugina.

« È carino, però, Mark » osservai, rivolgendomi alla nuca di Domi, coperta da una folta cascata di ricci castano chiaro. « Sai, avresti anche potuto dargli una possibilità. Ogni tanto sei davvero stronza ».

Lo specchio mi restituì l’espressione dura di Dominique. 

« Sono stronza perché questo è un mondo di idioti maschilisti » replicò. « Se fossi un maschio non passerei per una puttana solo perché so come divertirmi ».

Ridacchiai sotto i baffi: adoravo le filippiche contro il maschilismo in cui si lanciava mia cugina, anche se sapevo bene che il motivo per cui Domi odiava così tanto i maschi non era affatto divertente. Aveva perso la verginità a quattordici anni con l’unico ragazzo di cui fosse mai stata innamorata, uno stronzo del settimo anno che, appena era riuscito a portarla a letto, l’aveva scaricata. Per questo Domi continuava a ripetermi di tenermi stretta la verginità finché non avessi trovato il ragazzo giusto e, sospettavo, sarebbe stata capace di mandare a monte tutti i miei appuntamenti, se avesse pensato che stavo per fare il suo stesso errore. Dal canto mio, a sedici anni, non ero particolarmente interessata al sesso e non avevo intenzione di disobbedire a mia cugina. Non nell’immediato, perlomeno.

« Non capisco come faccia Al a essere il migliore amico di quell’essere spregevole » borbottai, per rompere il silenzio che si era creato mentre Domi si passava la matita attorno agli occhi. « Insomma, lo sapevo già che è stupido, visto che non ha ancora capito che ci sono più probabilità che mia mamma sposi Draco Malfoy piuttosto che io e Scorpius andiamo d’accordo, ma… »

« Io ce li vedrei, tua mamma e Malfoy » ridacchiò Domi, continuando a studiare la sua immagine riflessa nello specchio con aria critica « Litigherebbero anche più di quanto facessero lei e tuo padre ».

« Non dirlo neanche per scherzo » sbuffai. « I mesi prima del divorzio sono stati un inferno: non facevano altro che litigare, mandarsi Schiantesimi in giro per la casa, urlarsi dietro… »

Ovviamente non ero contenta che i miei si fossero separati, ma se l’alternativa era svegliarsi ogni notte sentendo le loro grida, tutto sommato credevo che il divorzio fosse una soluzione piuttosto accettabile. E l’unica possibile, a quel punto. Con il tempo mi ero quasi convinta che fosse stata una buona idea: da quando erano andati a vivere in due case separate, l’estate prima, i loro rapporti erano nettamente migliorati: ora erano capaci di passare assieme la sera di Natale a casa dei nonni Weasley senza scatenare liti che avrebbero inevitabilmente coinvolto e messo in imbarazzo tutta la famiglia. E poi potevo andare a casa di mio padre quando mi pareva. E poi (anche se questo di solito evitavo di pensarlo) magari stando lontano c'era una remota possibilità che si rendessero conto di aver sbagliato e cambiassero idea.

Molto remota, devo ammetterlo.

« Comunque » conclusi, mentre Domi si spalmava il fondotinta sotto il mento « Mamma non sposerebbe mai Draco Malfoy. Tre anni fa, quando ha dovuto lavorare a quel caso assieme a lui, quel briciolo di sanità mentale che le restava è andato allegramente a farsi friggere ed è diventata definitivamente una pazza isterica ».

Domi finalmente decise di ignorare il riflesso perfetto che le restituiva lo specchio e si girò per lanciarmi un’occhiatina divertita. 

« Ma tre anni fa tua madre stava ancora con Ron. E poi sai, il confine tra odio e amore non è poi così marcato… »

« Domi, non te l’hanno mai detto che bere di mattina, a stomaco vuoto, fa male? » la interruppi, ridacchiando. « Merlinoo, si può sapere come diamine siamo finite a parlare di mia madre e Draco Malfoy? Cioè, è così assurdo… »

Mia cugina si unì alla mia risata. 

« Beh, ma sarebbe divertente ».

« Merlino, ti prego, no. Mi basta Scorpius: se dovessi sopportare anche suo padre finirei ad Azkaban con l’accusa di plurimo omicidio ».

Mi alzai dal water, ma nello spazio angusto del bagno andai a sbattere contro Domi e restammo lì incastrate a ridere come due cretine. 

« Merlino, Rose, sono incastrata, spostati! »

« Anch’io sono incastrata, merda! » 

« Apri la porta! » suggerì lei, ancora sghignazzando.

Abbassai la maniglia e rotolammo in mezzo al corridoio, una sopra l’altra, sotto il naso arricciato con disgusto di Scorpius Malfoy, che evidentemente stava aspettando il suo turno per andare in bagno.

« Toglietemi una curiosità » disse, con la sua solita aria altezzosa. « Come fanno sesso due femmine? »

« Malfoy! » sbottai, rialzandomi con tutta la dignità che può avere una persona che è appena ruzzolata fuori da un bagno avvinghiata a sua cugina, davanti ai piedi del suo peggior nemico. « Non siamo lesbiche! »

Lui mi rivolse un sorrisetto di sufficienza. 

« Tranquille, non lo dirò ad Al ». S’infilò nel bagno scavalcando la borsa di Dominique, che si era rovesciata a terra. « Anche perché se scoprisse che le sue due cugine preferite hanno un incesto, potrebbe prenderla piuttosto male. Però non garantisco per eventuali, diciamo, fughe d’informazioni con gli altri ». 

E si richiuse la porta alle spalle con un ultimo ghigno. 

« Malfoy, cazzo! » urlai, prendendo a calci la porta chiusa a chiave « Non ti azzardare a dirlo in giro! Non siamo lesbiche! »

Ma in risposta ottenni solo il suono di una cascatella che s’infrangeva sull’acqua del water.

 

***

 

Attraversai la colonna di mattoni della stazione di King’s Cross tra gli sguardi insistenti dei miei compagni di scuola, che probabilmente si aspettavano un bacio d’addio mozzafiato con Dominique, ringraziando il cielo perché non avrei più dovuto vedere Malfoy per tre mesi. In caso contrario, avrei davvero rischiato l’ergastolo…

« Ehi, sorellina, te ne vai senza salutarmi? »

Mi voltai verso mio fratello Hugo, che se ne stava appoggiato al suo baule a pochi passi da me. L’unica cosa davvero brutta della separazione era stata la spartizione dei figli: io avevo bisogno di una madre, non avrei certo potuto mandare papà al supermercato a comprarmi degli assorbenti (ammesso che sapesse cos’erano), mentre Hugo era più legato a papà e aveva scelto di andare a vivere con lui.

« Mamma e papà avevano promesso che si sarebbero sopportati il tempo necessario per andare prendere un gelato tutti assieme a Diagon Alley » gli ricordai. 

Hugo scosse la testa, cupo. 

« Non credo che papà sarà in grado di tener fede alla promessa, soprattutto se mamma ha intenzione di portare con noi anche i Malfoy ».

« Cosa? » chiesi, senza capire. 

Se non avessi conosciuto il pessimo senso dell’umorismo di mio fratello, avrei certamente pensato che stesse scherzando.

« Guarda tu stessa » rispose lui, indicando qualcosa alle mie spalle.

Mi voltai, pronta a rivalutare il senso dell’umorismo di mio fratello, ma non trovai nulla di divertente in quello che vidi: mia madre e Draco Malfoy, uno accanto all’altra, si stavano parlando, sotto lo sguardo sconcertato di Scorpius Malfoy, che se ne stava imbambolato a pochi metri da me e Hugo, e quello incazzato nero di papà e dello zio Harry, che se ne stavano accanto ad un compiaciuto Al dall’altra parte della banchina.

« Si saranno solo fermati a scambiare due chiacchiere… » dissi, senza la minima convinzione. « Sono colleghi, no? »

Hugo sbuffò. 

« Non si sono mai potuti sopportare e ora, di colpo, si comportano da colleghi educati? E poi scusa, se proprio doveva scambiare due chiacchiere con un collega poteva mettersi a parlare con Harry o con papà ».

No, effettivamente la cosa non stava in piedi. Feci istintivamente un passo indietro. 

« Hugo, senti, non è che posso tornare a casa con te e papà? » 

« Credo che ti convenga andare a sentire cosa vogliono » mi suggerì lui, facendo un cenno del capo in direzione di mamma, che si stava sbracciando per attirare le mia attenzione.

Sbuffai e raccolsi il baule da terra, appuntandomi mentalmente di aver messo la bacchetta nella tasca interna della divisa, in caso mi fosse servita per schiantare Malfoy. Draco o Scorpius non faceva molta differenza, a quel punto.

« Ti aspetto questa sera in camera mia » sussurrò Hugo, dandomi una leggera spintarella. « E poi decideremo come uccidere Malfoy. La Passaporta ce l’hai, no? »

Annuii. Portavo sempre al collo un ciondolo incantato che mi permetteva di andare avanti e indietro da casa di mamma a quella di papà come e quando mi pareva.

« Ruba qualche ingrediente dalla dispensa di papà » bisbigliai di rimando, cominciando a camminare in direzione di mia madre e di Malfoy. « E procurati un libro sui veleni ».

Nutrivo ancora la flebile speranza che mia madre e Draco Malfoy non avessero una tresca, ma era meglio prepararsi ad ogni evenienza. Mentre sgomitavo tra la folla il mio cervello mi propose un’immagine di me che duellavo contro Draco Malfoy, mentre Scorpius faceva il tifo per suo padre e mia madre singhiozzava disperata. Se fosse venuto fuori che tra mia madre e quell’individuo c'era qualcosa, non avrei accettato compromessi meno violenti di quello. Sempre che un duello si potesse chiamare compromesso…

Raggiunsi mamma e Draco Malfoy, ai quali nel frattempo si era aggiunto Scorpius, che sembrava anche più pallido del solito e aveva perso tutta la sua arroganza.

« Beh, che c’è? » chiesi, seccata. « Mamma, perché stai parlando con questo qua? Dovevamo andare a prendere un gelato con Hugo e papà ».

In fondo non poteva essere possibile che avesse una tresca con Malfoy: insomma, persino l’idea che si parlassero civilmente era ridicola, una relazione sarebbe stata completamente assurda. Probabilmente dovevano lavorare assieme a un nuovo caso e ne stavano discutendo mentre aspettavano me e Scorpius: ora Malfoy Senior si sarebbe portato via quel gran pezzo di idiota di Malfoy Junior e io e mamma saremmo andate ad abbuffarci di gelato da Florian Fortebraccio con papà e Hugo.

Mamma tossicchiò, a disagio. 

« Questo qua si chiama Draco, cara ».

Draco? Draco?! Da quando Malfoy era diventato Draco?

« Volevi dire Malfoy, vero mamma? » chiesi, speranzosa.

Mamma smontò definitivamente ogni mia speranza. 

« No, tesoro, volevo dire Draco. E sarebbe carino che lo chiamassi Draco anche tu ».

Scambiai uno sguardo preoccupato con Scorpius che, a giudicare dalla sua faccia perplessa, ne sapeva quanto me della presunta tresca tra i nostri genitori.

« Perché dovrei chiamarlo Draco? » replicai, con il tono più scorbutico che riuscii a trovare.

« Beh, ehm, perché… » balbettò mamma. « Vedi, tesoro, io non so bene come dirtelo, ma… »

Malfoy senior, da qui in poi conosciuto come Draco, Dracuccio, Drachetto, Tesoruccio o, più semplicemente, quel grosso pezzo di merda che aveva osato avvicinarsi a mia madre, le prese la mano, rivolgendole uno sguardo incoraggiante. 

« Ecco, vedi, Rose, io e Draco stiamo assieme ».

« Che cosa?! » urlammo io e Scorpius all’unisono. 

Fui investita da una valanga di emozioni e sensazioni sgradevoli. Prima di tutto il porridge di quella mattina e le Cioccorane che avevo mangiato in treno mi tornarono su e decisi che se avessi vomitato lo avrei fatto sulle scarpe di pelle di drago di Draco. Poi mi sentii come se qualcuno mi avesse tirato un pugno in piena pancia, cosa a cui era riconducibile la nausea. E infine decisi che doveva essere tutto uno scherzo.

« State assieme nel senso… tipo adolescenti, no? È solo la cazzata del momento per non sentirsi troppo vecchi, vero? » balbettai « Della serie “ti amo”, “si, anch’io ti amo tanto”, “sposiamoci” e poi, dopo una settimana, vi mollate e non vi parlate più per il resto della vita? » conclusi, supplicandoli con lo sguardo di darmi ragione.

Mamma scosse il capo, arrossendo. 

« Non è proprio così, tesoro. Ecco, noi… stiamo assieme da Natale ».

« COSA?! » sbraitai. 

« COME?! » mi diede man forte Scorpius, con gli occhi pallidi fuori dalle orbite. 

« PERCHÉ?! » concludemmo assieme, facendo voltare verso di noi mezza stazione. 

Lanciai uno sguardo omicida alle dita intrecciate di mia madre e di quel grandissimo pezzo di merda e, lasciando chiaramente trasparire dalla mia voce che se non avessero eseguito il mio ordine avrei trinciato le dita a entrambi, ringhiai.

« E tu toglile le mani di dosso! » 

Draco lasciò andare immediatamente la mano di mamma e si allontanò da lei di un passo, alzando le mani in segno di resa. 

« Scusa, Rose… »

« Io per te sono Weasley, solo e soltanto Weasley » sibilai. 

Era meglio mettere in chiaro da subito che non si doveva sentire autorizzato di darmi nomignoli idioti solo perché era l’uomo del momento di mia madre. Del momento, poi: gli avrei reso la vita talmente impossibile che alla fine sarebbe scappato a gambe levate.

Draco sembrava sul punto di replicare, ma mamma lo precedette.

« D’accordo, Weasley ».

Sottolineò astiosamente il mio cognome, guardandomi con aria di sfida.

Rimasi a fissarla a bocca aperta per alcuni secondi, prima di riuscire a mettere assieme una frase di senso compiuto.

« Mamma, stai scherzando, vero? » 

« Nient’affatto » replicò la stronza, perfettamente tranquilla. « Se sei Weasley per Draco, allora lo sei anche per me ».

« D’accordo, Granger ». 

Sibilai, mentre i due Malfoy seguivano il nostro scambio di battute con aria perplessa e vagamente preoccupata. Rivolsi un piccolo ghigno a Malfoy Senior. 

Stai cominciando a renderti conto di quanto è pazza mia madre, eh?

L’importante era non cedere neanche un millimetro di terreno, altrimenti avrebbero finito per strapparmi concessioni su concessioni – mi dissi, ricambiando orgogliosamente lo sguardo furibondo di mia madre.

« D’accordo » intervenne Scorpius, interrompendo il nostro silenzioso scambio di maledizioni. « A quanto pare non possiamo fare niente per ostacolare il vostro grande amore » sottolineò le ultime due parole con profondo sarcasmo. « Ma dobbiamo stabilire delle regole ».

Annuii vigorosamente: nonostante in quel momento odiassi Scorpius anche più del solito, grazie alla sua brillante idea di far passare me e Domi per lesbiche, dovetti ammettere che era una fortuna che lui fosse rimasto un po’ più lucido e razionale di me, in quella situazione.

« Qualunque cosa facciate voi due – e non voglio sapere cosa – non azzardatevi a farla in casa mia » disse Scorpius, guardando malissimo mia madre. 

Di nuovo, mi trovai perfettamente d’accordo con lui ed annuii con fervore. 

« Lo stesso vale per me. Non voglio vedere quell’individuo nel raggio di un chilometro da casa mia ».

Malfoy Senior rivolse un’occhiataccia sia a suo figlio che a me, lanciando poi uno sguardo colpevole a mamma, come a volersi scusare per aver guardato male sua figlia, e replicò. 

« Forse voi due state dimenticando che le case dove vivete le abbiamo pagate io e Hermione ». Non potei impedirmi di pensare che il nome di mia madre pronunciato da Draco Malfoy suonava davvero male. « Ah, e poi ci siamo dimenticati di dirvi che abbiamo venduto entrambe le case ».

« Come vendute? » esclamai, sentendo che le gambe non mi reggevano più. 

« Cos’è, il vostro grande amore vi ha convinti a mollare tutto e andare a vivere su un albero nella Foresta Amazzonica? » sbuffò Scorpius, ma il suo sarcasmo tradiva una vena di preoccupazione.

La stessa preoccupazione che si era impossessata di me. Merlino, non poteva essere, non potevano aver deciso di… 

« E abbiamo comprato una casa dove vivere tutti assieme » concluse mamma, stringendosi a Malfoy Senior con aria sognante.

« COSA?! » strillai io, e probabilmente mi sentirono fino in Tanzania. Scorpius dal canto suo era troppo sconvolto per parlare. 

« Basta, io me ne vado a vivere da papà! »

   
 
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