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Autore: waytotheend    21/08/2010    1 recensioni
Ianto si salva a stento da Torchwood in fiamme e il TARDIS insiste a riportare il Dottore indietro a quella notte. [Crossover: Doctor Who/Torchwood]
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: And Off We Go!
Fandom: Doctor Who, Torchwood
Personaggi: Ianto Jones, 10th Doctor
Titolo Capitolo: Out Of The Fire
Summary: Torchwood 1 sta bruciando e Ianto riesce a salvarsi per un pelo prima dell'esplosione dell'edificio. Nel freattempo, il Dottore sta viaggiando quando il TARDIS decide di riportarlo indietro a quella notte.
Raiting: Per Tutti
Avvertimenti: CrossOver, AU, What If?
Banner: by [info]kari77  
A/N: Questa fan fic è la prima che scrivo in assoluto su SciFi e su Doctor Who o Torchwood. Più avanti nella storia arriverà anche Jack ma per adesso saranno soltanto il Dottore e Ianto.
Disclaimer: Non mi appartiene nè Torchwood, nè Doctor Who!

Le sue dita si fermarono per un attimo prima di sfiorare la pelle scura e ancora calda dell'unica donna che aveva mai amato.

Sentì le lacrime cominciare a scorrergli lungo il viso e con il dorso della mano, le asciugò nervosamente.

"IANTO!"

Il giovane si voltò per un istante quando si sentì chiamare e incrociò lo sguardo con quello preoccupato e frenetico dell'unica collega con cui aveva legato oltre che con Lisa.

Si perse per un attimo nei ricordi della ragazza che ora giaceva alle sue spalle. Sapeva che quella ormai non era più Lisa, che non era né umana né una cyberwoman. Non era più niente.

"Devo salvarla. Io..."

La donna si avvicinò a Ianto e gli afferrò il braccio, "Devi uscire immediatamente da qui. L'edificio è in fiamme e probabilmente crollerà tra poco."

"Mary io devo salvarla."

La bionda prese il suo viso tra le mani e in un tono che non ammetteva repliche, disse, "Tu devi uscire di qui. Adesso! Quella non è Lisa! Qualsiasi cosa sia, non è più la donna che..."

"Ian... Ianto?"

Il tempo sembrò fermarsi per quei pochi secondi che si dilatarono come fossero anni.

Le mani di Mary si bloccarono, ancora intente nello stringere il viso di Ianto, e il ragazzo si irrigidì prima di scostarsi dalla bionda e voltarsi.

"Lisa. Ti porterò fuori di qui," si chinò a darle un bacio prima di cominciare a cercare un modo per togliere tutti i fili che erano collegati al corpo della sua fidanzata. "Ci vorrà solo un momento."

"Ianto!" Mary lo guardò mentre sempre più lacrime le solcarono il viso. "Dobbiamo..."

"NO!"

La giovane donna fece un respiro profondo e si guardò attorno. Sul pavimento c'era un pezzo di tubo. Si chinò a prenderlo e lo strinse per qualche secondo nella sua mano destra prima di convincersi sul da farsi. "Ianto, vieni via," provò ancora una volta ma la sua voce ricadde su sorde orecchie.

Preparandosi per ciò che sarebbe stata costretta a fare, sperò solo che non lo avrebbe colpito troppo forte e soprattutto, che Ianto, un giorno, sarebbe stato in grado di perdonarla.

Non ebbe neanche bisogno di essere cauta nei suoi movimenti.

Le mani di Ianto volavano sui fili ascoltando Lisa che gli diceva cosa doveva staccare per non ucciderla.

Le dita di Mary serrarono la presa attorno al tubo e fece un respiro profondo. "Mi dispiace," sussurrò prima colpire Ianto alla base del collo.

In un attimo, il Gallese si ritrovò a terra, privo di sensi.

"Mary."

La bionda guardò verso il tavolo dove Lisa era stesa. "Mi dispiace. Devo salvarlo. Lui è una delle poche persone qui dentro che non ha mai fatto del male. Se qualcuno deve uscirne vivo, quello è lui e tu..." scosse la testa e si chinò prendendo per le mani Ianto grata degli anni di allenamento che in quel momento le avrebbero garantito la forza necessaria per trascinare il suo amico fuori dall'edificio.

"Salvami," pianse Lisa.

Mary scosse la testa. "Non c'è più niente da salvare, Lisa. Mi dispiace." Strinse le mani di Ianto forte nelle sue e cominciò a camminare all'indietro trascinandolo per il pavimento lungo il corridoio.

I laboratori erano in alto. Gli ascensori erano inservibili e le scale erano troppe per riuscire a farcela da sola ma sapeva che avrebbe almeno dovuto tentare.

Mentre la gente correva avanti e indietro ancora sotto shock, Mary cercava di farsi strada nel corridoio. Quando finalmente arrivò alla porta che conduceva alle scale, si lasciò andare ad un sospiro di sollievo prima di ricordarsi di tutta la strada che ancora dovevano fare.

Cercando di fare attenzione a non inciampare, cominciò a trascinare Ianto giù per le scale.

Presto sentì la sua schiena cominciare a fare male e le braccia diventare insensibili. Guardò il cartello sul muro che annunciava il quinto pianto e cercò di trovare in se stessa la forza necessaria per terminare gli ultimi gradini che li separavano dalla salvezza.

Quando finalmente spinse il maniglione della porte che dava sul cortile esterno di Torchwood, le fiamme avevano completamente avvolto gli ultimi piani. Poteva sentire le grida di chi era rimasto bloccato dentro e nonostante il suo subconscio le stesse urlando di portare via Ianto e lasciar perdere tutto il resto, sentì comunque il suo senso del dovere ordinarle di comportarsi nella giusta maniera.

Faceva comunque parte di Torchwood e nonostante tutto, il loro compito, doveva comunque essere quello di salvare quante più vite possibili.

Appena ritenne che Ianto sarebbe stato fuori pericolo, lo lasciò andare. Perse qualche secondo di tempo per riprendere fiato. Poggiò le mani sulle ginocchia e si piegò in avanti prendendo grandi boccate d'aria.

Il rumore di una piccola esplosione la scosse. Guardò verso Torchwood notando come le fiamme fossero sempre più veloci. Senza perdere altro tempo a pensarci, cominciò a correre e correre fino a quando non fu di nuovo davanti alla porta dalla quale aveva appena trovato salvezza.

Cominciò a correre su per le scale fino a quando non vide il cartello annunciare il decimo piano. Era l'ultimo piano prima delle fiamme.

Aprì con forza la porta di ferro che scottò sotto le sue dita. I suoi occhi, frenetici, si guardarono attorno per un attimo perché un attimo fu tutto quello che le restò di vita.


Un'esplosione in lontananza gli fece aprire per un istante gli occhi. Ianto cercò di mettersi a sedere ma la testa gli faceva male e poteva sentire una fitta al fianco sinistro. Portò la sua mano destra sotto alla giacca e quando la tirò fuori, le sue dita luccicavano ricoperte di sangue sotto i riflessi delle fiamme in lontananza.

Sentì per un attimo uno strano rumore qualche metro più avanti. Ebbe qualche istante di lucidità per rendersi conto che era a qualche metro dai cancelli d'ingresso di Torchwood e poi l'oscurità lo avvolse ancora.


"Potremmo andare su Nova 12, che dici?" Il Dottore accarezzò i comandi del TARDIS affettuosamente prima di sospirare. "Temo sia di nuovo tempo per me di parlare da solo." Si lasciò cadere sul divano e chiuse gli occhi per un istante.

Il dolore della perdita di Rose lo attanagliava ancora nonostante fossero passati diversi mesi da quando era stato costretto a dirle addio.

Era decisamente arrivato il momento per trovare qualche nuovo compagno di viaggio. Aveva cominciato a parlare da solo, e stare da solo non gli faceva mai bene.

"Magari potremmo cambiare genere, che ne dici?" chiese al TARDIS sospirando. "Basta ragazze che ci spezzano il cuore. Potremmo trovarci un amico al posto di un'amica, che dici? Jack ti piaceva..." lasciò la frase in sospeso per qualche istante. "Ma non ho voglia di tenerlo in giro per mesi. Sarà meglio trovare qualch..."

Si bloccò quando il TARDIS cominciò a tremare e poi a muoversi come se qualcuno la stesse strattonando. "Che diamine sta succedendo?"

Scattò in piedi afferrando una leva dei comandi per non cadere a terra. Guardò il computer e corrugò la fronte. "Oh non torneremo lì. Perché vuoi tornare in quel posto?" chiese esasperato. "E' stato orrendo l'ultima volta e hai scelto proprio la stessa notte e..."

Il TARDIS smise di tremare e il Dottore sospirò. "Vedo che hai già deciso tutto da sola." Prese il suo impermeabile dal divano e se lo infilò prima di avviarsi con passo deciso verso le porte di legno alla fine della piccola discesa in metallo.

"Magnifico," disse, e per una volta non lo intendeva positivamente. Aprì una delle due porte e uscì fuori.

Torchwood stava bruciando con qualche esplosione di tanto in tanto.

Il Dottore si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni blu e si dondolò sui talloni delle Converse rosse che aveva ai piedi.

"Dunque, perché mi hai riportato qui?" chiese guardando per un attimo indietro verso l'interno della sua cabina.

Quando riportò lo sguardo sulla strada davanti a lui, notò qualcosa sul cemento. Corrugò la fronte e cominciò a camminare in quella direzione. Ad ogni passò aumentava la velocità fino a quando non riconobbe il profilo della "cosa" capendo che si trattava di un umano e cominciò a correre.

Si inginocchio accanto al corpo e lo voltò.

Era un giovane di bell'aspetto, vestito in un completo scuro bruciacchiato e la camicia bianca era sporca di sangue in diversi punti.

"Dannazione." Prese a tastare il torace del giovane fino a quando non trovò la ferita da dove stava uscendo il sangue. "Finirò mai di salvare voi umani?" chiese ad alta voce. Si guardò attorno in cerca di qualcuno che potesse aiutare il ragazzo ma non c'era nessuno.

Sospirò e si mise in piedi. "I vostri mezzi di scorso arriverebbero comunque in ritardo. Vorrà dire che dovrò pensarci io." Notò una lastra di metallo abbandonata in terra ed estrasse velocemente il suo cacciavite sonico dalla tasca della giacca puntandolo contro di essa.

Nel giro di qualche istante la lastra di metallo vibrò per un attimo prima di strisciare più vicino al corpo che giaceva ai piedi del Dottore. Trascinò il corpo immobile sull'improvvisata barella che si sollevò di qualche centimetro dal suolo cominciando a trasportare il ragazzo verso il TARDIS.

"Ti porterò in un'ospedale e poi me ne andrò. Non voglio avere a che fare né con Torchwood né con suoi dipendenti per il resto della mia vita," bofonchiò rivolto all'uomo ancora privo di conoscenza mentre entravano nel TARDIS.

Il Dottore si avviò ai comandi del TARDIS e mise le coordinate dell'ospedale più vicino.

Guardò per un attimo verso il giovane e sospirò. "Mi chiedo cosa sto cambiando salvandoti adesso."


Un rumore di passi si fece largo nella nebbia che avvolgeva la mente di Ianto. Continui flash di cybermen, gente uccisa, urla, fuoco, il Dottore e le sue amiche, Lisa e Mary, vorticavano frenetici nell'oscurità.

"Mi sente?" una voce gentile seguita da una mano altrettanto gentile che gli si posava sul braccio, fece infine aprire gli occhi a Ianto.

La luce del delle lampade sul soffitto gli fece strizzare gli occhi per un secondo.

"Bene, è finalmente sveglio," disse ancora la stessa voce gentile.

Finalmente, Ianto riuscì a tenere gli occhi aperti quel tanto che bastava per notare l'infermiera china su di lui, la porta della sua stanza aperta e un soprabito abbandonato sulla sedia poco lontano dal letto.

"Ospedale?" si ritrovò a chiedere cercando di mettersi a sedere. Sentì una leggera fitta nel fianco ma cercò di ignorarla.

"Può dirmi come si chiama? Il Signore che l'ha portata qui dice di averla trovata per strada e non aveva documenti con se."

Ianto si passò una mano tra i capelli cercando di ricordare come potesse essere arrivato in quel posto. "Jones, Ianto Jones," mormorò.

L'infermiera annuì prima di andare ai piedi del letto. Prese la cartella e aggiunse il nome di Ianto in cima.

"Mi scusi?"

L'infermiera sollevò lo sguardo e sorrise a Ianto. "Mi dica?"

"Ha detto che un uomo mi ha portato qui ma..."

"Si, esatto."

Ianto corrugò la fronte. "Sicura che non era una ragazza? Molto carina, bionda, poco più di venti..." Lasciò la frase a metà quando la donna scosse la testa rivolgendogli un sorriso di scuse.

"Soltanto un uomo molto bizzarro."

Il giovane Gallese fu bloccato da fare domande sul suo eroe quando qualcuno si fermò sulla soglia della sua stanza.

"Dottore?" chiese confuso.

Le labbra sottili dell'uomo in completo blu si curvarono in un sorriso. Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e prese e dondolare sui talloni.

L'infermiera guardò confusa tra Ianto e il Dottore. "Lei è un medico?" chiese infine.

Ianto precedette il suo salvatore nel dare spiegazioni, "Devo essere ancora confuso. Cosa è successo?"

"Sarà meglio che venga il Dottore ad aggiornarla sulla sua salute fisica, ma credo che il Signor Smith possa intanto dirle cosa le è successo. Abbiamo un nome per l'uomo che le deve la vita," disse rivolta all'alieno, "Jones, Ianto Jones." Mise la cartella medica di nuovo al suo posto e rivolse un ultimo saluto ai due uomini prima di scusarsi e lasciare la stanza chiudendosi la porta alle spalle.

"Se sai chi sono, devi essere di Torchwood," disse subito il Dottore sedendosi sul divano nell'angolo della stanza. "Speravo di sbagliarmi."

"Nemmeno lei è una persona che avrei voluto rivedere tanto presto, Dottore." Con il suo tono, Ianto sottolineo quel nome con tutta la rabbia e il dolore repressi in sé.

"Oh ma certo, ora darai la colpa a me di quanto è successo. Ovvio."

"Io..." frustrato, Ianto strinse la coperta tra le mani cercando di restare calmo. Poteva sentire un forte mal di testa arrivare. "Cosa ci fa qui?"

"Continuo a salvare la vita a voi umani ma mai un grazie, fortuna che non faccio tutto questo per i riconoscimenti," rispose sarcastico il Dottore. "Cosa ci faccio qui è assicurarmi che non fossi uno dei morti di quel posto."

"Credevo lei se ne fosse andato."

"Già, beh, il TARDIS ha deciso di riportarmi qui. Ora," si alzò di scatto avvicinandosi a Ianto, invadendo il suo spazio personale e guardandolo attentamente. "Mi chiedo perché fosse così decisa a venire da te, Ianto Jones. Non ti conoscevamo neppure fino ad un paio di giorni fa."

"Giorni?" Di tutto quello che il Dottore gli aveva appena detto, Ianto si concentrò su quell'unica informazione. "Che diavolo è successo? Un momento stavo cercando di salvare Lisa e poi mi risveglio qui?"

"Credo che qualcuno ti abbia portato fuori dall'edificio in fiamme," disse il Dottore mentre continuava a studiare con lo sguardo il giovane Jones. "Credo sia morto chiunque fosse perché ti ho trovato da solo oltre i confini di Torchwood per strada. Eri svenuto."

"Io..." Ianto chiuse gli occhi per qualche istante cercando di ricordare cosa fosse successo. Quando li riaprì si trovò il viso del dottore ancora più vicino di prima. "Spazio personale, Dottore," disse esasperato prima di scostare le coperte e scendere dal letto.

"Non ricordo molto. Credo che Mary mi abbia colpito per potermi portare fuori."

L'alieno inarcò un sopracciglio incuriosito. "Perché mai qualcuno sarebbe dovuto essere stato trascinato fuori da quel posto? Era in fiamme e..."

"Io stavo cercando di salvare qualcuno." Fu la semplice risposta di Ianto.

"Un dipendente di Torchwood pronto a sacrificarsi per il bene di qualche d'un altro?" chiese sarcastico il Dottore. "Devi essere diverso da loro allora."

Ianto gli rivolse un'occhiata di ghiaccio prima di coprire la distanza che lo separava dal piccolo armadio. Aprì le ante aspettandosi di trovare il suo completo e fu deluso quando non trovò niente.

"Il tuo abito era rovinato. Coperto di sangue. Avevi una ferita al fianco ma hanno detto che non era profonda e si sta rimarginando. Niente punti ma hai perso un bel po' di sangue e la tua amica ti ha colpito parecchio forte in testa. Commozione."

A Ianto sembrò quasi che il Dottore fosse divertito dalla situazione. Lo fulminò con lo sguardo prima di camminare verso la porta.

"Dove stai andando?"

"Devo uscire da questo posto. Odio gli ospedali e sto bene. E poi..." serrò i pugni in un gesto sia di dolore che di rabbia. "Immagino che devo darmi una mossa se non voglio perdermi i funerali e..."

"Non ci sono stati," lo interruppe il Dottore. "A quanto pare in caso di caduta di Torchwood 1 subentra il 2. Hanno ordinato la cremazione per i corpi rimasti e i dipendenti che sono scampati sono stati costretti a prendere il retcon. Tranne te Ianto Jones." Lo guardò interessato ancora una volta.

"Non possono cancellare la memoria a così tante persone. E chiunque fosse qui ha visto cosa è successo."

"Ma i dipendenti sono a conoscenza di molte più cose. Quindi..." il Dottore si avvicinò al divano e si infilò il suo impermeabile. "Ora che sono certo tu non sia morto, dopo quanto ho dovuto fare per portarti fino a qui e i capricci del TARDIS, è arrivato il momento di dirci addio."

"Aspetta un attimo," Ianto gli afferrò il braccio facendolo voltare verso di lui. "Come fai a sapere quali piani ha Torchwood?"

Il Dottore sorrise divertito ricordando al Gallese un bambino. "Io so sempre tutto, Ianto Jones. Ora..."

"Non puoi lasciarmi qui così."

"Non viaggio con persone del Torchwood," per un attimo il Dottore pensò a Jack ma poi scosse la testa riordinando i suoi pensieri. Non tutti al Torchwood erano Jack. "Mi dispiace ma le nostre strade..."

"Fermo, non ti sto chiedendo di venire con te, ma solo di portarmi qualche giorno avanti o qualche mese. Non voglio perdere i miei ricordi a causa di quel posto." Odio infiammò l'animo di Ianto ripensando al posto che gli aveva portato via tutto. "Portami solo più avanti, tutto qui."

"Non posso. Ho come la sensazione che ho interferito troppo salvandoti. Non posso portarti avanti nel tempo." Il Dottore fece un passo indietro e si avviò alla porta. Si fermò per un attimo sentendo una brutta sensazione attanagliargli lo stomaco.

Ianto fece per afferrare di nuovo il Dottore quando la porta della stanza si aprì all'improvviso.

Entrambi gli uomini guardarono il medico che stava fermo sulla soglia fissandoli sorridendo.

"Un Signore del Tempo qui da noi," disse.

"Perché ogni volta che cerco di salvare qualcuno le cose vanno in questo modo?" si lamentò il Dottore prima di cercare nelle tasche della sua giacca per il suo cacciavite sonico per costringere a mostrare all'alieno che avevano davanti il suo vero volto. "Chi sei?" chiese cercando di prendere tempo.

"Hai già incontrato la mia razza prima d'ora. Sono un Valachiano."

"Ma che diavolo..." esclamò Ianto guardando esasperato il dottore. "Da dove vieni?" chiese rivolto all'alieno.

"Da Valachian 7. E' un pianeta di nono livello nella galassia di Axtrig. Basse forme di vita di scarsa intelligenza," spiegò il Dottore sospirando rassegnato quando finalmente fu convinto di non avere il suo cacciavite con sé. "Allora," si mise le mani in tasca e assunse un'aria rilassata. "C'è qualche cosa che possiamo fare per te?"

"Sai benissimo che ti stavamo cercando." Il "medico" stese le braccia in avanti e grossi pungiglioni verdi uscirono dalle sue braccia mentre prima il camice e poi i vestiti cominciavano a strapparsi. "Sapevamo che questo è l'unico pianeta da cui non puoi stare alla larga. Abbiamo aspettato a lungo l'occasione di poterti catturare."

Il Dottore si guardò attorno. "Catturare?" chiese divertito. "Io vedo soltanto me e il signor Jones in una stanza e tu che occupi la nostra unica via d'uscita se non prendiamo in considerazione la finestra..."

"Niente vie di fuga quindi siete..." l'alieno cominciò.

"Ciao!" disse all'improvviso. Sia il Valachiano che Ianto lo guardarono come se fosse uscito di senno. "Sono il Dottore." Inarcò un sopracciglio divertito. "Scappa!" Per qualche secondo ci fu il silenzio.

Ianto si chiese se il Dottore fosse davvero convinto che quella frase bastasse a mandare via l'alieno. Quando il Signore del Tempo non fece altro, si rese conto che era così. "Questo è il tuo piano?" chiese, "frasi ad effetto?"

"Ehi," il Dottore lo guardò accigliato. "Io me ne stavo andando e lui è sbucato dal nulla minacciandoci. Sto improvvisando per salvarci la vita."

"Dov'è quel tuo cacciavite?"

Il Dottore guardò in basso facendo schioccare le labbra. "Ecco, l'ho tipo dimenticato sul TARDIS. Non pensavo mi sarebbe servito in un ospedale."

"Non ci posso credere. Torchwood ti cerca da secoli e tu ti dimentichi la tua unica arma sulla tua astronave!"

Un raggio verde passò tra la testa di Ianto e quella del Dottore. "Possiamo andare avanti?" chiese il Valachiano mentre dalla sua zampa destra usciva ancora del fumo. La pelle verde e viscida si richiuse come una membrana sul buco da cui era partito il raggio.

"Sai correre Ianto Jones?" chiese il Dottore.

Il Gallese annuì. "Dobbiamo scappare vero?"

Il Signore del Tempo rise divertito. "Oh c'è sempre un sacco da correre. È la parte migliore. Pronto?"

"E' davanti alla porta e..."

"Qual'è il tuo piano?" chiese il Dottore all'alieno-dottore interrompendo Ianto e pensando che prima o poi quella tattica avrebbe funzionato e quella era decisamente un'ottima occasione per essere la volta buona. Si fermò per un attimo corrugando la fronte come se soltanto in quel momento si fosse reso conto di qualche cosa. "Perché nessuno sta correndo urlando?"

Il Valachiano sorrise. "Perché quando sei arrivato con il tuo giovane amico, ti abbiamo riconosciuto e lo abbiamo fatto mettere in un piano fantasma."

"Fantasma?" chiese Ianto.

"Ogni stanza qui è vuota. C'è un dissimulatore di realtà che te lo fa vedere pieno di gente ma in realtà è vuoto e l'infermiera del signor Jones aveva il compito di accertarsi che non lasciassi l'ospedale."

Il Dottore fece qualche passo verso sinistra e Ianto fece lo stesso. L'alieno seguì le loro mosse non rendendosi conto che stava liberando la porta.

Ianto sorrise. Il Dottore era stato furbo. Distraendo l'alieno facendolo parlare, stava creando una via di fuga.

"Perché aspettare che io stessi bene?" chiese Ianto facendo qualche altro passo verso sinistra spostando il Dottore con sé. L'alieno seguì ancora le loro mosse. "Perché non ucciderlo subito?"

Il Signore del Tempo rise divertito. "Sei bravo, Ianto Jones," bisbigliò così che soltanto l'agente di Torchwood potesse sentirlo.

"Perché abbiamo deciso che vi avremmo catturati entrambi e riportati sul nostro pianeta così avremmo potuto torturarvi lì," spiegò l'alieno-verde come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Ianto fece un altro passo verso la porta, il Dottore e il Valachiano fecero lo stesso e finalmente la via di fuga fu libera.

Il Gallese afferrò la spalla del Signore del Tempo e cominciò a correre verso le scale.

"Perché non usiamo l'ascensore?"

"Perché potrebbe metterlo fuori uso e ammazzarci," rispose Ianto.

Aprì in fretta la porta che conduceva alle scale e si trascinò dietro il Dottore.

"Sono alieni infermieri," disse il Signore del Tempo, "se andiamo in mezzo alla gente non ci sparerà addosso."

Ianto annuì prima di aprire la porta che conduceva al piano sotto al loro. La corsia era piena di gente; c'erano infermieri, un paio di agenti della sicurezza e alcuni medici.

"Che cosa gli hai fatto?" chiese l'agente di Torchwood.

"Non posso ricordarmi cosa ho fatto ad ogni razza aliena che ce l'ha con me," disse in tono di difesa il Dottore. "Vado in giro per l'universo da secoli. Sai, vedere nuove cose, stuzzicare qualcuno per divertirsi..." scrollò le spalle e si guardò indietro quando sentì la porta di metallo alle loro spalle sbattere. "Ci ha raggiunto."

"Hai detto che non ci avrebbe sparato e..." Ianto non riuscì a finire la fase. Un altro raggio verde passò tra loro teste. "Almeno non ha buona mira," disse cominciando a correre più velocemente e continuando a trascinarsi dietro il Dottore mentre cercava di ignorare le fitte al fianco.

"Ogni tanto capita che mi sbagli," disse abbassando la testa per evitare un altro raggio che colpì in pieno uno della security.

Ianto lasciò andare il Signore del Tempo e si inginocchiò vicino alla guardia. "E' soltanto svenuto" disse in fretta mentre gli toglieva la pistola dalla fondina. "Muoviamoci," disse poi riafferrando il Dottore.

Si guardò indietro per un istante accorgendosi che l'alieno aveva finito la sua mutazione. Ora, oltre ai due tentacoli con spuntoni che aveva al posto delle braccia, le sue gambe erano diventate come le zampe di un granchio.

"Andiamo verso l'ascensore," disse il Dottore, "adesso non si fermerà a manometterlo. Saliamo sul tetto."

Ianto lo guardò per un secondo. "Ci metteremo in trappola."

"No il TARDIS è parcheggiato lì," disse schiacciando ripetutamente il pulsante dell'ascensore.

"Non possiamo semplicemente andarcene. Quella cosa..."

"Non è una cosa."

"Non è il momento per il tuo Club dell'Alieno Amico!" disse spazientito Ianto.

Le porte dell'ascensore si aprirono e loro entrarono giusto in tempo. Un raggio verde colpì il muro dove soltanto qualche istante prima c'era stata la testa di Ianto.

Le porte si chiusero e il Dottore schiacciò in fretta il pulsante per il tetto.

"Perché ho la sensazione che salvarmi la vita sia stata la cosa peggiore che tu potessi fare per me?" chiese Ianto cercando di prendere grandi boccate d'aria dopo la corsa a cui era stato appena costretto.

Il Dottore lo guardò divertito. "Già, se lo chiedono in molti. Mai un grazie..." disse rabbuiandosi.

In quel momento si resero entrambi conto di una cosa.

Ianto della signora sui cinquant'anni ferma dietro un carrello delle pulizie e il Dottore della pistola tra le mani dell'agente di Torchwood.

La donna li guardò con occhi sbarrati e il Gallese cercò di rivolgerle un sorriso di scuse ma andò tutto al diavolo quando il Dottore urlò, "TU NON USERAI QUELLA COSA !"

Ianto sobbalzò colto alla sprovvista dall'urlo. "E con cosa dovrei difenderci?"

Il Dottore si guardò attorno e afferrò a caso una cosa dal carrello delle pulizie e la lanciò a Ianto.

"Una... una scopa? Sei pazzo?"

L'alieno lo guardò divertito. "Beh, mi hanno chiamato qualcosa del genere un paio di volte prima."

Ianto aprì la bocca per rispondere ma fu interrotto dal suono delle porte dell'ascensore che si aprivano.

Il Dottore uscì per primo trascinandosi il Gallese dietro.

"Non può essere salito su per le scale," disse il Dottore.

Un altro blip risuonò per il tetto assieme a quello dell'ascensore da cui erano scesi. Si voltarono entrambi e impallidirono.

"Due ascensori," disse Ianto. "Ovvio. Ti è mai capitato di avere fortuna?" chiese rivolto al Dottore che rise divertito.

"Non sarebbe altrettanto eccitante," disse cominciando a correre verso il TARDIS. "Avanti Ianto Jones!"

Ianto buttò via la scopa che teneva ancora in mano e corse dietro all'alieno mentre quello verde alle loro spalle urlò, "Fermi!"

Il Dottore si fermò appena ebbe inserito la chiave nella serratura del TARDIS. "Non puoi rapirci. Secondo il Protocollo dell'Ombra..."

"Hai violato la nostra regina e..."

"Cosa?" chiese Ianto voltandosi a guardare il Dottore. "Ewww," mormorò disgustato, "sono verdi e..."

"Sarà stata sotto forma umana," disse il Signore del Tempo scrollando le spalle. "Sono molto attraente," disse sorridendo e alzando un sopracciglio verso Ianto.

Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e dondolò sui talloni. Il Gallese si rese conto che era una cosa che doveva fare per abitudine.

"Tutto qui? Sono certo che non le è dispiaciuto e..."

"Hai commesso un affronto e..."

"Vi ha mandato la vostra regina su questo pianeta?" lo tagliò corto il Dottore. Sfilò una mano dalla tasca brandendo una penna come fosse un arma. Ianto si chiese perché Torchwood desse la caccia ad un essere così folle. "Perché se è così vi ha mandato alla conquista di un pianeta protetto," puntò la penna contro il medico-verde, "e sarebbe contro il Protocollo dell'Ombra. Nel qual caso sarei costretto a spedirti al loro confronto e tu e la vostra regina, sareste processati e..."

Il gambero-medico-alieno-verde abbassò le braccia-armi. "Abbiamo il diritto di riscattare l'onore della nostra regina e..."

"Questo pianeta," fece un passo avanti e l'aria di scherzo sparì completamente dal suo viso, "è appena stato attaccato da creature molto più brutali di voi, e io le ho sconfitte. Puoi chiedere al Signor Jones qui," disse indicando verso Ianto da sopra la sua spalla, "lui ha visto come sono andate le cose."

"C'erano Daleks e Cybermen," disse l'alieno prima di emettere un suono stridulo.

Il Dottore e Ianto si coprirono le orecchie mentre il suono diventava sempre più e più forte. Quando cominciarono ad essere seriamente preoccupati per i loro timpani, l'alieno smise e la porta delle scale di servizio si spalancò.

L'infermiera che si era presa cura dell'agente di Torchwood la oltrepassò di corsa avvicinandosi al suo compagno. "Siamo pronti a partire, Capo?" chiese in fretta prima di guardare verso il Dottore e Ianto. "Non li catturiamo, Signore?"

"No," l'alieno scosse la testa. "Siamo stati minacciati," rispose oltraggiato l'alieno verde. "Da un nemico molto più potente di quanto credessimo," aggiunse in fine. "Lasceremo il tuo pianeta Signore del Tempo," disse rivolto al Dottore, "ma la nostra razza resta in lotta con te. Il Protocollo dell'Ombra non protegge tutti i pianeti e tutte le galassie e prima o poi potremmo incontrarci ancora."

"Non è la prima volta che vengo minacciato," rispose l'abitante di Gallifrey guardandolo con un mezzo sorriso. "E non sarà di certo l'ultima. Ma nessuno è mai riuscito a portare a termine il proprio piano e molti di quelli che hanno desiderato e desiderano la mia vita, appartengono a specie molto più evolute della vostra. Fossi in voi, me andrei e dimenticherei tutto quanto."

Ianto notò come nonostante sul volto del Signore del Tempo ci fosse ancora quel suo piccolo sorrisetto divertito, il suo tono era uno di quelli che ti mette i brividi se viene rivolto a te.

I due alieni davanti a loro sembrarono prendere in considerazione quelle parole per qualche istante; in fine, l'infermiera-aliena estrasse un telecomando dalla tasca della sua divisa e lo puntò verso il cielo.

"Saggia decisione," disse il Dottore abbassando la penna che aveva tirato fuori dalla sua tasca.

I due Valachiani non aggiunsero altro ma appena un raggio di luce blu gli fu addosso, se ne andarono salendo verso il cielo.

"La loro astronave è fuori dall'orbita terrestre," disse il Dottore come se avesse sentito la domanda appena formatasi nella testa del giovane Gallese. "Bene..." si voltò guardando Ianto dritto negli occhi. "Sani e salvi."

"Hai detto che il tuo cacciavite era rimasto sul TARDIS," disse Ianto sospettoso, "quella è soltanto una normalissima penna non è così?"

Il Dottore rise e la lanciò oltre la sua spalla facendola atterrare qualche metro più in là con un rumore leggere che si perse nel vento. "Già il trucco è essere bravi a fingere. Potrei usare un biscotto e farlo passare come detonatore," disse completamente divertito da se stesso.

Ianto lo fulminò, "Potevamo essere uccisi."

"Lavoravi per Torchwood fino a una settimana fa. Dovresti esserci abituato," gli rispose il Dottore avviandosi verso il TARDIS. "Allora, vieni Ianto Jones?"

Il ragazzo guardò indietro verso gli ascensori per qualche secondo e poi, avendo apparentemente preso una decisione che non sapeva di star veramente ponderando, seguì il Dottore all'interno della cabina blu.

Si chiuse la porte alle spalle e poi si voltò. Rimase sconvolto dalla vista che gli si parò davanti. Guardò in su e vide che non era possibile vedere il soffitto; attorno a loro c'erano diverse porte, un divano, e sotto il pavimento fatto in quella che sembrava plastica, c'era una specie di salone e altre porte.

"E'..."

"Si?" Il Dottore alzò lo sguardo dalla console del TARDIS e lo guardò sorridendo, "questa è la mia parte preferita."

"E' più grande dentro che fuori."

"Esattamente Ianto Jones. Allora," il Signore del Tempo gli si avvicinò invadendo ancora una volta il suo spazio personale. "Dove vuoi andare?"

"Hai detto che non viaggiavi con persone del Torchwood."

Il Dottore sorrise, "Ma tu non lavori più per Torchwood e sei molto diverso dagli altri."

Ianto fece un passo avanti, "Hai detto anche che non potevi portarmi un po' avanti..."

"Infatti," annuì solennemente, "ma la domanda è, vuoi ancora andare soltanto un po' avanti?"

Ianto si ritrovò a sorridere. Quell'uomo era completamente pazzo ma si rese conto che nel breve tempo che avevano passato a scappare da quell'alieno, non aveva pensato a Torchwood, a Lisa o a Mary... si rese conto che non aveva seguito il Dottore all'interno del TARDIS perché voleva farsi portare un po' avanti, ma che aveva preso la decisione – senza essere davvero conscio del fatto che volesse farla una cosa del genere – di seguire il Dottore nei suoi viaggi.

"Un posto qualsiasi," si ritrovò a dire, "scegli tu, purché sia spettacolare."

Il Dottore rise assumendo quell'aria un po' folle che Ianto era convinto non lo abbandonasse mai. "Ottima scelta Ianto Jones!" tirò con forza una leva rossa e il TARDIS cominciò a traballare, "Si parte!"

   
 
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