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Autore: Darkmilotic    21/08/2010    3 recensioni
"La vita non è mai stata molto giusta con me , non mi aveva mai dato soddisfazione senza poi prendersi qualcosa in cambio . Questa è per me la vita , un continuo scambio di favori e di delusioni . Probabilmente negli ultimi tempi qualcosa era cambiato in meglio , c’erano nuove persone nella mia vita , persone che erano disposte a comprendermi , ad accettarmi .Ma il piccolo mondo di tolleranza che mi circondava , non era nulla in confronto a ciò che c’era fuori , fuori dalle mura di casa mia ."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

“Ti amo!”

Il sole  si vedeva benissimo dalla mia camera , risplendeva meravigliosamente sulle pareti come se volesse diventare a far parte dell’arredamento . Erano passati già sei giorni dalla morte del nonno e la domenica trascorreva come al solito tra le strade del Queens.

Domani Austen sarebbe uscito dall’ospedale , ma io non avevo avuto il coraggio di andare a trovarlo .Era come se ciò che avesse detto quel giorno avesse creato una barriera , come se tutto ciò che era successo aveva in un certo qual modo allentato la corda che ci teneva uniti , quel legame indissolubile che avevamo costruito .

Non sapevo il perché delle sue parole , ma ho avuto tutta la settimana per rifletterci senza alcuna soluzione , non riuscivo a venirne a capo . Tutto sembrava vuoto ora che Austen non c’era più nella mia vita e la morte del nonno mi  ha reso tutto più difficile .

Avevo bisogno d’aiuto , avevo bisogno di consigli , avevo bisogno di stare con qualcuno , di stare con lui , l’unica persona di cui non mi stancavo mai , l’unica che stava sempre dalla mia parte , perché stare con me per lui rendeva tutto più bello .

I rumori erano assenti in casa , la musica a dir poco estinta , e giustamente , oserei dire. Sentii ad un tratto i rumori di qualcuno che stava salendo le scale . Speravo che quei rumori non avessero condotto alla mia stanza , in quel momento sarei stato felice soltanto se Austen fosse entrato da quella porta .

I rumori si facevano sempre più fitti e la speranza che prima avevo provato svanì come la neve si scioglie al sole . La porta si aprì lentamente e improvvisamente comparve la sagoma di Betty.

Betty era rimasta un’altra settimana , giusto per dare man forte alla mamma che pian piano stava cominciando a riprendersi . Bobbie pensava che zia Betty avrebbe fatto bene a tutti con il suo ottimismo ed in quel momento speravo avesse ragione.

Non era il nonno ma era pur sempre qualcosa , o meglio qualcuno , qualcuno su cui poter contare. Lei rimase sulla soglia e mi chiese :

- Posso entrare ?

- C’è bisogno di chiederlo? - domandai a mia volta

- Non saprei Justin , o meglio prima avrei saputo , ora no !

Che strana risposta , che strana situazione . Cosa avrebbe voluto dire ? Cosa avrebbe voluto significare quella domanda ?

- In che senso Zia Betty ? Spiegati! - la esortai

Betty entrò . Indossava una gonna lunga fino alle ginocchia di colore blu e sopra una camicetta a pois della stessa tonalità della gonna . Aveva acquisito stile non c’era dubbio . Londra l’aveva cambiata , l’aveva resa più bella , più viva . Le aveva dato l’opportunità di godersi ciò di cui non aveva mai potuto trarre profitto fino a quel momento . Vene verso il mio letto , si sedette e poi cominciò :

- Nel senso che “Non saprei” . Sei cresciuto Justin . Sei cresciuto più in fretta di quanto tu possa immaginare . Mi sembra ieri quando cercavo di aiutare tua madre a metterti i pannolini ed adesso ti ritrovo così . Uno splendido giovane ragazzo . Quello che sto cercando di dirti è che adesso non è più come prima , non riesco più a capirti come riuscivo a fare poco tempo fa . Anche da ciò che mi scrivi capisco che sei maturato . Ah … Non fraintendermi , non che non sia una cosa positiva, solo vorrei che tu ti aprissi un po’  . O meglio che aprissi un po’ il tuo cuore , solo un po’ , per riuscire a farmi capire cosa stai provando .

Mi sgorgò una lacrima . Mai possibile che in quest’ultima settimana avevo pianto più che in tutta la mia vita? Come era possibile ? Allora dissi :

- Sai Zia Betty…

- Dimmi

- La mia vita non è proprio come me l’ero immaginata , nel mio piccolo pensavo di essere normale, ma invece guardami .

- E cosa dovrei guardare ? - chiese dolcemente

- Guarda cosa sono diventato ? O meglio guarda cosa sono.

- E cosa sei ?

- Sono gay Zia

- Ed è un male ?Non devi vergognarti di come sei , di ciò che fai e di ciò verso cui sono orientati i tuoi interessi , devi essere assolutamente te stesso e devi avere la forza di affrontare gli altri anche quando tutto sembra caderti addosso . Non devi fartene una colpa se sei così . Essere diversi non significa essere cattivi o fuori posto , significa essere speciali , significa distaccarsi un po’ da quella normalità quotidiana e molto spesso banale per condurre vite un po’ bizzarre . Non devi mai pensare che questo non sia il tuo posto , non devi mai pensare che questa non sia la tua casa…

- Sì zia lo so , ma alcune volte sembra che neanche chi ti vuole bene riesca ad accettarti

- Parli di Austen?

Mi lasciò sconvolto , lo sapeva , sicuramente mamma aveva parlato . Era sempre stata una chiacchierona , e non sarebbe stata lei se nel giro di poco tempo non avesse fatto sapere a mia Zia cosa fosse successo. Risposi timidamente

- Sì

- So cosa ha fatto Austen . E’ già passata una settimana e sai che ti dico ?

- Cosa ? - lo chiesi come se fosse una domanda retorica

- Che sei uno sciocco

- Perché ? - domandai leggermente urtato

- Ricordi quanti problemi ti sei fatto quando hai dovuto dirci ciò che Austen ha detto ai suoi ?

- Si ! - dissi secco

- Ed allora ? Non eri confuso ? Non eri disorientato quando hai mostrato a tutti noi chi eri ?

- Si! - ripetevo quell’affermazione come un disco rotto .

- Ed allora come credi si sia sentito lui , a dover rivelare alla propria famiglia di essere omosessuale , di fronte ad un padre che , diciamolo , on è mai stato molto tollerante sull’argomento , per quello che tua madre è riuscita a dirmi  , e per di più in tua presenza ? - mi fece notare

- Credo che sia sentito … - esitai - … molto ma molto peggio di come mi sia sentito io .

- Vedi ? Lui ti ha appoggiato in ogni momento quando tu ti sentivi confuso , ed ha cercato di essere forte per te , quando non forte non lo era neanche lui . Non credi quindi di aver  sbagliato? Non pensi di essere stato un po’ troppo duro con lui per quello che ti ha detto ? Forse lo avrà detto in preda alla confusione , era comprensibile .

- Hai ragione zia ma …

- Niente ma - mi zittì lei - se c’è qualcosa che ho imparato in questo momento è che al cuore non si comanda , non si chiedono spiegazioni . Quando c’è in gioco l’amore si agisce e basta , senza troppi convenevoli e ripensamenti .

Non riuscivo a parlare , la Zia aveva centrato il punto , il nocciolo della situazione , l’origine della tristezza. Ma mi faceva male lasciarlo uscire , mi faceva male al solo pensarci , ma decisi di far uscire fuori tutto e lasciai la che la zia Betty continuasse :

- Justin sei la persona più coraggiosa che conosca . Non lasciare che delle futili parole offuschino il tuo modo di ragionare . Le parole possono cambiare , le parole sono ciò che più fa paura all’uomo . Ancora dobbiamo capire la potenza della parola , che tanto può far bene quanto del male . Tante volte potrai sentirti bene quando qualcuno ti elogerà , ma altrettante volte o forse di più , potrai sentirti male quando ti feriranno .

Mi alzai . Avevo colto in pieno il significato di quelle parole , ero riuscito far rivivere ciò che aveva perso allegria e brio : il vero Justin . Il giudizio degli altri non mi aveva mai fermato e mai mi avrebbe fermato . Presi velocemente il cellulare e mi misi in dosso lo giaccone . Uscii velocemente dalla mia camera . Zia Betty era sorpresa della mia reazione e mi chiese mentre uscivo dalla porta :

- Dove stai andando ?

- All’ospedale

Mi sorrise. Da quando non aveva più l’apparecchio , non mi ero mai accorto di che bel sorriso avesse . Faceva sembrare tutto più bello . Aveva un sorriso come quello del nonno . Era lei la persone che le somigliava di più in casa nostra . Mia madre aveva una certa somiglianza più con la nonna. Appena mi resi conto di non aver svolto una cosa essenziale , tornai indietro e mi affacciai dalla porta della mia camera , dove intravidi la Zia Betty ancora seduta sul mio letto , a rimirare l’immagine del nonno . La tirai fuori dalla sua trance e le dissi :

- Grazie

- E di cosa ? Ora va .

Corsi più veloce della luce , scesi le scale più rapidamente che potevo , avvisai mia madre che stavo per uscire e chiusi la porta di scatto . Arrivai alla fermata dell’autobus con il fiatone , ma riuscii a prenderlo in tempo . Seduto ad uno dei tanti posti disponibili, pensai e ripensai. Cosa gli avrei detto ? Di solito ci si preparano dei discorsi in queste situazioni , ma io non ero pronto , non riuscivo a pensare a nulla che non fosse il suo volto . Rivedere il suo sorriso mi avrebbe dato forza , perdermi di nuovo nel profondo dei suoi occhi mi avrebbe ipnotizzato , ma non mi importava , l’unica cosa che contava ora , era andare lì , rivederlo e riabbracciarlo . Non desideravo altro .

Scesi alla fermata sbagliata , immerso nei miei pensieri e convinto che l’autobus si fosse fermato di fronte l’ospedale . Aspettai lì una buona mezz’ora .

Non fu affatto del tempo piacevole , anzi potrei ben dire che quell’arco di tempo che passai lì fu molto “istruttivo” . Vidi almeno una decina di coppie che si baciavano e non feci altro che riflettere e pensare al mio futuro . Come avrei interagito con il mondo ? Cosa ne avrebbe fatto di me il mondo ? Quante domande ancora senza una risposta , quanti quesiti impossibili da risolvere . Forse avrei passato la mia vita come un emarginato , senza nessuno disposto ad aiutarmi o a stare con me , o forse avrei trovato in Austen ciò che on avrei trovato in nessun altro . In quel momento pensai di gettare tutto , di lasciar perdere , ma poi ripensai a quanto mia madre aveva sofferto per la morte di mio padre , di quanto Betty avesse patito per la partenza di Henry e capii tutto . Meglio amare che non amare affatto . L’amore è una grande conquista e avrei dovuto vivere di questo se volevo stare bene . Sarebbe stato difficile convincermene , ma ci avrei provato con tutte le mie forze , con ogni mio respiro . Nessuno mi avrebbe portato via l’amore .

Nel poco tempo rimanente prima di ritrovare il mio tanto amato autobus pensai a cosa avrei fatto una volta rivisto Austen , una volta rivisto colui che mi faceva battere il cuore all’impazzata . Ero indeciso , ma poi compresi che era meglio se lasciavo il cuore  , era l’unico modo per avere successo , l’unico modo per riavvicinarlo a me .

Arrivò l’autobus  e senza neanche dargli il tempo di fermarsi e di aprire le porte mi ci catapultai . Frenai il mio istinto di intimidire l’autista per andare più veloce . Non potevo più aspettare , non potevo stare con le mani in mano se soltanto pochi chilometri mi separavano da lui . Pochi minuti e l’autobus mi fermò di fronte al grandissimo edificio bianco .

Questa volta mi sembrava anche più enorme del solito . Forse la sua mole era dovuta alla mia paura . Probabilmente lo vedevo ingigantito come edificio perché i miei timori erano ingigantiti . Avrei voluto appiattirli , ma questo era il momento di affrontarli . Andai alla segreteria dell’ospedale e diedi un’occhiata alla lista dei ricoverati . Austen si trovava al terzo piano nella stanza 136 reparto ortopedia . Cominciai a prendere la rincorsa quando l’infermiera mi bloccò :

- Ehi! Ragazzino l’orario delle visite è finito !

- Mi scusi - dissi implorante - ma devo assolutamente vederlo

- Allora tornerai domani . L’ingresso è accessibile solo ai familiari del paziente .

- Ma lui è un familiare - disse una voce alle mie spalle

Era il padre di Austen . La sua statura era enorme . Faceva anche sfigurare me , che non avevo mai avuto problemi di altezza . I suoi occhi blu risplendevano come quelli del  figlio ed avevano una lucentezza ed una voglia di vita unici nel loro genere . Mi poggiò una mano sulla spalla e proseguì :

- E’ mio genero

L’infermiera evitò di guardarci in modo particolarmente strano , ma accennò unicamente ad sorriso . Che avesse capito ciò che intendeva il signor Tyler? Mi lasciò passare ed il signor Tyler mi portò con lui per condurmi dove avrei trovato Austen . L’ascensore era occupato e per questo mi propose di prendere le scale . Io malvolentieri accettai , pensando che il tempo che avrei impiegato ad aspettare l’ascensore , lo avrei sfruttato per poter salire i piani che mi separavano da Austen . Il signor George prese l’iniziativa e disse :

- Allora ti sei deciso finalmente a venire

- Dovevo soltanto rivedere chi ero per poter affrontare chiunque mi mettesse in discussione !

- Sei coraggioso sai ! Io non lo avrei mai fatto ! - disse con un po’ di rammarico

- Perché dice così ?- domandai incuriosito.

- Vi invidio sapete ? Io non lo avrei mai fatto . Intendo , non sarei mai uscito allo scoperto se fossi stato gay . Mi sarei tenuto tutto dentro pur di non deludere coloro che amavo.

- Lei parla così perché ragiona con la sua testa e perché pensa che nel mondo esterno tutti le siano contro ma non è così - risposi , sorprendendomi di quanto fossi saggio e proseguii - Alcune persone sono buone e generose  altre sono perfide . Abbiamo il dono del libero arbitri . Perché non attaccarci alle prime ?

- Hai proprio ragione ragazzo !

Detto questo mi diede un pizzicotto sulla guancia . Oramai ero arrivato . Riuscivo ad intravedere la sagoma della signora Tyler fino alla fine del corridoio . La camera di Austen era l’ultima del suo piano ed era quella che si trovava più in fondo . Pian piano che mi avvicinavo i colori che la signora Marylin indossava si facevano più nitidi ai miei occhi . Indossava un completo composto da una gonna ed una camicetta completamente rosa e sopra la camicetta portava un copri spalle bianco . Sembrava un chewingum ma non volli sottolinearlo per non essere scortese . Avanzai sempre di più ed una volta arrivato vicino alla signora Tyler potei osservare la sua faccia sorpresa ma nello stesso tempo serena . La salutai e lei mi indicò la sala che si vedeva al di là del vetro.

Austen.

Lo vedevo dopo solo una settimana . Non credevo mi avrebbe fatto un tale effetto , in fondo era passato poco tempo dalla grande litigata della settimana scorsa . tutto girava intorno a me ed il riflesso del vetro mi dava un’idea della sua perfezione non indifferente . La sua era una delle stanze più luminose , piene di Sole . Il cielo era limpido ed il Sole risplendeva forte in quella sala d’ospedale . Mi sembrava di essere tornato nella reception del condominio dove Austen abitava . Anche la sala infatti era completamente dipinta di azzurro ,un azzurro sgargiante , che si abbinava perfettamente ai suoi occhi , alla sua carnagione , potrei ben dire che si abbinava quasi ad ogni parte del suo corpo . Era steso sul letto ed aveva il volto rivolto verso la finestra . Non mi aveva sicuramente visto e né sapeva della mia presenza . Speravo non lo sapesse , volevo almeno concedergli questa sorpresa , se per lui poteva ancora chiamarsi sorpresa .

Mi avvicinai alla porta di vetro , presi un ultimo respiro , afferrai la maniglia ed aprii l’unico confine che allora ci separava . Appena aprii la porta lui non si girò , non mi degnò neanche di uno sguardo . Forse aveva capito ch ero io ed era arrabbiato , come biasimarlo . Chiusi la porta dietro le mie spalle e sentii Austen dire :

- Come ti ho già detto papà se prima non rivolgerai le tue scuse a Justin e non lo porterai qui , tra me e te non vi sarà più dialogo- lo disse con freddezza .

Era la prima volta dopo una settimana che sentivo la sua voce , che rivedevo il suo profilo. Tutto sembrava bello , tutto sembrava fantastico ora che ero lì , e non mi sarei lasciato andare neanche un attimo . Ogni attimo per me era vita e non avevo fatto altro che desiderare quello per tutta la settimana . Con un ultimo respiro gli parlai e dissi :

- Credo che lo abbia appena fatto il signor Tyler , Austen.

Spalancò gli occhi improvvisamente ma non si voltò  verso  di me . Cominciava a sgorgargli una lacrima dai suoi occhi blu , lacrima che io consideravo come una goccia di rugiada . Non l’avevo mai visto piangere né mai singhiozzare come fece poco dopo . Prima che potessi intervenire mi bloccò:

- Promettimi che appena mi girerò non scomparirai , che sarai ancora lì

- Perché ? -  domandai , lasciando trasparire un po’ di insicurezza

- Perché così saprò che non è tutto un sogno .

- Prometto - risposi ponendomi una mano sul cuore .

Lui si girò . Appena mi vide sorrise ampiamente , spalancò gli occhi più del possibile . Aveva desiderato anche lui vedermi , lo percepivo , ed io come lo sciocco non avevo capito . Facevo lo stupido invece di affrontare la realtà. Ero lì ora e l’unica cosa che sapevo fare era balbettare e singhiozzare . Dovevo agire . E dovevo farlo alla svelta . Era l’unico modo per non perderlo per sempre .

Mi avvicinai piano per potermi godere ogni istante della sua compagnia , arrivai infine vicino al suo letto e mi sedetti sulla coperta , anch’essa azzurrina , che gli era stata posta sulle gambe . A quel punto dissi:

- Come stai ?

- Non mi lamento! Domani potrò tornare a casa - ribadì con contentezza e poi , rabbuiatosi in volto continuò - Mi dispiace di non essere potuto venire al funerale di tuo nonno .

- Non ti preoccupare , sapevo che eri impossibilitato a venire , non devi assolutamente giustificarti con me !

- Piuttosto ! Devo chiederti scusa !

La faccia rabbuiata di un momento prima adesso lasciava trasparire un minimo di stupore , che non si aspettasse le mie scuse ? Gliele dovevo dopotutto, in fondo se era su quel letto di ospedale , era per colpa mia . Mi fissò negli occhi ed io cercai di non perdermi nuovamente , come succedeva ogni volta che lo fissavo , nel blu dei suoi . Notando che io non accennavo a parlare domandò :

- Scusa per cosa ?

- Per tutto ! Per come mi sono comportato , per ciò che ho detto e fatto , per ogni singola parola al vuoto . Per ogni singola e stupida paura . Non volevo perderti Austen e sapere che potresti andartene mi distrugge mi fa a pezzi . Non sai quanto ho pianto per te , o meglio per noi in queste ultime settimane . Continuavo a pensare, a cercare il coraggio per venire qui da te , ma non riuscivo a trovarlo , perché pensavo che non volessi più vedermi , non volessi più condividere con me momenti che sarebbero potuti diventare importanti . Austen , ciò che cerco di dirti è che non riesco a stare senza di te .

Austen sembrava perplesso , come se il mondo gli stesse girando intorno , per un po’ pensai che stesse per avere un malore , come se non fosse già abbastanza . Non volevo assolutamente vederlo soffrire dopo ciò che gli avevo detto . Si riprese da quello stato di trance che lo aveva avvolto e , come se stesse pensando , iniziò a dire :

- Non ho parole , non so cosa dire , se non che non ho mai incontrato nessuno come te . E’ inutile dirti che mi dispiace per il disagio che ti ho creato e che credevo non saresti mai venuto qui . Riesci sempre a sorprendermi come nessuno mai riesce a fare . Non so cosa dirti perché non trovo le parole per riuscire a descrivere ciò che mi hai fatto , ciò che mi hai trasmesso e ciò che mi dai . Mi sento molto fortunato ad averti qui accanto a me e credo lo sarò per sempre .

Pronunciò quelle parole con una tale intensità che pensavo mi sarebbero sgorgate altre lacrime dagli occhi , ma non fu così . Ero solo contento , contento che mi avesse accettato , contento che fosse quello di sempre , contento di aver abbandonato le convenzioni che mi stavano relegando in una profonda solitudine . L’unica cosa che gli dissi fu :

- Grazie … - mi bloccò.

Mi mise un dito sulle labbra per non riuscire a farmi parlare , per cercare di non farmi ribattere a tutto ciò che aveva detto . La pressione che esercitava sulla mia bocca non fu molto forte , ma non mi lamentai di ciò che stavo facendo . Non volli osservare se fuori da quella stanza i suoi genitori ci stavano guardando , per questo continuai a fissare lui . Austen era sempre meraviglioso , sempre bello , come quando lo vidi per la prima volta . Improvvisamente lui si avvicinò lentamente e sfiorò prima le sue labbra alle mie e poi mi baciò .

Spalancai gli occhi ma lo lascai fare . Cominciarono ad uscire lacrime dai miei occhi senza una ragione , forse soltanto perché stava osando ciò che non avevo mai osato fare io , ciò per cui non avevo mai preso iniziativa . Chiusi gli occhi per godermi ogni singolo attimo , ogni singolo momento . Ogni secondo sarebbe bastato  a nutrirmi per una vita , per sostentarmi all’infinito . Non avevo mai provato nulla di più puro e non mi spaventava , era una bella sensazione ciò che sentivo in quel momento . Non avevo più nessuna inibizione . Aprii gli occhi giusto il tempo per distogliere le mie labbra dalle sue , poi , lui , rimasto sorpreso mi domandò :

- Qualcosa non va ?

- No ! - risposi secco

- E allora ?

- Ti amo Austen Tyler ! Ti amo!

Rimase scosso , come se lo avessero colpito con un dardo , un dardo infuocato che non lasciava spazio a nulla se non al sentimento. A giudicare dalla sua faccia non se lo aspettava e secondo me Cupido non avrebbe saputo fare di meglio in una situazione del genere . Lui mi guardò e disse :

- E’ la prima che me lo dici

- E allora fa che non sia l’ultima.

Lo presi da dietro la testa e lo avvicinai di scatto verso di me . Era il bacio più bello che gli avessi mai dato . Era unico e speciale , come lui . In quel momento eravamo un tutt’uno , un’unica entità, e tutto sembrava bellissimo . Non sapevo bene cosa stavo provando in quel momento , ma di certo era qualcosa di speciale, qualcosa che non avevo provato neanche la prima volta che lo baciai . Quella volta fu tutto veloce fu tutto di scatto e ce ne pentimmo entrambi . Non volevo pensarvi , ma tutto in un certo qual modo mi riconduceva a quel palco , a quel momento . Però tutto era diverso . Io ero diverso . Tutta la mia vita era stata per sempre un grande palcoscenico ,dove ho sempre finto di essere ciò che non sono e non potevo essere . Ma se qualcosa ho imparato da questa vita era di non demordere mai , di non perdere la speranza . I sogni possono realizzarsi per chi ci crede , possono renderti felice .

Aveva ragione Cenerentola a dire che “ i sogni son desideri di felicità” . Il mio si era appena avverato e non sapevo cosa pensare .

Aprii gli occhi per guardarlo , ma li richiusi subito per non rompere la maglia del momento . non mi importava più di nessuno . Se ne avessi avuto la possibilità lo avrei urlato a tutti ciò che sentivo e ciò che provavo . Se c’era qualcosa che avevo imparato da quell’esperienza era che l’amore è una sfida . Ed in fondo in una sfida BASTA SOLO AVERE CORAGGIO.

  
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