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Autore: Aryuna    22/08/2010    3 recensioni
“Sango?”, domandò improvvisamente, facendomi sobbalzare.
“Sì?”, risposi io troppo in fretta, tradendo la mia preoccupazione. Vi prego antenati, fate che non abbia capito! Era noto che Kagome non sapesse mantenere neppure il segreto più stupido. Perché dall’alto della sua ottusità doveva evincere proprio il mio segreto, che covavo da anni?
Genere: Commedia, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Miroku, Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Slaps on Ice



 

 

“Tira quella gamba! Vai… vai… vai… NO!”.

Le urla incessanti di Yura risuonavano nella pista al chiuso che, ormai, poteva ripetere a memoria i rimproveri – sempre gli stessi – che ogni giorno venivano strillati alle povere allieve. Sospirai, posando lo sguardo sulla povera Kagome. Era lì, rannicchiata sul ghiaccio, la coda di cavallo spettinata e le mollette che invano cercavano di bloccare la frangetta ribelle, gli occhi fissi sull’allenatrice tra il rassegnato e l’annoiato: sempre lo stesso errore, sempre lo stesso rimprovero.

“La gamba deve fare un cerchio prima delle braccia! E quelle gambe, Kagome, quelle gambe! Le vuoi piegare? Ti vuoi spingere? Non riuscirai mai a fare un triplo salchow con tutti questi errori! Non so neppure come fai a farti venire il doppio!”, urlò l’insegnante con la mano sulla fronte, prima di andare a rimproverare un’altra allieva.

Mi avvicinai, abbandonando la mia borraccia a bordo pista. Scivolai sul ghiaccio con leggerezza, fino a giungere alla distanza necessaria a porgere la mia mano a Kagome.

“Su, alzati”, ordinai, non volendo vederla spalmata lì a piangersi addosso per il prossimo quarto d’ora.

“Non mi verrà mai”, fu il debole mugolio che ottenni in risposta. Alzai gli occhi al cielo, prendendole il braccio e sollevandola a forza. Si alzò svogliatamente, e si trascinò, tra una spinta e l’altra, fino alle sbarre del bordo pista.

Kagome, vedrai che ti verrà”, provai a consolarla, “ti viene il triplo loop! Sarebbe assurdo!”. Sbuffò debolmente mentre afferrava la mia borraccia. Non era una novità, scroccava sempre la mia acqua.

“Per te è facile Sango! Tu sei bella…”.

“Anche tu lo sei”, replicai immediatamente, con aria annoiata.

…sei portata…”, continuò lei ignorando il mio intervento e assottigliando lo sguardo. Ok, qui non potevo replicare: ero una delle pochissime donne a saper fare il triplo axel. Peccato che fossi completamente incapace di fare gare senza precipitare nel terrore! Negli ultimi tre anni non ero mai più arrivata neppure alle internazionali a causa del mio perenne panico da prestazione.

“… e sei così elegante Sango! Non immagini quanto! I tuoi movimenti sono così fluidi e sei così leggiadra e…”.

“Ok, basta con i complimenti”, sbuffai, “tu non sarai portata, Kagome, ma almeno sei capace di portare in gara ciò che hai imparato”.

“A proposito”, borbottò lei, “una volta non eri così in gara. Eri così grintosa, tutte le tue avversarie avevano paura di te… e poi improvvisamente hai cominciato a sudare freddo prima di ogni competizione”. Deglutii, sperando vivamente che Kagome non concludesse in maniera esatta la sua deduzione. Concentrò lo sguardo nocciola su di me, come a voler scrutare il mio animo.

Sango?”, domandò improvvisamente, facendomi sobbalzare.

“Sì?”, risposi io troppo in fretta, tradendo la mia preoccupazione. Vi prego antenati, fate che non abbia capito! Era noto che Kagome non sapesse mantenere neppure il segreto più stupido. Perché dall’alto della sua ottusità doveva evincere proprio il mio segreto, che covavo da anni?

Rin ti preoccupa, non è vero? In effetti è molto brava…”.

Sentii i muscoli rilassarsi di colpo e presi il respiro profondo più grande della mia vita. Non dovevo preoccuparmi di lei, si sapeva che era ottusa. Al contrario Rin aveva ottimo spirito d’osservazione ma, per fortuna, sapeva tenere la bocca chiusa.

“No, Kagome”, sorrisi, “è semplicemente un periodaccio, tutto qui”.

Un periodaccio, certo.

Cominciato quando era arrivato lui.

Sentimmo un tonfo, un gemito e una serie di mormorii preoccupati. Mi voltai verso quei rumori e, sbiancando, ebbi l’impressione che il mio segreto sarebbe durato ancora per poco.

 

“Come avete visto ieri, l’allenatrice Yura ha fatto una brutta caduta e si è procurata una frattura alla gamba”, disse il ragazzo a tutte noi, pattinando avanti e indietro lungo la fila preoccupata, “e come sapete le selezioni per le gare nazionali cominceranno a breve”. Un mormorio di assenso si sollevò da tutto il gruppo. Io rimasi in silenzio: stavo osservando il movimento morbido della sua frangia corvina che si posava sul suo sguardo ipnotico ad ogni spinta.

“Non vi preoccupate però”, sorrise subito lui, “ci penserò io a seguire le vostre combinate quindi… Sango, ti senti bene?”.

Ero bianca. Volevo svenire – ma che dico, morire!!! – pur di svegliarmi consapevole che era stato tutto un brutto sogno, solo un brutto sogno.

Sango?”, domandò in un mormorio Kagome, osservandomi preoccupata.

N-non è nulla!”, mi affrettai a dire, sorridendo, dato che il mio desiderio di svenire-morire non era stato realizzato, “Solo un calo di pressione immagino”.

“Lascia che ti accompagni a bordo pista allora”, si propose il ragazzo, avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sul fianco.

“No!”. Tutti si voltarono verso Rin. La ragazza, senza alcun imbarazzo, mi raggiunse, tolse la mano del nostro nuovo allenatore dal mio fianco e disse: “La accompagno io, tu continua pure a parlare, Miroku”.

Ehm… certo”, borbottò lui, leggermente confuso, voltandosi nuovamente verso il gruppo, ma non prima di avermi fissato con insistenza con i suoi profondi occhi blu.

“Sono rovinata”, sussurrai una volta giunta a bordo pista, “non sarò più capace nemmeno di reggermi sui pattini con lui accanto per tutto il tempo. La mia carriera è finita, terminata, estinta, stroncata…”.

“Adesso non esagerare”, mi rimproverò Rin, raccogliendo i neri capelli sciolti in un codino laterale, “sembri Kagome! Yura sarà guarita tra un mese e conoscendola sarà di nuovo qui non appena le toglieranno il gesso”.

“Un mese è un’infinità Rin!”, ribattei io, “Se perdo questo mese mi gioco anche le nazionali quest’anno!”. La ragazza mi fissò con gli occhi color cioccolato, la testa leggermente inclinata di chi ti sta analizzando per comprendere le tue reazioni.

“Come è possibile che in tre anni tu, che gli muori dietro, non abbia fatto un passo per sedurlo e, anzi, ti prende il panico quando lo vedi?”, domandò fissandomi confusa. Rimasi zitta ad osservarla, sperando che non pretendesse una risposta. “Come è possibile”, continuò, “che il solo sapere che ti osserva – perché ti osserva, Sango – non ti permette di pattinare bene e ti fa sbagliare qualunque gara?”.

“Non mi osserva”, borbottai.

“Lasciami finire!”, mi riprese subito, “Sango tu sei una ragazza forte, decisa, sicura delle tue scelte e orgogliosa, non è possibile che una come te reagisca in questo modo. Kagome reagirebbe così, non tu. A meno che…”.

“A meno che…?”, domandai, impaurita dalla risposta che stavo per ricevere. Perché Rin capiva sempre tutto?

“Ci tieni davvero a queste gare?”. Aprii la bocca per rispondere, ma la chiusi subito. Ci tenevo? “A te piace vincere Sango, non vuoi nemmeno provare a fare una gara in cui perderai”, continuò lei, “e non riesci a pattinare bene perché non sei onesta con te stessa. Perché pattini? Non rispondermi stupidamente Sango: non voglio sentire ‘mi piace’, ‘è la mia passione’ o simili… E anzi, non rispondermi affatto. Io so benissimo il perché, sei tu che non lo sai. La risposta la devi a te stessa”.

Rimasi immobile a fissarla. Mi sembrava di sentire me stessa mentre rimproveravo Kagome. Ma cosa mi stava succedendo? Cosa ne era stato della Sango orgogliosa, che non sopporta la sconfitta e che è sempre pronta a rialzarsi? Il fatto era che ero ben consapevole di essermi presa una cotta per un uomo che odiavo. Era un don giovanni, toccava il sedere a tutte le ragazze del corso – me compresa, e molti schiaffi non glieli aveva risparmiati nessuno – saltava di fiore in fiore… insomma, era l’esatto opposto del mio ragazzo ideale. Ma mi ero fatta sfuggire fin troppi ragazzi ideali, insoddisfatta perché sapevo benissimo ciò che volevo: volevo Miroku, ideale o non che fosse.

“Ti do un indizio”, disse infine Rin, interrompendo il mio lungo silenzio, “Anzi, due. Il primo è che finché sarai instabile non riuscirai mai a concentrarti sul pattinare. Risolvi la situazione con Miroku e starai sicuramente meglio. Il secondo invece è questo: se vuoi conquistare Casanova degli dimostrargli che tu sei una donna diversa da tutte le altre che lui abbia mai incontrato e che non cedi alla sua bellezza e alle sue lusinghe. Vedrai come sentirà il desiderio di riuscire a dimostrarti che invece può conquistarti eccome… e stai sicura che alla lunga cadrà ai tuoi piedi”.

Mi fece un occhiolino, per poi tornare in pista assieme alle altre. Rimasi a lungo a riflettere. Rin aveva ragione. Forse avrei dovuto tornare in pista anche io, ma non me la sentivo affatto. Kagome mi raggiunse a fine lezione, preoccupata per la mia salute. Con lei c’era Miroku.

“Tutto a posto, fanciulla?”, esordì lui, con un sorriso smagliante. Sorrisi anche io, fin troppo fredda. Teneva Kagome abbracciata, mentre lei lo squadrava preoccupata: se il suo ragazzo Inuyasha la vedeva così con lui lo avrebbe ammazzato.

“Tutto bene, grazie”, risposi, mettendo mano per slacciare i pattini.

“Se vuoi posso farti recuperare la lezione adesso. La pista è vuota e non daremo fastidio a nessuno”, disse lui con la sua voce vellutata. Rimasi a fissarlo, confusa. Voleva darmi una lezione privata? Alcune delle oche del mio corso cominciarono a brontolare su quanto fossi fortunata a rimanere sola con lui. Rin, invece, mi guardò. Mi guardò con uno sguardo che parlava chiaro: ricordati della ragazza impossibile. Miroku si sedette accanto a me mentre la mia mente mi urlava di accettare l’invito e fregarmene di Rin.

“Suvvia Sango, non ti mangio mica!”, ridacchiò. Ma mentre lui ridacchiava io divenni rosso fuoco. Sentii la sua mano toccare il mio sedere, convinto forse di convincermi così. O, molto probabilmente, era così maniaco da non resistere cinque minuti senza una palpatina. Stampai la mia cinquina sulla sua guancia, presi la mia sacca  e dissi, con tutta calma:

“Grazie, ma pattino benissimo anche da sola, maestro”, e detto ciò me ne andai, lasciandolo a fissare un punto fisso nel vuoto. Alcune esclamarono che ero una pazza, altre che dovevo essere asessuata per rifiutarlo, ma Rin mi sorrise, sussurrandomi di non voltarmi a guardarlo. Ma la curiosità era troppa: mi sedetti sugli spalti per togliermi i pattini dai piedi e, dando una sbirciatina, notai un sorrisino sfacciato sul suo volto. Anche lui mi fissava, così mi affrettai a concentrarmi sui lacci dei pattini.

“Sei una grande!”, esclamò Kagome raggiungendomi, “Così si impara quel maniaco!”.

“Già”, risposi io sorridendo, “speriamo che impari”.

Forse non sarebbe stato poi un mese così terribile.

 

 

 

 

 

 

 












Ary’s comes back! XD Speriamo sul serio stavolta =P L’ispirazione sembra tornata a me, quindi ho inaugurato con questa shot nella speranza di riuscire a finire B&B – dato che mancano due capitoli – e continuare a scrivere sempre, sempre e sempre ù.ù Baci a tutti voi dalla volpina!

 

P.S: Mi rendo conto che Sango è un po’ OOC, soprattutto all’inizio… perdonate, non ho mai scritto impersonandomi in lei e mi serviva per lo sviluppo XD Chiedo perdono anche per eventuali errori di battitura, me non ha ricontrollato *pratica il seppuku*

  
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