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Autore: Stray cat Eyes     20/08/2010    1 recensioni
[Mordred/Galahad]
È un bel pomeriggio, il giorno in cui si ritrovano.
“La prossima volta ce la faremo, pensi?”
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Mordred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'It's playing on repeat (just like when we would meet)'
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Sempre e solo colpa di it100.
In verità, soltanto la prima parte (il primo “brano”, per così dire) è stata pubblicata sulla community come drabble - il resto è venuto poi. È proprio per dare un’ultima occhiata che ho tardato a farti questo bel regalino, Ilakey! XDD
Diciamo pure che questa è la versione integrale, va’.

E poi sì, combattiamo per Galahad! *__*













[Solo un vecchio e un bambino]



76.



È un bel pomeriggio, il giorno in cui si ritrovano.
Il mondo, allora, è così bello che il tempo trascorso dall’ultima volta, all’improvviso, si perde in una nube colorata d’arancio autunnale.

“Quanti anni hai? Settanta, ottanta?”
È Mordred, ma per le donne che passeggiano nel parco è solo un bimbo, tenero e tanto carino.
“Settantasei.”
Galahad. O un uomo elegante, alto e distinto, che in gioventù deve aver rubato molti cuori col suo bel viso.
Il bambino sbuffa, comunque.
“Uff. Dovevi proprio essere un nonnetto?!” Sbotta, e da tenero e carino potrebbe diventare maleducato, seduta stante. L’uomo, però, non ribatte; ride.
“Colpa tua che sei nato così tardi,” lo rimbecca.



“La prossima volta ce la faremo, pensi?”
È sempre il bambino - non troppo piccolo, ma con le guance rotonde rotonde.
Il vecchio si posa i palmi sulle ginocchia unite, sospirando.
“Non lo so.” Risponde. “Speriamo di sì. Soprattutto, spero di ritrovarti nelle vicinanze. Sono un po’ stanco di attraversare terre e oceani, alla ricerca dell’amor perduto.” Sorride, e il cuore del bimbo si scioglie come in questa vita non aveva ancora fatto.
Poi Mordred si riscuote, e con un indice contro la guancia esprime un amletico dubbio.
“Pensi che settantasei anni siano troppi per... frequentarsi?”
La risata che lo coglie è molto più calda e saporita del caffè che stamattina gli ha scottato la lingua.
“Sono decisamente troppi, se tu ne hai... quanti ne hai?”
Il piccoletto sbuffa di nuovo. “Nove.” Bofonchia, agitando la manina come a dire che era ovvio.
“... nove, appunto.”



Qualsiasi obiezione è soppressa sul nascere dall’arrivo di una giovane donna.
“Mi scusi, il bambino l’ha per caso importunata?”
D’un tratto, è come se le maschere tornassero al proprio posto; la sua, poi, si riadagia sul viso con un sorriso affabile e uno sguardo da gentiluomo.
“Nossignora. Anzi, è stato un vero piacere scambiare quattro chiacchiere con questo giovanotto.”
Gli adulti ridacchiano, il bambino - di nuovo in maschera, anche lui - non ribatte nulla. Tace ancora quando Galahad, dentro un costume vecchio di settantasei anni, si concede una carezza sulla sua testa che di anni ne ha nove, e di pensieri un po’ troppi.
“Su, andiamo, tesoro. Lascia in pace il vecchio nonno George.”



Prima che tesoro s’allontani, però, il nonno riesce a sussurrargli qualcosa.
“Smettila d’inseguirmi.”
Il che, adeguatamente interpretato, vuol dire “Smettila di suicidarti quando ne hai l’occasione”, ovvero “Smettila di suicidarti ogni volta che io muoio per primo” - e Mordred lo sa. Ma non ha il tempo di farglielo capire, perché le mani guantate di sua madre lo guidano via da lì.




È un bel pomeriggio, l’ultimo giorno in cui si vedono.



Fino alla prossima vita, almeno.


  
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