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Autore: Herm735    21/08/2010    16 recensioni
Si sentiva diversa, strana. Si sentiva un po' come la principessa di una fiaba babbana. Era un'idea stupida, lo sapeva. Lo aveva capito fin dall'inizio, ma non poteva farci niente.
Nemmeno la sua razionalità era riuscita a strapparle quel pensiero.
Era Cenerentola.Il ballo del ceppo, la sotria di Cenerentola, un Principe azzurro. La consapevolezza che le favole hanno sempre un lieto fine, ma anche che la vita non è una favola. Però forse può diventarlo, per una sera.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Classificata 2° al contest “Fairytale gone...bad!”

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Era in ritardo. E lei odiava essere in ritardo.
Però, guardandosi allo specchio, trovò che ne era valsa la pena.
Il risultato era davvero buono. Forse non meritava una 'E', ma avrebbe sicuramente preso una bella 'O'. Oltre ogni previsione.
Si maledisse per quei pensieri, ricordandosi che non si stava preparando per un compito in classe, ma per un ballo.
Timidamente, si decise a scendere fino alla Sala Grande, dove quasi tutti gli studenti di Hogwarts si erano radunati.
Si sentiva diversa, strana. Si sentiva un po' come la principessa di una fiaba babbana. Era un'idea stupida, lo sapeva. Lo aveva capito fin dall'inizio, ma non poteva farci niente.
Nemmeno la sua razionalità era riuscita a strapparle quel pensiero.
Era Cenerentola.
Ovviamente lei non era mai stata obbligata a pulire camini, né a rammendare abiti, o altro del genere. Però sapeva cosa significava rimanere nell'ombra. Essere continuamente sotto gli occhi del principe, ma non essere mai notata.
E, come in Cenerentola, il cambiamento era stato radicale.
I capelli crespi le ricadevano sulle spalle in dolci e morbidi boccoli, che aveva raccolto dietro la testa, i denti davanti, troppo grandi per il suo viso, si erano rimpiccioliti pochi giorni prima grazie alla pozione di Madama Chips.
Una sola differenza, una differenza abissale, c'era però tra lei e Cenerentola.
Lei era la migliore amica del suo principe.
E sapeva di non essere lei quella principessa che così ardentemente desiderava essere.
Giunta all'inizio della scalinata si affacciò timidamente, cercando di scorgerlo prima di entrare all'interno della Sala Grande. E lo vide.
Era fermo al termine delle scale, vicino alla sua dama.
Calì e Padma Patìl avevano fatto di tutto per essere in compagnia di Harry, quella sera. Sorrise leggermente al pensiero che Padma, in quel momento, stava controvoglia sopportando la compagnia di Ron.
Finalmente si decise a scendere, vedendo Harry voltarsi.
I loro occhi si incontrarono e lei sentì un piccolo brivido percorrerle la schiena.
Lui sembrò quasi folgorato dalla visione della sua amica Hermione che scendeva lungo la scalinata.
Il suo principe dagli occhi verdi la guardò, e per un attimo, l'attimo più bello della sua vita, pensò che lui finalmente vedesse un po' della ragazza che era in lei.
A volte, Harry e Ron, riuscivano a dimenticarsi che lei era una ragazza.
Quando però lo vide guardarla, mentre afferrava la mano che Krum le porgeva, avrebbe scommesso che perfino Harry riuscisse a ricordare che era una ragazza.
Quella sera ballò molto con Vicktor, soprattutto balli movimentati. Ma quando lui si dichiarò, a metà della serata, Hermione lo rifiutò gentilmente, ascoltando quella voce sommessa, dentro di lei, che le diceva che sarebbe stato un errore. Non poteva tradire il suo cuore.
Aveva appena finito di parlare con il Bulgaro, quando riuscì a scorgere, all'entrata del castello, una figura alta e snella che guardava fuori, facendo perdere il suo sguardo nella notte.
Si avvicinò a lui, non resistendo alla tentazione. Vide che si era tolto la giacca, rimanendo solo con la camicia ed il gilè nero.
“Harry...” lo chiamò sommessamente quando gli fu vicina.
Lui si voltò e le sorrise, abbandonando l'aria pensierosa di poco prima.
Senza dirsi niente, capendosi come al solito con un solo sguardo, si diressero all'esterno, incamminandosi verso il Lago Nero.
Quando finalmente furono lontani dal castello si fermarono. Ancora sentivano la musica provenire da dentro, ma a nessuno dei due importava.
Hermione si avvicinò lentamente a lui e gli prese la mano.
“C'è qualcosa che non va, Harry?”
Ma sapeva già che Harry avrebbe negato.
Infatti, non rimase stupita, quando lui fece segno di no con la testa.
Le sorrise debolmente.
“Che fine ha fatto Krum?” chiese distrattamente.
“Oh, io e lui abbiamo avuto un leggero scambio di opinioni, al termine del quale se n'è andato, e non credo che vorrà rivedermi per un po'...” accennò un sorriso. “E con Calì?”
“Sta ballando con un tizio di Durmstrang da dopo il ballo di apertura. Non che a me dispiaccia...”
Si voltò verso lei.
Vedendola al chiaro di luna, in quel vestito bellissimo, non riuscì a fare a meno di pensare che tra tutte le stelle, quella sera, lei era quella che brillava di più.
E forse era solo a causa del suo stupido, quanto famoso, orgoglio Grifondoro, che non le avrebbe detto mai di quei pensieri, in cui ormai si imbatteva sempre più spesso.
Si voltò, fissando l'acqua del Lago attraverso l'oscurità. Ed il leggero sorriso che fino ad un attimo prima gli incurvava le labbra era sparito tanto velocemente quanto era arrivato.
Sospirò, senza trovare il coraggio di parlare.
Lei, che come sempre faceva a meno di parole, gli si avvicinò, prendendogli una mano e accarezzandone leggermente il dorso.
“Secondo te quante persone sono vive?” chiese Harry in un sussurro.
“Al mondo? Pochissime” rispose con convinzione Hermione.
Sapevano entrambi che aveva ragione.
“E secondo te noi siamo tra quelle?”
Hermione scosse la testa.
“Forse tu Harry, ma non io. È come se...” cercò le parole adatte a spiegare ciò che sentiva, ma non fu facile con il nodo alla gola che si ritrovava. “È come se avessi vissuto tutta la vita dormendo un sonno profondo. Un paio di volte potrei anche essere stata vicina a svegliarmi, ma non ci sono mai riuscita.”
“Io invece credo di essermi svegliato troppo presto. Così non sono mai riuscito a sognare.”
Hermione capì cosa intendeva. La morte dei suoi genitori quando era ancora in fasce era qualcosa che lo aveva segnato profondamente, aldilà della cicatrice e di tutto ciò che essa comportava.
“Stai parlando con qualcuno che è vissuto, e ancora vive, solo di sogni, belle speranze e qualche favola.”
Harry sorrise. “Le favole non sono male.”
“La mia preferita era Cenerentola” gli confidò sottovoce, guardando l'erba ai propri piedi, troppo imbarazzata per guardarlo negli occhi. “Ma ancora devo trovare un principe con cui ballare.”
Harry inspirò a fondo, cercando del coraggio, che sembrava essersi esaurito proprio poco prima.
Pensò che se Sirius fosse stato lì, in quel momento, sarebbe stato molto deluso.
Molti dei consigli che gli aveva dato, in materia di ragazze, erano sull'avere abbastanza coraggio per farsi avanti.
Così, cercando di prendere forza dal pensiero di Sirius, si decise a tendere una mano verso Hermione.
“Non sono un principe. Però sarei felicissimo se mi concedessi l'onore di questo ballo.”
Si sorrisero, mentre Hermione prendeva delicatamente la mano di Harry.
Dentro la Sala Grande iniziò un lento, le cui note arrivarono fino a loro.
Si avvicinarono, ed Hermione appoggiò la mano libera sulla spalla di Harry, mentre quella di Harry si posò delicatamente sul suo fianco.
Non era affatto bravo a ballare. Ma a lei non importava.
Dentro la sua testa risuonava quella canzone di Cenerentola. Parole bellissime, indimenticabili, per lei.
Tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente. E il sogno realtà, diverrà.
In quel momento, la sola cosa che riusciva a percepire, era Harry. Le sue mani, forti ma delicate, ed il suo petto, su cui teneva appoggiata la fronte, la fecero sentire al sicuro.
Finalmente, Cenerentola aveva avuto il suo ballo.
E non avrebbe potuto chiedere di meglio che essere lì.
Quell'attimo andava oltre ogni speranza, ogni sogno ed ogni favola che avesse mai letto.
Eppure allo stesso tempo era consapevole del fatto che molto presto tutto sarebbe finito.
Si strinse a lui più forte, desiderando che il mondo si fermasse nell'istante in cui avrebbe riaperto gli occhi.
Continuarono a ballare per qualche minuto, muovendosi appena, visto che Harry non aveva idea di come dovesse essere ballato un lento.
Però quell'abbraccio gli bastava.
Finché la canzone terminò.
Lentamente, controvoglia, si divisero.
“Hermione...”
Non riuscì a dire altro.
Le sfiorò le labbra in un bacio appena accennato.
Un bacio rubato, in riva al Lago.
Un bacio che di orgoglioso aveva ben poco.
Un bacio di cui nessuno dei due si sarebbe mai pentito.
Un bacio che, forse troppo a lungo, avevano sognato.
Di nuovo, lentamente, si allontanarono.
Guardandosi negli occhi intrecciarono le dita, mentre ripresero a camminare verso il castello. Dopo qualche passo Hermione si bloccò, togliendosi le scarpe.
“Queste cose mi stanno uccidendo i piedi” si giustificò.
Si scambiarono un altro sorriso.
Arrivati vicino all'entrata Harry la fermò, tenendola per un polso, e si avvicinò nuovamente a lei.
Ci fu un secondo bacio, più profondo del primo, e molto più lungo.
“È tutto così surreale. Mi sembra di vivere una favola.”
“Allora non è vero che le favole hanno sempre un lieto fine.”
Lei lo guardò in modo strano.
“Hermione, in un modo o nell'altro, io so che non potrò mai avere una vita normale, finché Lui tenterà di uccidermi. Finché mi darà la caccia, nessuno sarà al sicuro se si avvicina troppo a me.”
“Harry, non farlo” gli chiese, scuotendo la testa. “Non allontanarmi solo per paura. Se devi allontanarmi, fallo perché non mi vuoi accanto a te.”
“Hermione, ma io ti voglio con me.”
Lei lasciò che le scarpe cadessero dalle sue mani, finendo sul terreno umido a causa della neve che vi si era sciolta.
Quando incrociò i suoi occhi, neanche per un istante ebbe il dubbio che lui le stesse mentendo.
Sapeva che stava dicendo la verità.
“Però non ancora. Non oggi. Voglio prima fare in modo che tu sia al sicuro, che niente possa farti del male a causa mia. Ma fino ad allora, Hermione, la mia è una strada che deve essere percorsa in solitudine...”
“Non deve esserlo per forza. Se solo tu mi permettessi...”
Harry l'abbracciò stretta, non lasciando che finisse la frase.
“Ti prometto che un giorno, quando sarà tutto finito, vivremo la nostra favola. Niente potrà impedirmi di tornare da te.”
Una lacrima lenta percorse la guancia di Hermione.
“E fino ad allora io ti aspetterò. Non potrei mai fare altrimenti.”
Si erano scambiati quella promessa, tacendo ciò che d'allora in poi sarebbe stata la loro realtà, vissuta come amici, senza mai poter rivelare nemmeno a loro stessi quello che davvero provavano l'uno per l'altra.
Senza mai riuscire ad ammettere che l'amicizia era stata superata molto tempo prima.
Ed era stata sostituita da qualcosa che neanche loro erano riusciti ad identificare fino in fondo, almeno fino a quel momento.
Fino a quando si erano trovati a doverci fare i conti insieme.
Ed avevano capito che, semplicemente, non c'era nessun altro modo in cui sarebbe potuta andare.
Lei si scostò dal suo abbraccio.
Aveva le guance rigate e gli occhi ancora umidi di pianto.
“Hai promesso che tornerai da me, Harry” gli ricordò fermamente.
Lui sorrise e annuì, anche se sentiva un nodo stringergli la gola.
“Ascolta Hermione, se dovessi...” lasciò la frase a metà, assicurandosi che lei capisse ciò che stava per dire.
“No, non azzardarti nemmeno a pensarlo” lo rimproverò.
“Non accadrà. Però, se dovesse...”
Lei continuò a negare, scuotendo la testa.
“Ascoltami, se dovesse succedermi qualcosa, voglio che tu lo sappia.”
Finalmente Hermione alzò il mento, sprofondando nuovamente nei suoi occhi verdi, che tutta la gioia del mondo potevano darle quando erano aperti, e tutto il dolore del mondo avrebbero potuto riversarle addosso se si fossero chiusi per sempre.
“Ti amo, Hermione.”
Cercò di respirare, anche se in quel momento faticava a ricordarsi come si faceva.
“Ti amo anch'io, Harry.”
Non riuscì a pensare lucidamente a cosa ne sarebbe stato di lei se Harry fosse morto.
Sarebbe stato qualcosa di impossibile da accettare.
Sarebbe stato come se, improvvisamente, non fosse più stata in grado di sognare.
E la sua favola?
Sarebbe finita.
Quindi aveva ragione Harry.
Le favole non sempre hanno un lieto fine.
Con il suo principe aveva condiviso solo un ballo. E sembrava così crudele l'idea che non ci sarebbe stato altro, che nessuno dei due voleva pensarci.
Hermione gli prese dolcemente il viso tra le mani.
“Tornerai da me. Hai promesso.”
Poi lo baciò, suggellando la promessa che si erano fatti.
In quell'istante l'orologio iniziò a battere i rintocchi.
Uno.
E ad ogni rintocco il bacio diventava sempre più carico di passione.
Due.
Un bacio disperato.
Tre.
Era il tentativo di non perdersi proprio quando si erano trovati.
Quattro.
Ed era bagnato di lacrime.
Cinque.
Le lacrime di Hermione, che non ne volevano saperne di smettere di scendere.
Sei.
Il loro terzo bacio.
Sette.
Ed era ancora tutto così surreale.
Otto.
Tutto proprio come in una favola.
Nove.
Una favola senza il lieto fine.
Dieci.
Ma per pensare al lieto fine c'era tempo.
Undici.
In quel momento avevano solo un bacio a cui pensare, e a cui aggrapparsi disperatamente.
Dodici.
Velocemente si staccò da lui, voltandosi e rientrando nel castello, al dodicesimo rintocco.
La Mezzanotte era scoccata.
Portando con sé la sua favola.
Corse fino alla torre e poi, una volta dentro il Dormitorio, fino al suo letto.

Harry era rimasto fermo, a fissare quei due piccoli oggetti sull'erba. Li prese in mano.

Pianse, pianse ogni lacrima che aveva, soffocando ogni singhiozzo nel cuscino.
Solo molte lacrime dopo si ricordò di aver lasciato le scarpette da ballo sull'erba, proprio vicino a dove aveva lasciato Harry.
Un sorriso le incurvò le labbra, sebbene attraversato da mille lacrime.
Perché, in un modo a lei del tutto sconosciuto, ne era sicura, un giorno il suo principe sarebbe tornato da lei come aveva promesso, rimettendole al piede la sua scarpetta.
Il sogno realtà, diverrà.
E quel giorno, la sua favola, avrebbe avuto il lieto fine che meritava.





Che dire, una piccola One-shot. Spero vi sia piaciuta, adesso che finalmente l'ho pubblicata torno ad occuparmi della mia long fic.
A presto!


  
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