CAPITOLO 1
Arrivò la mattina seguente e i raggi del sole illuminarono tutta la stanza, e
furono proprio essi che, arrivati anche sul viso del ragazzo, lo svegliarono,
ignari di tutto ciò che lui aveva passato la notte scorsa.
Intanto nelle camere accanto, si sentirono dei passi correre verso la cucina,
dove qualcuno stava preparando la colazione.
- Strano che non si alzi ancora… Di solito è uno dei primi ad alzarsi!
- Ma mamma… forse si vuole riposare dopo le fatiche dell’università, non credi?
- Riposare? – rifletté il genitore – Può darsi, ma ancora non riesco a capire il
motivo per cui non si alzi ancora…
- Ok… ci penso io! Un po’ di musica rock è quello che ci vuole… Ovviamente al
volume massimo!
- Non ci provare Jenny! – incominciò ad arrabbiarsi la mamma, dopo aver visto la
figlia alzarsi dalla sedia dove era seduta fino a qualche secondo fa – Lo sai
che a me non piace la musica ad alto volume a quest’ora del mattino!
- Non è mica per te, mammina…e poi lo faccio per una buona causa…
- Ho detto no! Sennò butto giù dalla finestra te, lo stereo e tutti i tuoi cd!
Ma Jenny non l’ascoltava più, quando, dopo aver percorso pochi passi , ad un
tratto si scontrò con qualcuno, cadendo col sedere a terra.
- Ahio! – si lamentò toccandosi il suo fondoschiena, poi alzò lo sguardo -
Finalmente ti sei svegliato, fratellone…
- Hai qualche problema? – chiese addormentato Andrew, il quale si trascinò fino
in cucina.
- Figliolo, finalmente sei qui! – disse la mamma, ma all’improvviso notò la sua
faccia – Ma cosa è successo? Ti vedo un po’ strano questa mattina…
- Nulla… - rispose velocemente il ragazzo guardandola negli occhi qualche
secondo, ma poi cambiò sobito argomento rivolgendosi alla sorella di 15 anni –
Dove pensavi di andare così di fretta?
- Beh, ecco….
- Voleva andare a prendere uno dei suoi cd per poi sparare ad altissimo volume
lo stereo in camera tua in modo da poterti svegliare!
- Ma come vedi la tua missione è fallita…E poi, guai a te se lo tocchi…
- Ma io non lo rompo!
- E chi me lo assicura?
Immediatamente Andrew si sedette a tavola e cominciò a fare colazione in
silenzio, poiché stava ancora ripensando all’incubo.
La mamma era visibilmente preoccupata, ma non aveva il coraggio di chiederlo
poiché temeva la reazione del figlio, il quale, dopo aver mangiato, si alzò e,
una volta lavato e vestito, andò nella sua stanza.
- Chissà cosa è successo… - si preoccupò Jenny.
- Non so proprio cosa dirti… - poi volle cambiare discorso - Ma tu tra un po’
non devi uscire con le tue amiche? Sbrigati, sennò farai non tardi…
La figlia guardò immediatamente l’orologio appeso in cucina, accorgendosi che la
mamma aveva ragione, perciò, dopo aver fatto la stessa cosa di Andrew, corse via
dalla casa saltando tutti.
- E non fare tardi, sennò il pranzo lo troverai freddo! E io non ho nessuna
intenzione di riscaldartelo, intesi?
Ma oramai non ascoltava più. Era scomparsa nel nulla, chiudendosi la porta alle
sue spalle.
Così approfittò del momento per andare in camera del figlio ad indagare.
Nel frattempo Andrew era sdraiato sul suo letto, ascoltando un cd della sua
artista preferita, ma dall’espressione del viso sembrava che in realtà lo usava
solo come sottofondo musicale.
Il ragazzo, infatti, era assorto nei suoi pensieri, stava pensando ancora a quel
brutto incubo, ed era così soprapensiero che si accorse della presenza del
genitore qualche minuto dopo, la quale era entrata ed era lì accanto a lui.
- Cosa è successo? – domandò la mamma, senza però ricevere delle risposte –
Dallo sguardo che mi hai lanciato a colazione ho capito che volevi parlare con
me, ma hai taciuto per la presenza di Jenny! Ma adesso tua sorella non c’è…
perciò sei libero di parlare, sempre se lo desideri.
Nella stanza scese il silenzio, che fu accompagnato solamente dal cd musicale
che il ragazzo aveva messo e che stava ascoltando.
- Sai… - incominciò a parlare Andrew – ho fatto un sogno brutto…
- Tutto qui? – sorrise la mamma ignorando tutto.
- Non riuscivo a dormire. I miei occhi non volevano chiudersi. Io..
“Spiaggia.
Caverna.
Buio. Molto buio.
Una persona.
Un uomo.
Un tatuaggio.
Un serpente sul braccio.
Si avvicina a me.
Mi accarezza.
Mi...”
Il figlio si interruppe improvvisamente.
L’incubo era tornato ancora una volta, ed era la quarta volta nel giro di poco
tempo.
Rimase lì immobile, mentre il genitore lo guardava in modo stupito, poiché non
riusciva ancora a comprendere ciò che stava succedendo.
- Cosa ti prend.. – ma non riuscì a finire la domanda che subito si accorse che
le braccia di Andrew la stava stringendo forte e la sua testa appoggiarsi sopra
al seno.
- Ho fatto un incubo! – incominciò a parlare – Ma non uno qualsiasi… ma… lo
stesso di alcuni anni fa. Ti… ti ricordi?
La mamma rimase in silenzio poiché aveva capito benissimo di quale incubo si
trattava.
- Io credevo che lo avessi dimenticato… che te ne fossi liberato…
- Infatti quell’incubo era oramai rimosso dalla mia mente, ma non so per quale
motivo adesso è tornato… - poi alzò la testa, ancora bagnata dalle lacrime –
Cosa mai vorrà dire?
- Non so… Eppure le cure dallo psicologo e gli affetti dei nostri parenti in
questi lunghi anni sembravano aver fatto effetto..
- Ti prego… non voglio che ne parli con Jenny… Non voglio farla preoccupare alla
sua età!
- Farò come vuoi. Ma adesso cercati di calmarti… ti consiglio di riposarti un
po’, visto che non hai chiuso gli occhi la scorsa notte.
La mamma si stacco con calma e sdraiò Andrew sul letto, mettendogli sopra una
coperta leggerissima, visto che anche quella mattina, come la notte scorsa, le
temperature erano abbastanza alte, avvenimento molto frequente durante l’estate.
- Ok.. ci proverò. Grazie mamma! – poi si tolse il lenzuolo, suscitando la
curiosità del genitore.
- Hai deciso di non dormire più? Dalla faccia , però, mi sembra l’esatto
contrario
- Con questo caldo? Sei pazza? Comunque… grazie ancora!
- Di nulla! – rispose la mamma, la quale, dopo essersi alzata dal letto, era
oramai sul punto di uscire dalla stanza.
Non appena la porta si chiuse, Andrew rimase solo, assorto nei suoi pensieri.
“La mamma… il papà… Jenny… l’università… lo studio…”
Erano troppi nella sua mente, ma nonostante ciò al ragazzo stava accadendo
qualcosa di piacevole: le palpebre dei suoi occhi cominciarono ad abbassarsi,
gli occhi a chiudersi ed Andrew prese sonno, sommerso in un mondo dei sogni
tutto suo, un mondo dove questa volta era ben felice di starci.