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Autore: momo_    19/08/2010    6 recensioni
Nana e Hachi frequentano lo stesso liceo. Sono uscite insieme un paio di volte, ma, alla fine, la mora non si è più fatta sentire. E' forse questo che porta la piccola Hachiko a struggersi disperatamente e a cercare la figura della ragazza ovunque, riscoprendosi innamorata. Poi quel giorno. Quel giorno quelle che erano nate come insicurezze, divennero chiari concetti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Nana Komatsui
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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{Sai, Nana...
sono state tante le volte in cui mi sono sorpresa a guardarti dalla finestra.
Penso che sia proprio grazie a quest'ultima che il mio Amore è riuscito a vedere il suo inizio.


-Signorina Komazui? Vuole continuare lei con la traduzione?- la ragazza si alzò in piedi di scatto, un poco rintronata per via di quel brutale “ritorno alla realtà”.
-Ahm, vediamo...- prese a sfogliare velocemente il libro di testo, stropicciando una dopo l'altra le pagine leggere.
-Trecentoventidue. Settimo verso.- il suggerimento arrivò giusto in tempo e, come ringraziamento, il giovane Nobu non ricevette che un leggero sorriso. Quel semplice gesto bastò a riempirgli il cuore di affetto.
Le giornate trascorrevano lente e noiose. Hachi passava il tempo a leggere libri o, semplicemente, a guardare fuori dalla finestra, scorgendo in Nana quella dolcezza di cui la sua vita era priva. Una mattinata d'estate, durante una lezione di ginnastica, successe tutto.
Tutto quello che Hachiko desiderava succedesse.
La giovane si trovava nel mezzo di una partita di pallavolo, la sua sarebbe stata l'azione decisiva. Concentrò lo sguardo sull'unico punto vuoto dalla parte opposta del campo. Palleggiò una volta, strinse la palla tra le mani, la alzò e con forza schiacciò la mano contro la sfera di cuoio, segnando il punto che concluse il primo set.
-Sei grande, Hachi!- Nobu esultava dall'altra parte del campo, sebbene fosse della squadra avversaria.
Fu in quel preciso istante che un odore che la ragazza conosceva fin troppo bene le passò sotto il naso, formicolando le narici, facendola andare in fibrillazione.
Inspirò profondamente quel profumo dolciastro e si lasciò guidare, come in trance, verso lo spogliatoio femminile.
Fece il suo ingresso e si richiuse la porta alle spalle, facendo attenzione a non fare rumore. La piccola stanzetta era scomparsa, le pareti si intravedevano appena, sbiadite dalla fitta coltre di fumo denso.
-Un incendio?...- sussurrò spaventata tra un colpo di tosse e l'altro.
-Credo ci sia qualcuno.- Hachi riuscì chiaramente a distinguere una voce da uomo abbastanza profonda -Ci vediamo dopo, non farmi stare in pensiero.-
Avanzò di un passo.
Un'ondata di luce attraversò il loco facendo fuoriuscire gran parte del fumo. Probabilmente una porta secondaria era stata aperta dallo sconosciuto.
La stanzetta riprese le sue sembianze e, su una delle basse panchine di legno, con le lunghe gambe incrociate, sedeva lei, l'unica in grado di far battere il cuore della piccola Komazui in quel modo. -Hachiko!- oh, solo lei riusciva a far suonare quel nome in un modo così melodioso. Non erano parole, le sue. Erano note. Era pura essenza. Era musica.
Nana Osaki spense la sigaretta a terra, pestandola con l'anfibio.
-Da quanto tempo!- si alzò in piedi, e con una spontaneità che ad Hachi sembrò incredibile, la abbracciò, posando per un prolungato secondo le sue labbra su quelle dell'altra.
-Nana...- sussurrò impercettibilmente, arrossendo fino alla punta dei capelli, inspirando quell'odore così familiare -Cosa ci fai qui?- riuscì infine a chiedere.
-Potrei farti la stessa domanda, non trovi?- sogghignò maliziosa passandosi la lingua sulle labbra. Estrasse dalla tasca il pacchetto di sigarette.
Hachi non riuscì più a trattenersi: era da giorni che continuava a ripetersi le stesse cose, ogni parola era stata scelta con meticolosa attenzione ed ognuna era indispensabile. La giovane le aveva imparate a memoria, ed in quel momento, finalmente, avrebbe potuto dare sfogo a tutti i suoi sentimenti.
-Non ci siamo più sentite. Cioè, io volevo scriverti ma...ma non sapevo. Mi sono detta: “e se disturbo?”. Così ho pensato di aspettare e, ahm...ero qui per ginnastica. E poi sono entrata e tu...ed io...Beh, eccoci qui, insomma. Ahm, ciao Nana.- lasciò cadere le ultime parole, forse le più vere di tutto quel discorso confusionario. Si maledì mentalmente e le sue gote si colorarono di porpora. Nana sorrise, chiudendo i grandi occhi scuri – incredibile come le sue ciglia fossero lunghe –. Accese la sigaretta e appoggiò le spalle al muro. Tirò la prima boccata. Nuvole di fumo denso si scioglievano nell'aria, lasciando solo una dolce e mite fragranza.
Hachi sentì un brivido piacevole scorrerle lungo la schiena. Rimase in piedi, immobile, per interminabili secondi, incapace di qualsiasi movimento.
-Ti sono mancata, Hachiko?- lesse nei suoi occhi troppo chiari per essere fraintesi.
La ragazza non rispose. Percepiva il battito cardiaco accelerare senza sosta, il suo tamburellare le arrivava alle orecchie, assordandola.
Tumtum. Tumtum. Tumtum.
Nana spense l'ennesima sigaretta e si avvicinò ad Hachi che, quasi con timore, indietreggiò di qualche passo, fino a rimanere con le spalle al muro.
Sospirò e poi trattenne il fiato, per paura che tutto svanisse in un momento come in un dei suoi innumerevoli sogni ad occhi aperti.
-Non mi sono dimenticata di te, Hachiko.- le sussurrò all'orecchio. Nessun sorriso sul volto marmoreo. La ragazza parlava seriamente, e le note nella sua voce sembravano farsi sempre più melodiche.
Tumtum. Tumtum. Tumtum.
Nana strinse il mento di Hachi tra due dita, avvicinando esageratamente la bocca alla sua, esitando per qualche attimo, facendo impazzire i sensi.
Le loro labbra si schiusero in un bacio che da dolce divenne affamato e deciso. Le loro lingue si cercavano l'un l'altra assaporandosi a vicenda. La piccola Hachiko strinse il suo sogno in un abbraccio forte ed impacciato. Si baciarono prepotentemente per una manciata di minuti, fino ad arrivare a sentire il sapore del sangue sulle labbra gonfie.
Respirava a fatica, senza riuscire a connettere i pensieri.
In quel momento, Nana avvicinò la bocca al suo orecchio: -I need your love. I am a broken rose.- la ragazza rimase di stucco, ed una sola lacrima le scese lungo la linea del viso.
-Maichiru kanashimi your song. Ibasho nai kodoku na my life.-
Stava cantando per lei, per lei sola, e quella musica celestiale sembrava trapassarle il petto arrivando lì dove nessuno era mai arrivato.
La mano di Nana si fece spazio sotto la sua maglietta es il contatto diretto con la sua pelle le fece quasi perdere i sensi.
-Osaki, vuoi sbrigarti?-
Tutto si sciolse in un attimo, come il ghiaccio sotto il sole.
Nana si ritrasse accarezzando per l'ultima volta il viso bollente di Hachi – pareva che le nelle vene scorresse lava –.
-Yasu, sei proprio un rompiscatole.-
Il pelatino sorrise appena sistemandosi gli occhiali da sole.
Nana raccolse da terra la borsa, tirò fuori dalla tasca una sigaretta, la adagiò sopra il suo orecchio per poi porgerne un'altra all'amico.
-Ci vediamo presto, darling.- la ragazza sparì dietro al porta, lasciandole solo un bacetto lanciato in aria con la mano.
Hachiko non si mosse, rimase in attesa di chissà cosa concentrando il suo orecchio sui rumori circostanti; le grida dei compagni oltre il muro, un rubinetto gocciolante e, infine, il rumore sordo della porta che sbatteva segnando la fine del suo momento magico.
Anche il silenzio suonava come ovattato, nulla sembrava avere più le proprie sembianze. Gli oggetti cambiavano di forma, mutavano nel loro essere, si scioglievano lentamente come fossero miele e le lasciavano quell'unica cosa che davvero importava. {…}
Il sapore forte delle Black Stones sulle labbra.

{Sai, Nana...credo di essermi innamorata davvero.
  
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