Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Ricorda la storia  |      
Autore: Nil_Yeol    22/08/2010    8 recensioni
Ruki era la sua perfetta metà, le loro personalità combaciavano alla perfezione, le loro anime si parlavano.
Bene se l’anima di Takanori era così allettante per Ryo allora avrei divorato quell’anima pezzo per pezzo. E con quell’idea nella testa mi allontanai con un sorriso diabolico dipinto sul viso.
[...]Takanori aprì la bocca senza saper cosa dire e il suo colorito divenne improvvisamente cinereo.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kai, Reita, Ruki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
DIVINE OF DEATH

Credo di essermi innamorato di Ryo quel giorno di tanti anni fà, quando lui
era un liceale prossimo alla maturità ed io quello che sono ancora oggi, un
inutile
parassita che nasconde la sua vera natura sotto falsi sorrisi e un viso
d’angelo. Se solo a quel tempo avesse saputo che gli angeli sono tra le creature che meno si
avvicinano alla mia essenza, di certo anche il mio caro Ryo, nonostante la sua indole
buona e generosa, sarebbe fuggito da me inorridito; perché io sono stato la rovina
della sua perfetta esistenza, la macchia che ha deturpato il suo candore,l’antagonista
del suo racconto, l’ultimo capitolo della sua storia…

Ryo Akira Suzuki
Un nome come tanti altri, un ragazzo come tanti altri, un soffio vitale come tanti
altri… Quando lo vidi per la prima volta, Ryo per me era semplicemente questo, un
inutile ragazzino che tentava disperatamente di distinguersi da quel gregge di pecore che erano i suoi coetanei, coprendo il proprio naso con una ridicola benda
e sparando per aria i suoi vistosi capelli biondi. Mi ritrovai a pensare che un
tipo come quello doveva essere senza dubbio un povero inetto in cerca di
attenzioni,uno smidollato senza spina dorsale, cosa che avrebbe facilitato il buon esito
dell’impresa e velocizzato di gran lunga il mio lavoro: i giovani confusi e debolucci erano talmente facili da ingannare.
Conscio delle mie indiscutibili capacità e convinto della pochezza di quell’insulso
biondino, mi preparai per la classica entrata in scena, il nostro primo incontro sarebbe
stato un clichè in piena regola, scontato e strausato ma efficace come pochi altri.
Strinsi il nodo della cravatta blu, che con la giacca del medesimo colore e i pantaloni grigio scuro andava a costituire la mia uniforme scolastica, e tenendo stretto al petto un mucchio di fogli stampati iniziai a correre lungo il corridoio nella sua direzione.
L’impatto fu perfetto, proprio come lo avevo immaginato: lui ebbe appena il tempo di
voltarsi verso di me e spalancare la bocca, assumendo così un’espressione da
perfetto idiota, dopodichè andai a cozzare contro il suo petto buttando per aria gli inutili pezzi di carta che tenevo in mano e, come da copione, caddi picchiando il sedere a terra. Forse mi immedesimai un po’ troppo nel personaggio poiché non fu poi così difficile simulare il dolore dovuto alla caduta, fortunatamente però il
vedermi così sofferente, mentre carezzavo con delicatezza il mio fondoschiena, sembrò muovere a compassione il biondo che tutto imbarazzato cominciò a raccogliere i fogli volati in giro e porgermi le sue più sincere scuse.
<< Cavolo quanto sono idiota! Scusami tanto…io…accidenti…guarda che disastro..>>
Era anche più stupido di quanto pensassi…perché mai se la prendeva tanto? E per quale motivo si scusava poi? In fondo ero stato io a correre come un matto e ad andargli addosso…Poco male,avrei usato questa sua mancanza di buon senso a mio favore.
Alzai lo sguardo su di lui e gli regalai uno dei miei sorrisi più dolci, o almeno era quello che credevo; pensavo che quel sorriso fosse uno dei migliori riusciti, mi ero
allenato anni ed anni per raggiungere quel livello di perfezione ed ero sicuro che nessuno sarebbe riuscito a cogliere la falsità che si annidava dietro quel sorriso, perché era indiscutibilmente perfetto, vero da far paura.
Che ingenuo… quel sorriso non era nemmeno lontanamente paragonabile a quelli che Ryo
avrebbe fatto nascere sul mio viso nei mesi trascorsi insieme.
Quel giorno però non ero ancora consapevole di tutto questo e certo del mio talento
come attore, mi rivolsi a Ryo con voce delicata e gentile:
<< Non devi scusarti, è colpa mia, non avrei dovuto correre per i corridoi, sono stato incosciente. ..>>
Lui in tutta risposta scoppiò in una fragorosa risata e finito di raccogliere tutti i fogli
mi tese una mano per aiutare ad alzarmi.
<< E tu saresti incosciente solo per un’innocua corsetta!? Allora non hai ancora
visto le mie gare di skate con Yuu??
>>
Intrecciai le mie dita affusolate con le sue e, facendo forza sulle mie gambe fin
troppo esili, mi sollevai, notando così che il ragazzino che avevo di fronte era poco più
alto di me; quasi sicuramente però quei centimetri di vantaggio erano dovuti
alla stravagante cresta bionda che sfoggiava orgoglioso sulla testa.
Inclinò da un lato il viso piccolo ma dai lineamenti decisi e, con un rapido sguardo,
analizzò la mia figura dalla testa ai piedi per poi tornare a guardarmi fisso. Già da
allora il sua sguardo mi colpì profondamente: i suoi occhi, nonostante fossero stretti come fessure, risplendevano di quella vivacità e di quell’ardore che Ryo sono lo specchio dell’anima” fosse vero.
Immagino di essere rimasto imbambolato lì davanti a lui per parecchio tempo, perché
quando tornai in me il ragazzo bendato mi sventolava una mano in faccia per attirare la mia attenzione.
<< Oh scusa, ero un po’ distratto…mi capita spesso >> E un altro sorriso
mellifluo apparve sul mio volto.
Lui mi guardò complice e strizzando l’occhiolino mi diede un buffetto sulla guancia.
<< Tranquillo è normale, è l’aria scolastica a fare questo effetto, io in classe
dormo sempre. Accidenti, a proposito di classe…è il caso di andare, in prima ora ho la prof Aogiri,
quella è una iena e se arrivo in ritardo solo di un minuto è capace di buttarmi fuori a calci.
>>
<< Allora devo correre anch’io dato che secondo il mio orario la professoressa
Aogiri sarà la mia prima insegnante della giornata
>>
Il biondo mi guardò dapprima sorpreso ma il suo stupore durò una manciata di secondi
per permettere ad un’altra delle sue fastidiose allegre smorfie di far capolino sulla sua faccia da schiaffi
<< Allora siamo in classe insieme, wow fantastico!! Vedrai ti divertirai una
sacco con me e gli altri. Ah, quasi dimenticavo, io sono Ryo
>>
Mi tese per la seconda volta la mano e io per la seconda volta la strinsi saggiandone la forza.
<< Piacere di conoscerti Ryo, io sono Yutaka >>
Dopo le dovute presentazioni si voltò e iniziò a farmi strada verso la nostra aula,
mostrandomi nel frattempo il laboratorio di chimica, dove lui e Yuu avevano dato
fuoco al camice del professore, la palestra, dove lui e Yuu avevano rotto il
setto nasale di un compagno di classe giocando a calcio, e l’ufficio del preside,
dove lui e naturalmente anche Yuu erano finiti molte volte.
Finsi di essere interessato e addirittura mi prodigai in qualche falsa risata, intanto però
sfregavo freneticamente sul pantalone la mano che prima mi aveva stretto.
Che orrore, farmi toccare più del dovuto da un essere tanto infimo” e
con aria ancora disgustata entrai finalmente in classe.

La prima ora trascorse piuttosto velocemente e circa a metà della seconda ebbi modo
di conoscere finalmente il famoso Yuu, il quale senza troppi problemi aveva
ammesso di essere arrivato in ritardo in quanto non aveva alcuna voglia di
alzarsi dal letto. Non c’era da meravigliarsi, in fin dei conti era pur sempre il
miglior amico di Ryo ma a differenza del biondo, Yuu, almeno in apparenza,
sembrava molto più adulto e sicuro, come se avesse vissuto esperienze che l’avevano
fatto maturare in maggior misura rispetto al compagno. Poco tempo dopo
Ryo mi spiegò che quest’ “aria da adulto” era però dovuta al fatto che Yuu
era due anni più grande di lui e che quindi, alla faccia della maturità, era stato rimandato per ben due volte.
<< Ehi Yuu, lui è Yutaka, l’ho conosciuto questa mattina >> bisbigliò il ragazzo con la benda quando il suo amico si sedette alle mie spalle.
Mi voltai per donare una delle mie espressioni più soavi al nuovo arrivato ma il sorriso
mi morì sulle labbra quando vidi quest’ultimo intento ad accendersi una sigaretta.
<< Ciao Yuta-chan, è sempre un piacere conoscere ragazzi carini come te
>> allontanando la sigaretta dalla bocca, distese le morbide labbra in un
sorriso sornione e inarcando le sopraciglia ben curate ammiccò nella mia direzione.
Senza dubbio era un ragazzo affascinante, dai lunghi e liscissimi capelli corvini, che
scendevano leggeri sulle spalle, due grandi occhi neri, profondi e ammalianti
, e una pelle perfetta, così liscia e nivea da far invidia a Biancaneve.
Nonostante la sua indiscutibile avvenenza però, Yuu non sortì in me lo stesso effetto di Ryo;
quando lo guardavo infatti mi rendevo conto di come non riuscissi a scollare
gli occhi di dosso al biondo. Ryo non aveva affatto la stessa aria
seducente di Yuu, nonostante questo però non potevo fare a meno di ammirare ogni
sua parte, mi attraeva tutto di lui, dalle spalle ampie e forti alle cosce sode e
muscolose e improvvisamente trovai ridicolo pensare che Ryo fosse un essere
infimo, come avevo considerato poco prima.
Scossi la testa per tornare in me. Che diavolo mi prendeva? Io ero lì per un motivo e
quel motivo era porre fine all’esistenza di Ryo Akira Suzuki.
Da stupido qual’ero mi convinsi di essere semplicemente spossato a causa dello sforzo
che impiegavo per mantenere quella forma “umana”, quindi giustificai le mie
strane considerazioni con una semplice scrollata di spalle. Solo alla fine della giornata riuscii finalmente a restare solo con Ryo. Yuu si era
dileguato annunciando che doveva vedere una persona importante e mentre lo
guardavo uscire dall’aula quasi travolgendo il professore di giapponese, sentii
sogghignare Ryo.
<< Sta andando da Kouyou per beccarsi un altro due di picche >>
Lo guardai interrogativo così lui iniziò a parlarmi di Kouyou, l’ossessione di Yuu da
almeno un anno, il quale però sembrava non volerne proprio sapere del moro fino a casa di Ryo ridendo sulle sventure di Yuu e chiacchierando del più e del meno
. Arrivati di fronte ad una modesta palazzina color crema, Ryo si fermò annunciando
che eravamo giunti a destinazione, casa sua, così mi invitò ad entrare. Lo seguii
silenziosamente fino alla porta d’ingresso e quando questa fu aperta un odore acre di
alcool misto a fumo ci investì improvvisamente. Vidi Ryo irrigidirsi all’istante e capii
che qualcosa lo aveva colto di sorpresa.
<< Pensavo che almeno oggi fosse andata a lavoro >> mi disse cercando di
rassicurami con un sorriso che però non aveva niente a che fare con quelli che mi aveva mostrato fino a quel momento.
Sapevo perfettamente chi era la persona capace di rattristare a quel modo Ryo, era
sua madre: Kagura Minazawa, una quarantacinquenne divorziata che affogava la sua insoddisfazione nell’alcool e nel sesso occasionale.
Ad ogni nuovo incarico mi informo sempre sulla vita privata del mio obbiettivo: indago
su che lavoro fa o quale scuola frequenta,su quali siano le sue manie, le sue
preferenze sessuali, i suoi sogni più segreti ed intimi ed in particolare su la
sua famiglia. Lo faccio perché è il mio compito, perché se davvero devo porre fine
ad una vita è necessario che sia il diretto interessato a cercare la morte; quelli
come me non possono uccidere direttamente ma certamente possono spingere a
farlo e per condurre qualcuno al suicidio non occorre altro che mostrargli
quanto sia patetica e triste la sua vita. Questa volta il mio obbiettivo era Ryo, mentre sua madre era ciò che meglio poteva capitarmi per mostrare a quel ragazzo quanto
amara fosse la sua esistenza.
Ryo mi fece strada cercando di scansare le numerose bottiglie di birra che giacevano
ormai vuote in terra; Kagura era abbandonata sul divano, con una mano
poggiata dietro la nuca e gli occhi, rossi ed incavati, che girovagavano
smarriti per la stanza. Quando vide il figlio, la donna fece un mugolio per attirare la
sua attenzione ma il ragazzo mantenendo lo sguardo basso si diresse in cucina

facendomi cenno di seguirlo e ignorare la madre. In quel momento avvertii
chiaramente la tristezza e il rancore nei confronti di quella donna
impadronirsi del suo animo e con soddisfazione immaginai di averlo già in pugno;
forse sarei riuscito addirittura a spingerlo a commettere un omicidio prima di uccidersi.
Sorrisi divertito a quel pensiero stuzzicante ma mi affrettai a
riassumere il mio sguardo innocente per poter incontrare quello crucciato di Ryo.
<< Scusa non avrei voluto farti assistere ad una cosa tanto pietosa. Di solito il giovedì va a lavoro… o almeno finge di andarci…comunque non immaginavo davvero
di trovarla qui e per giunta in quello stato…
>>
Si grattò la testa imbarazzato e abbassò lo sguardo troppo timoroso per sostenere il mio.
<< Figurati Ryo, non è successo niente, davvero >>
Sollevò la testa con un sorriso riconoscente dipinto sul volto e con una falcata arrivò a
meno di un centimetro da me, sollevò le braccia e le incrociò strette dietro il mio
collo spingendo il mio petto contro il suo. << Grazie>>
Poi si allontanò frettolosamente lasciandomi lì imbambolato.
<< Senti Yutaka, ti dispiace se ce ne andiamo da qui? Andiamo a mangiare da qualche altra parte >>
<< Si certo, nessun problema >
> << Perfetto allora vado a prendere i soldi in camera mia e usciamo. Comunque
dato l’inconveniente offro io
>> Schioccò la lingua e uscì velocemente dalla stanza.
Sentii i suoi passi attraversare il salotto e salire le
scale fino al piano di sopra e questo mi fece capire che avevo finalmente campo libero:
potevo fare una chiacchierata con Kagura.
Con andatura leggera e silenziosa, quasi sfiorassi appena il suolo, mi portai alle spalle
del divano guardando disgustato lo squallido spettacolo che quella donna, ormai
divenuta l’ombra di se stessa, aveva da offrirmi. Piegai il busto in avanti e
tentando di ignorare il disgustoso lezzo che proveniva dalla figura distesa sul sofà,
avvicinai le labbra al suo orecchio.
<< Ascoltami bene donna, stasera quando tuo figlio tornerà a casa, voglio che
tu dia il meglio di te stessa e gli mostri quanto puoi essere ripugnante;
devi sfogare su di lui tutta la tua frustrazione e insoddisfazione, devi
addossare a lui la colpa delle tue sofferenze e delle tue disgrazie e dovrai farlo bene, intesi?
>> Vidi quella cariatide sgranare gli occhi e aprire la bocca, apparendo così ancora più
smunta e avvizzita, e mentre un respiro strozzato faticava ad uscire dalla sua bocca,
mi afferrò un polso stringendolo con forza. Probabilmente le mie parole avevano
raggiunto la sua mente già abbastanza confusa e avevano causato
ulteriore scompiglio in quel caos totale. In quel momento Ryo tornò al piano di sotto e
, vedendomi bloccato dalla presa ferrea di Kagura, accorse in mio aiuto
. << Lascialo immediatamente! Ehi mi hai sentito? Ti ho detto di lasciarlo
mamma!!!
>>
Strattonò il braccio della madre, il quale come per incanto ricadde sul suo ventre
piatto, e prese con delicatezza il mio polso vedendo in tal modo l’evidente segno rosso
lasciato dalla presa della donna.
Lo vidi spaesato ed atterrito così decisi di prendere io la parola per rompere quel silenzio imbarazzante.
<< Non mi ha fatto male… e poi nonostante la magrezza sono resistente sai? >>
Non riuscii a rincuorarlo così provai ancora << Ryo sono io ad essere entrato in
salotto, tua madre non centra niente…solo l’avevo sentita lamentarsi e pensavo avesse bisogno d’aiuto.
>>
Fece un leggero sbuffo e lasciò finalmente andare il mio braccio.
<< Sei molto carino Yutaka…in tutti i sensi.>>
Mi guardò negli occhi per alcuni secondi, poi scoppiò a ridere mentre io passavo dal mio incarnato pallido ad un rosso fuoco.
<< Ecco tutto imbarazzato lo sei ancora di più. Dai usciamo da qui. >>
E ridendo ancora sotto i baffi mi accompagnò alla porta che richiuse subito dopo alle sue spalle.

Pranzammo in un parchetto vicino ad una scuola elementare con panini e patatine e
nonostante non fossi assolutamente abituato ad ingerire quella roba, non ebbi grandi
difficoltà a mangiare in compagnia di Ryo, le sue battute e la sua voce profonda
mi distraevano dal sapore “particolare” delle pietanze.
<< Sai Yutaka è la prima volta che riesco a parlare così facilmente con una
persona, nonostante conosca Yuu da tempo non gli ho mai raccontato di mia
madre; con te invece è diverso, ho come sentito il bisogno di
confidarmi…
>>
Già perché durante tutto il viaggio da casa sua al parco, Ryo mi aveva parlato di come
sua madre fosse caduta in depressione dopo il tradimento del marito; la cosa
tremenda è che Eichi Suzuki l’aveva tradita con un uomo e ciò aveva portato la donna sull’ orlo della pazzia.
<< Non oso immaginare cosa accadrebbe se dovesse scoprire che anch’io preferisco i ragazzi alle belle signorine >>
<< Ti piacciono gli uomini? >>
Si distese sull’erba incrociando le mani dietro la testa.
<< Si. Ormai è da parecchio che me ne sono accorto, saranno almeno tre anni.
I ragazzi sono più…non lo so…più sinceri, più veri; non parlano alle spalle,
non fingono di esserti amici per poi tradirti al momento opportuno, se non
vanno d’accordo tra loro si ignorano e basta senza progettare chissà quale
vendetta diabolica…queste sono cose da donne…loro portano rancore in
eterno e puoi star certo che un complimento fatto da loro nasconde
sempre qualche doppio senso o battutina.
>>
Riflettei su quanto aveva detto e con sorpresa mi trovai a convenire con lui, forse non era poi così stupido…
<< E a te Yutaka? A te i ragazzi piacciono? >> Mi pose quella domanda
senza staccarmi gli occhi di dosso e io non potei fare a meno di avvampare una seconda volta.
Come faceva a mettermi in imbarazzo in quel modo? Avevo conosciuto milioni di
ragazzi come lui ma nemmeno uno era mai riuscito a mettermi in difficoltà.
<< Ehm…non lo so…non ci ho mai pensato… >>
<< E magari non hai mai provato a baciarne uno!? >>
Ricordo perfettamente che in quel momento pensai di volerlo sopprimere all’istante.
Che razza di domande senza senso...era logico che non avessi mai provato a
baciarne uno, a me gli uomini non piacevano, nemmeno le donne se è per questo,
semplicemente non provavo interesse per nulla al mondo, punto! Ryo però decifrò la
mia titubanza come una riflessione sul se provare o meno a baciare un uomo, così
mentre me ne stavo in silenzio elencando tutti i modi in cui avrei potuto farlo
fuori, il biondo si era avvicinato mettendosi carponi davanti a me. Era a pochi
centimetri dalla mia faccia e potei sentire il suo respiro leggero sfiorarmi le gote e
muovere i ciuffi della mia frangia spettinata.
<< Io per accertarmi della mia omosessualità ho baciato Yuu e poi non ho
avuto più alcun dubbio…
>> Si accostò ancora di più a me e mentre una mano
carezzava il lato del mio collo, l’altra si era adagiata comodamente su di un fianco.
<< Sei proprio magro lo sai Yutaka? >> Sussurrò queste parole fissandomi
con il suo sguardo penetrante e io incapace di controllarmi poggiai la mia fronte contro la sua e chiusi gli occhi.
Ancora oggi non capisco come sia stato possibile, come sia stato in grado di
soggiogarmi in quel modo, in fondo era un semplice ragazzo eppure era riuscito ad
abbattere ogni mia resistenza in un battito di ciglia; sarà stato il calore emanato dal

suo corpo o il suo tocco delicato, non lo so, ma in quel momento sentivo
che era lì con lui che dovevo stare e lì rimasi. Così restai immobile ansimando sulle
sue labbra ormai a pochi millimetri dalle mie e stringendo con le dita tremanti la
stoffa della sua camicia. Se ci ripenso non posso fare a meno di vergognarmi
ancora per quello spettacolo imbarazzante, era davvero disdicevole che uno come
me si riducesse in quello stato: sembravo seriamente un adolescente confuso alle
prese con i suoi ormoni allo sbaraglio e ad aggravare la situazione c’era
principalmente il fatto che apparivo come una ragazzina alla sua prima cotta piuttosto
che un semplice, comunissimo ragazzo un po’ su di giri. Ero nel panico più
totale; fino a quel momento ero sempre stato così sicuro di me, credevo che
avrei sbrigato in fretta la faccenda senza nemmeno sbagliare un colpo, invece
in un nano secondo avevo mandato al diavolo tutto quanto e come un cretino mi ero
lasciato trascinare da quelle che gli uomini chiamano emozioni…proprio io che
emozioni non avrei mai dovuto provarne. Ma proprio quando pensai di alzarmi e
darmela a gambe lui poggiò la bocca sulla mia e portando una mano dietro la mia
nuca, con una leggera pressione, fece aderire perfettamente le nostre labbra.
Sbarrai gli occhi sorpreso e in quel momento vidi un’espressione serafica dipinta
sul suo volto; sembrava trovare molto piacevole quel contatto tanto che rafforzò la presa sulla mia testa senza essere però troppo indelicato. Alla fine mi ritrovai a
partecipare a quel tenero bacio e rimanendo con gli occhi socchiusi, per non perdere
un solo attimo di quel Ryo così angelico, mi spinsi leggermente in avanti spostando la mano che prima stringeva la camicia, sulla sua guancia. Era tutto così nuovo per me
ma lo trovai assolutamente elettrizzante, un’esperienza che mi sarei di certo
pentito di non aver vissuto; quando infatti si allontanò da me con estrema lentezza, sentii improvvisamente freddo, quasi fossi nudo, e riaprii gli occhi un po’
infastidito. Ryo era ancora vicino alla mia faccia, tanto che mi sfiorava il naso con la bocca;
fece una risatina e lo addentò per poi succhiarlo leggermente prima di
mollare la presa. Io restai lì impalato a fissarlo sbattendo allibito le lunghe ciglia e
lasciando scivolare via la mano dalla sua guancia.
<< Com’è stato? >> si allontanò di poco per permettermi di riprendere fiato ma
rimase inginocchiato a pochi centimetri da me. Cercai di pensare a qualcosa di
intelligente da dire ma l’unica cosa che riuscii a proferire fu: << Non male… >>
Che idiota! Ero riuscito a sembrare ancora più femminuccia di quanto già non fossi,
aggiungendo poi lo sguardo basso e le gote che andavano in fiamme: donna,
donna, donna!!! Ecco cos’ero! Ryo però fece un’altra delle sue risate e mi scompigliò i morbidi capelli castani,
rendendoli ancora più arruffati del solito.
<< Solo “niente male”? Allora devo impegnarmi un po’ di più… >> si stava
avvicinando di nuovo ma stavolta anch’io mi mossi verso di lui per assecondare i suoi movimenti.
Sorrisi e sfiorai le sue labbra dolcemente; non sapevo ancora bene come comportarmi ma iniziavo decisamente a prenderci gusto.
D’un tratto, mentre il bacio iniziava a farsi più intenso, con la sua lingua che esplorava la mia bocca
in cerca di chissà cosa, un fastidioso picchiettio sulla mia spalla interruppe l’idillio.
Mi voltai con tutta calma e alle mie spalle vidi una vecchia con una ragnatela di rughe in faccia,
accentuate per altro dal cipiglio disgustato che aveva assunto, ed entrambe le mani poggiate sui fianchi.
<< Ma vi pare il modo? Non potete fare certe cose in pubblico…e se qualcuno vi vedesse? >>
Ryo inarcò un sopracciglio e si alzò in piedi trascinandomi con sé.
<< Se qualcuno ci vedesse probabilmente penserebbe che sono un uomo
fortunato dato che ho il ragazzo più carino del mondo
>> e così dicendo mi
travolse in un altro bacio, volutamente più appassionato degli altri, e con un occhiolino
si congedò dalla donna che ci guardava inorridita.

Corremmo come matti senza nemmeno sapere dove andare, ridendo e attirando lo
sguardo sbigottito di qualche passante. Infine, tanto per migliorare la situazione,
iniziò a grandinare e in men che non si dica ci ritrovammo bagnati fradici come se ci
avessero gettato interi secchi d’acqua addosso. Trovammo riparo in un
sottopassaggio e, nonostante fossimo piegati in due per la mancanza di fiato
, continuammo a ridere fino a crollare in terra con la schiena poggiata alla parete.
<< Hai visto che faccia ha fatto quando ti ho baciato? Cavolo…era da foto! >>
<< Già, c’è rimasta di sasso. >> e un’altra risata spezzò il mio respiro.
Rimanemmo così per non so quanto e quando finalmente riuscimmo a calmarci, ancora
desiderosi l’uno dell’altro, ricominciammo a sfiorarci, ad accarezzarci e baciarci senza
sosta; non so come ma mi ritrovai a cavalcioni su di lui che lisciava con
frenesia la mia schiena fino a raggiungere il mio sedere sodo. La nostra era una
passione che bruciava in fretta, non ci stancavamo mai di darci attenzioni, di stare
insieme, eravamo indissolubilmente legati e con il tempo le catene di questo
legame sarebbero divenute tanto strette da farci male.
Quando iniziò a far sera, Ryo insistette per accompagnarmi a casa ma fortunatamente
lo convinsi a dividerci a metà strada, sarebbe stato complicato spiegargli per quale motivo vivevo da solo in una palazzina fatiscente ed abbandonata.
Prima di separarci mi schioccò un bacio sulla fronte e io chiusi gli occhi per assaporare quel momento tanto rassicurante:
mi sentivo come un bambino coccolato dalla propria mamma.
<< Allora ci vediamo domani a scuola, ciao Yutaka >>
<< Ok…ciao Ryo, a domani >> Gli diedi un bacio frettoloso e scappai via, ero così
felice…ora però non posso che darmi dello stupido perché, inebriato dal mio
piacere e dalla mia allegria, avevo dimenticato a cosa stava andando incontro Ryo
tornando a casa.

Il giorno seguente ero così eccitato da arrivare a scuola con mezz’ora d’anticipo.
Non vedevo l’ora di incontrare Ryo e provare di nuovo tutte quelle inebrianti
sensazioni che solo lui era in grado di regalarmi.
Com’era prevedibile però, Ryo non era ancora arrivato: da quanto avevo capito, già il solo vederlo stravaccato sul banco durante le lezioni
era un miracolo, quindi sperare addirittura di scorgerlo al cancello anche soltanto cinque minuti prima
della campana era chiedere decisamente troppo.
Con mia somma sorpresa però intravidi a qualche metro dal portone d’ingresso, con le mani affondate nelle tasche e un’espressione crucciata,
il caro Yuu che calciava qualche sasso trovato in terra. Dapprima non riuscii a capire cosa stesse facendo:
borbottava qualcosa e continuava a tenere lo sguardo basso, come se fosse imbarazzato per qualche oscuro motivo,
in più si mordeva in modo spasmodico il labbro inferiore, tanto che mi domandai come ancora non sanguinasse.
Era strano vedere il moro in quella situazione, ieri mi era parso tanto sicuro e spavaldo…cosa lo aveva ridotto a quel
modo? Feci qualche passo nella sua direzione e finalmente
compresi cosa lo agitava tanto: di fronte a Yuu, nascosto dal tronco dell’albero di ciliegio contro cui credevo che il corvino stesse sfogando il suo abbattimento,
c’era un giovane con le braccia incrociate al petto e l’aria decisamente insofferente –sembrava davvero
seccato dallo sproloquio di Yuu e ogni due minuti roteava gli occhi guardando esasperato verso il cielo.-
Mi fermai per ammirare la bellezza di quel ragazzo: aveva i capelli di un biondo intenso
e luminoso, due occhi profondi color dell’ambra, caldi come il caffé bollente e dal
taglio allungato,cosa che rendeva il suo sguardo magnetico e ammaliante. Le sue
labbra piccole e rosee, sembravano estremamente morbide anche quando le
arricciò per lanciare un’altra occhiata truce al suo interlocutore; finii inevitabilmente
per seguire la linea seducente del suo lungo collo niveo, attraversando poi il petto
e la
vita stretta per giungere infine alle sue gambe sottili e longilinee. Capivo perfettamente il motivo per cui Yuu si sentisse tanto agitato;
il fascino e la grazia di quel giovane erano tali da mettere in soggezione chiunque. D’un tratto pensai
di aver sbagliato non avendo scelto una forma umana più appariscente; a confronto di quel biondo mozzafiato,
io apparivo come un ragazzo pallido e magrolino –non proprio l’emblema della salute- con una massa informe di capelli castani
in testa e due ridicole fossette che facevano capolino ai lati delle bocca sottile. Decisamente non ero granché attraente e se il giovane biondino che parlava
con Yuu attirava l’attenzione di tutti, io lasciavo tutti assolutamente indifferent
i. Beh poco male, Ryo mi aveva apprezzato anche nella mia semplicità e a me bastava questo.
Improvvisamente mi ridestai dai miei pensieri vedendo Yuu venire verso di me tutto mortificato.
<< Giorno Yutaka… >>
<< Buongiorno Yuu, tutto bene?>>
A quella domanda sembrò incupirsi ancora di più –ero davvero un incapace come consolatore
e con quella domanda mi ero scavato la fossa da solo.
<< Veramente non proprio…prima stavo parlando con Kouyou… >> iniziò con
qualche titubanza <<…forse tu non lo conosci però… >>
<< Si si lo conosco, me ne ha parlato Ryo, è il ragazzo che ti piace giusto? >> inclinai la testa da un lato e gli sorrisi innocentemente, poi però mi
accorsi della terribile gaffe ma era ormai troppo tardi.
<< Quella comare di Ryo non tiene mai la bocca chiusa… >>
Sollevai le spalle fino a far sparire quasi completamente il collo -ricordavo tanto una tartaruga- e abbassai lo sguardo in segno di colpevolezza.
<< Dai non è grave, tanto ormai lo sa tutta la scuola che ho una cotta per
lui
>> e per rassicurarmi mi scompigliò i capelli. Chissà perché tutti finivano
sempre per scombinare la mia povera chioma…probabilmente ispiravo tenerezza ma quel gesto non potevo fare a meno di odiarlo, era proprio fastidioso! Optai comunque per l’ennesimo sorrisetto e feci finta di nulla; stavo per allontanarmi
abbandonando così Yuu alle sue pene d’amore ma cambiai improvvisamente idea, forse
il moro avrebbe potuto far luce su qualche mio dubbio.
<< Senti Yuu…come fai a sapere di essere innamorato di Kouyou? Potrebbe
essere semplicemente attrazione fisica no?
>> In realtà era a me stesso che ponevo quelle domande,
con l’unica differenza che l’oggetto dei miei pensieri non era Kouyou ma Ryo…
Yuu mi guardò un po’ stupito, poi mise un dito sulle labbra come per riflettere.
<< Umm…vedi all’inizio effettivamente Kou ha attirato la mia attenzione
proprio per la sua esteriorità così appariscente e devo ammettere che almeno in
principio ciò che cercavo da lui era solo una cosa…se capisci cosa intendo…
>>
<< Credo di si. >> risposi risoluto
<< Ecco bene…quindi possiamo dire che l’attrazione fisica è stata la prima cosa, poi però la situazione è cambiata; ero abituato a vedere Kouyou come una bella bambolina, sempre educata e sorridente, così mi avvicinai a lui e iniziai
a provarci spudoratamente come facevo sempre con chiunque e lì ci fu la sorpresa…
>>
Assottigliai gli occhi assumendo un’espressione concentratissima.
<< Avevo messo un braccio intorno ai fianchi di Kou e gli sussurravo le solite
battutine volgari riguardo ciò che poteva fare con la sua bocca oltre che
parlare e altre cose che non sto qui a ripetere…e d’un tratto…proprio mentre accarezzavo il suo splendido viso…una ginocchiata portentosa mi colpisce lì dove
non batte il sole
>>
Sussultai sorpreso per la piega presa dal racconto e sbattei ritmicamente le palpebre un po’ scosso dalla rivelazione; decisamente non mi aspettavo che una creatura delicata come Kouyou potesse fare una cosa del genere.
<< E non è finita…>> continuò << naturalmente dopo il colpo sono crollato in
terra come un sacco di patate e lui ha cominciato a darmele di santa ragione,
riempiendomi di calci ed insulti, anche belli pesanti!
>>
Ecco, questo si che era strano…speravo che Yuu mi parlasse delle bellezze dell’amore
così da chiarire le incertezze sul mio sentimento per Ryo e invece mi stava
raccontando di come era stato malmenato da un ragazzino così delicato da sembrare una donna.
<< E da lì mi sono accorto di amarlo…beh in realtà me ne sono accorto in
infermeria perché è lì che ho ripreso i sensi dopo l’accaduto.
>> Detto ciò scoppiò a ridere come un matto.
<< Scusami Yuu ma…non ha senso! Ti sei innamorato di lui dopo che ti ha picchiato a sangue? >>
<< Esatto. >>
<< E posso sapere come mai? >>
Yuu si stiracchiò facendo le fusa come un gatto per poi guardarmi con fermezza dritto negli occhi.
<< Perché Kouyou è stato l’unico a comportarsi in modo naturale con me…Vedi
io sono il figlio di un noto imprenditore quindi di solito chiunque tenta di
entrare nelle mie grazie assecondandomi in ogni cosa che faccio e soprattutto
dandomi tutto ciò che voglio, anche se si tratta di loro stessi.
Prima di conoscere Ryo avevo un mucchio di amici ma nessuno di loro valeva la metà di quel
beota con la fascetta sul naso; erano tutti degli opportunisti, un branco di
falsi disposti a cambiare i propri gusti se non addirittura le proprie vite pur di ricavarne un tornaconto.
>>
A quelle parole mi sentii colpito nel vivo, in fondo anche io fingevo con Ryo e la mia farsa non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella di quei presunti falsi amici.
<< Comunque quando ho incontrato Kou conoscevo già Ryo ma non avevo ancora perso il vizio di fare lo sbruffone, quindi il mio dolce biondino ha chiarito immediatamente come stavano le cose e mi ha mostrato che c’era un’altra
persona di cui potevo fidarmi. Per non parlare poi del fatto che io sono stato
l’unico a cui Kouyou abbia mostrato quel lato irruento e passionale di sé, quindi devo esserne onorato!
>> Concluse il suo discorso con un pacca
ben assestata sulla mia spalla –quindi non ispiravo solo tenerezza ma anche
violenza, allegria!- per poi incamminarsi lungo il vialetto che portava all’entrata.
Avevo capito che in un certo senso per Yuu l’amore equivaleva a sincerità, libertà di
essere se stessi e soprattutto disinteresse; se si voleva stare con una persona
essenzialmente lo si faceva senza aspettarsi nulla in cambio, solo perché si stava bene con l’altro e spesso addirittura,
se davvero si ama quella persona, ci si fa da parte pensando non più al proprio benessere ma a quello dell’amato, anche se ciò a
volte fa soffrire.

Da quel giorno guardai Yuu con occhi diversi, non lo vidi più come il ragazzo
superficiale e strafottente che credevo, anzi iniziai ad avere stima di lui per la sua
tenacia e forza d’animo e senza pensarci strinsi per qualche secondo la sua mano
in segno di conforto, come se volessi fargli intendere che, in caso di bisogno, io c’ero.

Quando la campana che annunciava l’inizio delle lezioni risuonò per i corridoi, notando il
banco di Ryo ancora vuoto, capii che qualcosa non andava. Aveva detto che ci
saremmo visti, allora perché non era venuto a scuola? Poi, come un fulmine a ciel
sereno, arrivò l’illuminazione: sua madre! Come avevo potuto dimenticare gli ordini che
avevo impartito a Kagura Minazawa? Mi alzai di scatto e corsi fuori dall’aula
ignorando completamente i richiami della professoressa d’arte e lo sguardo allarmato di Yuu.

Arrivai davanti casa di Ryo in pochi minuti, con il fiato corto, la gola che bruciava come
l’inferno e le gambe doloranti. Raggiunsi la porta e bussai
insistentemente
finché questa non si aprì rivelandomi un Ryo pallido e con una mano fasciata.
<< Yutaka che ci fai qui? Dovresti essere a scuo- >>
Mi fiondai su di lui senza dargli nemmeno il tempo di finire la frase: inizialmente
rimase immobile come una statua di sale poi però avvolse la mia vita stringendomi a

e mi trascinò all’interno dell’abitazione. Rimanemmo abbracciati per

moltissimo
tempo,lui poggiò la testa sulla mia spalla e insieme scivolammo a
terra rimanendo incollati l’uno all’altro. Non sapevo cosa dire, se era in quello stato era
solo colpa mia ma di certo questo non potevo ammetterlo, così mi limitai a
consolarlo lisciando i suoi morbidi capelli e continuando ad ascoltare i suoi singhiozzi strozzati.
Quando fummo in camera sua mi raccontò della notte scorsa, di come la madre lo
avesse accolto in casa urlandogli contro e lanciandogli addosso tutto ciò che le
capitava a tiro. Lo aveva accusato di essere il suo più grande fallimento e la causa della
sua rovina, aveva ammesso di non averlo mai voluto e che era un dannato
incidente, uno sbaglio. Ryo mi raccontava quelle cose con sguardo spento e voce atona,
come se stesse elencando la lista della spesa, non diede nemmeno
importanza al tentativo di Kagura di ucciderlo, disse semplicemente che se l’era cavata
con quel taglio alla mano. Io invece mi sentivo morire e per la prima volta
nella mia vita percepii lacrime calde rigare il mio viso; non mi ero mai reso conto di quanto dolore arrecassi agli uomini con la mia sola presenza, o meglio, me
ne ero reso conto da tempo ma solo in quel momento con Ryo mi accorsi che me ne importava davvero qualcosa.
Feci stendere Ryo sul letto e mi misi al suo fianco guardandolo dritto negli occhi e
sussurrandogli parole di conforto.
Quel giorno, abbandonato su quel letto insieme a lui, promisi a me stesso che non lo
avrei mai più fatto soffrire a quel modo; quel giorno mi accorsi di essere perdutamente innamorato di lui.

Pochi giorni dopo il brutto incidente Ryo andò a vivere con Yuu e la sua famiglia, così,
per stargli accanto, trascorrevo la maggior parte del mio tempo a casa del moro.
Fu un periodo davvero molto piacevole per me, non c’era momento in cui Ryo non mi
ripetesse quanto mi amava e un pomeriggio, mentre Yuu era in cucina a bisticciare
con
la sorella, prese dalla sua borsa un cofanetto ricoperto – per modo di dire- da una carta argentata e me lo porse.
<< È per te. >> Mi tese il pacchetto tutto rosso in viso << Ehm…l’ho incartato io quindi non è granché, scusa >>
Presi il pacchetto senza fiatare, a mala pena sapevo il significato della parola regalo e
ora ne ricevevo addirittura uno; dopo averlo scartato ed essermelo rigirato tra
le dita, mi decisi finalmente ad aprirlo e all’interno della piccola scatola trovai
un pendente color bronzo che raffigurava due lingue di fuoco intrecciate
tra loro, in mezzo alle quali brillava sfavillante una piccola pietra color ambra.
<< È bellissimo Ryo…io non so che dire… >> e non lo sapevo sul serio, quel
gesto mi aveva letteralmente spiazzato, per me era del tutto inspiegabile come un
ragazzo che era sulla mia lista stesse diventando pian piano sempre più importante per
me, riuscendo poi a sconvolgermi con quei gesti inaspettati.
<< Dimmi solo che ti piace >> e intanto mi mise il ciondolo al collo
<< Mi piace da morire >> Gli sorrisi per poi baciarlo dolcemente sulle labbra.
Senza preavviso lui si spinse verso di me facendomi stendere sul morbido letto di Yuu;
iniziò ad accarezzare la morbida pelle sotto la camicia aderente e con la
lingua percorse tutta la linea del mio collo, mordendolo leggermente. Le sue mani
iniziarono a toccare avidamente ogni parte del mio corpo, mentre con la bocca
continuava a torturare la mia gola.
<< Ho troppa voglia di te Yutaka… >> mi sussurrò queste parole all’orecchio
con voce strozzata e io, inebetito e inesperto come un bambino di nove
anni, non fui capace di fare altro se non rispondergli con un flebile mugolio
. Quando però la sua bocca raggiunse il cavallo dei miei pantaloni e iniziò a
deporvi caldi baci, che percepii distintamente nonostante la protezione della
stoffa, il mugolio divenne un urletto stridulo e acuto, sicuramente ben udibile anche
dalla cucina. Avvampai nascondendomi il viso con un braccio, nel frattempo
Ryo diede fine alle sue premurose carezze iniziando a ridere a crepapelle.
<< Forse è il caso di continuare in un altro momento…certo che però non ti
facevo così sensibile…
>> e continuando a ridere si stravaccò sul tappeto ai piedi del letto.
Ero talmente imbarazzato da pensare di uscire da quella stanza gettandomi dalla
finestra e la sua risata non faceva che peggiorare la situazione; dato che però
eravamo al quarto piano, invece di suicidarmi, afferrai il primo cuscino che mi capitò a
tiro e lo lanciai sulla faccia da schiaffi di Ryo.
<< E smettila di ridere, cretino! È tutta colpa tua! >> Continuai a picchiarlo
finché anche lui prese un guanciale dando così inizio ad una lotta
titanica, che si concluse con me seduto sul suo stomaco mentre impugnavo ancora la
mia “arma”, lui che ancora rideva, una marea di piume per tutta la stanza e uno
Yuu sbigottito alla porta.
Rimanemmo fermi in quel modo, nel più assoluto silenzio, per qualche secondo, poi
scoppiammo tutti in una fragorosa risata.
<< Si, si molto divertente però…questo macello lo pulite voi >> e lanciandoci
un ultimo sguardo cinico, Yuu uscì dalla camera sbattendo la porta.

Quella sera rimasi a dormire lì con loro e fino a tarda notte parlammo di ciò che più ci
spaventava. Io me la cavai dicendo che non c’era nulla che mi impressionasse
particolarmente e a quel punto Ryo mi punzecchiò un fianco volendomi ricordare gli
avvenimenti del pomeriggio, sbuffai e gli assestai un calcio ben piazzato sulla
gamba,
poi ascoltammo lo sproloquio di Yuu sulla sua fobia delle rughe e della
vecchiaia in generale – che paura idiota.-
<< Forse è proprio perché sei vecchio che Kouyou non ti vuole.>>
<< Ma vaffanculo Ryo! Sentiamo, tu di che hai paura invece? >>
Lui stette in silenzio per un po’, poi se ne uscì risoluto: << Io ho paura degli shinigami >>
A quelle parole mi si gelò il sangue nelle vene e sentii il mio cuore mancare un battito;
Yuu invece sembrò non stupirsi affatto per la risposta dell’amico, anzi
iniziò a canzonarlo: << Ancora con questa storia degli shinigami? Ma quando
crescerai Ryo!! Gli shinigami non esistono, sono solo storielle per spaventare i bambini
>>
<< Invece si, prendono le sembianze di esseri umani, si confondono tra loro e si avvicinano alla loro vittima, quello che ha la sfiga di essere finito sulla
lista, e a lavoro compiuto fanno perdere le loro tracce
sparendo…proprio come se non fossero mai esistiti.
>>
<< Tu credi troppo a quella robaccia che leggi sui libri… >>
Mi voltai dando le spalle a Ryo che intanto continuava a discutere con Yuu;
ero turbato dal fatto che conoscesse così bene gli shinigami, soprattutto perché ne
era così spaventato. Mi domandai cosa avrebbe fatto se in quel momento avesse
saputo che uno shinigami gli era proprio lì accanto e che fino a poco tempo fa quello shinigami voleva la sua anima.

La fortuna volle che Ryo non si accorgesse mai della mia vera natura e potei
trascorrere con lui il primo trimestre scolastico nella più completa tranquillità. Furono
dei mesi straordinari, durante i quali quasi dimenticai cos’ero veramente e
vissi come un semplice essere umano, godendo dell’amore incondizionato del mio ragazzo.
Inizialmente ero un po’ imbarazzato all’idea di considerare Ryo il mio
fidanzato e non c’era momento in cui lui non mi sbeffeggiasse per la mia dannata
timidezza, con il passare del tempo tuttavia mi resi conto di quanto quel legame mi rendesse fiero e felice: così iniziai a percorrere il vialetto della scuola, mano nella
mano con Ryo, con molta più naturalezza, orgoglioso di mettere in mostra le nostre
dita intrecciate saldamente, e anche durante i nostri pranzi nel solito parchetto non
mi facevo più tanti problemi nel esibirmi in baci umidi e appassionati, abbracci,
succhiotti e lotte che finivano sempre con i nostri corpi eccitati ed avvinghiati l’uno all’altro.
Era tutto semplicemente perfetto ed è così che sarebbe rimasto se non fosse arrivato lui.
Takanori Matsumoto arrivò nella nostra scuola all’inizio del nuovo
trimestre e attirò subito l’attenzione di tutta la classe. Era un ragazzo piccolo e
grazioso, dai luminosi occhi color nocciola, la bocca carnosa e rossa come la più succosa
delle fragole e un viso incantevole, incorniciato da finissimi capelli corvini
e una frangia sbarazzina dalla quale faceva capolino un buffo ciuffo rosso.
L’aspetto fisico però non era l’unica qualità di Takanori, infatti Ruki –questo era il nomignolo datogli da Ryo-
vantava un innato sex appeal, talento artistico e
una voce meravigliosa, da mozzare il fiato; proprio grazie alla sua voce riuscì ad
attirare l’attenzione di Ryo e da quel momento non lo abbandonò mai più. << Avete sentito che spettacolo ha dato oggi il piccolo Ruki durante l’ora di
musica?
>> Ryo parlava di lui come se facesse riferimento ad un eroe di
quei manga che tanto adorava e negli ultimi giorni cinque frasi su sei
contenevano la parola “Ruki”; era insopportabile, non riuscivo a capire cosa avesse di
tanto speciale quel nanetto e intanto dentro di me sentivo crescere una rabbia cieca e una gelosia senza limiti.
<< Ruki sa fare questo, Ruki sa fare quello, Ruki di qua, Ruki di là…Ruki,Ruki,< RUKI!!! >>
gli feci il verso calcando particolarmente il nome della causa dei miei problemi
<<Ma insomma non sai parlare d’altro? E poi scusa perché lo chiami Ruki? Lui ce l’ha un nome: è TAKANORI! >>
Lo guardai furente aspettando una risposta quantomeno soddisfacente ma Ryo si
limitò a fare una delle sue risate canzonatorie mettendomi un braccio intorno alle spalle.
<< Ruki è più adatto come nome, esprime bene tutta la sua…piccolezza! >>
e un’altra risata non tardò a giungere << Comunque non devi essere geloso Yuta-chan,
io per Taka nutro solo una grande stima…come amante della musica non posso non notare le sue enormi doti vocali…
>>
Bloccò la mia risposta stizzita con un profondo bacio, così fui costretto a dargliela vinta per l’ennesima volta.
Con il tempo quasi mi abituai alla presenza costante di Takanori: era sempre con noi
dovunque andassimo e lui e Ryo trascorrevano intere ore a parlare di musica,
spartiti e ultime tendenze in fatto di sound, mentre io rimanevo accanto a
loro senza nemmeno fiatare. Ero un’ombra, mi trovavo lì vicino ma allo stesso
tempo mi sentivo lontanissimo, Takanori e Ryo erano chiusi nel loro piccolo mondo e io
lì non potevo entrare; ero stato un ingenuo, come avevo potuto solo pensare di
poter diventare fondamentale per Ryo? Lui era un uomo ed era di un uomo che
aveva bisogno, non di un mostro, Ruki era la sua perfetta metà, le loro
personalità combaciavano alla perfezione, le loro anime si parlavano.
Bene se l’anima di Takanori era così allettante per Ryo allora avrei divorato quell’anima
pezzo per pezzo. E con quell’idea nella testa mi allontanai con un sorriso diabolico dipinto sul viso.

Era una limpida domenica mattina quando Takanori mi raggiunse in stazione.
Indossava i suoi sgargianti pantaloni rosa shocking, una maglia nera molto aderente e
un giacchetto di pelle- anch’esso dello stesso vistoso rosa dei pantaloni.
Mi corse incontro sbracciandosi come un disperato per farmi notare il suo arrivo e
quando mi fu di fronte si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato.
<< Scusami tanto Yutaka-san, ho perso tempo per scegliere cosa mettermi e
non mi sono accorto che si era fatto tardi.
>> Parlò tutto d’un fiato ma
quando si accorse di cosa aveva detto divenne rosso come un peperone e piegò il
collo apparendo così ancora più basso di quanto già non fosse.
Non dissi nulla, non volevo assolutamente toglierlo dall’imbarazzo…lo odiavo troppo…
Vedendomi restare in silenzio il piccoletto riprese la parola: << Non mi aspettavo
un tuo invito Yutaka-san…volevi parlarmi di qualcosa?
>>
Feci qualche passo verso la banchina e mi sporsi sui binari dondolandomi avanti e
indietro; lui mi seguì ubbidiente guardandomi con i suoi begli occhini, in quel momento
delineati da un profondo tratto di matita nera.
<< Effettivamente c’è una cosa di cui vorrei parlarti Taka-chan… >>
Non l’avevo mai chiamato con un vezzeggiativo, anzi a dirla tutta evitavo proprio di
pronunciare il suo nome, così quando mi rivolsi a lui in quel modo sul suo viso
comparve un sorriso raggiante e le sue guance si tinsero inspiegabilmente di rosso.
<< Vedi Taka…ti ho fatto venire qui per parlarti di Ryo… >> mentre
parlavo una voce annunciò l’arrivo del treno sul binario e in pochi minuti vidi la sagoma
dell’enorme macchina avvicinarsi a grande velocità –non si sarebbe fermata alla nostra stazione-
<<…volevo dirti… >> continuai <<…che il tuo ronzargli sempre intorno mi irrita parecchio,
quindi voglio che tu sparisca.
>>
Takanori aprì la bocca senza saper cosa dire e il suo colorito divenne improvvisamente cinereo.
<< Per farla breve…muori Takanori! >> e con un movimento veloce del
braccio posai la mia mano sul suo petto e lo spinsi con decisione.
L’ultima cosa che vidi fu il suo sguardo smarrito e terrorizzato, poi il treno lo travolse.

Il funerale si tenne all’incirca una settimana dopo l’incidente: la chiesa era gremita e la
funzione fu intensa e commuovente, con tutti gli amici di Takanori che, con le
lacrime agli occhi, elogiavano quel piccolo uomo capace di conquistare il cuore
delle persone con un semplice sorriso. Io ero seduto ad uno dei primi banchi e
osservavo il procedere della celebrazione con aria fredda e distaccata; verso la
fine ognuno dei presenti depose un delicato giglio bianco sulla bara di Takanori
–erano i suoi fiori preferiti e di certo il loro candore rispecchiava in pieno la purezza della sua anima-
la prima a lasciare il proprio fiore fu la madre di Ruki, la quale però, con mia grande sorpresa,
non era accompagnata dal marito, il quale non si era nemmeno presentato in chiesa.
Accanto a me sentii Yuu imprecare a bassa voce, lo guardai dubbioso e lui si avvicinò a me per sussurrare al mio orecchio:
<< Il padre di Takanori è un vero mostro, da diversi anni non parlava più con il
figlio, precisamente da quando ha scoperto del suo primo ragazzo, e ora
non si degna di venire nemmeno al suo funerale.
>>
Alzai le sopracciglia fingendomi inorridito dalla scoperta e per fortuna non dovetti fingere a
lungo in quanto era arrivato il mio turno di deporre il fiore. Mi alzai e scivolai
elegantemente tra le panche allineate, quando giunsi di fronte alla foto di Takanori
accarezzai la sua immagine e chiusi gli occhi come fossi in preghiera; in realtà in
quel momento mi trattenevo a stento dal ridere.

Fuori dalla chiesa Ryo mi si avvicinò e si sedette con me sui gradini che portavano
all’entrata. Aveva un aspetto distrutto, con gli gonfi per il pianto e il viso scarno e spettrale, la perdita di Takanori lo aveva devastato.
In quel momento non riuscii nemmeno a guardarlo, mi sentivo così inutile… per lui Ruki continuava ad essere più
importante di me anche dopo la morte. Strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche e lacrime salate iniziarono a pizzicare ai lati dei miei occhi.
Ryo si accorse dello stato in cui versavo e, pensando fosse dovuto alla sofferenza per la perdita di Ruki,
pose la sua mano calda sulla mia. Poi con quella stessa mano prese dalla borsa un foglio arrotolato come una pergamena e me lo porse.
<<È per te>>
Guardai quel foglio un po’ sconcertato e lo presi con mano tremante; quando lo spiegai
vidi che era fittamente scritto e le parole erano composte dall’inconfondibile grafia di Takanori.
Alzai gli occhi e incontrai quelli pieni di lacrime di Ryo.
<< È…una canzone…!? >>
<<Si >> mi rispose con la voce rotta dal pianto << a dirla tutta è una canzone d’amore;
Takanori la scrisse il primo giorno che ti ha visto e per lui è stato molto difficile mostrarmela.
Sai qualche giorno dopo il suo arrivo mi capitò di incontrarlo nell’aula di musica mentre cantava questa canzone;
rimasi estasiato dalla sua voce melodiosa e dalla profondità di quelle parole così mi avvicinai per fargli i miei complimenti.
>>
fece una piccola pausa per riprendere fiato
<< Quando mi vide per lui fu uno shock, ricordo ancora la sua faccia tutta rossa.
All’inizio pensai che fosse semplicemente timido ma poi mi accorsi che più complimenti gli facevo, più lui si mortificava…
>>
Continuai a fissare Ryo incapace di muovere un solo muscolo e nel frattempo sentivo il cuore martellarmi nel petto.
<< …a quel punto gli chiesi perché reagisse in quel modo e lui partì come un
fiume in piena: mi confessò di essere profondamente innamorato di te,
mi disse che ti osservava sempre durante le lezioni, a pranzo e quando uscivamo
tutti insieme…non ti toglieva mai gli occhi di dosso e i suoi album da disegno sono
ancora pieni di tuoi ritratti...
>> Intanto un’altra fitta raggiunse il mio cuore e le gambe iniziarono a tremare come impazzite.
<< Non riuscivo a calmarlo e intanto lui continuava a ripetermi che sapeva di noi due e che
non si sarebbe mai messo in mezzo, a lui bastava guardarti e vederti felice,
non avrebbe mai fatto nulla per farti soffrire.
A quel punto non potei fare altro che abbracciarlo e dirgli che gli credevo e che non
volevo assolutamente che si allontanasse da noi…
se per lui non fosse stato troppo doloroso, poteva starti accanto quanto voleva…
Così è iniziata la nostra amicizia fatta certamente di chiacchierate sulla musica
ma soprattutto di discorsi su te e su quanto tu sia speciale…
in fondo Takanori comprendeva perfettamente i miei sentimenti per te Yutaka
, perché erano gli stessi che provava lui…
>>
Mentre ascoltavo quelle parole sentivo le forze venirmi meno, rimasi con gli occhi
spalancati e spenti a fissare quel foglio pieno di tutte quelle frasi che Takanori non
aveva avuto il coraggio di dirmi e che ora non mi avrebbe mai più potuto dire.
Ora riuscivo a capire il perché delle guance perennemente colorite e i suoi sorrisi
imbarazzati in mia presenza. Mi ripiegai su me stesso e cominciai ad urlare,
urlare come non avevo mai fatto fino ad allora: gridai fino a sentire il sapore del sangue in bocca ma non mi fermai,
sfogai tutta la mia disperazione e il mio pentimento, sentivo il rimorso attanagliarmi il cuore
–se di cuore ne avevo ancora uno- e nemmeno l’abbraccio di Ryo riuscì a tranquillizzarmi.
Avevo ucciso un innocente il cui nome non si trovava sulla mia lista e in tal modo avevo
trasgredito alle severe leggi che vigevano nel mio mondo, assicurandomi una dura punizione;
in quel momento però non era la paura della pena a sconvolgermi ma solo la consapevolezza di aver tolto la vita
ad un ragazzo tanto puro, accusandolo ingiustamente e non accorgendomi dei suoi veri sentimenti.
Come avevo potuto essere così cieco?
Mi alzai di scatto scostando bruscamente il braccio che Ryo aveva posto intorno alle mie spalle
e corsi via senza sapere nemmeno dove andare.
Mentre correvo però una figura mi si parò davanti sbarrandomi la strada.
Era una giovane donna dai capelli nerissimi e gli occhi cerulei, con il volto magro e leggermente affilato
e una bellezza inquietante: capii subito che non era un umano quello che avevo di fronte.
<< Su di te grava una pesante colpa…Kai >> pronunciò il mio vero nome con voce fredda e incolore
<< uno shinigami non dovrebbe mietere anime che non gli appartengono…>>
Guardai la donna con disprezzo e mi rivolsi a lei con tono sprezzante
<< Credi che non lo sappia? Se sei venuta qui per punirmi fai pure,
so di meritare il castigo che mi attende quindi agisci in fretta e non parliamone più.
>>
Continuò a guardarmi senza cambiare minimamente espressione, poi fece qualche passo verso di me e ricominciò a parlare.
<< Bene, in tal caso sarò molto breve: Kai come shinigami non solo sei accusato
di aver preso la vita di un giovane non ancora destinato a morire…
>>
e mentre pronunciava la sentenza mise una mano sul mio cuore
<< …hai anche intessuto un particolare legame con un essere umano il cui nome
era sulla lista, cosa altrettanto grave;
per questo abbiamo deciso che la tua punizione sarà perdere tutti i tuoi poteri, sarai destinato a vivere sulla
Terra come un semplice uomo e da semplice uomo quale sarai…dovrai
assistere alla morte del tuo amato compagno senza poter muovere un dito, questo è quanto.
>>
A quelle parole sbarrai gli occhi e aprii la bocca per urlare contro quella donna
ma questa assestò un colpo deciso sul mio petto e caddi in terra senza avere la forza di rialzarmi.
<< Addio Kai.
>> si congedò da me con un sorriso beffardo sul volto
guardandomi boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
Non riuscivo nemmeno a parlare, la vista mi si stava annebbiando e sentivo le forze scivolarmi via…
diventavo sempre più debole…sempre più umano…
Il pensiero di Ryo però mi spinse ad alzarmi e, non so come, inizia a trascinarmi lungo la strada per tornare da lui.
Giunsi nuovamente presso la piccola chiesa e lì ritrovai Ryo che parlava con la madre di
Takanori, quando mi vide così stremato e pallido corse verso di me come una furia.
<< Yutak- >> fu un attimo, vidi tutto a rallentatore come in un film:
un uomo alle spalle di Ryo, la mano di quell’uomo che frugava sotto la sua giacca e tirava
fuori una pistola, il colpo e Ryo che si accasciava in terra davanti ai miei occhi.
Ero lì impotente tra le urla spaventate dei presenti e il correre forsennato
di chi mi stava intorno; mi avvicinai a Ryo e misi la sua testa sulle gambe,
lui mi guardava mentre un rivoletto di sangue usciva dalle sue labbra. << Sto morendo Yutaka? >>
Lo guardai e gli accarezzai con dolcezza i capelli.
<< Si Ryo, stai morendo >> e una mia lacrima gli cadde sul viso.
<< Allora perché piangi? Adesso potrai avere la mia anima…>>
Mi bloccai shockato da quelle parole,
<< Che stai dicendo Ryo?>>
Lui mi sorrise e tese una mano per toccare una delle mie guance bagnate.<<
Ho sempre saputo che eri uno shinigami…
>> un colpo di tosse interruppe il suo discorso
<< …ho fatto qualche ricerca, nella segreteria della scuola non c’era alcun dato su di te,
sei sbucato fuori dal nulla senza portare con te nemmeno un frammento del tuo passato
o della tua vita e poi…ti ho sentito parlare con mia madre…quel giorno a casa mia…rispecchiavi perfettamente
il profilo degli shinigami che ho letto sui libri.
>> Mi regalò un’altra delle sue risate cristalline e io gli sorrisi di rimando.
<< Se lo sapevi perché non sei scappato?>>
<< Perché ormai era troppo tardi…mi ero già innamorato di te>>
Lo strinsi a me con tutta la forza che mi restava ed iniziai a singhiozzare incapace di controllarmi.
<< Non voglio la tua anima Ryo…io voglio te…ti prego, non mi lasciare. >>
Mi diede un ultimo bacio al sapore di lacrime e sangue e con il fiato rimasto mi disse:
<< Grazie Yutaka, non ho più paura di alcuno shinigami…ora ne amo uno… >>
Morì tra le mie braccia con il suo solito sorriso mentre io lo cullavo ripetendogli di amarlo.

Ora mi trovo di fronte alla sua tomba insieme a Yuu e Kouyou che gli è accanto stringendogli la mano;
lui e Yuu stanno insieme ormai da diverso tempo, il moro mi raccontò che qualche settimana dopo la morte di Ryo,
ancora troppo sconvolto per tornare a scuola, ricevette la visita di Kouyou a casa sua.
Il biondo era terribilmente in ansia per lui e gli confessò che la continua presenza
ed insistenza di Yuu gli mancavano da morire e dette queste poche parole
lo coinvolse in un bacio che poco si addiceva alla sua immagine dolce e delicata.
Sono estremamente contento per loro e mi auguro di tutto cuore che possano essere felici
in eterno. Per quanto mi riguarda,
credo sia superfluo dire che nella mia vita ormai non c’è nemmeno l’ombra della felicità;
dopo la perdita di Ryo non avevo più motivo di vivere se non quello di scoprire il suo assassino.
Dopo pochi giorni venni a conoscenza della triste verità: l’uomo che l’aveva ucciso era
il padre di Takanori, il quale credendo che tra Ryo e il figlio ci fosse una relazione
, aveva meditato quell’atto sconsiderato.
Quanto era stato crudele il destino, in fondo quell’uomo avrebbe dovuto uccidere me…
Non riuscii nemmeno a provare odio per quel miserabile in quanto anch’io,
prima di lui, per gelosia avevo ucciso suo figlio;
non ero migliore di quell’uomo e non avevo alcun diritto di condannarlo.
La voce profonda di Yuu mi riscosse dai miei pensieri:
<< Noi andiamo, vieni con noi Yuta-chan? >>
Scossi la testa e gli sorrisi per ringraziarlo, lui mi scompigliò i capelli come ormai faceva da anni
mentre Kouyou mi regalò una delle sue espressioni più dolci, poi si allontanarono tenendosi ancora per mano.
Mi voltai nuovamente verso la tomba di Ryo e scostando un po’ lo sguardo verso destra
vidi il sorriso di Takanori raggiungermi da quella accanto:
avevo deciso di tenerli uno a fianco all’altro almeno in quel modo
perché non potevo fare a meno di pensare che se non fossi mai esistito
probabilmente era così che sarebbero stati destinati ad essere…vicini…insieme
. Rimasi fermo ancora un po’ poi chiusi gli occhi per trattenere le lacrime
e quando li riaprii li vidi entrambi davanti a me mentre mi guardavano sorridenti.
<< Ciao Yutaka…>>



THE END



Dedico questa storia alla mia dolce sorellina Maki,che non ha
voluto leggere nulla se prima non trovavo il coraggio di pubblicare; alla mia
mami adorata (Aya), che sopporta sempre la mia incompetenza in fatto
di informatica e simili e a tutte le meravigliose autrici che riempiono
questo fandom di vere e proprie opere d’arte, con la speranza che
non trovino la mia fic troppo indecente…è la prima e come spesso accade
non è venuta proprio come volevo ma ho deciso di postarla perché
, anche se fossi l’ultima ruota del carro, mi piacerebbe far parte di questo piccolo
mondo.



Misa

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: Nil_Yeol