Autrice: Gundam Girl.
Tradotto da Lyla per
il sito Erika’s fanfiction page
Si tratta della prima fanfiction su Cowboy Bebop
dell’autrice, e ha avuto un grandissimo successo, perchè oltre a essere fatta
bene, racconta la storia d’amore tra Spike e Julia prima che lui incontrasse
Jet, e lo fa in modo molto convincente...devo ammettere che personalmente era
così che io stessa mi immaginavo che le cose fossero andate, e mi sto
divertendo a tradurla (a proposito, io sono Lyla) J
Spero che vi piaccia (non è giusto che nel sito ci siano
così poche fanfiction per una serie al livello di Cowboy Bebop!!) e se volete,
lasciate un commento!
Il rating scelto dall’autrice è T (a partire dai 16 anni)
per il linguaggio, un pò di violenza e contenuti maturi. Il titolo della fic è
tratto da un commento di Annie nella session 26. Il nome del capitolo invece è
tratto dal testo di una canzone di Yoko Kanno. Julia ha un cognome.
Bè, è tutto J
Part One: Never Seen A Blue Sky
Il vino era amaro. Raffinato, ardente nella luce fioca delle
lampade, ma amaro. E non era di certo una bevanda adatta per l’occasione.
Di certo, pensò Spike ironicamente, la convenienza non era
sempre una cosa che Vicious riteneva necessaria. Era solo che alle feste di compleanno
a cui aveva partecipato da ragazzo (con il favore di Mao ed Annie) non c’era
mai stato alcool, con l’eccezione del suo ventunesimo. Annie non sapeva che lui
beveva da quando aveva compiuto sedici anni. In ogni caso, lui e Vicious si
erano ubriacati a tal punto, quella notte, che Annie e Mao non organizzarono
più delle feste, non gli offrirono nemmeno una bevanda alcolica.
Aveva conosciuto Vicious quell’anno, pensò. Era stato quando
aveva vent’anni? Diamine, ricordava che allora ne avesse diciotto. Si sentì
come se conoscesse Vicious da una vita, invece che solo da quattro anni.
Mentre pensava a Vicious, bevve un altro sorso del liquido
scarlatto nel suo bicchiere e si guardò intorno nella sala. Non c’era
un’atmosfera allegra, non c’erano nemmeno palloncini o striscioni di auguri, e
non c’era traccia di regali incartati in vista. Si trattava di qualcosa di più
“elegante”. Vicious aveva sempre avuto classe. Ma le tovaglie che coprivano i
tavoli e gli oggetti di porcellana e il cibo costoso e raffinato faceva
sembrare la festa più come un incontro di affari del Red Dragon, piuttosto che
la celebrazione del compleanno della ragazza di Vicious.
Con un sospiro, gettò via il resto del vino e sollevò una
mano per scostarsi i verdi capelli indisciplinati dagli occhi. E dove diavolo
era la donna – e l’uomo della festa, in ogni caso?
Non aveva mai visto questa “Julia”, ma il modo in cui
Vicious ne parlava, gli faceva pensare che fosse una bambola. Vicious non si
sarebbe mai accontentato di poco.
"Spike." Spike Spiegel si voltò e sorrise all’uomo
più basso, che era, come lui, vestito della nera uniforme del Red Dragon.
"Lin," disse all’amico. "Non ero sicuro che
saresti venuto, questa sera. Come mai l’ospite d’onore non è ancora
arrivata?"
"Ha avuto da fare," rispose lui con una scrollata
di spalle. "Penso che Shin le stia ancora facendo fare un giro. Si è unita
a noi soltanto oggi."
"Davvero? Un compleanno illuminato, eh?" rise
Spike. "Dove l’ha conosciuta, Vicious?"
"Non ne ho idea," disse Lin con un sorriso.
"Non l’ho mai vista."
"Bene.. ."
"Ma non sarà qui almeno prima di un’altra ora.
Comunque, per una volta, Vicious non è di cattivo umore. Vuole che lo
raggiungiamo nella stanza qui accanto per giocare a biliardo."
Spike sorrise. "Sembra divertente. Andiamo?"
"Andiamo," rispose Lin e i due amici, dalla
sala dei banchetti, scesero nel bar ristorante; quattro tavoli da biliardo, alti
sgabelli, un lungo banco e tavolini per quattro persone riempivano la sala
piena del fumo delle sigarette. Al più vicino tavolo da biliardo, un uomo con i
capelli chiari, alto di statura e un volto affilato stava disponendo le palle
da biliardo in un triangolo perfetto. Alzò gli occhi.
"Spike," disse, con voce calma. "Sono felice
che tu ce l’abbia fatta."
"Lieto di essere venuto," replicò Spike con un
sorriso obliquo. "Tu avresti fatto lo stesso per me."
Ora Vicious sorrideva del tutto; Spike Spiegel era uno delle due persone per cui l’avrebbe fatto.
"Certamente," annuì. "Prendi una stecca."
Seguendo il consiglio di Vicious, Spike si strinse nel suo
impermeabile nero. "Sei pronto a vedere l’inferno, Vicious?"
"Ti rigiro la domanda, amico mio."
I due uomini avevano una comune, muta passione per il
biliardo. Aiutava a trascorrere il tempo, e li lasciava essere competitivi
quando il sindacato non lo permetteva. Le sfere rigate di Spike entravano negli
scomparti più velocemente di quelle solide di Vicious, e l’uomo dai capelli
verdi godeva ogni momento della sua vittoria contro il serpente del Red Dragon.
Dopo aver vinto per la quarta volta (e guadagnandosi uno
sguardo minaccioso), Spike sentì dei crampi al collo. Il tempo stava
trascorrendo velocemente. Era passata un’ora e mezza da quando avevano
cominciato a giocare.
"Julia! Buon compleanno. Sono Rose Mayes, del
dipartimento di munizioni, ricordi?"
Spike alzò gli occhi. Lo sguardo minaccioso di Vicious si
era attenuato, e un sorriso leggero prese il suo posto. Era arrivata la persona
per cui stava sorridendo. Cambiando direzione, i suoi occhi castani si posarono
sul corpo scolpito di una donna, coperto dal collo fino alle caviglie in un
aderente vestito nero di pelle. Un fiume di capelli dorati scorreva sulle sue
spalle.
"Sì, ricordo." La sua voce era come petali di rosa
scarlatti che vagabondavano su cemento freddo. "Grazie, Rose." La
donna si voltò e Spike la vide in volto. Labbra brillanti come rubini
nell’oscurità del locale. Attraverso il fumo, vide gli occhiali da sole posti
sulla sua testa. E al di sotto degli occhiali, vi erano gli occhi più azzurri
che Spike avesse mai visto. Lo facevano pensare all’acqua che l’oro dei suoi
capelli doveva avere sostituito, scintillanti e svavillanti; o ai cieli della
Terra di molti anni prima. Li aveva visti solo nelle fotografie, mai di
persona.
"Quella è Julia," disse Vicious a bassa voce al
suo fianco. "Ricorda, Spike. Non ti fidare di quella donna."
Spike lo guardò con la coda dell’occhio con l’intenzione di
chiedergli cosa diavolo intendeva, ma Vicious aveva messo da parte la sua
stecca e si stava allontanando.
"Julia. Buon compleanno."
Julia si voltò in direzione della voce che graffiava come il
ghiaccio sul vetro. "Vicious. Significa molto, il fatto che hai
organizzato questa festa per me."
"Significa che oggi hai deciso di unirti a noi."
Prese la sua mano e baciò la linea delle nocche. Guardandolo, Spike pensò che
la pelle di lei doveva essere morbida, forse ancora più morbida dei suoi
capelli.
Spike finì di sistemarsi l’impermeabile con il simbolo
dorato dell’uniforme del Red Dragon. "Bè, Vicious, non pensi che sia l’ora
di andare?"
"Ha ragione." L’altro uomo condusse Julia nella
sala dei banchetti tenendola per la vita, e indossarono entrambi i loro
soprabiti. "Entra e ti presenterò io."
Julia ebbe un certo entusiasmo quando vide i membri
dell’organizzazione parlare quietamente e bere vino. I suoi occhi ardevano con
un senso di responsabilità che dipendeva dal fatto che era appena entrata nella
società del Red Dragon.
"Julia." Sentendosi chiamare, si voltò verso
Vicious con un sorriso. "Come ti ho detto, mi piacerebbe farti conoscere
Spike Spiegel, il migliore pilota che esista fin da quando aveva sedici
anni."
Il sorriso di Julia si rivolse a lui, e lo vide infervorarsi
a tal punto che tutto quello che riuscì a fare, fu stringerle la mano. Era
l’unico a sentire quella scossa elettrica a contatto di quella fredda mano
marmorea? Respingendo il dolore allo stomaco, Spike sorrise.
"Bè, non saprei," disse in risposta al commento di
Vicious. "Diciassette, forse…di certo non sedici."
Qualsiasi donna avrebbe riso. Tutte le donne lo avevano sempre
fatto davanti all’umorismo di Spike. Julia non rise. Il suo sorriso si allargò,
ma non era abbastanza. Non per lui. Dava l’impressione di far parte del Red
Dragon da tanto tempo, ma gli agenti ridevano, e lei si era appena unita a loro
da poco.
Julia era di più. Ne era sicuro. E dolorosamente, sentì che
voleva conoscere qualcosa di più su di lei. Più della sua vita? Della sua
stessa vita?
Ma lei era di Vicious, ricordò all’improvviso. E mai prima
d’ora aveva voluto qualcosa che aveva Vicious. Ma adesso…
"Piacere di conoscerti, Spike."
Perchè il suo nome suonava così bene sulle sue labbra?
Era la domanda che Julia si poneva a sua volta.
Quell’ammasso di capelli verdi scompigliati non toglieva niente al fascino
dell’uomo. Sebbene fosse sicura che su qualsiasi altro sarebbero sembrati
terribilmente ridicoli, questo Spike Spiegel – era davvero il suo nome? – era
uno degli uomini più attraenti di Marte.
Naturalmente, mentre Spike ardeva, Vicious faceva contrasto
con una freddezza abbastanza gelida da ustionare, e ora quegli occhi la stavano
bruciando. Julia distolse rapidamente lo sguardo dall’uomo più ardente.
Non c’era motivo di compararli.
"Hai fame?" la voce di Vicious la fece trasalire,
ma non c’era, per fortuna, nessuna reazione visibile.
"Sono affamata," gli disse con un sorriso forzato.
"Sono stata con quello Shin tutto il giorno."
"Allora mangiamo. Spike," chiese Vicious, "ti
unisci a noi?"
"Con piacere," disse lui, con la voce piena della
sua abituale impudenza, e li seguì entrambi al buffet.
La cena cominciò con poco interesse, per lui. Spike si rese
conto che non aveva senso innamorarsi di una ragazza già occupata. I suoi modi
erano sempre stati meglio di così.
Dopo aver mangiato e bevuto abbastanza da entrare in una
confusione confortevole, si alzò in piedi e annunciò la sua decisione di
andarsene.
"Così presto?" chiese Vicious. "Non abbiamo
ancora tagliato la torta," aggiunse con un sorriso compiaciuto.
Spike diede un colpetto al suo stomaco piatto. "Ne ho
avuto abbastanza, grazie," gli assicurò. "Devo mantenere la mia
figura virile. Oh, ma prima di andare. . . Me ne stavo quasi dimenticando, sono
così stupido. . ." raggiunse una delle tante tasche nascoste nel suo
impermeabile e tirò fuori una rosa dal lungo stelo, senza spine. Con un
ammiccamento e molta cerimonia, porse il fiore rosso a Julia, pensando che era
dello stesso colore delle sue labbra.
Se non fosse stato così confuso, avrebbe notato che i suoi
occhi brillavano più del normale.
"Scusa, non c’è niente di
più…strava…streva…speciale," le disse, capitolando su ogni parola non più
di quattro sillabe. "Se ti avessi incontrata prima, sarebbe stata più
bella."
Julia scosse la testa e gli offrì ancora lo stesso sorriso.
Spike si sentì un pò deluso. Sperava che avrebbe visto i suoi denti, alla fine.
"E’ perfetta, signor Spiegel."
"Spike," la corresse lui. La formalità l’aveva
turbato più di quanto avrebbe mai ammesso. "Solo Spike, grazie."
Lei annuì una volta e guardò la rosa. "Allora Spike. .
." Di nuovo, pronunciò il suo nome. Julia sotterrò un tremito nel suo
petto. "Grazie." Aggrottò le sopracciglia. Non era giusto. Non doveva
pensare che a Vicious.
"Non c’è di che." Spike cacciò le mani nelle sue
tasche. A giudicare dal suo improvviso cambiamento di espressione, aveva fatto
qualcosa di spiacevole. Dannazione. Il senso di colpa che avvolgeva il suo
cuore gli stava facendo passare la sbornia troppo velocemente per i suoi gusti.
"Buona notte, Spike," annuì Vicious.
Lui annuì a sua volta. "'Notte. Buon compleanno,
Julia."
"Buona notte, Spike," lei fece eco al suo
fidanzato.
Spike girò sui tacchi e si diresse verso la porta.
Julia lo guardò allontanarsi. Quando la porta si chiuse
dietro l’ultimo guizzo del suo impermeabile nero, rivolse lo sguardo al fiore.
Per quanto ne sapeva, poteva non essere affatto rosso. Era possible che la rosa
fosse bianca, coperta di sangue, e forse era per questo che appariva scarlatta. Niente intorno a
lei era più vero. Lei stessa non poteva essere sincera, e la sua intera
esistenza non avrebbe potuto essere nient’altro che una grande menzogna.
"Andiamocene di qui," propose la voce di Vicious
sommessamente. Lei rabbrividì, non perchè il suo tono era seducente, ma per il
freddo che aveva incontrato il suo orecchio. Improvvisamente stanca, potè solo
annuire, e lasciò che prendesse la sua mano e la conducesse fuori dal locale,
ordinando a Lin di conservare il resto della torta e di mandarlo al suo
appartamento.
A quanto pareva, il desiderio di Vicious cercava qualcosa di
più di un dessert, quella sera, e lei ebbe il presentimento che il suo regalo
di compleanno non sarebbe stato piacevole come si era costretta a credere.
***
Spike *era* un idiota. In quattro ore, aveva pensato
qualsiasi pensiero deplorevole e immaginato qualsiasi immagine peccaminosa
conosciuta all’uomo. E per la donna del suo migliore amico, notò con disgusto.
Si sedette sul letto, vestito solo di un paio di boxer di
cotone blu – non era il più strano per la stravaganza, essendo stato allevato
da Mao Yenrai, e gli abiti per dormire importavano ben poco – e si girò verso
il capezzale a lato del letto. Spinse le mani nei folti capelli, ed emise un
lamento, cadendo di nuovo sui cuscini.
Non riusciva a dormire. Semplicemente non poteva. Periodo.
Gettando indietro il lenzuolo, frugò nel cassetto del comodino e trovò un
pacchetto di sigarette mezzo vuoto e un piccolo accendino. Facendo schioccare
il meccanismo due volte, ne accese una e tirò avidamente una boccata, cercando
di calmare il battito del suo cuore.
Alzandosi in piedi, Spike recuperò i pantaloni che aveva
lasciato sul pavimento nemmeno due ore prima e uscì sul balcone del suo
elaborato appartamento.
Rosso. Il colore rappresentava così tanto. Marte, il pianeta
sabbioso dove era nato e cresciuto, l’organizzazione, il sangue che aveva
versato con Vicious al suo fianco. . . In quel momento, l’unica cosa rossa che
gli importava era il regalo di compleanno inadeguato che aveva dato a Julia
Mandir. Rose. C’era qualcuno che lo faceva ancora? Era da un pò che si
preoccupava a riguardo. Era già stato con delle donne, e fino ad ora, aveva pensato
di essere capace di impressionarne una. Ma attualmente, si torturava per non
aver impressionato quella che aveva giusto tentato di impressionare.
"Merda," mormorò. Era ridicolo. Persino
rivoltante. La sua mente era piena di pensieri su una donna non disponibile.
Qualsiasi altro uomo si sarebbe già arreso; l’orgoglio l’avrebbe assicurato. Ma
Annie l’aveva chiamato il teppista più testardo di Marte per una ragione, e lui
si stava dimostrando all’altezza di quel "titolo".
Julia. . . Il suo stesso nome era come una droga. Ci sarebbe
stato un caro prezzo da pagare, se fosse rimasto intrappolato in un nodo troppo
stretto. Se Vicious si fosse sentito tradito, migliore amico o no, sarebbe
saltato fuori dalle tenebre e l’avrebbe strangolato a morte.
Spike lanciò la sigaretta dal balcone, badando poco a dove
sarebbe caduta. Meglio prendere qualche pillola e mettersi a dormire. Qualsiasi
cosa era meglio che lasciarsi andare a pensieri su quel demone angelico
vestito di pelle.
Ma, ammise Spike ingoiando alcune pillole con un po'd’acqua,
avrebbe di sicuro sognato quel demone…e probabilmente quello che si trovava con
lei.
***
Julia osservò il soffitto, che era di colore giallo chiaro.
Quindi decise di non guardarlo più, perchè se avesse vomitato adesso, sarebbe
stato di colore giallo anche quello che sarebbe venuto fuori dal suo stomaco.
Il sesso con Vicious non era mai stato tenero. Passionale,
sì. Appagante? Per il momento. Dopo due sole settimane, comunque, aveva smesso
di amare i suoi capelli argentati tra le dita, di gradire i suoi denti che
scorrevano sulla sua pelle. Aveva smesso di gradire…qualsiasi cosa. Tutto
quello a riguardo.
Perchè?
Non si era posta la domanda prima d’ora. Frequentava Vicious
da quasi un mese e mezzo, e ora aveva dormito con lui per più di una settimana.
E paragonato a tutti gli altri uomini, Vicious era il migliore compagno di
letto che avesse mai avuto. Perchè aveva perso interesse in soli quindici
giorni?
Forse perchè era il suo compleanno. Dopotutto aveva appena
compiuto ventiquattro anni, e non l’aveva festeggiato del tutto. Precisamente,
non l’aveva mai festeggiato, ma almeno in passato era andata in qualche locale per un
compleanno piacevole, chiacchierando con altre donne che amavano bere brandy
nelle notti del week end.
Julia si tirò le coperte fino al mento, e si voltò in modo da
dare la schiena a Vicious. Un braccio si posò sulla sia vita, ma fortunatamente
la strinse a lui e basta, e non suggerì nient’altro. Per adesso.
Le palpebre di Julia si abbassarono fino a quando solo un lieve baluginio degli occhi del colore del cielo di Callisto potè essere visto. La stanza si stava offuscando per la sonnolenza nella sua testa. Si chiese se i capelli di Spike Spiegel fossero più morbidi di quelli di Vicious e poteva solo immaginare che lo fossero.