Crossover
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Autore: Orfeo della Lira 2    20/08/2010    7 recensioni
Un colpo di stato. Un principe in fuga. Un'Organizzazione misteriosa. Una guerra all'orizzonte. L'oscurità più buia. Nel buio, la speranza. Saprà Eldolas rispondere alla minaccia dell'oscurità?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Disclaimer: I personaggi contenuti in questa storia, come ambientazioni ed altro, sono proprietà dei rispettivi autori.
Avvertenze: SPOILER, Crossover, Au, shoujo-ai, shonen-ai, linguaggio volgare, violenza, probabilmente non per stomaci delicati e OOC.


Prologo

“Ahhhh!”
Come era potuto accadere?
“Si muova!”
“Aaaaaaaaah!!!”
 Correva a perdifiato, correva in quel dedalo di viottoli infiniti, correva per restare in vita.
“Aaaaaaaaaaaaaah!!!”
Un'altra vittima. E un'altra ancora. E un'altra. Le urla di dolore riempivano le vie della città, sormontate solamente dalle raffiche dei fucili.
“ATTENTO!”
Un fulmine abbatté una vecchia casa, i cui detriti si stavano riversando esattamente dove erano i fuggitivi.
“Di qua! Presto!”
Sfondò una porta e si rifugiarono dalla frana nella casa, uscendo da una finestra posteriore.
“Cecchini!”
Si ritrovò un puntino rosso all’altezza della fronte. Uno sparo risuonò nell’aria, mentre il proiettile riduceva a velocità folle la distanza che intercorreva fra se stesso e il suo obbiettivo. Era davvero la fine?
“Aaaaaaaaaah!”
Gli aveva fatto da scudo.
“Si sbrighi! Cosa fa ancora qui? Fugga!”
“Ma… Ma…”
“Loro vogliono lei! Si metta in salvo! Io li rallento!”
“Ma…”
“Insomma, fugga, dannazione! Mancano appena cinquecento metri, vuole che il sacrificio di tutta questa gente sia vano?”
Rimase un po’ immobile. Dopodiché, si girò e rincominciò a correre. L’altro gemette, rimettendosi in piedi. Davanti a lui arrivò un manipolo di soldati. Uno di loro si fece avanti e parlò.
“Spostati e avrai salva la vita.”
Non rispose. Emise un sospiro, aprì gli occhi e si avventò a spada tratta contro i nemici, menando fendenti a destra e manca, uccidendo due soldati sul colpo. Tuttavia, il dolore del colpo ricevuto in precedenza si iniziava a sentire: all’ultimo, non ricevette la forza necessaria ad un fendente mortale; il braccio si abbassò a causa del peso della spada, riuscendo solo ad infliggere un taglio poco profondo al capo del gruppo. Non era una ferita grave; tuttavia fu abbastanza per farlo infuriare.
“Lasciate a me questo bastardo”sibilò“Voi inseguite il principe.”
Gli diede un colpo con l’elsa della spada, facendolo barcollare, seguito da un violento pugno che lo fece cadere a terra. Diede un calcio alla spada, disarmandolo ed estrasse dalla tasca un coltello. Vibrò con esso un colpo che si abbatté sulla spalla ferita, una, due, cinque volte. Lo prese in seguito, appoggiandolo contro il muro e parando il debole pugno che gli scagliò contro. Gli diede un calcio allo sterno, portò indietro la spada e gli trafisse il cuore.
“Cane.”Ringhiò, sputando sul cadavere.
Più in là, il principe correva per la sua vita. Aveva dovuto proseguire la sua fuga sui tetti, a causa dei nemici. Silenziosamente, uccise un soldato che stava posando la sua bandiera su un tetto, recidendo la carotide, e saltò agilmente di tetto in tetto.
“Eccolo! Sparate!”
“Dannazione!”
Scampò miracolosamente alla raffica di colpi, correndo verso le mura della città. Si rallegrò: sarebbe bastato scendere, e avrebbe potuto scappare. Infatti, l’esercito nemico, sicuro della vittoria, aveva invaso totalmente la città, non lasciando in questo modo truppe all’esterno per  bloccare eventuali superstiti. Tuttavia, il sorriso gli morì sulle labbra quando sentì il grido di una viverna. Prese a correre ancora più velocemente, i muscoli gli dolevano a causa dello sforzo, il mantello ondeggiava a causa dell’aria. Le lance che gli lanciava contro il domatore di quel rettile colpivano poco lontano da lui, che continuava ad aumentare la velocità della corsa. Uccise due nemici che gli si paravano davanti e trasalì: scomparvero in una nuvola di fumo, ma diede come spiegazione a questo fenomeno la stanchezza. Guardò le mura, vedendo una cascata. Non c’era più tempo di scendere. Doveva saltare. Corse evitando di inciampare, fece leva col piede su un merlo e si lanciò nel vuoto, mentre la viverna gli passava sopra la testa, oramai impotente. Cadde sempre più velocemente, impattando con l’acqua, e sparendo nella nebbia.


  
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