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Autore: Lady Amber    19/08/2010    3 recensioni
L’uomo procedeva velocemente nel buio. I suoi passi, resi pesanti e strascicati dalla fatica, rimbombavano come spari tra le pareti sporche del vuoto corridoio corroso dal tempo. Era quello l’unico imperativo che si stagliava prepotentemente nella sua mente: correre. Correre nonostante i numerosi tagli che costellavano il suo dorso martoriato, nonostante il sangue caldo che gli colava lungo la fronte e gli annebbiava la vista. Correre a perdifiato come se avesse il diavolo alle calcagna, perché era quello l’unico modo per sfuggire al mostro che lo braccava.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christine Chapel, James T. Kirk, Nuovo Personaggio, Spock
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Messaggio dell'autrice: La prima volta che ho visto "Alien" mi è sorta spontanea una domanda: e se anche l'Enterprise si imbattesse in questo micidiale mostro che squarta le persone e sanguina acido? * rulllo di tamburi * Ed è così che nasce questa storia: la prima, vera long fiction che mi decido a scrivere =) Forse questo prologo potrà spizzarvi un po' - anzi, è sicuro che lo farà - ma in futuro tutto troverà una dovuta spiegazione, trenquille ^o^
Buone lettura! E fatemi sapere cosa ne pensate, è davvero importante perchè io possa migliorarmi! ^_^






L’uomo procedeva velocemente nel buio. I suoi passi, resi pesanti e strascicati dalla fatica, rimbombavano come spari tra le pareti sporche del vuoto corridoio corroso dal tempo.
Era quello l’unico imperativo che si stagliava prepotentemente nella sua mente: correre.
Correre nonostante i numerosi tagli che costellavano il suo dorso martoriato, nonostante il sangue caldo che gli colava lungo la fronte e gli annebbiava la vista.
Correre a perdifiato come se avesse il diavolo alle calcagna, perché era quello l’unico modo per sfuggire al mostro che lo braccava.
Barcollando, l’uomo inciampò in un insidioso cumulo di ossa e cadde rovinosamente a terra con un grido strozzato.
Annaspando, chiuse gli occhi per un attimo. Cercò invano di ignorare il tremendo dolore che lo trapassava come una lama incandescente ad ogni respiro. Sarebbe stato così facile restarsene lì fermo ad aspettare la morte, così semplice smettere di lottare e di soffrire ancora. Ma lui non era certo il tipo da arrendersi. Era pienamente consapevole che le sue chances di uscire vivo da lì erano pericolosamente vicine allo zero. Tutto quello che gli restava da fare ora era pregare che quella dannata bestiaccia non lo trovasse prima che lui avesse raggiunto la sua meta.
Ma non avrebbe mai mollato, oh no, questo no.
Un teschio accanto a lui lo fissava di sbieco con le sue orbite vuote. I denti anneriti erano scoperti in un macabro ghigno, quasi stesse ridendo di gusto per l’assurdità della sua testardaggine.
Con uno sbuffo, l’uomo si rialzò faticosamente in piedi e ricominciò a correre. Doveva assolutamente raggiungere il deposito e barricarvisi dentro.
Accelerò il passo, ignorando il bruciore che serpeggiava su per le sue gambe irrigidite e doloranti per lo sforzo. Svoltò rapidamente l’angolo, intenzionato a raggiungere il secondo livello dell’astronave.
Si ritrovò di fronte a una parete rocciosa.
A quanto pareva, la parte destra del canyon era riuscita a perforare lo scafo della nave, creando un ostacolo insormontabile.
“No…” gemette l’uomo, in preda all’angoscia.
 Si guardò freneticamente intorno alla ricerca di una via d’uscita. Notò un buco dai contorni irregolari sul soffitto, proprio sopra di lui. Si allungò in punta di piedi nel tentativo di raggiungerlo, ma riuscì appena a sfiorarlo con la punta delle dita… era troppo in alto perché ci potesse arrivare.
Era in trappola. Come un povero animale braccato che viene messo con le spalle al muro dal predatore affamato.
Improvvisamente, l’assoluto silenzio del corridoio fu rotto da un gutturale gorgoglio.
Con il sangue che gli si gelava nelle vene, l’uomo si voltò lentamente.
Nonostante avesse già visto quell’essere schifoso più di una volta, non poté reprimere un moto di ribrezzo. Poteva avvertire fin da lì il tremendo tanfo del fetido alito della creatura, accucciata pochi metri davanti a lui.
Sollevando un po’ la testa informe come a fiutare l’aria, l’enorme essere digrignò i denti aguzzi e un rivolo di saliva dai riflessi argentei colò sul pavimento.
“E va bene…” Con un fluido movimento del braccio, l’uomo estrasse un coltello dal retro degli stivali e lo mostrò minacciosamente all’essere. Mossa inutile quanto disperata, pensò amaramente. Ma ormai all’uomo stanco e ferito non rimaneva nient’altro da fare che cercare di fare più male possibile al suo nemico prima di soccombere.
Anche la creatura era ben consapevole di questo. Frustando l’aria con la possente coda, si avvicinò ancora di qualche passo. Si muoveva con lentezza calcolata, come se stesse studiando l’umano da lontano e volesse giocare ancora un po’ con lui prima di ammazzarlo.
“Avanti, figlio di puttana, fatti sotto!”
L’Alieno non se lo fece ripetere due volte. Con un agile balzo e un grido disumano, si gettò con le zanne snudate contro James Kirk.




Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo in tempi brevi... sempre che Rei Hino non mi uccida prima, è ovvio XDDD

   
 
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